salve, a seguito di una rottura ho avuto un blocco emotivo di cui ho paura di liberarmi perché mi ve

23 risposte
salve, a seguito di una rottura ho avuto un blocco emotivo di cui ho paura di liberarmi perché mi verrebbe in testa il me femminile che mi tovlie energie e mi spaventa solo a pensarla… ammetto che vivevo di emozioni ed ero assai in simbiosi col mio corpo… però adesso mi sento a disagio nel provarle e questa figura mi perseguita anche quando mi guardo allo specchio.
Dr. Sergio Poletti
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Verona
I dati che fornisce sono insufficienti a definire una qualunque ipotesi diagnostica.
Credo sia necessario uno o due colloqui per capire bene una situazione che,comunque,appare seria

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Alessio Vellucci
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile Utente, ciò che scrive comunica quanto la situazione la faccia soffrire, ma non ci dà riferimenti sul piano dei contenuti, ed è difficile offrirle un contributo. La situazione la preoccupa e vorrebbe l’aiuto di un professionista per occuparsene, dunque contatti uno psicoterapeuta della sua zona per iniziare un percorso che l’aiuti a trovare risposte e altrettante domande. Un caro saluto
Dott.ssa Daniela Chieppa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Salve, tutto quello che scrive meriterebbe di un ulteriore approfondimento.
Resto a disposizione.
Un saluto.
Dott.ssa Daniela Chieppa
Dott.ssa Barbara Piscitelli
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Salve, grazie per aver scritto in questo spazio.
Dalle sue parole si evince la preoccupazione che sta vivendo e il malessere che questo le provoca.
Per poterle dare delle risposte e aiutarla, sono necessari ulteriori approfondimento, pertanto resto a disposizione anche online.
Dott.ssa Barbara Piscitelli
Dott.ssa Sabrina Scarpetta
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Gentile utente mi dispiace per ciò che sta affrontando, per poterle dare una risposta corretta ci vogliono più informazioni . Le consiglio di intraprendere un percorso di psicoterapia dal quale troverà giovamento fino alla risoluzione del suo problema . Per qualsiasi altra informazione resto a sua disposizione . Cordiali saluti
Dott.ssa Raffaella Lombardo
Psicologo, Psicologo clinico
Marina di Gioiosa Ionica
Buonasera, grazie per la sua condivisione, anche se povera di contenuti, per questo le sarebbe utile un percorso psicologico per approfondire il suo vissuto. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordialmente dott.ssa Raffaella Lombardo
Dott. Francesco De Biase
Psicologo, Psicologo clinico
Albano Laziale
Buonasera, purtroppo come accennato dai suoi colleghi, le informazioni da lei fornite, sono abbastanza scarse per ipotizzare una diagnosi o un trattamento specifico.
Bisognerebbe fare uno o due colloqui esplorativi per avere un quadro olistico della sua situazione clinica.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
Un caro saluto, dottor De Biase Francesco.
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera capisco la sua preoccupazione e la ringrazio per avercene parlato. Penso tuttavia che sia complicato poterle dare un parere partendo dalle poche informazioni in nostro possesso e, per questo, quello che posso consigliarle è di ritagliarsi uno spazio in cui le sia possibile ascoltarsi sentendosi ascoltato al fine di cercare di dare un significato più profondo al suo sentire. Qualora lo facesse potrebbe capire molto di se e riuscire a trovare maggiore serenità e libertà. Cordialmente, dott. Andrea Brumana
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, impossibile darle una risposta con informazioni così sintetiche. Le suggerisco di contattare uno psicologo per affrontare seriamente quanto la disturba. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Salve,
grazie per essersi rifatta a noi. Posso capire bene il suo stato di preoccupazione, senza dubbio, come hanno scritto anche altri colleghi/e, non avendo sufficienti elementi, è difficile darle anche dei minimi consigli o punti di vista per supportarla. Sarebbe il caso di provare a organizzare un colloquio psicologico per chiarire la sua situazione ad uno/a professionista.

Rimango a disposizione.
Saluti,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
iò che scrive comunica quanto la situazione la faccia soffrire, ma non ci dà riferimenti sul piano dei contenuti, ed è difficile offrirle un contributo.
Dott.ssa Francesca Caterino
Psicologo, Psicologo clinico
Castel Morrone
Ciao, Mi dispiace per ciò che stai affrontando e comprendo quanto per te possa essere difficile. Spesso ci troviamo di fronte a delle difficoltà contingenti e non disponiamo di tutte le risorse necessarie per affrontarle e superarle. Ci sentiamo bloccati e questo, nella maggior parte dei casi, ci impedisce di svolgere una vita completa ed appagante.
Tutti riteniamo di conoscerci, di essere consapevoli delle nostre emozioni, pensieri e comportamenti, ma in realtà , non tutti gli aspetti del nostro carattere e della nostra personalità  sono per noi così chiari e consapevoli.
Un consulto psicologico potrebbe essere utile al fine di approfondire il vissuto,la situazione, l'origine e l’evoluzione, le risorse che è possibile attivare e le strade percorribili per alleviare il disagio, agevolando una conoscenza più profonda di noi stessi. Ciò consentirà il cambiamento di tutti quegli elementi, poco funzionali, che non ci permettono di stare bene amplificando i vissuti negativi e le nostre sofferenze.
Resto a disposizione anche online.
Saluti,
Dott.ssa Francesca Caterino
Dott.ssa Marina Costantini
Psicologo, Psicologo clinico
Colleferro
Buonasera, grazie per la sua richiesta. Sarebbe importante, se pur spaventoso per lei, approfondire questo disagio. Spero riuscirà a trovare i tempi e la persona con cui parlarne.
Cordialmente, dott.ssa Costantini
Dott.ssa Sara Bachiorri
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Il blocco emotivo che stai descrivendo può essere una conseguenza normale della rottura di una relazione. Le emozioni possono essere intense e difficili da gestire, soprattutto dopo una rottura. È normale sentirsi a disagio nel provare emozioni intense e potrebbe essere difficile liberarsene.
La paura del tuo "io femminile" che descrivi potrebbe essere associata a una sorta di conflitto interno sull'identità di genere o sull'accettazione di sé. Vorrei poterle dare supporto per capire da dove nascono e evolvono questi pensieri e queste emozioni. La terapia può aiutarla a elaborare i sentimenti legati alla rottura, a lavorare sull'accettazione di sé e a trovare modi efficaci per gestire le emozioni intense.
Cerchi di non evitare le emozioni negative, ma invece di affrontarle e di elaborarle.
Ricorda che il processo di elaborazione della rottura può essere lungo e difficile, ma con il supporto adeguato e le giuste strategie, è possibile superare questi blocchi emotivi e riprendere una vita piena e soddisfacente.
Resto a sua disposizione
Dott.ssa Bachiorri Sara

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Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao,

mi dispiace molto per quello che stai passando. Capisco che non sia facile affrontare questi sentimenti di blocco emotivo e di paura.

La fine di una relazione può essere un evento molto difficile da affrontare, soprattutto se è stata importante per te. È normale sentirsi tristi, arrabbiati o confusi dopo una rottura.

Il fatto che tu abbia avuto un blocco emotivo può essere un segno che stai cercando di proteggerti dal dolore della rottura. Potresti aver represso le tue emozioni, per evitare di sentirti troppo male.

La figura femminile che hai in mente può essere un simbolo delle tue emozioni represse. Potrebbe rappresentare la parte di te che è stata ferita dalla rottura.

È importante ricordare che non sei solo. Ci sono molte persone che hanno sperimentato sentimenti simili, e ci sono risorse disponibili per aiutarti.

Ecco alcuni suggerimenti che possono aiutarti nel tuo percorso:

Parla con qualcuno di cui ti fidi. Può essere un amico, un familiare, un terapista, o un gruppo di supporto. Parlare dei tuoi sentimenti può aiutarti a sentirti meno solo e incompreso.
Esplora le tue emozioni. Prova a scrivere un diario, a fare meditazione o a parlare con un terapista.
Non avere paura di chiedere aiuto. Se stai lottando, non esitare a chiedere aiuto a un terapista o a un gruppo di supporto.
Ti auguro di trovare il percorso giusto per te, e di vivere la vita che desideri.
Dott.ssa Anastasia Giangrande
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve, non è molto chiaro il contenuto della sua domanda. Arriva un po' di confusione. Potrebbe fornire ulteriori informazioni?
A presto, dott.ssa Anastasia Giangrande
Dott. Francesco Mangiafico
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Torino
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Non è molto chiara la condizione che ci riporta, le suggerisco di approfondirla ulteriormente in colloquio, è evidente che ha bisogno di un supporto psicologico davanti ad un periodo di vita particolarmente difficile.
Se ha bisogno non esiti a contattarmi, ricevo privatamente sia in studio a Torino che Online.
Resto a disposizione.

Dott. Francesco Mangiafico - Psicologo
Dott.ssa Martina Mari
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Cremona
Buongiorno caro utente, la ringrazio per la sua condivisione e mi spiace molto per la situazione che sta attraversando. Le informazioni che lei ha condiviso purtroppo non sono sufficienti per riuscire a comprendere a fondo la situazione. Verrebbe da pensare che alla base ci sia una difficoltà nella rielaborazione della sua rottura, che potrebbe essere concatenata alla situazione di sofferenza che ha descritto. Le consiglierei di intraprendere un percorso con un professionista in grado di accompagnarla nella rielaborazione dei suoi contenuti. Rimango a disposizione. Cordialmente. Dott.ssa Martina Mari.
Dott.ssa Maria Domenici
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, capisco il disagio che sta vivendo. Il blocco emotivo e la figura femminile che la spaventa sembrano essere fonti di grande confusione. Un professionista potrebbe aiutarla a esplorare questi sentimenti e a ritrovare il suo equilibrio emotivo, un caro saluto.
Dr. Domenico Pianelli
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Ciao, se da un lato è un bene riuscire a cogliere parti di sé più profonde dall'altro, in momenti sbagliati della vita, potrebbe essere ritraumatizzante; non so se ho colto la domanda ma magari datti del tempo per metabolizzare tutto e valuta la possibilità di iniziare un lavoro con un professionista.
Gentile utente, da quello che sta descrivendo sembrerebbe che il suo "blocco emotivo" sia legato alla parte di sè che percepisce come spaventosa in quanto legata alla sua identità che definisce come “femminile” e alle emozioni che essa evoca. Il blocco emotivo di cui parla, sembra assumere per lei un senso in quanto legato alla fine di una relazione significativa con un forte legame emotivo. La difficoltà che prova nel liberarsi da questo blocco potrebbe derivare dalla paura di confrontarsi con emozioni intense e travolgenti nelle quali sembra aver paura di restare travolt*. Non mi è invece chiaro ciò che intende per simbiosi con il suo corpo e nel disagio al quale fa riferimento nel guardarsi allo specchio. Sembra tuttavia, che questo blocco, la perdita di simbiosi con il suo corpo e il disagio nel guardarsi allo specchio, siano il prezzo che paga per il suo trattenere le sue emozioni a causa della paura delle stesse. La invito a riflettere sul se è dispost* a continuare a pagare questo prezzo. In caso contrario, le suggerisco di affidarsi a un* professionist* che possa aiutarla a far riemergere le sue emozioni, restituendo loro dignità e significandole in modo diverso affinchè possa trovare gli strumenti per non sentirsi travolt* da esse.
Un caro saluto
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, quello che descrive è un vissuto molto profondo, complesso e doloroso, e voglio anzitutto riconoscerle il coraggio per aver trovato le parole per esprimerlo. Parlare di un blocco emotivo, di una parte di sé che sembra prendere il sopravvento e spaventare, significa affrontare qualcosa che tocca le radici della propria identità, del proprio sentire, della propria storia emotiva. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che lei racconta può essere visto come una manifestazione di un conflitto interiore non ancora elaborato, forse riemerso o acutizzato proprio in seguito alla rottura che ha vissuto. Le emozioni, che in passato sembravano fluire in modo naturale e vissute in connessione con il corpo, ora appaiono bloccate, quasi temute, come se riattivarle significasse anche rischiare di riaprire una porta verso qualcosa di spaventoso, come quella figura femminile che lei nomina e che sembra rappresentare una parte di sé difficile da accettare o comprendere. La mente spesso crea delle associazioni molto forti tra emozioni, esperienze e immagini interiori. Se in passato si è sentito vulnerabile, esposto o confuso rispetto a determinati aspetti della propria identità o del proprio sentire, non è raro che, per proteggersi, la mente cerchi di sopprimere, allontanare o bloccare quelle stesse emozioni. Il problema è che, nel tentativo di difendersi da ciò che fa paura, si finisce col perdere anche il contatto con ciò che dà vitalità, autenticità e connessione. È importante distinguere tra le emozioni (che sono una guida naturale e necessaria per comprendere sé stessi) e le interpretazioni che la mente può costruire su di esse. Sentirsi spaventati o a disagio nel provare emozioni non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in lei, ma semplicemente che si è creata un’associazione tra l’attivazione emotiva e il timore di dover affrontare una parte di sé che appare minacciosa, estranea o giudicata. In un percorso cognitivo-comportamentale, si lavorerebbe proprio su questi aspetti: riconoscere le emozioni, imparare a tollerarle senza temerle, mettere in discussione i pensieri disfunzionali legati all’identità e all’autostima, e sviluppare gradualmente una maggiore flessibilità mentale ed emotiva. Le immagini o “figure interiori” che la perseguitano, come quella parte femminile che lei percepisce con disagio, possono essere comprese come rappresentazioni simboliche di aspetti di sé che meritano ascolto e rielaborazione, piuttosto che essere combattuti o repressi. Guardarsi allo specchio e sentirsi perseguitato da un’immagine interiore è un segnale molto chiaro che il suo sistema emotivo ha bisogno di essere accolto, rassicurato e riorganizzato. Lei non è solo in questa esperienza, anche se può sembrare così. Spesso, quando ci si trova dentro un conflitto interno, si sente di dover scegliere tra essere “in un modo” o “in un altro”, mentre la vera libertà nasce dalla possibilità di integrare e comprendere le parti di sé, non di escluderle. Affrontare queste paure non significa necessariamente diventare ciò che si teme, ma imparare a dare un significato diverso a ciò che oggi sembra minaccioso. Il disagio che prova è un segnale di qualcosa che ha bisogno di spazio, di cura, di senso. E la strada per uscire da questo blocco può iniziare proprio da qui: dal prendersi il diritto di comprendere, invece di giudicare. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Ogni “parte” di noi che chiede riconoscimento, ha qualcosa da dirci e la paura di ascoltare fa parte del processo. Un percorso psicologico può essere utile per esplorare questa dinamica in sicurezza. Saluti

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