Salve, mi chiamo Caterina, sono una madre e vorrei un consulto da parte vostra. Ultimamente mi sono
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Salve, mi chiamo Caterina, sono una madre e vorrei un consulto da parte vostra. Ultimamente mi sono ritrovata a riflettere su molti aspetti riguardanti mia figlia: fin da piccola è sempre stata ingestibile. Credevo che fosse una fase, una cosa “di tutti i bambini”, e invece lei ci portava sempre al limite.
Anche perché, avendo un altro figlio (un maschio, di due anni più grande) ho avuto modo di confrontarli e capire che le differenze tra loro sono sempre state abissali: uno tranquillo e pacato, l’altra ingestibile.
È dispettosa a livelli estremi, e da piccola non faceva sconti a nessuno, nemmeno ai suoi familiari o addirittura agli animali. A scuola ne ha combinate di tutti i colori, oltre a rifiutarsi di studiare e fare i compiti dava sempre fastidio ai propri compagni. Ad una compagna rubava sempre gli oggetti e non si è mai fatta scoprire, salvo poi quando l’ha confessato scherzosamente a suo fratello anni dopo.
Poi aveva una compagna che prendeva costantemente di mira, una bambina un po’ ingenua e che veniva presa in giro già da altri compagni. Era il bersaglio preferito di mia figlia, gliene combinava di ogni anche se diceva di volerle un gran bene.
Ogni scusa era buona per fare dispetti (anche crudeli) e riderci sù. Io e mio marito abbiamo sempre cercato di dirle di non fare più cose del genere, ma lei ci ignorava.
È così fin da quando è nata, e oltretutto le maestre dell’asilo mi riferivano spesso che dava fastidio agli altri bambini magari tirandogli i capelli, pizzicotti, distruggendo le loro costrizioni oppure prendendoli in giro. È anche parecchio esibizionista e ossessiva perché ho fatto caso al suo atteggiamento con le amiche: esige di stare sempre in mezzo e soprattutto di essere l’unica. Mi ha ripetuto più volte che non tollera che le sue amiche abbiano qualcun altro con cui passare il tempo al di fuori di lei, e mi ha preoccupata. All’inizio credevo fosse un capriccio infantile, quando poi mi sono resa conto che manteneva lo stesso atteggiamento anche crescendo allora mi sono fatta qualche domanda.
È troppo, troppo dispettosa. Comincio a credere che ci sia qualcosa di problematico e patologico sotto a quel comportamento…
Mia figlia ora ha 20 anni e, nonostante sia ancora dispettosa, è cambiata rispetto a quando andava alle medie per esempio. È stata vittima di bullismo al liceo e ha perso tutti gli amici, infatti non ha una vita sociale. Ormai ha lasciato la scuola da anni e lavora da quando ne ha 16, ed io mi domando se il comportamento problematico che aveva da bambina abbia influito su quello altrettanto problematico che ha ora.
Spero che possiate aiutarmi a vederci più chiaro.
Caterina
Anche perché, avendo un altro figlio (un maschio, di due anni più grande) ho avuto modo di confrontarli e capire che le differenze tra loro sono sempre state abissali: uno tranquillo e pacato, l’altra ingestibile.
È dispettosa a livelli estremi, e da piccola non faceva sconti a nessuno, nemmeno ai suoi familiari o addirittura agli animali. A scuola ne ha combinate di tutti i colori, oltre a rifiutarsi di studiare e fare i compiti dava sempre fastidio ai propri compagni. Ad una compagna rubava sempre gli oggetti e non si è mai fatta scoprire, salvo poi quando l’ha confessato scherzosamente a suo fratello anni dopo.
Poi aveva una compagna che prendeva costantemente di mira, una bambina un po’ ingenua e che veniva presa in giro già da altri compagni. Era il bersaglio preferito di mia figlia, gliene combinava di ogni anche se diceva di volerle un gran bene.
Ogni scusa era buona per fare dispetti (anche crudeli) e riderci sù. Io e mio marito abbiamo sempre cercato di dirle di non fare più cose del genere, ma lei ci ignorava.
È così fin da quando è nata, e oltretutto le maestre dell’asilo mi riferivano spesso che dava fastidio agli altri bambini magari tirandogli i capelli, pizzicotti, distruggendo le loro costrizioni oppure prendendoli in giro. È anche parecchio esibizionista e ossessiva perché ho fatto caso al suo atteggiamento con le amiche: esige di stare sempre in mezzo e soprattutto di essere l’unica. Mi ha ripetuto più volte che non tollera che le sue amiche abbiano qualcun altro con cui passare il tempo al di fuori di lei, e mi ha preoccupata. All’inizio credevo fosse un capriccio infantile, quando poi mi sono resa conto che manteneva lo stesso atteggiamento anche crescendo allora mi sono fatta qualche domanda.
È troppo, troppo dispettosa. Comincio a credere che ci sia qualcosa di problematico e patologico sotto a quel comportamento…
Mia figlia ora ha 20 anni e, nonostante sia ancora dispettosa, è cambiata rispetto a quando andava alle medie per esempio. È stata vittima di bullismo al liceo e ha perso tutti gli amici, infatti non ha una vita sociale. Ormai ha lasciato la scuola da anni e lavora da quando ne ha 16, ed io mi domando se il comportamento problematico che aveva da bambina abbia influito su quello altrettanto problematico che ha ora.
Spero che possiate aiutarmi a vederci più chiaro.
Caterina
Salve può essere un meccanismo di difesa l'atteggiamento di sua figlia, l'unico che conosce. Una destrutturazione degli schemi e delle convinzioni più profonde può essere utile. Dott.ssa Liliana Sergio Andria Galleria Roma n10
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Buongiorno Caterina, grazie per aver condiviso con tanta sincerità le sue preoccupazioni. È evidente che lei abbia riflettuto a lungo sul comportamento di sua figlia, cercando di comprendere se ci sia un filo conduttore tra le sue difficoltà infantili e la situazione attuale. È assolutamente comprensibile che si ponga queste domande e voglia trovare delle risposte per aiutarla nel miglior modo possibile. Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, il comportamento umano è il risultato di molteplici fattori: predisposizioni individuali, esperienze di vita, ambiente familiare e sociale. Non esiste una spiegazione univoca per determinati atteggiamenti, ma ciò che possiamo fare è analizzare i modelli di comportamento per comprendere meglio cosa potrebbe averli rinforzati o mantenuti nel tempo. Lei descrive sua figlia come una bambina che, fin da piccola, manifestava comportamenti oppositivi, dispettosi e poco empatici nei confronti degli altri. Questo potrebbe indicare una difficoltà nella regolazione emotiva e nel riconoscere l’impatto delle proprie azioni sugli altri. A volte, atteggiamenti di questo tipo derivano da una bassa tolleranza alla frustrazione, dalla necessità di attirare l’attenzione o da una modalità appresa per ottenere un senso di controllo nelle relazioni. Tuttavia, il fatto che crescendo abbia subito bullismo e si sia trovata isolata socialmente suggerisce che qualcosa sia cambiato nel tempo. Potrebbe aver incontrato persone che hanno risposto ai suoi comportamenti in modo diverso rispetto a prima, mettendola in una posizione più vulnerabile. Questo passaggio è molto importante, perché potrebbe aver contribuito a modificare alcuni aspetti del suo carattere e del modo in cui vive le relazioni. Il fatto che oggi sia meno dispettosa ma anche socialmente isolata potrebbe indicare che sta affrontando delle difficoltà emotive legate all’autostima e al senso di appartenenza. Una domanda utile da porsi è se sua figlia sia consapevole dei suoi comportamenti passati e del loro impatto sulle relazioni. A volte, quando una persona sperimenta un’inversione di ruolo (da "colei che prende in giro" a "colei che viene esclusa") può sviluppare una maggiore consapevolezza e sensibilità. Tuttavia, se questo isolamento è stato vissuto come un rifiuto, potrebbe aver rafforzato in lei l’idea di non essere accettata, alimentando chiusura e sfiducia. Nel presente, il lavoro è sicuramente un aspetto positivo della sua vita, perché le dà una struttura e un senso di responsabilità. Tuttavia, il fatto che non abbia una vita sociale potrebbe indicare che fatica a costruire nuove relazioni o che evita le interazioni per paura di essere nuovamente respinta. Potrebbe essere utile capire come vive il suo attuale isolamento: lo percepisce come una scelta o come una condizione imposta dalle circostanze? Dal punto di vista del supporto, potrebbe essere utile aprire con lei un dialogo sincero, senza giudizio, per capire come si sente rispetto al passato e al presente. Chiedersi come percepisce le relazioni, se si sente pronta a costruirne di nuove o se, al contrario, prova una forma di chiusura e sfiducia. A volte, le persone che hanno vissuto difficoltà relazionali sviluppano una sorta di “scudo emotivo” per proteggersi da ulteriori delusioni. Se sente che sua figlia potrebbe beneficiare di un aiuto professionale, un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a rielaborare sia le esperienze passate sia quelle presenti, offrendole strumenti per costruire relazioni più equilibrate e soddisfacenti. Lei, come madre, ha fatto tutto il possibile per comprendere sua figlia e il suo percorso, ed è naturale avere domande e dubbi. L’importante è che sappia che, indipendentemente da ciò che è accaduto in passato, c’è sempre margine per cambiare, per crescere e per costruire un futuro più sereno. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, è interessante scoprire per quale motivo faccia queste riflessioni nel suo attuale momento di vita. Da quello che descrive potrebbero essere diverse ipotesi che potrebbero aiutarla a fare chiarezza ripercorrendo le principali tappe della sua storia e della relazione con sua figlia.
Gentile Caterina, comprendo la sua preoccupazione e il desiderio di fare chiarezza sul comportamento di sua figlia, sia nel passato che nel presente. Da quello che descrive, emergono diversi aspetti della sua personalità e del suo modo di relazionarsi con gli altri, che sembrano aver creato difficoltà nel tempo.
Da bambina, i suoi atteggiamenti oppositivi, la tendenza ai dispetti e la difficoltà nel rispettare i confini altrui potrebbero essere stati segnali di una gestione complessa delle emozioni e delle relazioni. Crescendo, il cambiamento che ha avuto, passando da una posizione dominante a una situazione di isolamento, potrebbe indicare che qualcosa nel suo modo di rapportarsi con gli altri non ha funzionato, portandola a una perdita dei legami sociali.
A questo punto, sarebbe utile riflettere su come lei vive oggi queste dinamiche:
- Ha consapevolezza del suo passato e di come ha influito sulle sue relazioni?
- Sente disagio per la sua situazione attuale o la vive con rassegnazione?
- È aperta a un confronto o tende a chiudersi quando si parla di queste cose?
Se sua figlia oggi sta soffrendo per il suo isolamento e fatica a costruire rapporti sani, un supporto psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio se stessa, le sue emozioni e le sue difficoltà relazionali. Anche per lei, come madre, potrebbe essere utile uno spazio di confronto per elaborare i suoi dubbi e capire in che modo sostenerla nel presente.
Se lo desidera, resto a disposizione per approfondire questo percorso insieme.
Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Dassiè
Da bambina, i suoi atteggiamenti oppositivi, la tendenza ai dispetti e la difficoltà nel rispettare i confini altrui potrebbero essere stati segnali di una gestione complessa delle emozioni e delle relazioni. Crescendo, il cambiamento che ha avuto, passando da una posizione dominante a una situazione di isolamento, potrebbe indicare che qualcosa nel suo modo di rapportarsi con gli altri non ha funzionato, portandola a una perdita dei legami sociali.
A questo punto, sarebbe utile riflettere su come lei vive oggi queste dinamiche:
- Ha consapevolezza del suo passato e di come ha influito sulle sue relazioni?
- Sente disagio per la sua situazione attuale o la vive con rassegnazione?
- È aperta a un confronto o tende a chiudersi quando si parla di queste cose?
Se sua figlia oggi sta soffrendo per il suo isolamento e fatica a costruire rapporti sani, un supporto psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio se stessa, le sue emozioni e le sue difficoltà relazionali. Anche per lei, come madre, potrebbe essere utile uno spazio di confronto per elaborare i suoi dubbi e capire in che modo sostenerla nel presente.
Se lo desidera, resto a disposizione per approfondire questo percorso insieme.
Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Dassiè
Cara Caterina,
Capisco bene la tua preoccupazione e il tuo desiderio di fare chiarezza sul comportamento di tua figlia. I comportamenti che descrivono, trattenuti dall'aggressività, difficoltà nelle relazioni interpersonali, mancanza di empatia e ossessioni per il controllo sulle sue amicizie, potrebbero essere segni di un disagio più profondo. Il fatto che questi comportamenti siano presenti fin dall'infanzia e abbiano avuto un impatto sulla sua vita sociale e affettiva è sicuramente un aspetto importante da considerare.
I cambiamenti che hai notato nel corso degli anni potrebbero anche essere indicativi di una maturazione, ma il fatto che il comportamento problematico persista potrebbe suggerire che ci siano delle difficoltà emotive o psicologiche non completamente risolte. È fondamentale che tua figlia possa ricevere un supporto adeguato per comprendere meglio se ci sono disturbi relazionali o psicologici sottostanti che influenzano il suo comportamento.
In questi casi, è utile e consigliato rivolgersi a uno specialista che possa fare una valutazione approfondita del caso. Un percorso di psicoterapia, per esempio, potrebbe aiutarla a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle sue dinamiche interpersonali, migliorando così la qualità delle sue relazioni e della sua vita in generale.
Cordiali saluti,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Capisco bene la tua preoccupazione e il tuo desiderio di fare chiarezza sul comportamento di tua figlia. I comportamenti che descrivono, trattenuti dall'aggressività, difficoltà nelle relazioni interpersonali, mancanza di empatia e ossessioni per il controllo sulle sue amicizie, potrebbero essere segni di un disagio più profondo. Il fatto che questi comportamenti siano presenti fin dall'infanzia e abbiano avuto un impatto sulla sua vita sociale e affettiva è sicuramente un aspetto importante da considerare.
I cambiamenti che hai notato nel corso degli anni potrebbero anche essere indicativi di una maturazione, ma il fatto che il comportamento problematico persista potrebbe suggerire che ci siano delle difficoltà emotive o psicologiche non completamente risolte. È fondamentale che tua figlia possa ricevere un supporto adeguato per comprendere meglio se ci sono disturbi relazionali o psicologici sottostanti che influenzano il suo comportamento.
In questi casi, è utile e consigliato rivolgersi a uno specialista che possa fare una valutazione approfondita del caso. Un percorso di psicoterapia, per esempio, potrebbe aiutarla a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle sue dinamiche interpersonali, migliorando così la qualità delle sue relazioni e della sua vita in generale.
Cordiali saluti,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera Caterina,
grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni sul carattere e sul comportamento di sua figlia.
Una parte della personalità e del carattere di una persona è scritta nei suoi geni. L'ambiente in cui si cresce determina, poi, se avvenga o meno l'espressione di questi geni. Le spiego meglio: sua figlia mostra un'indole estroversa e una forte personalità innata che la potrebbe portare a imporre le sue intenzioni sugli altri, a volte per esplicito vantaggio e altre volte per semplice strategia di difesa; probabilmente, il contesto in cui è cresciuta, l'ambiente familiare e scolastico, hanno accettato questo suo comportamento fin da piccola, restituendole feedback positivi (ottenere quello che voleva), più che feedback negativi. Nel tempo, questa tendenza avrebbe rinforzato e consolidato la predisposizione caratteriale, scritta nel suo DNA.
Non è un caso che quando è entrata in un ambito di concorrenza adolescenziale, alle scuole superiori, non trovando il modo di imporsi o di prevaricare gli altri, abbia perso tutte le sue sicurezze e abbia scelto di rinunciare agli studi piuttosto che concedersi il beneficio del dubbio su sé stessa. Il non avere una vita sociale è un riflesso di questa rinuncia: è come se non ammettesse l'idea di connettersi agli altri in modo nuovo e più equilibrato.
Ma sua figlia ha solo 20 anni! E probabilmente sente il peso della sua situazione e vorrebbe essere più felice e soddisfatta della sua vita, anche di quella relazionale. Lei è una madre attenta e conosce sua figlia meglio di chiunque altro. Provi a chiederle quali sono i suoi bisogni attuali per ricercare e maggiore e benessere e se pensa di sentire la necessità di farsi aiutare da un professionista. Abbia la pazienza di ascoltarla e di cercare insieme a lei la soluzione migliore, anche se sua figlia è maggiorenne e ha il diritto di avere l'ultima parola sulla sua stessa vita.
Sebbene i geni che finora hanno modellato il comportamento di sua figlia sono immutabili, è probabile che esistano altre doti umane e psicologiche che non hanno ancora trovato il modo di esprimersi e di venire fuori con tutto il loro potenziale, e potrebbero essere proprio quelle competenze trasversali di cui sua figlia ha bisogno per percepire maggiore armonia in sé stessa e negli altri.
Un percorso psicologico potrebbe migliorare molto la qualità di vita di sua figlia e, di riflesso, anche dei suoi cari.
Vi auguro il meglio e resto a disposizione per dubbi o chiarimenti.
Dott. Antonio Cortese
grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni sul carattere e sul comportamento di sua figlia.
Una parte della personalità e del carattere di una persona è scritta nei suoi geni. L'ambiente in cui si cresce determina, poi, se avvenga o meno l'espressione di questi geni. Le spiego meglio: sua figlia mostra un'indole estroversa e una forte personalità innata che la potrebbe portare a imporre le sue intenzioni sugli altri, a volte per esplicito vantaggio e altre volte per semplice strategia di difesa; probabilmente, il contesto in cui è cresciuta, l'ambiente familiare e scolastico, hanno accettato questo suo comportamento fin da piccola, restituendole feedback positivi (ottenere quello che voleva), più che feedback negativi. Nel tempo, questa tendenza avrebbe rinforzato e consolidato la predisposizione caratteriale, scritta nel suo DNA.
Non è un caso che quando è entrata in un ambito di concorrenza adolescenziale, alle scuole superiori, non trovando il modo di imporsi o di prevaricare gli altri, abbia perso tutte le sue sicurezze e abbia scelto di rinunciare agli studi piuttosto che concedersi il beneficio del dubbio su sé stessa. Il non avere una vita sociale è un riflesso di questa rinuncia: è come se non ammettesse l'idea di connettersi agli altri in modo nuovo e più equilibrato.
Ma sua figlia ha solo 20 anni! E probabilmente sente il peso della sua situazione e vorrebbe essere più felice e soddisfatta della sua vita, anche di quella relazionale. Lei è una madre attenta e conosce sua figlia meglio di chiunque altro. Provi a chiederle quali sono i suoi bisogni attuali per ricercare e maggiore e benessere e se pensa di sentire la necessità di farsi aiutare da un professionista. Abbia la pazienza di ascoltarla e di cercare insieme a lei la soluzione migliore, anche se sua figlia è maggiorenne e ha il diritto di avere l'ultima parola sulla sua stessa vita.
Sebbene i geni che finora hanno modellato il comportamento di sua figlia sono immutabili, è probabile che esistano altre doti umane e psicologiche che non hanno ancora trovato il modo di esprimersi e di venire fuori con tutto il loro potenziale, e potrebbero essere proprio quelle competenze trasversali di cui sua figlia ha bisogno per percepire maggiore armonia in sé stessa e negli altri.
Un percorso psicologico potrebbe migliorare molto la qualità di vita di sua figlia e, di riflesso, anche dei suoi cari.
Vi auguro il meglio e resto a disposizione per dubbi o chiarimenti.
Dott. Antonio Cortese
Buongiorno gentile Caterina, la ringrazio per aver condiviso la sua preoccupazione riguardo a sua figlia. Comprendo il suo smarrimento nel cercare di dare un senso ai comportamenti che ha manifestato nel tempo e alle difficoltà che ha incontrato nel corso della sua crescita.
Da quanto racconta, il temperamento di sua figlia si è sempre distinto per una forte impulsività e per una difficoltà nel gestire le relazioni sociali in modo sereno. È evidente che la sua tendenza al dispettoso, al controllo delle amicizie e alla trasgressione delle regole siano stati per lei degli aspetti di grande preoccupazione fin dall’infanzia. Il confronto con suo fratello, più tranquillo, ha probabilmente accentuato in lei la percezione di una diversità che ha faticato a comprendere e a gestire.
Ora sua figlia è cresciuta e, nonostante il cambiamento, mi pare di capire che continui a vivere delle difficoltà, seppur in una forma diversa rispetto al passato. Essere stata vittima di bullismo al liceo e aver perso le amicizie potrebbe aver avuto un impatto importante sulla sua autostima e sul suo modo di relazionarsi con il mondo. A volte, i comportamenti problematici dell’infanzia possono derivare da una complessa interazione tra fattori temperamentali, esperienze vissute e modalità con cui il bambino ha imparato a gestire le proprie emozioni e relazioni.
Quello che è importante ora non è tanto guardare al passato con senso di colpa o preoccupazione, ma capire in che modo poter aiutarla nel presente. Se avverte che sua figlia continua ad avere difficoltà nel costruire legami sani, nel gestire le emozioni e nel trovare un equilibrio nella sua vita, potrebbe essere utile suggerirle un percorso di supporto psicologico. Un professionista potrebbe aiutarla a esplorare il suo vissuto, a comprendere le radici di certi comportamenti e a sviluppare strategie più funzionali per il suo benessere.
Il fatto che lei, come madre, si stia ponendo delle domande e voglia comprendere di più è già un passo importante. Essere presenti e disponibili al dialogo con sua figlia, senza giudizio, potrebbe aiutarla a sentirsi accolta e sostenuta in questo percorso di crescita. Se dovesse aver bisogno di ulteriore supporto per affrontare questi dubbi, non esiti a contattarmi.
Dott. Luca Vocino
Da quanto racconta, il temperamento di sua figlia si è sempre distinto per una forte impulsività e per una difficoltà nel gestire le relazioni sociali in modo sereno. È evidente che la sua tendenza al dispettoso, al controllo delle amicizie e alla trasgressione delle regole siano stati per lei degli aspetti di grande preoccupazione fin dall’infanzia. Il confronto con suo fratello, più tranquillo, ha probabilmente accentuato in lei la percezione di una diversità che ha faticato a comprendere e a gestire.
Ora sua figlia è cresciuta e, nonostante il cambiamento, mi pare di capire che continui a vivere delle difficoltà, seppur in una forma diversa rispetto al passato. Essere stata vittima di bullismo al liceo e aver perso le amicizie potrebbe aver avuto un impatto importante sulla sua autostima e sul suo modo di relazionarsi con il mondo. A volte, i comportamenti problematici dell’infanzia possono derivare da una complessa interazione tra fattori temperamentali, esperienze vissute e modalità con cui il bambino ha imparato a gestire le proprie emozioni e relazioni.
Quello che è importante ora non è tanto guardare al passato con senso di colpa o preoccupazione, ma capire in che modo poter aiutarla nel presente. Se avverte che sua figlia continua ad avere difficoltà nel costruire legami sani, nel gestire le emozioni e nel trovare un equilibrio nella sua vita, potrebbe essere utile suggerirle un percorso di supporto psicologico. Un professionista potrebbe aiutarla a esplorare il suo vissuto, a comprendere le radici di certi comportamenti e a sviluppare strategie più funzionali per il suo benessere.
Il fatto che lei, come madre, si stia ponendo delle domande e voglia comprendere di più è già un passo importante. Essere presenti e disponibili al dialogo con sua figlia, senza giudizio, potrebbe aiutarla a sentirsi accolta e sostenuta in questo percorso di crescita. Se dovesse aver bisogno di ulteriore supporto per affrontare questi dubbi, non esiti a contattarmi.
Dott. Luca Vocino
quale è il comportamento problematico attuale? Non è chiaro dal commento; mi sembra di capire che parliamo di un'adulta che lavora da quando ha 16 anni, quindi in teoria autonoma, siamo in Italia dove buona percentuale dei giovani non lavorano (o faticano a trovare lavoro) e non studiano; questo è decisamente un punto a favore di sua figlia.
In linea di massima tendiamo a considerare lo sviluppo un frullato di fattori temperamentali e ambiente (fisico e sociale), ovviamente in qualche modo il passato di sua figlia ha plasmato quello che è oggi, ma non è detto che l'abbia plasmata in "negativo", magari oggi cerchiamo quella monella che però nel frattempo è diventata un'adulta responsabile.
In linea di massima tendiamo a considerare lo sviluppo un frullato di fattori temperamentali e ambiente (fisico e sociale), ovviamente in qualche modo il passato di sua figlia ha plasmato quello che è oggi, ma non è detto che l'abbia plasmata in "negativo", magari oggi cerchiamo quella monella che però nel frattempo è diventata un'adulta responsabile.
Cara utente, sembra che le dinamiche riguardanti sua figlia la preoccupano da parecchi anni. Le prime domande che mi porrei e che le pongo (non conoscendo la situazione nello specifico) sono se, prima di tutto, anche quando era ancora una bambina, sua figlia abbia mai fatto valutazioni per escludere difficoltà a livello del neurosviluppo. Inoltre, mi chiederei se lei e/o il papà vi siete mai fatti un’idea anche generale rispetto al momento in cui ha iniziato (es. se secondo voi ci sia stato un evento particolare da cui è scaturito il tutto) o avete attribuito questi comportamenti a qualcosa di specifico. Mi chiedo se sia quando era più piccola sia oggi, che ha 20 anni, ciò che esprimeva o esprime in famiglia o con i compagni a scuola fosse una manifestazione di ciò che sente lei dentro, magari una qualche preoccupazione o difficoltà a livello interpersonale che fuoriusciva tramite atteggiamenti che lei ha descritto e che non riusciva a comunicare in altro modo. Se tutt’ora vede una sofferenza in sua figlia consiglierei un percorso psicologico, tuttavia avendo ormai 20 anni ed essendo maggiorenne può deciderlo solo lei se è disponibile e motivata e ne sente la necessità o meno. In caso contrario, consiglierei un percorso genitoriale se sentite il bisogno di essere accompagnati e supportati in questa fase genitoriale.
Mi rendo disponibile per qualsiasi chiarimento, cari saluti. Dott.ssa Vento
Mi rendo disponibile per qualsiasi chiarimento, cari saluti. Dott.ssa Vento
Buon pomeriggio Caterina, grazie per aver condiviso con tanta sincerità le tue preoccupazioni. Da ciò che racconti, è evidente che hai osservato con attenzione il comportamento di tua figlia nel corso degli anni, cercando di comprenderlo e di gestirlo al meglio. È normale interrogarsi su cosa possa aver influito sul suo sviluppo emotivo e relazionale, soprattutto quando certi atteggiamenti si manifestano in modo così marcato fin dall’infanzia.
Alcuni degli elementi che descrivi, possono avere molteplici spiegazioni. Alcuni bambini sviluppano comportamenti sfidanti per attirare attenzione, per esprimere un disagio profondo o per difficoltà nella gestione delle emozioni. Il fatto che tua figlia, crescendo, sia stata vittima di bullismo e abbia perso la sua rete sociale suggerisce che, nonostante un’apparente sicurezza, possa aver avuto fragilità emotive che l’hanno portata a vivere rapporti conflittuali anche nella sua adolescenza.
Sarebbe utile esplorare meglio il suo mondo interno: come ha vissuto le relazioni, quale immagine ha di sé, cosa prova rispetto al suo passato e alle difficoltà che ha incontrato. Spesso, dietro comportamenti di sfida o prevaricazione, si nasconde un bisogno profondo di conferme, di appartenenza e di riconoscimento. Ora che ha 20 anni ed è più matura, potrebbe essere il momento giusto per offrirle un supporto che le permetta di comprendere meglio se stessa e le sue dinamiche relazionali.
Se vuoi, possiamo parlarne più a fondo in un incontro, così da analizzare insieme il suo percorso e trovare delle chiavi di lettura che possano aiutarti a comprenderla meglio e, se necessario, accompagnarla verso un supporto più mirato. Sei una madre attenta e presente, ed è proprio questa attenzione che può fare la differenza nel costruire con lei un dialogo più aperto e costruttivo.
Resto a disposizione, un saluto.
Dott.ssa Marika Muscarella
Alcuni degli elementi che descrivi, possono avere molteplici spiegazioni. Alcuni bambini sviluppano comportamenti sfidanti per attirare attenzione, per esprimere un disagio profondo o per difficoltà nella gestione delle emozioni. Il fatto che tua figlia, crescendo, sia stata vittima di bullismo e abbia perso la sua rete sociale suggerisce che, nonostante un’apparente sicurezza, possa aver avuto fragilità emotive che l’hanno portata a vivere rapporti conflittuali anche nella sua adolescenza.
Sarebbe utile esplorare meglio il suo mondo interno: come ha vissuto le relazioni, quale immagine ha di sé, cosa prova rispetto al suo passato e alle difficoltà che ha incontrato. Spesso, dietro comportamenti di sfida o prevaricazione, si nasconde un bisogno profondo di conferme, di appartenenza e di riconoscimento. Ora che ha 20 anni ed è più matura, potrebbe essere il momento giusto per offrirle un supporto che le permetta di comprendere meglio se stessa e le sue dinamiche relazionali.
Se vuoi, possiamo parlarne più a fondo in un incontro, così da analizzare insieme il suo percorso e trovare delle chiavi di lettura che possano aiutarti a comprenderla meglio e, se necessario, accompagnarla verso un supporto più mirato. Sei una madre attenta e presente, ed è proprio questa attenzione che può fare la differenza nel costruire con lei un dialogo più aperto e costruttivo.
Resto a disposizione, un saluto.
Dott.ssa Marika Muscarella
Buonasera! Non è semplice riassumere una storia di 20 anni in poche righe, da quello che racconta sembrerebbe preoccupata per sua figlia perchè teme che alcune problematiche che sottendono al suo atteggiamento possano essere in qualche modo compromettenti. Se sente che questa situazione può influire anche sul suo benessere, può dedicarsi un tempo ed uno spazio d'ascolto adeguato alle sue esigenze per chiarire dubbi e per far sì che un professionista accolga le sue paure come madre.
Sua figlia ha 20 anni, per questo se riconosce le difficoltà descritte e lo desidera può rivolgersi direttamente ad un professionista per cercare delle risposte.
Sua figlia ha 20 anni, per questo se riconosce le difficoltà descritte e lo desidera può rivolgersi direttamente ad un professionista per cercare delle risposte.
Gentile signora,
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza e le sue preoccupazioni. Capisco quanto possa essere difficile, come madre, osservare certi comportamenti in una figlia e interrogarsi sul loro significato e sulle possibili cause.
È importante sottolineare che il comportamento di una persona non si sviluppa in modo lineare e rigido: le esperienze, l’ambiente familiare e sociale, i vissuti emotivi e persino fattori neurobiologici possono contribuire a determinare certi atteggiamenti. Non si può dire con certezza se il suo comportamento attuale sia una conseguenza diretta di quello infantile, ma sicuramente alcune difficoltà relazionali e il bullismo subito possono aver influito sul suo benessere e sulla sua autostima.
Un aspetto che potrebbe essere utile esplorare con un professionista è la possibilità che alla base di questi atteggiamenti vi sia una difficoltà specifica nella gestione delle emozioni e delle relazioni interpersonali. Potrebbero esserci tratti di personalità peculiari o, in alcuni casi, la presenza di disturbi del comportamento o della regolazione emotiva. Tuttavia, qualsiasi ipotesi richiede una valutazione approfondita da parte di uno psicologo o di uno psicoterapeuta specializzato.
Lei ha fatto bene a porsi delle domande e a voler capire di più. Forse potrebbe essere utile proporre a sua figlia, ormai adulta,un supporto psicologico per aiutarla a elaborare le sue esperienze passate e migliorare la sua capacità di costruire relazioni sane nel presente. Anche per Lei, come madre, un confronto con uno specialista potrebbe offrire strumenti per comprendere meglio la situazione e individuare strategie efficaci di comunicazione e sostegno.
Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
Un caro saluto.
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza e le sue preoccupazioni. Capisco quanto possa essere difficile, come madre, osservare certi comportamenti in una figlia e interrogarsi sul loro significato e sulle possibili cause.
È importante sottolineare che il comportamento di una persona non si sviluppa in modo lineare e rigido: le esperienze, l’ambiente familiare e sociale, i vissuti emotivi e persino fattori neurobiologici possono contribuire a determinare certi atteggiamenti. Non si può dire con certezza se il suo comportamento attuale sia una conseguenza diretta di quello infantile, ma sicuramente alcune difficoltà relazionali e il bullismo subito possono aver influito sul suo benessere e sulla sua autostima.
Un aspetto che potrebbe essere utile esplorare con un professionista è la possibilità che alla base di questi atteggiamenti vi sia una difficoltà specifica nella gestione delle emozioni e delle relazioni interpersonali. Potrebbero esserci tratti di personalità peculiari o, in alcuni casi, la presenza di disturbi del comportamento o della regolazione emotiva. Tuttavia, qualsiasi ipotesi richiede una valutazione approfondita da parte di uno psicologo o di uno psicoterapeuta specializzato.
Lei ha fatto bene a porsi delle domande e a voler capire di più. Forse potrebbe essere utile proporre a sua figlia, ormai adulta,un supporto psicologico per aiutarla a elaborare le sue esperienze passate e migliorare la sua capacità di costruire relazioni sane nel presente. Anche per Lei, come madre, un confronto con uno specialista potrebbe offrire strumenti per comprendere meglio la situazione e individuare strategie efficaci di comunicazione e sostegno.
Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
Un caro saluto.
Salve Caterina,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità le sue preoccupazioni riguardo a sua figlia. Capisco quanto possa essere stato difficile crescere una bambina con un temperamento così complesso e vedere nel tempo l’evoluzione del suo comportamento. È naturale interrogarsi sul passato e su quanto abbia influenzato il presente, soprattutto quando si nota un legame tra le difficoltà dell’infanzia e la situazione attuale.
Da ciò che racconta, sua figlia ha sempre avuto un carattere forte, impulsivo e un modo di relazionarsi con gli altri piuttosto particolare, fatto di sfide, bisogno di controllo e desiderio di attenzione. Alcuni di questi aspetti possono essere legati al suo temperamento, mentre altri potrebbero aver nascosto delle difficoltà emotive più profonde, che forse all’epoca non erano così evidenti. Il fatto che in adolescenza abbia subito bullismo e che oggi abbia una vita sociale limitata potrebbe indicare che, nel tempo, certi suoi comportamenti abbiano influito sulle sue relazioni, ma potrebbe anche essere il segnale di un vissuto interiore più complesso che merita attenzione.
Nonostante le difficoltà, è positivo che oggi lavori e abbia una sua indipendenza. Questo dimostra che è riuscita a trovare una strada, anche se con qualche fatica. Se sente che sua figlia ha ancora oggi un malessere o delle difficoltà nel rapportarsi agli altri, potrebbe essere utile per lei un percorso di supporto psicologico, non necessariamente per "cambiare" ma per comprendere meglio sé stessa e trovare strategie più funzionali per stare bene con gli altri e con sé stessa.
Anche per lei, come madre, è comprensibile avere dubbi e domande su cosa sia accaduto nel tempo. Forse potrebbe essere utile un confronto con un professionista per elaborare le sue preoccupazioni e capire come, anche oggi, possa essere di aiuto a sua figlia senza farla sentire giudicata o etichettata.
Non è mai troppo tardi per comprendere meglio le dinamiche familiari e trovare un nuovo equilibrio. Se sente che sua figlia potrebbe beneficiare di un supporto, magari potrebbe parlarle con delicatezza, proponendole un aiuto senza forzarla, ma mostrandole che c'è spazio per comprendere meglio il suo mondo interiore.
Un caro saluto.
grazie per aver condiviso con tanta sincerità le sue preoccupazioni riguardo a sua figlia. Capisco quanto possa essere stato difficile crescere una bambina con un temperamento così complesso e vedere nel tempo l’evoluzione del suo comportamento. È naturale interrogarsi sul passato e su quanto abbia influenzato il presente, soprattutto quando si nota un legame tra le difficoltà dell’infanzia e la situazione attuale.
Da ciò che racconta, sua figlia ha sempre avuto un carattere forte, impulsivo e un modo di relazionarsi con gli altri piuttosto particolare, fatto di sfide, bisogno di controllo e desiderio di attenzione. Alcuni di questi aspetti possono essere legati al suo temperamento, mentre altri potrebbero aver nascosto delle difficoltà emotive più profonde, che forse all’epoca non erano così evidenti. Il fatto che in adolescenza abbia subito bullismo e che oggi abbia una vita sociale limitata potrebbe indicare che, nel tempo, certi suoi comportamenti abbiano influito sulle sue relazioni, ma potrebbe anche essere il segnale di un vissuto interiore più complesso che merita attenzione.
Nonostante le difficoltà, è positivo che oggi lavori e abbia una sua indipendenza. Questo dimostra che è riuscita a trovare una strada, anche se con qualche fatica. Se sente che sua figlia ha ancora oggi un malessere o delle difficoltà nel rapportarsi agli altri, potrebbe essere utile per lei un percorso di supporto psicologico, non necessariamente per "cambiare" ma per comprendere meglio sé stessa e trovare strategie più funzionali per stare bene con gli altri e con sé stessa.
Anche per lei, come madre, è comprensibile avere dubbi e domande su cosa sia accaduto nel tempo. Forse potrebbe essere utile un confronto con un professionista per elaborare le sue preoccupazioni e capire come, anche oggi, possa essere di aiuto a sua figlia senza farla sentire giudicata o etichettata.
Non è mai troppo tardi per comprendere meglio le dinamiche familiari e trovare un nuovo equilibrio. Se sente che sua figlia potrebbe beneficiare di un supporto, magari potrebbe parlarle con delicatezza, proponendole un aiuto senza forzarla, ma mostrandole che c'è spazio per comprendere meglio il suo mondo interiore.
Un caro saluto.
Salve Caterina, in questa sede non è possibile fare una diagnosi per sua figlia, in quanto andrebbero esplorati ed approfonditi diversi aspetti, facendo luce su alcuni dettagli, ma è possibile comunque ragionare per ipotesi, affinchè lei possa avere degli spunti di riflessione. Sembra, da ciò che scrive, che sua figlia, nelle relazioni e dinamiche con l'altro, senta la necessità di percepirsi in una posizione di potere, dove l'altro invece non ne ha e che lei provi sentimenti piacevoli per questo. Anche se il comportamento manifestato da sua figlia è spiacevole, e certamente può essere complesso stare in relazione con lei, tali manifestazioni hanno un ruolo importante: sottindendono un messaggio di disagio e difficoltà, che da bambina provava a manifestare in tal modo. Potremmo dire che sua figlia aveva alcune risorse per manifestare il suo disagio, immature ovviamente data la tenera età, e che le risorse che aveva le ha utilizzate. Crescendo, questo modo di manifestare una sofferenza o un disagio, si è consolidato, per cui lei ha continuato ad utilizzarlo, anche perchè magari è rimasta per lungo tempo l'unica risorsa che aveva o ha ad oggi. Per comprendere le motivazioni di questo suo modo di stare in relazione, sarebbe necessario disporre di ulteriori informazioni. Nella nostra vita affrontiamo tante situazioni, piacevoli e non, che vanno a "costruire" la nostra identità e personalità, perciò sento di poterle dire che si, probabilmente ciò che sua figlia ha vissuto, inclusa la crisi con i compagni del liceo, possa aver contribuito alla sua difficoltà relazionale di oggi. In questa sede sta chiedendo solo di vederci più chiaro, e spero che questa mia riflessione possa esserle di aiuto, ma mi preme suggerirle di consultare un professionista, in modo che insieme possiate trovare il modo di aiutare sua figlia.
Dott.ssa Giada Bertone Psicologa Clinica
Dott.ssa Giada Bertone Psicologa Clinica
Salve Caterina, ho letto con attenzione le sue parole ed è molto probabile che il comportamento che sua figlia aveva da bambina abbia influenzato il modo in cui adesso si trova a diventare donna. Ci sono diversi aspetti che influenzano la formazione della nostra personalità: aspetti genetici, di temperamento, stili educativi familiari e relazionali, aspetti sociali e culturali. Sua figlia, come scrive lei, aveva ed ha un carattere diverso dal fratello e questo alle volte può non essere facile da gestire ed accettare per nessuno, forse in primis per lei. Al di là di questo la cosa più importante per sua figlia e per voi genitori è vederla felice e di conseguenza come famiglia non potete fare altro che appoggiarla e aiutarla a trovare la sua dimensione di serenità, qualunque essa sia e sicuramente diversa dal fratello ma non per questo più giusta o sbagliata.
Cara Caterina, la situazione di tua figlia solleva diverse questioni importanti e complesse. E' comprensibile la tua preoccupazione e il desiderio di capire meglio le dinamiche che hanno influenzato il suo comportamento nel tempo. Il comportamento "ingestibile" necessitava di un’attenzione specialistica già in età precoce. È possibile che il suo comportamento passato abbia contribuito a isolarla, e le difficoltà comportamentali hanno influenzato il suo attuale stato emotivo e sociale. Ti consiglio vivamente di intraprendere un percorso di psicoterapia per una valutazione approfondita di tua figlia. Per qualsiasi informazione, non esitare a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, dott.ssa Cristina Sinno.
Gentile Caterina, quelle di sua figlia piccola potrebbero sembrare delle richieste di aiuto e contenimento. La cosa particolare è che quando la descrive da piccola, sembra una "bulla", mentre poi al liceo è stata vittima di bullismo; prima sempre al centro dell'attenzione, ora senza amici. Sembrano le due facce della stessa medaglia. Se sua figlia è d'accordo, potrebbe rivolgersi ad un professionista, che saprà trovare il filo conduttore dall'infanzia di sua figlia ad oggi. Forse l'aiuto che non ha ricevuto allora, potrebbe arrivare oggi. Coraggio!
Cordialmente.
dott.ssa Floriana Ricciardi
Cordialmente.
dott.ssa Floriana Ricciardi
Salve Caterina,
c'è stato un grosso cambiamento durante la crescita, in effetti. Non credo ci siano patologie ma una chiacchierata con un professionista male non fa. Consigli a sua figlia di parlarne, non la forzi a farlo con voi in famiglia perchè alzerebbe un muro, come spesso accade con i giovani.
Non lo metta sul piano della patologia o del problema, magari può regalarle un percorso breve della gestione dello stress per un impatto più "dolce".
Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
c'è stato un grosso cambiamento durante la crescita, in effetti. Non credo ci siano patologie ma una chiacchierata con un professionista male non fa. Consigli a sua figlia di parlarne, non la forzi a farlo con voi in famiglia perchè alzerebbe un muro, come spesso accade con i giovani.
Non lo metta sul piano della patologia o del problema, magari può regalarle un percorso breve della gestione dello stress per un impatto più "dolce".
Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Le suggerisca di rivolgersi presso uno psicologo e se non vuole faccia lei qualche seduta per capire come meglio comportarsi e placare le sue ansie e migliorare nel profondo il rapporto con lei. Questo è quello che le consiglio caldamente.
Gentile Caterina
i comportamenti di sua figlia hanno sicuramente un significato. Molto probabilmente dietro questi numerosi dispetti, pizzicotti e desiderio di essere l'unica c'era un enorme bisogno di attenzioni e di "esistere" per gli altri.
Sono molto dispiaciuta del fatto che sua figlia abbia subito episodi d bullismo anche se non ho ben compreso il nesso con la perdita di tutti i suoi amici.
Troppo pochi sono gli elementi per poterla confortare maggiormente poichè i comportamenti della figlia derivano da tantissime variabili. In quel periodo avete mai provato a parlarne con un professionista per farvi aiutare?
Più che chiedere alla figlia di non comportarsi in un certo modo, avete mai parlato con lei e cercato in qualche modo un confronto per comprenderla maggiormente? Sono tutte domande a cui sarebbe interessante trovare una risposta. Sicuramente le posso dire che se sua figlia in qualche modo aveva un vuoto o si sentiva "affamata" di attenzioni e questo suo vissuto non è mai stato preso in carico, è abbastanza plausibile ritenere che anche ora che è più adulta ne risenta o che abbia messo in atto qualche meccanismo di difesa per sopravvivere.
i comportamenti di sua figlia hanno sicuramente un significato. Molto probabilmente dietro questi numerosi dispetti, pizzicotti e desiderio di essere l'unica c'era un enorme bisogno di attenzioni e di "esistere" per gli altri.
Sono molto dispiaciuta del fatto che sua figlia abbia subito episodi d bullismo anche se non ho ben compreso il nesso con la perdita di tutti i suoi amici.
Troppo pochi sono gli elementi per poterla confortare maggiormente poichè i comportamenti della figlia derivano da tantissime variabili. In quel periodo avete mai provato a parlarne con un professionista per farvi aiutare?
Più che chiedere alla figlia di non comportarsi in un certo modo, avete mai parlato con lei e cercato in qualche modo un confronto per comprenderla maggiormente? Sono tutte domande a cui sarebbe interessante trovare una risposta. Sicuramente le posso dire che se sua figlia in qualche modo aveva un vuoto o si sentiva "affamata" di attenzioni e questo suo vissuto non è mai stato preso in carico, è abbastanza plausibile ritenere che anche ora che è più adulta ne risenta o che abbia messo in atto qualche meccanismo di difesa per sopravvivere.
Cara Caterina, la ringrazio per aver condiviso con me la sua storia e le sue preoccupazioni. Capisco quanto possa essere difficile e doloroso vedere propria figlia lottare con comportamenti problematici fin dall'infanzia. La sua esperienza di confronto tra i due figli, così diversi tra loro, è sicuramente stata fonte di ulteriore stress e interrogativi ed è proprio per questo che consiglio sempre di non fare paragoni tra i figli...
Mi sembra di percepire in lei un forte senso di impotenza e frustrazione, ma anche un profondo amore materno e il desiderio di aiutare sua figlia a stare meglio. È ammirevole che, nonostante le difficoltà, lei non abbia mai smesso di cercare risposte e soluzioni.
Vorrei farle alcune domande per capire meglio la situazione:
Durante l'infanzia di sua figlia, avete mai consultato uno specialista per valutare i suoi comportamenti?
Come si è evoluto il rapporto tra sua figlia e il fratello nel corso degli anni?
Quali sono, secondo lei, i punti di forza di sua figlia?
Come descriverebbe il rapporto attuale tra lei e sua figlia?
Queste domande possono aiutarci a ricostruire il quadro generale e a individuare eventuali fattori che hanno contribuito ai comportamenti di sua figlia.
È importante ricordare che ogni persona è unica e che i comportamenti problematici possono avere diverse cause. Non sempre si tratta di una patologia, ma spesso di un modo per esprimere un disagio interiore.
Il fatto che sua figlia sia cambiata nel tempo e che abbia affrontato il bullismo al liceo potrebbe aver avuto un impatto significativo sul suo sviluppo. La sua attuale mancanza di vita sociale e la sua storia lavorativa precoce meritano sicuramente un'attenzione particolare.
Sono qui per ascoltarla e per aiutarla a comprendere meglio la situazione di sua figlia. Insieme, potremmo esplorare le possibili cause dei suoi comportamenti e individuare le strategie più adeguate per supportarla.
Mi sembra di percepire in lei un forte senso di impotenza e frustrazione, ma anche un profondo amore materno e il desiderio di aiutare sua figlia a stare meglio. È ammirevole che, nonostante le difficoltà, lei non abbia mai smesso di cercare risposte e soluzioni.
Vorrei farle alcune domande per capire meglio la situazione:
Durante l'infanzia di sua figlia, avete mai consultato uno specialista per valutare i suoi comportamenti?
Come si è evoluto il rapporto tra sua figlia e il fratello nel corso degli anni?
Quali sono, secondo lei, i punti di forza di sua figlia?
Come descriverebbe il rapporto attuale tra lei e sua figlia?
Queste domande possono aiutarci a ricostruire il quadro generale e a individuare eventuali fattori che hanno contribuito ai comportamenti di sua figlia.
È importante ricordare che ogni persona è unica e che i comportamenti problematici possono avere diverse cause. Non sempre si tratta di una patologia, ma spesso di un modo per esprimere un disagio interiore.
Il fatto che sua figlia sia cambiata nel tempo e che abbia affrontato il bullismo al liceo potrebbe aver avuto un impatto significativo sul suo sviluppo. La sua attuale mancanza di vita sociale e la sua storia lavorativa precoce meritano sicuramente un'attenzione particolare.
Sono qui per ascoltarla e per aiutarla a comprendere meglio la situazione di sua figlia. Insieme, potremmo esplorare le possibili cause dei suoi comportamenti e individuare le strategie più adeguate per supportarla.
Cara Caterina,
grazie per aver condiviso una parte così delicata e complessa della vostra storia familiare. È evidente quanto lei tenga a sua figlia e quanto abbia cercato, nel tempo, di comprenderla e aiutarla. Le sue domande sono legittime e profondamente umane: sta cercando un senso, una spiegazione che possa fare chiarezza sul comportamento di sua figlia — non solo per capirla, ma anche per continuare ad amarla nel modo più giusto.
Vediamo insieme alcuni punti chiave da una prospettiva psicologica:
1. **Comportamenti oppositivi precoci: un possibile campanello d’allarme**
I comportamenti che lei descrive – aggressività, insensibilità verso gli altri (persone o animali), piacere nel causare disagio, mancanza di empatia, esibizionismo, possessività nelle relazioni – non vanno ignorati, soprattutto se sono persistenti, intensi e si presentano fin dai primi anni di vita.
In psicologia clinica, quando questi segnali si manifestano con continuità durante l’infanzia, è possibile che siano legati a **disturbi del comportamento**, tra cui ad esempio:
* **Disturbo oppositivo provocatorio (ODD)**
* **Disturbo della condotta**
* **Tratti di disregolazione emotiva**
* In alcuni casi, **tratti di tipo narcisistico o antisociale**, anche se è molto importante non usare etichette cliniche senza un’adeguata valutazione specialistica.
Questi disturbi non implicano una “cattiveria” innata, ma **sofferenze profonde e difficoltà a gestire le emozioni, le relazioni e l’empatia**.
2. **Dalla prepotenza all’isolamento: cosa è cambiato?**
È significativo che lei scriva che sua figlia **ha subito bullismo al liceo e ha perso tutti gli amici**. Questo potrebbe aver segnato un momento di rottura emotiva e relazionale molto forte. Per una persona con difficoltà a gestire le relazioni, vivere l’umiliazione sociale può:
* **Innescare un ritiro difensivo** (“se non mi vogliono, non mi serve nessuno”)
* **Aumentare sentimenti di rabbia, disillusione o vendetta**
* Oppure, paradossalmente, **attivare una nuova consapevolezza** (dolorosa) di sé e del proprio impatto sugli altri
Il fatto che oggi sia più isolata non vuol dire automaticamente che “stia meglio” o che i comportamenti problematici siano risolti, ma che **probabilmente ha smesso di cercare negli altri qualcosa che non sente di poter costruire**. E questo, a lungo termine, può pesare molto sul piano psicologico.
3. **E ora? Come aiutarla da madre adulta a figlia adulta?**
Sua figlia ha 20 anni, quindi non parliamo più di un percorso educativo, ma di **una relazione fra adulti**. Ecco alcune indicazioni utili:
**1. Favorire un confronto non giudicante**
Eviti di parlare solo di quello che “non andava” o di quanto è stata “dispettosa”. Inizi da frasi come:
> “Negli anni ho pensato tanto a come ti sei sentita. Mi dispiace se a volte non ti ho capita. Ti andrebbe di raccontarmi tu come hai vissuto quel periodo?”
Questo tipo di apertura può creare uno spazio sicuro per far emergere lati di sé che forse non ha mai condiviso.
**2. Valutare un supporto psicologico per lei**
Da quanto scrive, un percorso psicologico con un professionista esperto in **disturbi del comportamento e relazioni interpersonali** sarebbe fortemente consigliato. Non per “curarla”, ma per **aiutarla a dare un senso alla sua storia, alle sue azioni passate e al suo vissuto attuale**.
Potrebbe proporle con dolcezza un colloquio con uno psicologo dicendo, ad esempio:
> “Ho pensato che magari ti farebbe bene parlare con qualcuno che ti aiuti a elaborare ciò che hai vissuto, anche solo per capire meglio te stessa, senza etichette.”
**3. Considerare anche un percorso familiare**
In casi simili, un breve percorso di **mediazione familiare o di sostegno alla genitorialità** può aiutare anche lei a **rielaborare il suo vissuto di madre**, le frustrazioni e le colpe (che spesso non sono colpe vere, ma emozioni non espresse).
In sintesi
Caterina, non è sola in questa esperienza. Molti genitori si trovano, a un certo punto, a confrontarsi con l’idea che un figlio o una figlia possa aver avuto – o avere – un funzionamento emotivo e relazionale complesso.
**Non è colpa sua.** Ma oggi ha la possibilità di fare un passo importante: non tanto per correggere il passato, ma per costruire un presente più sano, più consapevole e più vero nella relazione con sua figlia.
Se desidera, posso aiutarla anche a preparare un primo dialogo con lei, o a cercare un professionista adatto nella vostra zona.
Con stima e ascolto,
**una psicologa**
grazie per aver condiviso una parte così delicata e complessa della vostra storia familiare. È evidente quanto lei tenga a sua figlia e quanto abbia cercato, nel tempo, di comprenderla e aiutarla. Le sue domande sono legittime e profondamente umane: sta cercando un senso, una spiegazione che possa fare chiarezza sul comportamento di sua figlia — non solo per capirla, ma anche per continuare ad amarla nel modo più giusto.
Vediamo insieme alcuni punti chiave da una prospettiva psicologica:
1. **Comportamenti oppositivi precoci: un possibile campanello d’allarme**
I comportamenti che lei descrive – aggressività, insensibilità verso gli altri (persone o animali), piacere nel causare disagio, mancanza di empatia, esibizionismo, possessività nelle relazioni – non vanno ignorati, soprattutto se sono persistenti, intensi e si presentano fin dai primi anni di vita.
In psicologia clinica, quando questi segnali si manifestano con continuità durante l’infanzia, è possibile che siano legati a **disturbi del comportamento**, tra cui ad esempio:
* **Disturbo oppositivo provocatorio (ODD)**
* **Disturbo della condotta**
* **Tratti di disregolazione emotiva**
* In alcuni casi, **tratti di tipo narcisistico o antisociale**, anche se è molto importante non usare etichette cliniche senza un’adeguata valutazione specialistica.
Questi disturbi non implicano una “cattiveria” innata, ma **sofferenze profonde e difficoltà a gestire le emozioni, le relazioni e l’empatia**.
2. **Dalla prepotenza all’isolamento: cosa è cambiato?**
È significativo che lei scriva che sua figlia **ha subito bullismo al liceo e ha perso tutti gli amici**. Questo potrebbe aver segnato un momento di rottura emotiva e relazionale molto forte. Per una persona con difficoltà a gestire le relazioni, vivere l’umiliazione sociale può:
* **Innescare un ritiro difensivo** (“se non mi vogliono, non mi serve nessuno”)
* **Aumentare sentimenti di rabbia, disillusione o vendetta**
* Oppure, paradossalmente, **attivare una nuova consapevolezza** (dolorosa) di sé e del proprio impatto sugli altri
Il fatto che oggi sia più isolata non vuol dire automaticamente che “stia meglio” o che i comportamenti problematici siano risolti, ma che **probabilmente ha smesso di cercare negli altri qualcosa che non sente di poter costruire**. E questo, a lungo termine, può pesare molto sul piano psicologico.
3. **E ora? Come aiutarla da madre adulta a figlia adulta?**
Sua figlia ha 20 anni, quindi non parliamo più di un percorso educativo, ma di **una relazione fra adulti**. Ecco alcune indicazioni utili:
**1. Favorire un confronto non giudicante**
Eviti di parlare solo di quello che “non andava” o di quanto è stata “dispettosa”. Inizi da frasi come:
> “Negli anni ho pensato tanto a come ti sei sentita. Mi dispiace se a volte non ti ho capita. Ti andrebbe di raccontarmi tu come hai vissuto quel periodo?”
Questo tipo di apertura può creare uno spazio sicuro per far emergere lati di sé che forse non ha mai condiviso.
**2. Valutare un supporto psicologico per lei**
Da quanto scrive, un percorso psicologico con un professionista esperto in **disturbi del comportamento e relazioni interpersonali** sarebbe fortemente consigliato. Non per “curarla”, ma per **aiutarla a dare un senso alla sua storia, alle sue azioni passate e al suo vissuto attuale**.
Potrebbe proporle con dolcezza un colloquio con uno psicologo dicendo, ad esempio:
> “Ho pensato che magari ti farebbe bene parlare con qualcuno che ti aiuti a elaborare ciò che hai vissuto, anche solo per capire meglio te stessa, senza etichette.”
**3. Considerare anche un percorso familiare**
In casi simili, un breve percorso di **mediazione familiare o di sostegno alla genitorialità** può aiutare anche lei a **rielaborare il suo vissuto di madre**, le frustrazioni e le colpe (che spesso non sono colpe vere, ma emozioni non espresse).
In sintesi
Caterina, non è sola in questa esperienza. Molti genitori si trovano, a un certo punto, a confrontarsi con l’idea che un figlio o una figlia possa aver avuto – o avere – un funzionamento emotivo e relazionale complesso.
**Non è colpa sua.** Ma oggi ha la possibilità di fare un passo importante: non tanto per correggere il passato, ma per costruire un presente più sano, più consapevole e più vero nella relazione con sua figlia.
Se desidera, posso aiutarla anche a preparare un primo dialogo con lei, o a cercare un professionista adatto nella vostra zona.
Con stima e ascolto,
**una psicologa**
Gentile utente,
dal quadro che descrive emerge una continuità di comportamenti presenti fin dall’infanzia: impulsività, difficoltà nel rispetto dei limiti, bisogno costante di attenzione, comportamenti oppositivi, relazione ambivalente con i pari e scarso accesso all’empatia nei momenti di frustrazione. Sono elementi che non si spiegano semplicemente con il carattere “vivace”, ma fanno pensare a un funzionamento emotivo complesso che negli anni non è stato compreso fino in fondo.
È possibile che sua figlia, da piccola, abbia espresso attraverso i dispetti e l’irrequietezza una difficoltà nella regolazione emotiva: bambini che non sanno come gestire tensione, rabbia o paura spesso agiscono per impulso, senza riuscire a prevedere le conseguenze. Il bisogno di centralità nelle amicizie e la gelosia verso le compagne suggeriscono una forte insicurezza di base, più che una volontà consapevole di “fare del male”.
Il fatto che da adolescente sia poi stata vittima di bullismo indica un’inversione dei ruoli che vediamo talvolta in ragazzi con difficoltà relazionali non riconosciute: prima vengono percepiti come “problematici”, poi, crescendo, diventano più vulnerabili al giudizio dei pari e tendono a isolarsi. Il ritiro sociale attuale può quindi essere una conseguenza del passato, non la prova che il suo carattere sia “sbagliato”.
Oggi, il punto centrale non è capire se ciò che mostrava da bambina fosse “patologico”, ma cosa sua figlia stia vivendo ora. Il fatto che abbia perso amici, che non abbia una rete sociale e che mantenga alcuni tratti impulsivi o dispettosi indica un bisogno di sostegno più profondo: non solo comportamentale, ma emotivo. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a rileggere la propria storia, a comprendere la radice delle sue reazioni e a costruire modi più funzionali di stare nelle relazioni.
Dott.ssa Sara Petroni
dal quadro che descrive emerge una continuità di comportamenti presenti fin dall’infanzia: impulsività, difficoltà nel rispetto dei limiti, bisogno costante di attenzione, comportamenti oppositivi, relazione ambivalente con i pari e scarso accesso all’empatia nei momenti di frustrazione. Sono elementi che non si spiegano semplicemente con il carattere “vivace”, ma fanno pensare a un funzionamento emotivo complesso che negli anni non è stato compreso fino in fondo.
È possibile che sua figlia, da piccola, abbia espresso attraverso i dispetti e l’irrequietezza una difficoltà nella regolazione emotiva: bambini che non sanno come gestire tensione, rabbia o paura spesso agiscono per impulso, senza riuscire a prevedere le conseguenze. Il bisogno di centralità nelle amicizie e la gelosia verso le compagne suggeriscono una forte insicurezza di base, più che una volontà consapevole di “fare del male”.
Il fatto che da adolescente sia poi stata vittima di bullismo indica un’inversione dei ruoli che vediamo talvolta in ragazzi con difficoltà relazionali non riconosciute: prima vengono percepiti come “problematici”, poi, crescendo, diventano più vulnerabili al giudizio dei pari e tendono a isolarsi. Il ritiro sociale attuale può quindi essere una conseguenza del passato, non la prova che il suo carattere sia “sbagliato”.
Oggi, il punto centrale non è capire se ciò che mostrava da bambina fosse “patologico”, ma cosa sua figlia stia vivendo ora. Il fatto che abbia perso amici, che non abbia una rete sociale e che mantenga alcuni tratti impulsivi o dispettosi indica un bisogno di sostegno più profondo: non solo comportamentale, ma emotivo. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a rileggere la propria storia, a comprendere la radice delle sue reazioni e a costruire modi più funzionali di stare nelle relazioni.
Dott.ssa Sara Petroni
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