Una domanda io siccome volevo sapere tantissime domande e volevo la risposta a delle mie paure, preo

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Una domanda io siccome volevo sapere tantissime domande e volevo la risposta a delle mie paure, preoccupazioni riguardo al percorso di psicoterapia e uno Psy mi disse tutti i tuoi dubbi potrebbero OSTACOLARE un percorso di psicoterapia, ma io mi chiedo perché questa risposta? Il mio disturbo ossessivo compulsivo e ansia non mi tolgono assolutamente il diritto di avere risposte e sapere delle cose, non toglie il diritto di avere delle risposte a ogni mio dubbio, perplessità, preoccupazione riguardo il trattamento psicoterapeutico perché mi ha detto in quel modo? Non è giusto che se io soffro di un disturbo per cui vado in terapia voglia togliermi ogni dubbio e preoccupazione,paura riguardo la psicoterapia?? Attendo risposte
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione e la sua domanda. Capisco la sua perplessità: credo sia giusto che lei possa porre tutte le domande che le vengono sia sul disturbo di cui lei soffre, sia sul percorso che affronta (se sta già affrontando un percorso di psicoterapia) per stare meglio. Credo che per poter instaurare un rapporto di fiducia con il suo o la sua terapeuta ci sia bisogno di apertura e contatto, per cui lei deve sentirsi pienamente libero o libera di chiedere quando ne ha bisogno. L'unica cosa che mi viene in mente, che forse il terapeuta con cui ha parlato non è stato in grado di esplicitare in modo chiaro, è che al di là dei dubbi che legittimamente lei ha e deve poter esprimere, al di là di quelli il percorso richiede che lei si affidi: se il professionista che ha davanti le dà uno spazio di ascolto e accoglienza adeguato rispetto a quello che lei cerca, a un certo punto ci sarà bisogno che lei si fidi e si affidi a lui o lei. La relazione terapeutica può funzionare solo se c'è fiducia. Naturalmente, per creare questa fiducia lei deve sentirsi libero o libera di chiedere tutto quello che sente di aver bisogno di chiedere. Se avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, Dott.ssa Elena Gianotti

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Dr. Jacopo Modoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buongiorno,
la sua domanda è assolutamente legittima, così come è legittimo – e direi persino importante – voler chiarire dubbi e paure riguardo al percorso psicoterapeutico. Non esiste alcun “divieto” di porre domande, anzi: in una buona alleanza terapeutica, sentirsi liberi di esprimere ciò che si pensa è fondamentale.

Tuttavia, forse ciò che intendeva comunicarle lo psicoterapeuta è che quando si soffre di disturbi come il DOC o l’ansia generalizzata, la ricerca continua e compulsiva di rassicurazioni o risposte certe può diventare essa stessa una forma di evitamento o un comportamento rituale, che anziché favorire il cambiamento, lo ostacola. Non perché le domande non siano lecite, ma perché a volte il bisogno di controllo totale e certezza assoluta diventa parte del problema stesso.

Questo non significa che non debba o non possa fare domande. Al contrario: è utile portare anche questi dubbi in seduta, come materiale su cui lavorare. Una psicoterapia efficace non è fatta solo di risposte, ma anche di spazi di riflessione condivisi, in cui si può imparare gradualmente a tollerare l’incertezza, senza esserne sopraffatti.

Un caro saluto,
Dott. Jacopo Modoni
Dott.ssa Francesca Torelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
probabilmente potrebbe essere utile un cambio del punto di vista, più che cercare risposte da parte del terapeuta rispetto alle sue paure e preoccupazioni potrebbe provare, anche con il supporto di un terapeuta a capire come mai abbia questi timori e questi da dove provengano. Questo lavoro potrebbe aiutarla a scoprire maggiormente sè.
Cordiali saluti
Dott.ssa Francesca Torelli
Dott.ssa Sara Magliocca
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Seregno
Gentile utente, la sua domanda è molto importante e tocca un punto centrale del rapporto terapeutico, soprattutto per chi vive con un disturbo ossessivo-compulsivo e un’ansia marcata: il bisogno di comprendere, di prevedere, di avere risposte chiare per sentirsi più al sicuro. Ha perfettamente ragione a dire che avere un disturbo psicologico non toglie in alcun modo il diritto di fare domande e di cercare rassicurazioni sul percorso terapeutico. Al contrario, la possibilità di esprimere dubbi, paure e domande è parte integrante della terapia stessa: serve a costruire un’alleanza solida con il terapeuta e a sentirsi riconosciuti.
Quando uno psicologo le ha detto che i suoi dubbi potrebbero ostacolare la terapia, molto probabilmente non voleva negarle questo diritto, ma forse stava provando a restituirle un messaggio più complesso: in alcuni casi, soprattutto nel contesto del disturbo ossessivo compulsivo, la ricerca continua di rassicurazioni può diventare essa stessa una forma di compulsione, che finisce per alimentare l’ansia invece di ridurla.
In altre parole, il bisogno di avere tutte le risposte subito può diventare un tentativo (comprensibile) di controllare l’insicurezza, ma può anche interferire con il processo terapeutico se non viene affrontato insieme, con gradualità e fiducia.
Detto questo, il punto centrale non è evitare le domande, ma poterle portare in terapia e lavorarci insieme, anche quando sono tante, pressanti o ripetitive. Il compito di un buon terapeuta è proprio questo: non chiudere le porte, ma aiutare a dare senso ai dubbi, comprendere cosa c’è sotto, e trovare insieme un modo per stare meglio, anche senza avere sempre tutte le risposte subito.Le auguro di trovare uno spazio terapeutico in cui si senta ascoltato e accolto anche nei suoi dubbi.
Un caro saluto, dott.ssa Sara Magliocca
Dr. Paolo Di San Diego
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bari
Credo che i suoi dubbi sulla psicoterapia rappresentino qualcosa da cui partire per aiutarla a comprendere meglio e non un ostacolo alla psicoterapia. Lei è paziente e deve sentirsi di poter parlare di tutto ciò che vuole durante una seduta.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Il fatto che tu abbia delle domande e dei dubbi riguardo al percorso di psicoterapia è assolutamente naturale, soprattutto quando si affrontano temi legati alla salute mentale come il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e l'ansia. Avere preoccupazioni o domande non significa che stai ostacolando il percorso, ma anzi è un segno che desideri comprendere meglio il trattamento e come può aiutarti. È importante che tu possa sentirti ascoltato e compreso durante la terapia, e che il professionista con cui lavori sia disponibile a chiarire i tuoi dubbi.

Tuttavia, la risposta che hai ricevuto, che indica che i tuoi dubbi potrebbero ostacolare il percorso, potrebbe riflettere un'interpretazione del terapeuta sul fatto che un'eccessiva focalizzazione sui dettagli del trattamento, se non gestita correttamente, possa aumentare l'ansia o alimentare il circolo vizioso del DOC. È anche possibile che il terapeuta volesse indicare che alcune domande potrebbero essere influenzate dal disturbo stesso, ma questo non significa che tu non abbia diritto a capire come funziona il trattamento.

In ogni caso, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista che possa chiarire i tuoi dubbi e preoccupazioni, tenendo in considerazione il tuo percorso terapeutico e il tuo benessere emotivo.

DOTTORESSA SILVIA PARISI PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Dott.ssa Federica Gigli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
la sua domanda è molto importante e tocca un tema che, in effetti, spesso crea confusione: è giusto voler chiarire ogni dubbio sulla psicoterapia? La risposta è sì, è assolutamente legittimo voler comprendere meglio il percorso che si sta intraprendendo — soprattutto quando si soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo e di ansia, che rendono le incertezze ancora più faticose da gestire.
Probabilmente, quando lo psicoterapeuta le ha detto che "tutti i suoi dubbi potrebbero ostacolare la terapia", non intendeva negarle il diritto di porre domande, ma forse stava cercando di farle notare come questi dubbi si presentano, e che funzione hanno nel suo funzionamento psicologico. Ad esempio, nel disturbo ossessivo-compulsivo, la ricerca di rassicurazioni può diventare un meccanismo ripetitivo che, paradossalmente, alimenta l’ansia invece di calmarla. È possibile che il terapeuta volesse aiutarla a riflettere su questo aspetto, e non a zittire le sue legittime domande.
In psicoterapia è sempre importante potersi esprimere liberamente, anche rispetto a dubbi e paure sul percorso stesso. Il punto cruciale è capire se le domande servono a orientarsi e sentirsi più consapevoli, oppure se diventano un modo per cercare controllo assoluto e ridurre l’ansia a breve termine, impedendo però un vero cambiamento a lungo termine.
Quindi no, il suo disturbo non le toglie nessun diritto: anzi, le dà ancora più motivo per avere uno spazio dove sentirsi accolta nei suoi dubbi. Ma può essere utile anche osservare, con l’aiuto del terapeuta, come usa quelle domande — per comprendere insieme se a volte diventano parte del problema, invece che della soluzione.
Se le è rimasto un senso di frustrazione o non si è sentita capita in quella conversazione, può provare a portare proprio questo tema nella prossima seduta: parlarne apertamente può aiutare a ricostruire un dialogo più chiaro e collaborativo.

Un caro saluto,
Dott.ssa Federica Gigli
Dott. Attilio Rossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Sarzana
Perché il voler sapere tutto, togliersi ogni dubbio, ecc non solo è impossibile, è probabilmente proprio parte del disturbo.
Il cuore del disturbo OC è il controllo altissimo. E il controllo si alza come risposta alla paura.
Dott.ssa Paola Bertoncelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bergamo
Gentilissimo,

certamente il collega a cui si è rivolto avrà utilizzato il termine "ostacolare" all'interno della cornice dei significati condivisi nel corso dei colloqui. Suggerirei di confrontarsi direttamente con lui per fugare qualsivoglia dubbio.

Cordialmente
Dott.ssa Bertoncelli
Dott.ssa Veronica Lokar
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Caro paziente anonimo, ma non ha pensato che lo psicoterapeuta che l'aveva in cura, semplicemente non ha potuto darle una risposta su tutte le sue domande e i suoi dubbi perché ancora non aveva meglio compreso cosa le stava succedendo intimamente. Una terapia è un percorso che si costruisce lentamente in due, tenendo presenti sia gli aspetti razionali che quelli emotivi ed affettivi; pertanto, per poter affrontare insieme i problemi che l'affliggono deve crearsi un clima costruttivo di fiducia. Altro è darle delle spiegazioni e informazioni sul significato della terapia, sulle sue regole o simili contenuti che riguardano la 'cornice' entro cui si sviluppa il vostro lavoro. Ma non si preoccupi troppo, lei potrà senz'altro affrontare questo tipo di lavoro, quando avrà costruito una buona confidenza con il suo terapeuta.
Un affettuoso saluto!
Dott.ssa Nunzia D'Anna
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Ci sono domande che trovano risposta soltanto durante il percorso di terapia.
Ci sono domande le cui risposte sono molto soggettive, perché variano da paziente a paziente.
Ci sono domande che mettono in difficoltà anche noi terapeuti, perché la verità è che neanche noi sappiamo tutto del processo psicoterapeutico. Non possiamo prevedere come andrà, quale sarà la risposta di quel singolo paziente. Non possiamo prevedere quanto tempo ci vorrà, perché dipende da tantissimi fattori.
Il controllo (che è un tema nel suo caso) sicuramente non facilita il processo terapeutico perché la persona tende a rimanere molto difesa e anche l'alleanza terapeutica (che è lo strumento principale attraverso cui possiamo aiutare i nostri pazienti) fa più fatica a formarsi e a restare costante. Inoltre chi esercita controllo tenderà anche a fidarsi poco di sé e di quello che sente durante la seduta, coprendo i propri vissuti sotto strati di autogiudizio e razionalizzazione.
Fatte queste doverose premesse, io credo che il modo migliore per rispondere alle sue domande sia proprio sperimentare un percorso terapeutico che la coinvolga in prima persona. Lei ha tutto il diritto di fare domande (soprattutto se le fa all'interno di un setting terapeutico e non ad uno psicologo che incontra in altri contesti più informali) e il professionista che la segue sicuramente ha il dovere di accogliere queste domande, ma anche di agire per il suo bene, che non per forza coincide con la sua voglia di controllare il processo.
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
probabilmente questa domanda è da riportare al professionista che Le ha dato questa risposta.

In generale è importante che il paziente e il professionista si confrontino su tali aspetti. Mi chiedo se la questione non riguardi più la logica di funzionamento del dubbio patologico (avere dubbi costanti e generalizzati), piuttosto che sul contenuto (domande sulla terapia).
Questo perchè il dubbio può essere un'ottima risorsa per migliorarsi, ma quando dilaga può arrivare ad inquinare ogni aspetto della vita del paziente. è quindi da valutare più nello specifico se continuando a rispondere (chiaramente nel tentativo di sciogliere i quesiti) si semplifichi realmente oppure se da una risposta non sorgano poi ulteriori domande.
Saluti
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buongiorno! Poiché non ho ben capito se lei è già seguito da un* collega e considerato i limiti dello strumento, mi limiterò a condividere un piccolo contributo di pensiero. Leggerla mi ha ricordato Maurice Blanchot: "La réponse est le malheur de la question" (La risposta è il male della questione). La risposta chiude e non lascia spazio al dubbio, alla creatività, alla crescita, alle trasformazioni. Tutti movimenti tanto preziosi quanto faticosi, spaventosi e dolorosi. La risposta, come un antidolorifico, attenua il dolore, ma non cura, non crea connessioni, non produce cambiamento. Capisco la frustrazione, ma fa riferimento ad una diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo e il/la collega potrebbe aver pensato che risponderle avrebbe significato alimentare ulteriori domande, dubbi, preoccupazioni, in un vortice che avrebbe finito per fagocitare il pensiero e la coppia terapeutica. Sarà necessario tanto lavoro e tanto tempo affinché si creino (se sarà possibile) le condizioni per riuscire a tollerare l'incertezza, il mistero, il dubbio, senza sentirsi costretti a correre dietro ai fatti, alla ragione, alle risposte. Confrontandosi con il/la terapeuta, potreste anche valutare insieme un piccolo aiuto farmacologico per alleggerire quel “velo” di ansia che così bene descrive e che potrebbe ostacolare il lavoro psicologico. Spero lei riuscirà a concedersi un periodo sufficientemente lungo (in terapia) da scoprire che ne sarà valsa la pena. In bocca al lupo
Dott. Marco Romani
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Trovo la sua richiesta più che legittima. Io cerco sempre di stare attento nel comunicare le cose a pazienti particolarmente sensibili ma rispondo sempre. E soprattutto aspetto poi di sapere come hanno recepito la mia comunicazione. Mi può fare qualche esempio? Grazie
Dott.ssa Valeria Maccarini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Per dare una risposta precisa si dovrebbe sapere di più del suo disturbo. Premesso questo, forse ciò che intendeva lo psicologo è arrivato al suo orecchio in modo diverso quindi provo io a dare una spiegazione. In alcuni disturbi il cercare la risposta a dei dubbi, di qualunque natura essi siano, è peggiorativo della situazione stessa in quanto è proprio il bisogno di risposte che ha portato la persona a trovarsi in grande difficoltà. In questi casi quindi andrebbe vietata ogni ricerca di risposta proprio perché il non cercare è la strada più efficace per risolvere il problema del paziente.
Dr. Michele Martino
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Monteroni di Lecce
Buongiorno, capisco quello che dice, parallelamente ciò che riporta(dalle poche info), sembra proprio il funzionamento del disturbo.
Credo possa essere per lei importante approfondire e riuscire a capire quali sono le caratteristiche del disturbo ossessivo all’interno del suo funzionamento attraverso la terapia.
Dott. Emiliano Cotugno
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Velletri
Salve, suppongo che l'ostacolo rispetto ad un eventuale percorso di psicoterapia, sia quella che viene chiamata "resistenza". Il lavoro dello psicoterapeuta consiste proprio nel lavorare sulle resistenze dell'individuo e nel far ammorbidire ogni tipo di irrigidimento a riguardo per poi aiutare la persona nel cercare di trovare i mezzi necessari a gestire le proprie emozioni.
PS Non ho idea rispetto alla risposta che le ha dato il collega
Dott.ssa Cristina Bernucci
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Velletri
Buongiorno,
il suo desiderio di avere risposte chiare alle sue domande e preoccupazioni riguardo al percorso di psicoterapia è comprensibile e legittimo. È naturale voler comprendere meglio ciò che sta affrontando e sentirsi rassicurata in un momento di vulnerabilità. Quando le è stato detto che i suoi dubbi potrebbero ostacolare il percorso di psicoterapia, è possibile che l'intento fosse quello di evidenziare come, in alcuni casi, la ricerca continua di risposte possa diventare un meccanismo di evitamento o di controllo legato all'ansia o al disturbo ossessivo-compulsivo. Questo non significa che non abbia il diritto di porre domande o di ricevere spiegazioni, ma potrebbe riflettere l'importanza di un equilibrio: affrontare i dubbi senza che questi prendano il sopravvento sul processo terapeutico. La psicoterapia è uno spazio in cui ogni emozione, dubbio o preoccupazione trova accoglienza e ascolto. Un dialogo aperto con il terapeuta può aiutarla a esprimere ciò che sente e a trovare insieme un modo per affrontare le sue paure. Il fatto che lei desideri chiarezza e approfondimento dimostra la sua volontà di impegnarsi nel percorso, ed è un aspetto positivo. Le auguro di trovare nel suo cammino terapeutico un alleato per comprendere meglio sé stessa e per vivere con maggiore serenità le sue esperienze. Il coraggio di voler affrontare le sue difficoltà è già un segno della sua forza.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Sicari
Psicologo, Psicoterapeuta
Vicenza
Gentile utente la ringrazio per la sua domanda che da spazio a molte interpretazioni possibili. Innanzitutto il percorso di psicoterapia è un percorso di conoscenza e crescita oltre che per risolvere eventuali disturbi d'ansia o altro implica affidarsi e fidarsi della persona che lei stessa sceglierà e se ha dubbi e ricerca risposte a mio personale parere non ha ancora trovato la persona giusta per lei. Non smetta di cercare e si lasci andare e si fidi anche se le risulta difficile e complicato anche solo per la diagnosi che le hanno cucito addosso che a volte fa da ostacolo a ogni percorso di cambiamenti e di conoscenza. La psicoterapia a mio personale parere deve permettere a chi si avvicina a lei di poter riscrivere e rileggere la propria storia personale con una visione da un punto di vista diverso dal solito. Le auguro di trovare la persona giusta per lei un caro saluto dott.ssa Valeria Sicari
Dott.ssa Greta Rossi
Psicoterapeuta, Psicologo
Carceri
Gentile utente,

prima di iniziare qualsiasi tipo di trattamento psicologico e/o psicoterapeutico, il professionista ha il compito di spiegare al cliente in cosa consiste, condividere gli obiettivi terapeutici e come essi verranno raggiunti. Eventuali dubbi e/o perplessità da parte del cliente devono essere chiariti in qualsiasi momento del percorso. Inoltre il cliente e/o il terapeuta possono interrompere il percorso in qualsiasi momento della terapia. Queste sono le linee guida generali. Se a lei non fossero chiare le dinamiche della terapia e percepisce di non aver fiducia nel tipo di trattamento proposto dal professionista, le consiglio di parlarne apertamente, prima di iniziare a lavorare sugli obiettivi concordati, se possibile.
Resto a disposizione

Dott.ssa Rossi Greta

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