Buonasera Avrei un "problema" che mi da fastidio ma che non riesco a capire quale sia la causa ch

24 risposte
Buonasera

Avrei un "problema" che mi da fastidio ma che non riesco a capire quale sia la causa che lo scateni..
Dopo essermi diplomato all'alberghiero ho iniziato a lavorare per una catena di ristoranti dove dopo che hanno visto che ero una persona con la testa sulle spalle ed esperienza (da quando posso ho sempre lavorato come cameriere d'estate per non pesare sui miei genitori per uscite, sfizi ecc) mi hanno detto che volevano iniziare con me un percorso di formazione e da li ad un anno avevo già in gestione un locale (gestivo tutto io: formazione personale, orari, ordini ecc.. inizialmente affiancato, poi mi hanno lasciato gestire tutto a me). Mi piaceva tutto quanto e facevo di tutto per fare tutto in maniera perfetta e precisa pur di stare li oltre l'orario di chiusura; in pratica sapevano che con me nel locale erano tranquilli. Dopo 4 anni ho cambiato passando alla GDO sempre come responsabile e anche li la stessa cosa: tutto perfettamente, non rimandavo nulla e il supervisore era molto contento del mio lavoro, così anche per i lavori successivi, dove vado a lavorare tutti si "innamorano" di come lavoro perchè ci metto tutto me stesso anche se l'azienda/ditta non è mia.
Il problema è sorto un po' di tempo fa quando ho iniziato un'attività online dove mi gestisco io i miei orari, mole di lavoro ecc, ma non riesco ad essere così responsabile come lo ero/lo sono sul lavoro tradizionale. Molte volte rimando le cose da fare, soprattutto quando quel poco che faccio non va come mi ero immaginato. Quest'attività tratta di investimenti, quindi c'è una parte dove si deve studiare e imparare dei concetti e poi la parte pratica dove vai a mettere in atto le strategie di investimento ecc..
Non riesco a trovare la voglia di mettermi ad imparare le cose anche se sono consapevole che molto probabilmente la pensione la vedrò con il binocolo, l'inflazione aumenterà e devo iniziare a farmi un cuscinetto di risparmi e questo non mi fa sbloccare e iniziare a studiare questi argomenti che alla fine mi piacciono pure perchè quando si parla di investimenti o cose simili io sono sempre li ad ascoltare, però quando c'è da mettersi sotto per imparare o leggere un libro è come se il mio cervello si chiudesse.
Non so se è perchè è come se avessi preso in "odio" lo studiare in generale dato che quando ero a scuola durante il pomeriggio io ero quasi sempre chiuso in camera a studiare (anche perchè diverse volte trovavo faticoso memorizzare e quindi stavo tutto il pomeriggio a ripetere) e quando uscivo dalla cameretta mi sentivo mia madre dirmi "hai studiato?" e da come me lo diceva io le rispondevo "si" ma nella mia testa dicevo "la so abbastanza?!" e a volte provavo a ripetermela e non me la ricordavo e mi dicevo "chissà come andrà" e mi sentivo un po come se avessi perso tempo.
Voi cosa pensate?
Dott.ssa Federica Gigli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
da quello che racconta, sembra esserci una differenza tra come affronta il lavoro strutturato, con regole e riconoscimenti esterni, e la difficoltà nel mantenere la stessa disciplina quando si tratta di un'attività autonoma. Questo potrebbe essere legato al fatto che ora non ha la responsabilità verso colleghi, superiori o clienti e deve fare affidamento solo su sé stesso, il che può rendere più difficile mantenere costanza e motivazione.
Inoltre, il suo rapporto con lo studio potrebbe giocare un ruolo importante: se in passato l'apprendimento era vissuto con fatica e pressione, è comprensibile che ora fatichi a immergersi in un percorso che richiede studio e autodisciplina.
Forse potrebbe essere utile cambiare prospettiva, ponendosi piccoli obiettivi e cercando di alleggerire la pressione che sente. Se questo blocco continua a pesare, parlarne con un professionista potrebbe aiutarla a comprendere meglio le sue difficoltà e a trovare strategie più adatte a sé.

Un caro saluto.

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
È comprensibile che tu stia vivendo questa difficoltà nel passare da un lavoro strutturato, con regole e responsabilità ben definite, a un'attività autonoma che richiede autodisciplina e gestione indipendente del tempo. Dal tuo racconto emerge una forte dedizione e senso di responsabilità quando lavori per altri, ma anche una difficoltà nel mantenere lo stesso impegno quando sei tu a dover stabilire il ritmo e gli obiettivi.

Potrebbe esserci una connessione con la tua esperienza scolastica: il ricordo di studio intenso e stressante potrebbe aver creato un'associazione negativa con l'apprendimento autonomo. Inoltre, il fatto che nei lavori precedenti tu ricevessi feedback positivi e riconoscimenti potrebbe averti motivato maggiormente rispetto a un'attività in cui il progresso è più lento e meno gratificante nell'immediato.

Questa difficoltà potrebbe essere legata a diversi fattori psicologici, come la procrastinazione derivante da un'elevata autoesigenza o da una paura di fallire, oppure a una minore produzione di dopamina, che solitamente è stimolata da obiettivi chiari e gratificazioni esterne.

Per comprendere meglio l'origine di questo blocco e trovare strategie efficaci per superarlo, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò a darle un piccolo contributo di pensiero. Subito dopo il diploma ha iniziato a lavorare per una catena di ristoranti con grande soddisfazione, ricevendone apprezzamenti e riconoscimenti. Il passaggio alla grande distribuzione è stato altrettanto gratificante, così come gli incarichi successivi. “Ovunque vada a lavorare, tutti si innamorano di come lavora”, ma le cose cambiano nel momento in cui si mette in proprio. Adesso c’è lei e solo lei. Capisco bene la preoccupazione, i dubbi, il bisogno di risposte. Mi ricorda le difficoltà che i ragazzi e le ragazze incontrano al primo anno di università, quando all’improvviso viene meno tutto il contesto quotidiano (la campanella, l’intervallo, i professori insoddisfatti, le verifiche del lunedì, i genitori che rompono, le valutazioni continue). Sebbene tutto ciò allora apparisse limitante, al tempo stesso era protettivo. Lo sguardo e la presenza dell’altro funzionano come una bussola sempre pronta ad indicare la direzione, a correggere la rotta, ma soprattutto a farci sentire visti, riconosciuti, amati. È così che acquisiamo la capacità e la fiducia necessarie per procedere da soli nel mondo. Forse, sta facendo i conti con una crisi evolutiva che potrebbe anche rivelarsi un’occasione per accogliere e dare voce ad aspetti di sé che finora sono stati tenuti alla “catena”. Spero di essere stato in grado di offrirle un modo diverso di guardare a sé stesso e al momento che sta vivendo. In bocca al lupo
Dott. Dario Papa
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ferrara
Gentilissimo, descrivi un quadro apparentemente legato a un mix di fattori psicologici ed esperienziali. Da una parte, hai sempre avuto un forte senso di responsabilità e precisione nei lavori tradizionali, dove però c'erano delle aspettative esterne da soddisfare, delle regole chiare e un sistema strutturato che probabilmente ti motivava e ti dava una direzione precisa. Dall’altra, quando si tratta della tua attività online, dove sei tu a dover definire tutto – orari, obiettivi, ritmi – fai più fatica a mantenere la stessa disciplina.
Fermo restando che le energie, fisiche e mentali, non sono le medesime anno dopo anno, ma per ovvie ragioni, tendono a calare con l'aumentare dell'età, soprattutto se ci si è "bruciati" negli anni iniziali ed è facile perdere ogni motivazione.
Potrebbe poi esserci una componente legata al perfezionismo e alla paura di sbagliare: se nel lavoro tradizionale avevi un quadro chiaro su cosa significava "fare bene", qui la mancanza di risultati immediati potrebbe bloccarti. Inoltre, il tuo rapporto con lo studio sembra avere radici nel passato: l’ansia da prestazione, il senso di dover sempre dimostrare qualcosa e la paura di non "sapere abbastanza" potrebbero aver creato un'associazione negativa con il mettersi a studiare in autonomia, come se allo studio dovesse necessariamente conseguire un risultato, qualcuno che ti dia un voto, quando invece si può studiare semplicemente per apprendere, secondi i propri modi e ritmi.
Una strategia utile potrebbe essere quella di applicare alla tua attività online gli stessi principi che ti hanno reso un lavoratore così efficiente nel lavoro tradizionale: creare routine, darti degli obiettivi chiari e misurabili e strutturare il tuo percorso di apprendimento in piccoli passi, senza pretendere di essere subito perfetto. Potresti anche esplorare il motivo per cui l’idea di investire su te stesso e sulla tua libertà ti crea resistenza, magari con un supporto psicologico per lavorare su questi blocchi.
è stato un piacere averla letta. Se le serve un supporto mi contatti pure. Distinti saluti.
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
La sua esperienza lavorativa, caratterizzata da successo e dedizione, contrasta nettamente con le difficoltà incontrate nell'attività online. Questa dicotomia suggerisce che il problema non risiede nella sua capacità di impegno, ma piuttosto in specifici fattori legati al nuovo contesto. L'associazione negativa con lo studio, radicata nelle pressioni scolastiche e familiari, potrebbe aver generato un blocco psicologico. Il ricordo di lunghe ore di studio, unite al timore di non essere all'altezza e al senso di inadeguatezza, potrebbe attivare meccanismi di evitamento. La mancanza di una struttura esterna, tipica del lavoro dipendente, potrebbe influire negativamente sulla sua motivazione e autodisciplina. Nel lavoro tradizionale, la presenza di scadenze, obiettivi definiti e un ambiente controllato favorisce la produttività. Nell'attività online, l'assenza di questi elementi potrebbe rendere difficile la gestione del tempo e l'organizzazione del lavoro. La paura del fallimento, amplificata dall'incertezza degli investimenti, potrebbe contribuire alla procrastinazione e all'evitamento. L'idea di investire tempo ed energie senza la garanzia di risultati positivi potrebbe generare ansia e timore di perdere tempo e risorse. Inoltre, il passaggio da un lavoro in cui riceveva costantemente feedback positivi a un'attività in cui i risultati sono più incerti e dipendono interamente da lei, potrebbe aver minato la sua autostima e la sua fiducia nelle proprie capacità. Per superare queste difficoltà, potrebbe essere utile ristrutturare l'associazione negativa con lo studio, focalizzandosi sugli aspetti positivi dell'apprendimento e sulla possibilità di acquisire nuove competenze, creare una struttura di lavoro, definendo obiettivi specifici, scadenze e una routine quotidiana, affrontare la paura del fallimento, accettando la possibilità di commettere errori e imparando da essi, ricercare feedback e supporto da parte di mentori o comunità online di investitori, suddividere l'apprendimento in piccoli passi, premiandosi per ogni progresso compiuto, considerare la possibilità di rivolgersi a un professionista, come un coach o uno psicologo, per affrontare le difficoltà emotive e sviluppare strategie di gestione del tempo e della motivazione.
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. Sembra che il problema non sia la mancanza di interesse, ma la difficoltà nel gestire autonomamente il lavoro senza una struttura esterna. L’associazione negativa con lo studio potrebbe giocare un ruolo: se in passato era fonte di stress, ora il suo cervello lo evita. Provi a ricreare una routine con orari fissi e piccoli obiettivi, rendendo lo studio più interattivo (video, gruppi di discussione). Un sistema di ricompense potrebbe motivarla. Ha mai provato a organizzarsi con un piano strutturato, simile a quello lavorativo?
Dott. Mario Giglio
Psicologo, Nutrizionista, Chinesiologo
Palermo
Capisco perfettamente quello che stai vivendo. Hai sempre funzionato alla grande in contesti lavorativi strutturati, dove c’erano regole chiare, orari precisi e un sistema di conseguenze immediate: se facevi bene, ottenevi riconoscimenti; se sbagliavi, c’erano feedback concreti. Questo ha fatto emergere il tuo talento, la tua capacità di gestione e la tua dedizione. Sei uno che dà il massimo, lo hai sempre fatto.

Ora, però, la situazione è completamente diversa. Sei tu il tuo capo, tu stabilisci i tempi, tu decidi quando e come fare le cose, e proprio questo paradossalmente ti sta bloccando. Non c’è più una struttura esterna a darti dei paletti e il tuo cervello, abituato a funzionare in un sistema ben definito, fa fatica a trovare la stessa disciplina. Non è che sei diventato improvvisamente meno responsabile o meno capace. È che senza una struttura chiara, l’urgenza sparisce e con essa anche la spinta a essere produttivo.

Poi c’è un’altra cosa che pesa molto, ed è il tuo rapporto con lo studio. Dalle parole che usi si capisce che per te studiare ha sempre significato fatica, stress, ansia da prestazione. Ti sei abituato a vederlo come qualcosa che richiede ore chiuso in una stanza a ripetere e a ripetere, con la paura di non ricordare abbastanza. È normale che il solo pensiero di dover “studiare” oggi ti faccia venire voglia di rimandare. La tua mente ha associato lo studio a un’esperienza poco piacevole, e ora cerca di evitarlo.

Quello che devi fare è cambiare il modo in cui approcci questa nuova sfida. Se provi a gestire la tua attività online con la stessa mentalità con cui hai gestito il lavoro tradizionale, è normale che non funzioni. Devi crearti una tua struttura, darti delle regole chiare, perché il tuo cervello ha bisogno di quella cornice per essere efficace. Fissa degli orari, dei piccoli obiettivi settimanali e trova un modo per renderti responsabile, magari confrontandoti con qualcuno che fa il tuo stesso percorso. Non pensare di dover fare tutto in un colpo solo, inizia con poco. Dedica 30 minuti al giorno a studiare in modo attivo, con applicazioni pratiche, esercizi, test. Niente sessioni infinite chiuso in una stanza, perché quello è proprio il motivo per cui ora ti blocchi.

E poi devi smetterla di ragionare con la mentalità del “o tutto perfetto o niente”. Il fatto che quello che fai non dia subito i risultati sperati non significa che sia sbagliato o che tu non sia portato. È solo una fase di apprendimento. Sei sempre stato uno che ottiene risultati proprio perché non si tira indietro davanti alla fatica. Questa volta non è diverso. Solo che devi giocare in un modo nuovo, con regole nuove.

La domanda che devi porti ogni giorno non è “ho fatto tutto perfetto?”, ma “ho fatto almeno qualcosa per avanzare?”. Se oggi hai fatto anche solo un piccolo passo in avanti, hai già vinto. Il resto si costruisce col tempo.
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera (o meglio, buongiorno),

è interessante notare come lei sembri essere molto motivato quando si tratta di compiti che coinvolgono un impegno esterno (come il lavoro), ma si trovi a fare fatica quando il compito dipende solo da lei, come nello studio. Potrebbe esserci qualcosa nel suo modo di concepire lo studio che rende difficile per lei affrontarlo con lo stesso impegno? Per esempio, come vede il legame tra l'apprendimento e l'azione pratica nella sua attività online? La sua esperienza passata con lo studio e il confronto con le aspettative esterne potrebbe avere un ruolo nella difficoltà di avviare l'apprendimento in autonomia. Come si sentirebbe se il "risultato" dello studio fosse meno legato a un obiettivo finale e più alla curiosità e al processo di scoperta?
Mi tengo a disposizione.

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, quello che sta vivendo sembra essere una situazione di blocco che ha radici profonde, probabilmente legate al suo passato scolastico e al significato che ha attribuito allo studio e all’apprendimento nel tempo. Da ciò che racconta, sembra che nel contesto lavorativo tradizionale lei abbia sempre trovato una forte motivazione nel fare le cose al meglio, tanto da essere apprezzato ovunque sia andato. Questo impegno costante e il senso di responsabilità hanno probabilmente alimentato una forte identità professionale, basata sul concetto che “se faccio le cose bene, sono affidabile, valido e riconosciuto dagli altri”. Ora, però, nel passaggio a un’attività online, in cui la gestione è completamente autonoma, sta sperimentando una difficoltà che prima non aveva: l’assenza di un ambiente strutturato, di supervisori o colleghi che riconoscano e apprezzino il suo lavoro potrebbe aver ridotto quel rinforzo esterno che prima la motivava. È come se la sua mente le stesse dicendo: “Se non ho qualcuno a cui dimostrare il mio valore, vale la pena impegnarmi allo stesso modo?” Inoltre, la parte legata allo studio sembra portare con sé un carico emotivo più complesso. Ha descritto bene il peso che lo studio ha avuto nella sua vita scolastica: il senso di fatica, il timore di non ricordare abbastanza, la pressione che sentiva anche nel confronto con sua madre. Questo potrebbe aver creato un’associazione negativa con l’apprendimento, qualcosa che oggi riemerge nel momento in cui dovrebbe mettersi a studiare autonomamente. È come se il suo cervello, per proteggersi da quella vecchia frustrazione, le mandasse il segnale di evitare, di rimandare, di distrarsi. Una cosa importante da sottolineare è che il fatto di essere consapevole di questo meccanismo è già un passo avanti. Spesso, nei percorsi di crescita personale e lavorativa, le strategie che hanno funzionato in un contesto (come la disciplina e il perfezionismo sul lavoro) possono non essere efficaci in un altro (come lo studio autonomo per gli investimenti). La sfida qui è ridefinire il suo rapporto con l’apprendimento e con la motivazione. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, potrebbe esserle utile lavorare su alcuni aspetti specifici. Uno di questi è il modo in cui parla di questa difficoltà a se stesso: se si dice “non riesco a trovare la voglia di mettermi a studiare”, il cervello lo interpreta come un blocco insuperabile. Se invece prova a sostituire questa frase con “sto facendo fatica a studiare perché il mio cervello associa lo studio a un’esperienza frustrante, ma posso cambiare questo approccio”, inizierà a vedere la situazione in modo più flessibile. Un altro aspetto importante è la gestione delle aspettative. Quando dice che se qualcosa non va come si era immaginato, tende a perdere la motivazione, è possibile che ci sia un pensiero perfezionista che le impedisce di tollerare l’errore o l’incertezza. Ma nel mondo degli investimenti, così come in quello della crescita personale, il fallimento fa parte del processo. Può essere utile, quindi, provare a vedere lo studio e la pratica come un “esperimento” e non come una valutazione definitiva delle sue capacità. Infine, potrebbe aiutarla creare una struttura più definita per il suo studio, come se fosse un vero e proprio lavoro: stabilire orari precisi, darsi piccoli obiettivi concreti e magari trovare un modo per monitorare i progressi senza aspettare di sentirsi “ispirato” per iniziare. Potrebbe anche chiedersi: “Come posso rendere lo studio un’attività più gratificante per me?” Magari trovando un gruppo di persone con cui condividere il percorso o premiandosi dopo ogni sessione di studio completata. Questa difficoltà non è un segnale di incapacità, ma solo la conseguenza di schemi mentali che hanno funzionato in passato e che ora vanno adattati a una nuova realtà. Può essere un percorso sfidante, ma è sicuramente possibile superare questo blocco e ritrovare la motivazione, partendo da un nuovo modo di vedere se stesso nel contesto dell’apprendimento. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Laura Zanella
Psicologo
Venezia
Gentile utente, grazie per aver posto la domanda. Fermo restando che non ha specificato la sua età, le rispondo che solitamente la difficoltà che lei riporta è comune per chi ricomincia a studiare in età “più avanzate”, soprattutto dopo essere già entrati nel mondo del lavoro e avere quindi altre responsabilità e preoccupazioni. A complicare il quadro poi lei sottolinea un’esperienza scolastica poco soddisfacente nei confronti dello studio, che potrebbe ad oggi mal disporla verso questa attività.
Lo studio è un’attività cognitiva faticosa, per cui non è così anormale “che il suo cervello si chiuda”; ricordi che siamo strutturati per il risparmio energetico, per cui non qualsiasi attività che richiede uno sforzo è poco apprezzata dal nostro cervello. Se a tutto questo aggiungiamo la componente ansiosa (creare un cuscinetto di risparmi perché il lavoro non garantirà mai una pensione e i prezzi aumenteranno in maniera esponenziale), allora avremo un mix di barriere che renderanno l’attività dello studio un problema piuttosto che una risorsa.
Un percorso con uno psicologo potrebbe aiutarla a chiarire questi punti e a trovare delle strategie più efficaci per motivarmi in questa attività.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, da quello che racconta emerge una grande dedizione e un forte senso di responsabilità nel lavoro tradizionale, dove ha sempre dato il massimo e ottenuto riconoscimenti per il suo impegno. Tuttavia, quando si tratta della sua attività online, sembra che qualcosa cambi, rendendo difficile mantenere la stessa disciplina e motivazione.

Questo potrebbe essere legato a diversi fattori. Uno di questi potrebbe riguardare la struttura esterna: nel lavoro dipendente ha sempre avuto un contesto ben definito, con regole, orari e persone che si affidavano a lei. Questo probabilmente le dava una spinta naturale a dare il massimo, perché sentiva un senso di responsabilità verso gli altri e verso un sistema che la riconosceva e valorizzava. Nell’attività autonoma, invece, la gestione è interamente nelle sue mani e questo può creare una sensazione di incertezza o mancanza di pressione esterna che la aiuti a restare focalizzato.

Un altro aspetto importante riguarda il suo rapporto con lo studio. L’esperienza scolastica che descrive sembra aver lasciato un’impronta significativa: lo studio era vissuto con fatica, accompagnato dal dubbio di non aver mai fatto abbastanza e dal timore del giudizio esterno. È possibile che questa sensazione si riattivi ora che deve studiare per sé stesso e non per un obiettivo imposto dall’esterno. Il rischio è che, inconsciamente, colleghi lo studio a un’esperienza stressante, rendendo difficile trovare la motivazione per dedicarsi con costanza.

Potrebbe essere utile provare a cambiare approccio, iniziando a studiare in modo diverso rispetto a come ha fatto in passato. Ad esempio, potrebbe spezzare lo studio in sessioni molto brevi e più leggere, concentrandosi più sulla comprensione che sulla memorizzazione. Inoltre, può aiutarla stabilire piccoli obiettivi progressivi, dandosi dei riconoscimenti per i passi avanti senza aspettarsi di essere subito perfetto.

Un altro elemento da considerare è il significato che attribuisce a questa nuova attività. Nel lavoro tradizionale aveva un ruolo chiaro e un riconoscimento immediato, mentre negli investimenti i risultati potrebbero essere più incerti e a lungo termine. Se l’idea di fallire o non ottenere subito i risultati sperati la frena, potrebbe essere utile lavorare sulla gestione delle aspettative e accettare il percorso come una fase di apprendimento, non come una prova da superare immediatamente.

Se sente che questo blocco le sta creando frustrazione, parlarne con un professionista potrebbe aiutarla a esplorare meglio le dinamiche interne che stanno influenzando la sua motivazione e a trovare strategie su misura per superarle.

Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Stefania Terpolilli
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Buonasera, da quanto racconta ,pare aver fatto un salto indietro nel tempo : da adulto indipendente con un lavoro che la soddisfa e per il quale lei è giustamente riconosciuto/a, al tornare adolescente, non indipendente e preda delle ansie da prestazioni adolescenziali, tipiche dell'età che lei descrive bene ricordando la madre che le chiedeva 'hai studiato' o la fatica a memorizzare allora come oggi. E' come se si soprapponessero due piani, il presente e il passato che ritorna grazie proprio a questo nuovo lavoro. Ci sono un sicuramente un po' di tempi che affronterei in questo senso. Se ha bisogno di approfondire resto a sua disposizione, d.ssa Stefania Terpolilli , Psicologa e Counselor.
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Buonasera! Grazie per aver condiviso così apertamente la tua esperienza. Mi sembra che il problema che stai descrivendo potrebbe essere legato a una serie di fattori psicologici, tra cui la motivazione, la gestione delle aspettative e le esperienze passate legate allo studio.

Prima di tutto, sembra che tu abbia sempre avuto una grande etica del lavoro, un impegno forte e una responsabilità che si riflette nei tuoi lavori tradizionali. Questo ti ha permesso di ottenere riconoscimenti e di sentirti apprezzato, il che è positivo. Tuttavia, quando si tratta della tua attività online, sembra che tu non riesca a replicare la stessa motivazione e impegno. Potrebbe esserci una differenza significativa nel modo in cui percepisci questi due contesti: nel lavoro tradizionale, hai una struttura ben definita, una supervisione e una certa pressione esterna che ti motiva a fare bene. Ma quando lavori da solo, senza un ambiente esterno che ti spinge, potrebbe emergere una mancanza di struttura che rende difficile mantenere alta la motivazione.

Inoltre, mi ha colpito molto quello che hai scritto riguardo al tuo vissuto scolastico. Sembra che tu abbia sviluppato una sorta di ansia da prestazione legata allo studio, forse anche a causa di una pressione interna e esterna per essere "perfetto" e per non deludere le aspettative di chi ti circonda, come tua madre. Questa ansia potrebbe essere un fattore che ti frena nel dedicarti a nuovi studi, come quelli necessari per l'attività che stai cercando di costruire. Il tuo cervello potrebbe collegare l’idea di "studiare" a una sensazione di frustrazione o di insoddisfazione che hai provato in passato, quindi la tua mente può automaticamente disattivarsi quando si tratta di dedicarti a quella parte dell’attività.

È anche possibile che ci sia una sorta di blocco motivazionale, che può derivare dalla paura di non riuscire, di fallire o anche da una forma di procrastinazione legata alla difficoltà di affrontare il lavoro autonomo e senza una struttura esterna.

Ti consiglio di prendere in considerazione l'idea di lavorare su questo blocco, magari con l'aiuto di un percorso di supporto psicologico, come una terapia cognitivo-comportamentale. Questo tipo di terapia può aiutarti a esplorare e ristrutturare i pensieri che ti impediscono di trovare la motivazione e di affrontare lo studio senza sentirti sopraffatto. Potresti anche imparare tecniche di gestione del tempo e di motivazione che ti aiutino a prendere il controllo della tua attività e a ridurre il rimandare.

Se ti sembra utile, possiamo esplorare insieme alcuni strumenti pratici che potrebbero aiutarti a superare questo ostacolo, o potresti considerare un appuntamento con un terapeuta per affrontare più a fondo la questione. Che ne pensi?
Dott.ssa Paola Marinelli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Tivoli
Buonasera, ha mai pensato di avere problemi di attenzione? Si trova spesso a rimandare e ha difficoltà a ricordare dove lascia le cose? A scuola dicevano che era pigro e distratto? Ha avuto problemi di autostima? se la risposta è si potrebbe essere utile una valutazione dell'attenzione. Un saluto
Dott.ssa Paola Marinelli
Dott.ssa Anna Maria Inzerillo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trapani
Ciao! Ti ringrazio per aver condiviso una parte così personale del tuo percorso. Da quello che descrivi, ci sono diversi fattori che potrebbero contribuire a questo blocco che stai vivendo nell'attività online e nel processo di apprendimento che ti richiede maggiore impegno. Proverò a rispondere in modo che tu possa fare chiarezza su questo "problema" che ti dà fastidio, basandomi su un approccio psicoterapeutico sistemico e riflettendo

1. Il Blocco nell'Apprendimento e la Rimozione della Responsabilità Personale
Il fatto che tu sia sempre stato molto responsabile nei contesti di lavoro tradizionali, dove avevi delle cadenze precise e una gerarchia definita, è indicativo di un forte senso di dovere verso gli altri e l'ambiente esterno . Infeedback esterno e lala pressione sociale è bassa

Nel momento in cui hai intrapreso un'attività online autonoma, questi fattori esterni di pressione e feedback immediato sono venuti meno, lasciandoti solo con la tua autodisciplinaQuesto,

2. Possibile Legame con le Esperienze di Studio Durante l'Infanzia
Il ricordo che hai della tua esperienza scolastica, con la sensazione di "dovere studiare" per forza e con l'ansia di non essere mai abbastanza preparato o di non ricordare tutto, potrebbe aver lasciato una traccia significativa nel tuo modo di relazionarti allo studio in generale. L'esperienza di studio forzato cheassociazione negativa con l'

In psicoterapia sistemica, si considera che le esperienze passate, soprattutto quelle emotivamente intense, possono mantenere i nostri comportamenti e atteggiamenti anche nel presente, creando dei patternche si ripetono.meccanismo di difesaCheautodistacco dal processo

3. La disconnessione tra passione e azione
Il fatto che tu sia appassionato di investimenti e che quando parli di questi temi ti senti coinvolto, ma poi fatichi a metterti a studiare oa leggere libri, può anche indicare una disconnessione tra la passione intellettuale e l'azione concreta .paure o ansie sottostanti .

Alc
Esplorare l'auto-compassione : sviluppare un atteggiamento più compassionevole verso te stesso potrebbe aiutarti a superare la paura del fallimento che sembra nascosto dietro il tuo blocco. Invece di vedere il procrastinare come un fallimento, potresti cercare di capire quale emozione o paura si nasconde dietro il non agire.

Piccoli passi e scadenze :
Rivedere l'approccio allo studio :
Rivedere le credenze limitanti :
Dr. Pietro Cecchin
Psicologo, Psicologo clinico
Castelfranco Veneto
Buonasera, da come lei descrive gli eventi, eventi che dovrebbero essere da me indagati in una serie di 4 colloqui diagnostici, per darle con attendibilità una risposta attraverso la quale lei possa trarre delle conclusioni riguardanti il suo dubbio. Posso supporre, ripeto supporre, ci siano in gioco delle dinamiche relazionali che entrano in conflitto con una parte di lei. Se è interessato a meglio comprendere la sua problematica mi contatti e fisseremo un appuntamento.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo, Psicologo clinico
Massa
Da quello che descrivi, il tuo problema sembra essere legato a due fattori principali:
1)Associabilità tra studio e difficoltà del passato: Hai accennato al fatto che durante la tua esperienza scolastica, lo studio era un processo che ti richiedeva molta fatica. Ti sei sentito in difficoltà nel memorizzare e ripetere le cose, e la pressione della domanda di tua madre ("hai studiato?") probabilmente ha aggiunto un peso psicologico alla situazione. È possibile che ora, da adulto, tu stia inconsciamente associando l'idea dello "studio" alla frustrazione e allo stress che provavi in passato. Questo potrebbe creare una barriera mentale che ti fa procrastinare, anche quando l'argomento di per sé ti interessa.
2)Mancanza di un sistema esterno di responsabilità: Nel tuo lavoro tradizionale, l'esterno ti forniva una struttura chiara (obiettivi da raggiungere, supervisori che ti supportavano, orari da rispettare). L'ambiente di lavoro era talmente organizzato che tu sapevi esattamente cosa dovevi fare, e l'ansia di non fare bene il tuo lavoro ti spingeva a dare il massimo. Quando lavori per conto tuo, invece, sei responsabile solo di te stesso, e la mancanza di una supervisione diretta può abbattere il senso di urgenza o responsabilità, creando procrastinazione.
Fai un lavoro su te stesso riguardo al perfezionismo: Il tuo desiderio di fare tutto perfettamente, come accade nel lavoro tradizionale, potrebbe anche essere un ostacolo per l'apprendimento in questo caso. La paura di non fare le cose "perfette" o di fallire potrebbe paralizzarti. Inizia ad accettare che non è necessario che ogni singolo passaggio sia eseguito alla perfezione; impara a essere più gentile con te stesso e a vedere il processo come una crescita graduale. Scegli di farti aiutare da un professionista La consapevolezza è il primo passo, quindi sei già sulla strada giusta!
Dott.ssa Antonella Bellanzon




Dott.ssa Laura Raco
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, ciò che mi ha colpito è la costanza e la dedizione con cui si dedica alle varie mansioni quando è portato a lavorare per qualcun altro. In particolar modo gli apprezzamenti che riceve dall’esterno, ad esempio quando dice che gli altri si “innamorano” del modo in cui lei lavora, devono darle una grande soddisfazione e senso di gratificazione. Mi chiedo se questi apprezzamenti siano presenti anche laddove si dedica a un’attività “in proprio”, dove non c’è qualcun altro che ti può dire “bravo”, ma devi essere tu a farlo. E’ veramente l’”odio” verso lo studio che la blocca? Oppure ci possono essere altre ragioni, ad esempio non sentirsi sufficientemente motivato? Provi a darsi delle ricompense ogni volta che fa un pezzettino del suo lavoro/studio, in modo da essere più incentivato a farlo. Certo questa può essere una piccola strategia, ma le ragioni più profonde vanno indagate con un professionista.
Dr. Giorgio Gabriele
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera, secondo quanto da lei descritto è possibile che abbia qualche difficoltà a trovare la giusta motivazione per impegnarsi nel lavoro autonomo tanto quanto le è venuto spontaneo quando è stato dipendente.
Il vissuto descritto nella parte finale può essere implicato in tale mancanza di motivazione, potrebbe esserle utile investigare il suo bisogno di gratificazione.
Pensa sia possibile che non le riesca rendersi merito da solo del lavoro svolto tanto quanto le rendevano i suoi ex principali?

Cordialmente
Dott.ssa Chiara Quinto
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Carissimo, io penso che lei sia una persona responsabile, determinata e dedita al lavoro — emerge chiaramente dal modo in cui descrive la passione e l’impegno con cui ha sempre affrontato ogni ruolo, mi colpisce però, il cambio di prospettiva che racconta: dice che, da quando ha iniziato l'attività online, fa fatica a mantenere quella stessa disciplina che ha sempre avuto nei lavori tradizionali. È interessante chiedersi: come mai, ora che è lei a stabilire tempi e obiettivi, si sente bloccato? Potrebbe esserci un legame profondo tra questa difficoltà e l’esperienza scolastica che ha descritto: il senso di costante pressione, la fatica nello studio, il dubbio mai sopito del "avrò studiato abbastanza?", accompagnato dal timore del giudizio.
Forse, quando il lavoro era definito da regole esterne — orari precisi, obiettivi chiari, supervisori soddisfatti — lei riusciva a dare il meglio di sé, come se quel contesto rigido la aiutasse a sentirsi sicuro. Oggi, però, in un ambiente in cui è lei a doversi "autogestire", potrebbe riemergere quella voce interiore che, come un'eco del passato, la fa dubitare di se stesso e della sua capacità di "fare abbastanza".
Ora chiedo io a lei: come vive l’idea di essere il "capitano della sua nave" ora, senza qualcuno che approvi o confermi il suo operato?
Le suggerirei un percorso di terapia per ritrovare quella spinta interiore che sente spegnersi, liberandola dalle vecchie dinamiche che ancora la condizionano.
Dott.ssa Rosa Genovese
Psicologo clinico, Psicologo
Ciampino
Salve, la Sua lettera mi colpisce molto. Lei ha un buon lavoro che le piace, la gratifica, la fa stare a contatto con le persone ma.....vuole rivivere la "punizione" dello stare il pomeriggio in camera con la mamma che chiede ansiosamente se Lei ha studiato. Dalle mie parole la conclusione la può trarre da solo.....Perché complicarsi la vita pensando a soluzioni "migliori" quando invece il Suo lavoro le dà gratificazione? Consideri anche che l'on line allontana dalla vita reale, chiude la persona nella solitudine in quanto ha solo un computer di fronte a sé e per di più in genere vengono venduti ogni sorta di corsi formativi per lo più per trarre profitto da chi li acquista. Torni ad immergersi nella vita reale e non faccia scelte riferite a guadagni stratosferici che in genere poi non ci sono o pensioni "dorate" che nel Suo caso (mi pare lei sia molto giovane) è una questione lontana; ed è sicuramente saggio iniziare a pensarci ma non tanto da farsi condizionare in scelte che minano nella profondità il Suo benessere. In breve guardi all'oggi faccia ciò che le riesce meglio e si goda la vita. Per qualsiasi approfondimento sono a disposizione tramite l'agenda visibile su Mio Dottore.
Dott.ssa Tatiana Cosci
Psicologo clinico, Professional counselor, Psicologo
Città di Castello
Gentilissimo,
bisognerebbe capire cosa è scattato in lei nel momento in cui ha iniziato a lavorare per conto proprio e soprattutto se c'è una parte di lei che ama sentirsi dire bravo e essere efficiente agli occhi degli altri ma che invece non vuole la stessa ed identica cosa quando lavora per conto proprio. Magari per paura del giudizio altrui fa tutto in mANIERA perfetta in modo tale che gli altri vedano quanto è efficiente? ma quando non c' è solo lei a giudicare e nessun altro ALLORA sa che può anche sbragarsi e non fare tutto alla perfezione? forse ha bisogno di uscire da questo meccanismo di perfezione e godere anche dell imperfezione. sarebbe belo approfondire questo. se avesse bisogno mi può scrivere.
Dott.ssa Virginia Bosca
Psicologo, Psicologo clinico
Calizzano
Buongiorno, da come scrive si nota che la sua predisposizione al lavoro manuale sia maggiore rispetto a quella "mentale" e questa è una sua caratteristica di personalità che nel tempo ha sempre trovato uno sbocco, fino ad ora. Forse l'aspetto teorico la mette in difficoltà perché immagina di dover eccellere come fa nelle attività manuali, ma se invece provasse a staccare questa aspettativa nei suoi confronti?
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
dalla sua storia emerge un aspetto molto chiaro: in tutti i lavori strutturati, con un’organizzazione, delle regole e delle aspettative esterne, Lei funziona in modo eccellente. È costante, responsabile, preciso, affidabile. Questo non scompare quando passa a un’attività autonoma: semplicemente cambia il contesto e cambiano anche i meccanismi psicologici che la sostengono.

Quando non ci sono scadenze, supervisori, feedback o un gruppo che si affida a Lei, subentra un tipo diverso di sfida: quella della motivazione interna, che non tutti sviluppano allo stesso modo. E qui entra in gioco la sua storia.

Il modo in cui descrive lo studio ai tempi della scuola suggerisce un vissuto molto rigido: ore chiuso in camera, ripetizioni infinite, la sensazione di non ricordare mai abbastanza, il timore di “non essere all’altezza” rispetto alle aspettative genitoriali. Non stupisce che oggi la parte di studio riattivi quello stesso blocco: lo studio non è un piacere, ma un luogo mentale associato a pressione, giudizio e ansia da prestazione.

Quando si tratta di lavorare “per altri”, questi vissuti non emergono perché Lei è dentro una struttura che dà direzione e contenimento. Quando invece deve lavorare “per sé”, gli automatismi del passato tornano: rimandare, sentirsi bloccato, percepire il dovere come pesante, vedere lo studio come qualcosa da evitare.

Non si tratta di scarsa volontà né di mancanza di disciplina: è un’associazione emotiva appresa, che può essere compresa e modificata.

Un percorso psicologico potrebbe aiutarLa a distinguere la voce del passato (lo studio come peso, ansia, giudizio) dalla motivazione reale dell’adulto che oggi vuole costruire stabilità economica per sé. Cambiando il significato che attribuisce allo studio, cambierà anche il modo in cui si approccia alla sua attività.

Dott.ssa Sara Petroni

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