Buona sera, scrivo qui perché non so più dove sbattere la testa... sto male da mesi, quasi un anno e

20 risposte
Buona sera, scrivo qui perché non so più dove sbattere la testa... sto male da mesi, quasi un anno e mi sento perso, sfinito... sono sposato da 7 anni con mia moglie, che fa la psicoterapeuta, molto stimata, brava, agenda sempre piena, una donna energica e solare sempre attiva.. ma ora è cambiato tutto ...
Circa un anno e mezzo fa ho iniziato a notare che era spesso assente... sguardo perso, svuotata, non stanca, era come se stesse vivendo altrove... all'inizio pensavo fosse il lavoro, qualche paziente difficile, lo stress, il fatto di dover affrontare dei lavori importanti in casa, etc.

Poi una notte... niente, ho preso in mano il suo telefono... so che è sbagliato, ma non ne potevo più... ho visto messaggi lunghissimi da un suo paziente... sempre lo stesso... fotografie artistiche con dediche d'amore, testi e link di canzoni... e lei gli rispondeva in modo quasi affettuoso (anche se sempre stringatamente, in apparenza in modo professionale) ma a me dava l'impressione che le facessero piacere quelle attenzioni, forse sentendosi ammirata, importante, amata... in uno di questi messaggi c'èera anche lo screen del profilo facebook di questo paziente, che io ovviamente sono andato a cercare... è un profilo falso dove pubblica canzoni e testi dedicati ad una donna, con dettagli fisici che non possono non appartenere a mia moglie...

Così ho deciso di parlarne con lei. Le ho accennato che vedevo spesso un nome nelle notifiche anche nel fine settimana e in tarda serata e che la cosa mi dava fastidio. Lei mi ha accennato al fatto che era un paziente con un transfert molto forte e che lo stava gestendo come da prassi, dicendo che era una situazione molto importante per l'analisi e doveva lasciarlo fare e che non dovevo preoccuparmi.. nel giro di poco tempo lui avrebbe smesso... così non ho detto altro sperando che fosse la verità...

Poi quasi sei sette mesi fa la goccia che ha fatto traboccare il vaso,: l’ho vista mentre stava guardando le foto di lui (tipo foto profilo) sul telefono e... non so come dirlo... sembrava presa, guardava i particolari, zoomava sulle foto, le labbra gli occhi... come se le piacesse proprio, non voglio dire altro... quando con me è fredda distante e mi guarda come se fossi uno zerbino.. Sono rimasto scioccato e basito... uno perché non pensavo avesse foto sue e due per la sua espressione... è un'immagne che mi tormenta ancora ora... Anche qui mi è mancato il coraggio di dirle che l'avevo spiata e non le ho detto niente... ho provato la sera stessa a parlarle, a capire, a introdurre il discorso... ma è stato impossibile, ancora la mia gelosia... la verità è che lei è troppo brava a rigirare tutto, lo fa di mestiere...

Qualche settimana dopo lei se ne è uscita che questo paziente aveva interrotto la terapia, così all'improvviso, commentando che sicuramente aveva trovato un altro professionista... io ho sperato, ho pensato: ok, è finita, si riprende... e invece... i messaggi continuano, ancora ora. Ovviamente non posso più vedere niente perché ha messo la password al telefono già da tempo...

Non so che fare, sono sommerso dai dubbi, lei mi rimbalza come se fosse un muro di gomma, rprende il discorso sulla gelosia... la vita di coppia è crollata... lei dice che ha l’endometriosi, che per quello non ha desiderio, che ha dolori, affaticamento... e ci credo, lo so che è una cosa seria... ma... è come se non fosse più qui... sembra che aspetti solo di tornare in studio, che viva là dentro... rimpiango quasi il tempo in cui era solo distratta... ora è fredda e trascorre un sacco di ore in studio. A casa non vuole più parlare del suo lavoro o delle sue ricerche, dicendomi che sono diventato geloso e che non mi aveva conosciuto così e che dei suoi pazienti non può parlarne nemmeno a me... dice che è solo stanca, che non dorme bene, che i lavori in casa l'hanno distrutta...

e io... mi sto spegnendo. non riesco più a capire se mi sta tradendo o se è solo nella mia testa... ma so che non mi dice la verità.

ho provato a chiedere ad alcuni colleghi suoi se sapevano qualcosa, ma niente... lei dice che non c’è nulla, che sono paranoico... ma poi vado a controllare il profilo del paziente (ovviamente col mio vero profilo non vedo più ne quello vero ne quello falso, mi avrà bloccato prendendo il mio nome dal profilo di mia moglie) e vedo che sto tipo continua a scrivere, col profilo fake... posta ancora canzoni per lei, frasi d'amore, immagini dai posti che so che lei ama, i suoi cantanti e scrittori preferiti...

e io non riesco più a respirare... non so che fare sto andando fuori di testa... mi sento un fantasma a casa mia... qualcuno sa dirmi cosa posso fare?

grazie per aver letto fin qui...
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Buongiorno. La situazione di cui parla è intricata e il problema è che questa persona è o era un suo paziente e sua moglie, da professionista qual è, è chiamata al riserbo per questioni di privacy. Da terapeuta le posso dire che le nostre sensazioni non dobbiamo mai sottovalutarle.

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e dolore una situazione così complessa e logorante. È evidente che sta attraversando un momento estremamente difficile, e il suo vissuto merita di essere accolto con rispetto e attenzione.

Dalle sue parole emerge una profonda sofferenza legata a più livelli: il senso di solitudine, l’incertezza, il dolore per la distanza emotiva e fisica della sua compagna, il sospetto di un coinvolgimento affettivo che va oltre il rapporto terapeutico, la difficoltà di comunicare apertamente, e la sensazione di non essere più visto o riconosciuto nella relazione.

Tutto questo sta minando la sua autostima, il suo equilibrio e la sua capacità di fidarsi. È comprensibile sentirsi "un fantasma", provare ansia, rabbia, confusione, e al tempo stesso vergogna o senso di colpa per aver cercato conferme in modo poco trasparente. Ma queste sono reazioni umane in risposta a un senso prolungato di esclusione e dolore emotivo.

Il comportamento di sua moglie, per quanto magari motivato da ragioni cliniche o personali, pare non tenere conto del patimento che lei sta vivendo. Il fatto che lei sia una professionista della salute mentale, purtroppo, non garantisce che sappia sempre gestire al meglio la propria sfera affettiva e relazionale.

L’impressione è che ci sia stata una rottura nella comunicazione di coppia, e che questa frattura sia andata progressivamente aggravandosi. In più, la presenza ambigua e persistente di questo paziente – o ex paziente – e le interazioni non completamente trasparenti, generano un carico emotivo ingestibile.

È difficile stabilire da fuori se ci sia stato o meno un vero e proprio tradimento, ma è certo che lei sta soffrendo moltissimo e che i suoi segnali di disagio non stanno trovando uno spazio reale di ascolto.
Quello che sta vivendo non è solo nella sua testa: è una ferita aperta, che merita rispetto, attenzione e cura.

Per poter fare chiarezza e ritrovare un punto d'appoggio – sia che si tratti di comprendere come ricostruire il rapporto, sia che si tratti di capire se e come prenderne le distanze – è davvero consigliato intraprendere un percorso di supporto psicologico individuale. Uno spazio tutto suo, protetto, dove poter essere accolto senza giudizio, per ritrovare lucidità, dignità e direzione.

Con affetto e stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Buonasera, la sua lettera è un atto di coraggio. Riconoscere il proprio dolore, dar voce alla confusione e alla solitudine che sta vivendo richiede forza. Le sue parole raccontano con chiarezza lo stato di profonda sofferenza emotiva e relazionale in cui si trova: sentirsi ignorato, svalutato, disorientato da segnali ambigui che sembrano negati ma mai davvero chiariti. È del tutto comprensibile che, dopo mesi di sensazioni contrastanti, abbia iniziato a sentirsi “un fantasma” nella sua stessa casa.
Ciò che racconta descrive una relazione di coppia che ha subito un cambiamento radicale e repentino, tanto da minare le fondamenta di fiducia e comunicazione che ne dovrebbero essere alla base. Non è solo il sospetto di un tradimento a generare il dolore più profondo, ma la mancanza di chiarezza, il senso di esclusione emotiva, l’invisibilità dentro il legame.
Dal suo racconto emerge anche una dinamica molto delicata: sua moglie è una professionista della salute mentale, e questo può creare una particolare asimmetria nella comunicazione. Lei stesso riferisce la sensazione di non riuscire a sostenere un confronto autentico, perché ogni tentativo viene ribaltato su presunte “gelosie” o “paranoie”. È una dinamica relazionale che, se protratta, può diventare invalidante e minare profondamente l’autostima.
Vorrei sottolineare un punto importante: la gestione del transfert in ambito terapeutico è una responsabilità esclusiva del terapeuta, e deve avvenire sempre dentro confini etici ben precisi. Se ciò non accade, se i limiti tra sfera professionale e personale diventano confusi o se si percepisce un coinvolgimento ambiguo, la questione smette di essere solo “una difficoltà di coppia” per diventare un serio problema deontologico. Lei ha tentato in molti modi di capire, di confrontarsi, persino di razionalizzare una realtà che, agli occhi di chi ama, può sembrare surreale. E oggi si trova in uno stato di allarme costante, che può evolvere in ansia cronica, senso di impotenza, sintomi depressivi. È importante che possa recuperare uno spazio sicuro per sé, dove elaborare tutto questo senza il timore di essere manipolato o invalidato. Le consiglio di intraprendere un percorso personale con uno psicologo o psicoterapeuta che non appartenga all’ambiente professionale di sua moglie. Questo potrà aiutarla non solo a comprendere meglio ciò che sta vivendo, ma anche a ritrovare il contatto con i suoi bisogni, i suoi limiti, la sua dignità relazionale. La sua sofferenza è reale, e ha diritto di essere accolta e compresa. Non resti solo. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma il primo passo per tornare a respirare.
Resto a disposizione, qualora volesse approfondire
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dr. Cristian Sardelli
Psicologo, Psicoterapeuta
Firenze
Gentile utente,
la storia che racconta circa le vicende occorse a lei e sua moglie, sono piuttosto frequenti nella vita di uno/a psicoterapeuta, ciò non significa che la stia tradendo, e diversamente potrei dirle, che se pur consapevolmente al fatto che non dovrebbe sbirciare, cosa fa la sua lei, ma chiederlo e stabilire una condotta di dialogo, possibile, passa in verità a non farlo, per la umana necessità di appurare il vero. Ecco è qui che credo possa intervenire, nel senso che, se la terapia è autentica come relazione, le persone affidano la propria anima al terapeuta, raccontando tutto ma proprio tutto, questo fa si che si creino delle circostanze straordinarie come il transfert ed il contro transfer, che restano sotto la guida del buon terapeuta. In questa relazione straordinaria ed unica, nessuno può accedere, è deontologicamente sbagliato, consentire al partner di sapere, e conseguentemente, possono generarsi, timori, fantasie di gelosia, più raramente tradimenti. E' fin troppo comprensibile che il partner del terapeuta possa soffrirne, così credo che il miglior sistema di portare avanti la relazione, sia quello di fidarsi fino a prova contraria, e attuare un showdown del cosa si prova e si pensa chiedendo riscontri tangibii. Dopo di ciò resta solo che convivere con le risposte ricevute, mimando quella intimità e trasparenza che il paziente ha dimostrato, capace di attrarre l'attenzione di sua moglie. Poi aggiungo e concludo che per poterla aiutare, ove possibile, servirebbe un colloquio più esaustivo e rispettoso della dignità di questa situazione.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
Dr. Massimo Mestroni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Trieste
Buongiorno, a leggerla mi viene spontaneo suggerirle una terapia di coppia: è un fatto che lei si senta spento e in una condizione di disagio psichico, con buona probabilità con degli spunti di tipo depressivo e reattivo (reattivo nel senso che pure persone psichicamente più che normodotate possono sviluppare sintomi di tipo depressivo, reattivi appunto ad un tipo di vita percepita come triste, spenta, insoddisfacente, demotivante, ecc.). Detto ciò, essendo un "tecnico del settore", non credo che sua moglie si opporrà e nel caso di un' opposizione o di una resistenza (ad esempio rimandando a lungo con delle scuse) al suo posto insisterei e le farei notare la cosa, come insisterei pure per dei colloqui di coppia anche qualora le venisse suggerito di intraprendere un percorso individuale. Per i colloqui di coppia potrebbe farsi indicare una terna di professionisti tra cui scegliere (immagino che sua moglie ne conosca, se lei fatica a trovarne), insistendo sul fatto che se si tratta di sole "paranoie" è giusto affrontarle professionalmente e che se si tratta di "paranoie" relative alla coppia è giusto affrontarle almeno anche in coppia e non solo individualmente, precisando pure che comunque lei ci tiene al vostro rapporto e non vuole lasciare nulla di intentato, per recuperare almeno in parte come eravate. Un tanto alla luce del fatto che comunque continuate a convivere e questo può essere un indicatore che sua moglie, forse addirittura inconsapevolmente (anche noi terapeuti abbiamo un inconscio), stia aspettando un aiuto da lei, per superare un periodo psicologicamente complicato ed emotivamente confuso (tenga inoltre sempre presente che lavorare con la sofferenza umana non è semplice e ciò può ultimamente aver affaticato mentalmente la sua signora) .
Cordialmente,
M.M.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Dott. Francesco Paolo Coppola, psicologo e psicoterapeuta (Napoli on line o in presenza)
[psicologinapoli org – per ulteriori info vai sul profilo MioDottore]
27 luglio 2025

Caro signore,
capisco quanto sia doloroso scrivere ciò che ha scritto. C’è una ferita aperta nella sua casa, nella sua mente, nel suo cuore. E quella ferita ha un nome: solitudine non condivisa.

Lei si è trovato solo in un dolore che nessuno sembra voler vedere. Ha sentito, intuito, osservato segnali che le hanno parlato di un legame profondo e forse ambiguo tra sua moglie e un paziente. Non importa se le prove siano inequivocabili o solo suggestioni — ciò che conta è che lei si sente escluso, svalutato, respinto, e che ha perso quella fiducia che è il fondamento di ogni legame profondo.

Sua moglie è una terapeuta, questo complica tutto. Perché ogni volta che prova a parlare, lei sposta il piano: dalla sua sofferenza alla sua gelosia, dalla richiesta di chiarezza alla difesa del proprio ruolo professionale. Ma lei non sta chiedendo un verdetto giuridico, sta chiedendo un gesto umano. Sta dicendo: "Guardami. Credimi. Dimmi se posso fidarmi di te."

Ha tutto il diritto di sentirsi svuotato, confuso, ferito.
E ha tutto il diritto di non fidarsi di chi, oggi, le dà solo risposte tecniche e nessun abbraccio.

Mi chiede se può esserci qualcosa di clinico in tutto questo. Sì, può esserci:
– Uno stato di disturbo dell’adattamento con umore depresso e ansia mista (DSM-5-TR 309.28)
– Una sindrome reattiva da abbandono emotivo, tipica in situazioni dove il legame con la figura affettiva di riferimento si è incrinato ma non elaborato.
– Una reazione dissociativa parziale, quando si dice: “non riesco più a respirare… mi sento un fantasma a casa mia…”

Ma la diagnosi serve solo se aiuta. E in questo caso, serve solo a dirle: non è lei ad essere debole, è la situazione ad essere devastante.

No, non consiglierei subito una terapia di coppia. Sarebbe come buttare benzina sul fuoco, in questo momento. La coppia è ferita. Prima serve un luogo per sé, dove lei possa parlare senza sentirsi “il paziente del paziente”, dove qualcuno le restituisca la dignità del suo sentire.

Non è importante ora sapere se è stato tradito “fisicamente” o solo nel cuore. È stato tradito nella verità della relazione. E questo basta, e avanza.

Se vuole, posso esserci anche per questo.
Lo spazio terapeutico non serve a dare colpe, ma a ricostruire radici interiori dove tutto sembra franare.

Queste parole, da sole, restano teoria — lo so.
Senza un lavoro costante su di sé, una spiegazione non basta.
I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo.
E io ci sono, se vuole farli insieme.

Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line o in presenza)
psicologinapoli org – per info vedi il profilo MioDottore
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore, lei è portatore di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che potrebbero esser sviscerate le tematiche qui riportate. Provi a parlarne a sua moglie, potrebbe esser una occasione di crescita per entrambi. Cordiali Saluti Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Caro utente, la sua è una storia triste. Triste per lei, che è il marito di questa donna, triste per il paziente di questa terapeuta, che non dovrebbe in nessun caso essere assecondato (checchè ne dica sua moglie) e triste anche per sua moglie, che evidentemente non ha gli strumenti per comprendere l'errore che sta commettendo innanzitutto da un punto di vista etico e professionale, e da un punto di vista relazionale nei suoi confronti.
Che dirle? I transfer non vanno assecondati mai, in nessun caso, tramite risposte a messaggi ambivalenti al di fuori della seduta, men che meno su whatsapp. E' una situazione grave da un punto di vista professionale.
Per ciò che riguarda lei e il suo vissuto emotivo, non posso che esprimerle la mia vicinanza. Le auguro la forza di mettere chiarezza laddove nessuno sembra averla.
Un caro saluto
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, è vero che transfert molto forti da parte dei pazienti non sono inusuali. Il focus però è il vostro rapporto di coppia, ciò che non va e come si sente. La gelosia e i sospetti sono una conseguenza e poco importa la causa. Io le suggerirei di guardarsi dentro, di cercare di coinvolgere sua moglie e vedere se è ancora rimasto qualcosa del vostro legame. Dalle ceneri si può ottenere qualcosa di buono, bisogna comprendere se c'è qualcosa da poter ravvivare oppure no.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Buongiorno riferisce un serio problema legato alla fiducia all'interno della coppia ma sono presenti altri elementi che depongono a sfavore rispetto ad una sana relazione. Al di là della situazione riferita cio che è palese è il suo stato d'animo, la sua serenità appare persa ....ecco mi sentirei di indicarle di iniziare da sè, iniziare a prendersi cura di sè per comprendere di cosa ha bisogno e se la sua " ricerca " di prove a favore o contro no stia nascondendo invece un disagio differente ( andrebbe approfondita tutta la storia della coppia e alla sua autostima rispetto a sua moglie ). Cerchi un terapeuta anche online che non conosce e inizi da sè e ricordi cio che puo fare lei per sè non puo farlo nessuno.
Buongiorno, comprendo che ciò che vive la induca a soffrire molto. Io credo che sarebbe importante focalizzarsi sul vostro rapporto, tralasciando la paura di un eventuale tradimento. Cosa vi unisce? Cosa attualmente manca? Al suo posto io partirei da qui, aprendosi a sua moglie e manifestando il suo malessere ed il suo percepirla distante, se non addirittura assente. Il punto non è tanto "che cosa faccia sua moglie mentre non è con lei", ma: come mai, attualmente, nessuno di voi due è felice quando siete insieme? Spero di averle dato qualche spunto per riflettere.
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buonasera,
dalle sue parole emerge tutta la fatica e il dolore che sta vivendo: sentirsi escluso, non creduto, messo in disparte nella propria relazione è una sofferenza profonda. È comprensibile che lei si senta “un fantasma a casa sua” e che la mancanza di chiarezza la stia logorando.

Al di là di quale sia la realtà dei fatti, c’è un dato certo: la fiducia nella coppia si è incrinata, e lei oggi si trova solo a portare il peso dei dubbi, del sospetto e della distanza emotiva. Questo non è “gelosia patologica”: è il segnale di un bisogno di trasparenza, di dialogo e di sicurezza affettiva che non sta trovando risposta.

Nel contesto specifico, inoltre, si aggiunge un elemento molto delicato: la relazione con un paziente. Anche se sua moglie sostiene di gestirla come transfert, la sensazione che descrive (attenzioni ricevute, piacere implicito, immagini sul telefono) è sufficiente a farle perdere fiducia. E quando in una coppia uno dei due non si sente ascoltato né rassicurato, il rischio è che si crei un muro che allontana sempre di più.

Che fare adesso?

Non restare solo con questo peso: la sofferenza che descrive è troppo grande per portarla avanti da solo. Può essere molto utile un supporto psicologico individuale per aiutarla a chiarire i suoi bisogni e a ritrovare forza e lucidità.

Valutare uno spazio di coppia: se possibile, proporre a sua moglie un percorso di terapia di coppia con un professionista terzo e neutrale. Non per “accusarla”, ma per creare un luogo protetto in cui parlare senza che lei si senta costretto a difendersi o a chiudersi.

Riconoscere i suoi bisogni: ciò che lei chiede – verità, presenza, calore, rispetto – non è eccessivo. È il minimo necessario perché un legame di coppia sia sano e reciproco.

Un incoraggiamento sincero: anche se oggi si sente perso, ha già fatto un passo importante cercando uno spazio dove essere ascoltato. Questo significa che dentro di sé ha ancora la forza di prendersi cura di sé e della sua vita, anche in mezzo a tanta confusione.

Non è da solo e non è “sbagliato” per come si sente: il dolore che porta è il segnale che il suo bisogno di amore e sicurezza merita di essere riconosciuto.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera,
dal suo racconto emerge chiaramente quanto si trovi intrappolato tra due forze opposte: da un lato il bisogno di chiarezza e vicinanza, dall’altro il timore che qualunque tentativo di parlarne la faccia sentire solo più distante. Mi chiedo: oggi per lei sarebbe più insopportabile scoprire una verità dolorosa o continuare a vivere nei dubbi che la consumano ogni giorno?
E ancora: se rimanere in silenzio la fa sentire un fantasma, e parlare la fa sentire inascoltato, quale delle due strade le appare meno distruttiva per sé stesso?
A volte non è tanto “cosa sta accadendo davvero” a logorarci, quanto il circolo vizioso tra sospetto, controllo e mancanza di risposte. Forse la vera domanda è: vuole continuare a lottare per avere conferme, o iniziare a capire come riprendere in mano la sua vita, indipendentemente da cosa sua moglie farà o non farà?
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Ciao, dev’essere molto pesante vivere con questi dubbi e sentirti “spento” dentro la coppia. Da come scrivi emerge una grande solitudine, come se la tua voce non riuscisse a trovare ascolto. Non posso darti una risposta certa su cosa stia accadendo a tua moglie, ma posso invitarti a guardare cosa accade dentro di te: quali bisogni non vedi più soddisfatti nella vostra relazione?
Forse potrebbe aiutarti, nei momenti di confusione, scrivere ogni sera due colonne: da una parte i pensieri che ti generano rabbia o sospetto, dall’altra i tuoi bisogni (attenzione, vicinanza, chiarezza). A volte distinguere “ciò che penso” da “ciò che desidero” è un primo passo per uscire dal vortice.
Ti chiedo: se tu potessi esprimere alla tua compagna un unico bisogno autentico, senza accuse né spiegazioni, quale sarebbe?
Salve da psicoterapeuta le posso dire che il trasferta con i pazienti esiste
Ma dalla sua lunga email si evince che forse è il vostro rapporto che non è chiaro o perlomeno non state facendo un percorso dove riuscite a confrontarvi seriamente
Provi a parlare onestamente del suo disagio con sua moglie
Proponga un eventuale terapia di coppia
Si soffermi e chieda aiuto per la sua gelosia se non riceve risposte trasparenti
La coppia si fa in due e ci si va incontro
Creare il noi richiede impegno reciproco
In bocca al lupo per tutto
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Dott.ssa Federica Di Maggio
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno,
La ringrazio per aver condiviso qui il suo vissuto con tanta sincerità e profondità.
Quello che descrive è un momento di grande confusione, dolore e solitudine, che merita attenzione e ascolto, senza giudizi.
Le relazioni di coppia attraversano fasi complesse, e talvolta diventa difficile distinguere tra ciò che si percepisce e ciò che realmente accade. Proprio in questi momenti può essere utile intraprendere un percorso di sostegno psicologico, che possa aiutarla a ritrovare un punto di orientamento e di cura per sé, al di là delle risposte immediate che si cercano.
Riconoscere il proprio malessere e chiedere aiuto, come sta facendo ora, è un primo passo importante.

Resto a disposizione, se lo desidera, per un colloquio conoscitivo o anche solo per orientarla nel percorso più adatto alle sue esigenze.

DOTT.SSA DI Maggio Federica Psicoterapeuta sistemico-relazionale
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno marito preoccupato,
la professione che svolge sua moglie è certamente importante e recluta, spesso, a coloro che si identificano in modo dominante, molte energie psico-fisiche. Detto ciò, credo che qui si stia andando oltre, avete mai pensato ad una terapia di coppia, per trovare una via comune?
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera, quello che racconta trasmette tutta la sofferenza e la confusione che sta vivendo. Si trova in una situazione molto complessa, in cui convivono dubbi, sospetti, distanza emotiva e un senso crescente di solitudine. È naturale che tutto questo la faccia sentire sfinito, perso, quasi “svuotato”.
Al di là di ciò che sta accadendo davvero tra sua moglie e questo paziente, la cosa importante ora è il suo vissuto: la sofferenza che prova, la perdita di fiducia, il sentirsi escluso e non ascoltato. Questo merita attenzione e cura.
Un percorso di psicoterapia personale potrebbe offrirle uno spazio sicuro per dare voce a questi sentimenti, per ritrovare chiarezza e forza, e per capire come muoversi rispetto a questa situazione dolorosa senza sentirsi più solo o sopraffatto. Se lo desidera, possiamo iniziare insieme questo cammino. Per qualsiasi informazione non esiti a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.mo, se desidera provare a chiarire meglio i suoi sentimenti e i dubbi che sperimenta per la sua vita coniugale potrebbe chiedere un aiuto psicoterapeutico, tenendo presente che una psicoterapia potrebbe aiutarla a cogliere meglio aspetti della sua esperienza soggettiva e accompagnarla nel ritrovare un proprio soddisfacente equilibrio personale. SG

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