Quali schemi comportamentali sussistono nei casi in cui un gruppetto di persone (dai 35 ai 55 anni)

24 risposte
Quali schemi comportamentali sussistono nei casi in cui un gruppetto di persone (dai 35 ai 55 anni) con cui ti sei conosciuto, ti ingloba nel proprio mondo, ti cerca costantemente, ti inserisce nei loro contesti ludici, ti chiamano per trascorrere alcune ore assieme un po' per distrarsi dallo stress quotidiani un po' per condividere cose personali, hanno un comportamento attivo nei tuoi confronti (nel senso che non sono esclusivamente io a cercarli, bensì è reciproco ma soprattutto per iniziativa loro), ci divertiamo assieme, frequentiamo le rispettive case per ben tre anni, mai un battibecco, complimenti come non ne ho mai ricevuti prima (e anche loro per me erano persone "positive" e piacevoli), dopodiché cambio abitazione e vado a vivere a 15 minuti dalla vecchia casa, un paio di loro spariscono nel nulla, a una di loro ho fatto i soliti auguri di compleanno e mi ha risposto "ma non hai un c***o da fare?" e quindi ho evitato, a un'altra le ho chiesto se fosse questa tutta l'amicizia di cui si vantavano fino a pochi mesi prima e mi ha risposto "l'amicizia non esiste, pensa a viverti la tua vita!", con gli altri tre i rapporti sono continuati ancora alcuni mesi, frequentazioni, presenti nei momenti di difficoltà e di piacere, sempre scemando finché una di loro mi dice "non ho più tempo per uscire come prima (poi ingenuamente mi aggiorna che si fa il wend con tizio, va a cena con caio, esce 3-4 volte l'anno con gli altri ragazzi) ma al tempo stesso si lamenta se io le dico di non avere interesse a un rapporto virtuale e sparisce.. così decido di chiudere con tutti e quando lo faccio e non do loro più le stesse attenzioni di prima, una volta per strada mi sento chiamare da lontano in una piazza affollata manco se avesse rivisto chissà chi e mi vedo venite in contro una di loro dandomi da parlare come se volesse dimostrarmi chissà cosa e dirmi chissà quale messaggio sottinteso, tagliai a corto salutando sempre cortesemente come loro sono stati con me e andai via.
Tra le aspettative sbagliate che probabilmente ci eravamo fatti nei tre anni di frequentazione, allo sparire solo perché abisassi a 14km di distanza, oggettivamente mi sarei aspettato un equilibrio.. anche perché loro quando possono continuano a vedersi anche se più sporadicamente. Mi contatta a distanza di 5 anni quella che mi disse si non avere più tempo per uscire (con me.. ma frequentando comunque altre persone) invitandomi per la cena pensionistica e le risposi che non ricordavo nemmeno più i loro volti dopo tutto quel tempo, che senso ha invitarmi dicendomi di avere piacere che ci fossi se nei 5 anni prima sparisci (ma non virtualmente) e ti circondi degli altri nonostante mi avesse riferito di essere stato la migliore persona che lei avesse conosciuto.. Ditemi un po', ma sono comportamenti umani? Magari sono io quello matto? Cioè, per me è la prima volta che vivo esperienza simile oserei dire "border" e ho la mia età. Sono atteggiamenti di persone normali? Io sono arrivato persino a pendare che magari sono questi i rapporti che vivono nel settentrione e io cozzo provando dispiacere con questo modus operando in quanto più "passionale" meridionale. O più semplicemente come dice il detto mi sono circondato semplicemente di.. falsi e cortesi?
Dott.ssa Giorgia Maimone
Psicologo, Psicologo clinico
Orvieto
Gentile utente
Mi spiace molto che stia vivendo una situazione che le causa fastidio ma,
come tutto quello che accade nella nostra vita, anche i rapporti non sono mai statici: si trasformano nel tempo e in alcuni casi si concludono.
Negli anni le persone prendono traiettorie evolutive diverse e finiscono per non avere più argomenti comuni oppure semplicemente voglia di trascorrere del tempo insieme.
Se questa situazione la fa soffrire perché si sente "messo da parte" potrebbe pensare di parlarne apertamente con le persone che fino a poco tempo fa riteneva amiche ma questa strada ha senso percorrerla solo se crede che un rapporto fra voi sia ancora possibile e soprattutto desiderabile.
Se si rende invece conto che non desidera coltivare la relazione amicale con queste persone, potrebbe pensare di utilizzare le sue energie per ricercare nuove compagnie, che si accordino maggiormente con il suo modo di fare, il suo modo di intendere l'amicizia e con cui sente che il desiderio di frequentarsi è reciproco.
Le auguro tutto il meglio e resto a disposizione per aventuali chiarimenti,
Dott.ssa Giorgia Maimone

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Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Buonasera,
Grazie della Sua condivisione.
Sicuramente è molto doloroso scoprire che le persone o la valutazione che abbiamo avuto di loro cambiano.
Un dolore per essere stato messo da parte, ma anche un dolore per l’errore di valutazione Sua delle persone.
Cambiano le esigenze di ognuno legato al ciclo di vita, è finito un periodo di grande spensieratezza e verso i 40 si inizia a fare le somme, a guardarsi indietro.
Poi se un amicizia non regge una distanza di 14 chilometri, non era veramente salda neanche prima.
Le consigli di conservare dentro di sé tutte le buone esperienze che comunque ha fatto, e guardare avanti per essere aperta a nuovi incontri.
Le consiglio un aiuto psicologico per elaborare questo lutto e poter guardare avanti con ottimismo.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
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Dott.ssa Nunzianna Pellegrino
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Gentile Utente, come dicevano le colleghe, la fine di rapporti di amicizia provoca dispiacere e sofferenza, soprattutto se, come nel suo caso, si trascorreva molto tempo insieme. I rapporti però vanno incontro a dei cambiamenti, così come accade nella vita di ciascuno e anche un cambiamento che può sembrare piccolo come può essere il trasferimento a pochi chilometri di distanza può provocare delle crepe in alcuni rapporti. Il suggerimento è di valutare quanto ci teneva all'amicizia con queste persone, se c'è del potenziale per ristabilire un rapporto o se invece prevalgono sentimenti di rabbia per aver subito questo tipo di comportamenti. Cerchi di salvare ciò che di buono le hanno lasciato gli anni di amicizia e valuti la possibilità di un supporto psicologico che la aiuti ad elaborare la fine di quest'amicizia e soprattutto i sentimenti negativi che si lascia dietro. Resto a disposizione per chiarimenti. Le auguro il meglio, Dott.ssa Nunzianna Pellegrino
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Federica Atzeni
Psicoterapeuta, Psicologo
Cagliari
Salve, mi dispiace per situazione che sta attraversando. La fine di rapporti di amicizia può provocare dispiacere e sofferenza. I rapporti però vanno incontro a dei cambiamenti, talvolta dati da modifiche nella situazione di vita delle persone che, senza volerlo, fanno raffreddare i rapporti. Il suggerimento è di valutare se tenere queste amicizie, anche se non costanti come prima. Ma che di allargare il cerchio delle amicizie, magari dedicandosi ad attività che la appassionano. Inoltre, valuti la possibilità di un supporto psicologico che la aiuti ad elaborare la fine di quest'amicizia. Resto a disposizione per chiarimenti. Le auguro il meglio, Dott.ssa Federica Atzeni.
Dott. Riccardo Germani
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Arezzo
Quello che descrivi è sicuramente un'esperienza complessa e emotivamente difficile da elaborare. Innanzitutto, è importante riconoscere che i comportamenti umani sono estremamente variabili e spesso sfuggono a categorizzazioni nette. Tuttavia, sembra che tu abbia vissuto un cambiamento significativo nelle dinamiche relazionali con questo gruppo di persone dopo aver cambiato residenza. Questo può essere dovuto a una serie di fattori, tra cui la distanza geografica, il tempo trascorso insieme e le aspettative reciproche. È possibile che alcune persone abbiano reagito in modo negativo alla tua decisione di spostarti, interpretando la distanza fisica come un segno di disinteresse nei confronti della loro amicizia. Altri potrebbero aver mantenuto un legame più forte nonostante la distanza, mentre altri ancora potrebbero aver mostrato segni di ambivalenza o cambiamenti di atteggiamento nei tuoi confronti. È comprensibile che ti senta confuso e ferito da questi eventi, soprattutto considerando le parole e le azioni apparentemente contraddittorie di alcune persone del gruppo. Tuttavia, è importante anche considerare che le relazioni interpersonali sono complesse e spesso soggette a cambiamenti imprevedibili nel corso del tempo. Potrebbe essere utile riflettere sulle tue esperienze e sulle tue aspettative rispetto alle relazioni umane, cercando di trovare un equilibrio tra apertura emotiva e protezione personale. Inoltre, potrebbe essere benefico esplorare questi sentimenti e pensieri in un contesto terapeutico, dove potrai ricevere supporto e guida nel processo di comprensione e accettazione delle tue esperienze relazionali.
Dott. Tommaso Mangiò
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Brescia
Come ha ben descritto lei stesso quando parla di schemi comportamentali, nei gruppi si creano delle dinamiche complesse e irrazionali, in cui noi possiamo, in modo consapevole e inconsapevole, "giocare" una parte. Molto spesso, quando ci si sottrae a queste dinamiche (che la maggior parte delle volte sono implicite, delle regole non dette), ad esempio cambiando casa, abitudini, idee, o iniziando a frequentare anche altre persone, si può venire esclusi dal gruppo, perché questo prova a preservare la sua identità e sicurezza interna e le nostre nuove caratteristiche non sono compatibili con le prime. Insomma, non viene accettato un nostro cambio di ruolo. Il non sentirsi accettati per quello che si è, quindi anche con i propri desideri e bisogni autentici o semplicemente nuovi, può essere un'esperienza dolorosa. A volte possiamo lavorare su di noi per capire se qualcosa nel nostro relazionarci agli altri ci porta in una direzione che ci fa soffrire, molte volte invece la nostra influenza su quello che accade attorno a noi rimane limitata, e non possiamo far altro che cercare di elaborare quello che abbiamo vissuto, come forse può essere successo a lei.
Un saluto.
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera. Si percepisce un senso di delusione (assolutamente legittima) da quanto ha raccontato; sembra chiara anche la consapevolezza di quali emozioni e pensieri lo abbiano turbato all'interno di questo specifico setting relazionale. Aggiungo che le relazioni influenzano la nostra mente ed è assolutamente normale.
I motivi per i quali queste persone si sono comportate così con lei possono essere infiniti: il punto, tuttavia, è che non si tratta di indagare a fondo su quali siano nè come farli cambiare (perchè non è possibile), ma si tratta di arrivare a capire che lei ha il potere su di sè e, riconoscendo le proprie risorse, potrà gestire le criticità soppiantandole con immagini di sè più benevole.
Alcuni dei fattori che non devono essere lesi in una persona sono il giudizio positivo verso di sè e il suo senso di amabilità, di efficacia; non lo ha specificato nel racconto, ma nel caso in cui lei possa aver pensato che queste persone l'abbiano evitata per un qualsiasi motivo riguardante la sua persona, è importante che riesca a focalizzarsi sui propri valori, i propri bisogni, i quali meritano di essere la guida per l'azione. Automonitorandosi in questa direzione, può recuperare una rappresentazione di sè benefica: forte, capace, amabile e valida. Potrebbe essere utile una terapia in tal senso, che la possa aiutare a non focalizzarsi sui comportamenti degli altri e sui motivi per cui agiscono turbandola, dirigendo invece l'attenzione su una rappresentazione di sè positiva e sui suoi desideri (come essere valorizzato, apprezzato, stimato, amato, ecc.). Attraverso esercizi e tecniche psicologiche, inoltre, si può capire se pensieri e emozioni negativi siano frutto solamente di una esperienza negativa o se quest'ultima sia unita anche a un nostro particolare modo di rappresentarcela. A volte alcuni stati di malessere sono il frutto di modelli relazionali storicamente appresi.
Una terapia quindi permette di affrontare il dolore e le emozioni negative facendoci arrivare a non aver più paura di esse: accogliendole, poi svaniscono. Può aiutare anche a guardarsi dentro con più chiarezza pensando che a fianco di idee negative ce ne possano essere di più benevole e adattive, che abbiamo dentro di noi a livello immaginativo e sensoriale.
Le auguro in ogni caso un roseo futuro.
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
Torino
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Dott.ssa Aida Faraone
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Palermo
Gentile utente,
è comprensibile l'amarezza e la delusione che prova adesso trovandosi di fronte a un comportamento opposto al suo in cui segue i suoi principi investendo tempo, energia ed affetto.
Quello che credo possa servirle adesso è elaborare una possibilità diversa dalle sue aspettative. Le relazioni umane sono molto complesse e non sempre dipendono solo da noi ma mille altri fattori si inseriscono e le modificano. E' importante comunque che ogni persona segua il proprio modo di essere, i propri valori e facendo questo può trovare una buona posizione nella società dove è possibile identificare quelle persone che staranno con noi per sempre oppure quelle semplicemente per un periodo che pur vissuto in armonia non potrà più tornare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Aida Faraone
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno e grazie per la condivisione. E' stato abbastanza dettagliato nel descrivere tutta la situazione che ha vissuto però noto che a distanza di anni Lei ancora non riesce a spiegarsi le motivazioni di questi cambiamenti cosi radicali di queste persone. Le consiglio di intraprendere un percorso di psicoterapia per comprendere e comprendersi. Dedicando un pò di tempo a se stesso ne avrà solo da guadagnare. Resto a disposizione per qualsiasi informazione, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, D.ssa Cristina Sinno
Dott.ssa Giada Valmonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Genova
Caro utente,
la ringrazio per aver condiviso qua la sua situazione.
In questo messaggio secondo me i temi importanti sono due:
- Quali sono la/le emozione/i che prova a riguardo? E come interpreta questa situazione?
- La comunicazione assertiva.

Le emozioni che proviamo non dipendono dagli eventi esterni, come spesso siamo portati a pensare, ma da come interpretiamo quelle situazioni, perciò a cosa pensiamo. Ad esempio se in questa situazione pensassi che purtroppo crescendo le persone si creano la loro vita ed è sempre più difficile mettersi d’accordo per vedersi proverei un po' di tristezza ma poi andrebbe tutto a scemare, se invece se pensassi che sono comportamenti disumani, proverei molta rabbia, o ancora se pensassi che forse ho fatto un qualcosa che può averli offesi e indotti a questo comportamento proverei magari un po' di ansia e senso di colpa.
Però il fulcro sta proprio nella tendenza che abbiamo di dare per certe al 100% le nostre prime interpretazioni senza andare a vagliare la loro veridicità e andando poi a porre l’attenzione solo su quegli elementi che danno manforte a questo nostro primo pensiero.
Mentre, per comunicazione assertiva si intende uno stile comunicativo in cui un individuo esprime in modo chiaro, diretto e rispettoso i propri pensieri, sentimenti e bisogni, senza aggredire gli altri né violare i propri diritti. Essenzialmente, la comunicazione assertiva si basa sulla capacità di esprimere sé stessi in modo aperto e sincero, mentre si rispettano anche le opinioni e i diritti degli altri.
Perciò lei domanda agli esperti la motivazione per cui delle persone si possono comportare come hanno fatto i suoi amici, ma la risposta è che le ragioni possono essere varie e che l’unico modo di scoprirlo e andare a chiedere a loro, rispettando, nel caso, la loro volontà di non farglielo sapere.

Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Giada Valmonte
Buongiorno Gentile utente, da come lei ha ben descritto si denota ancora dei sentimenti di risentimento causati dai comportamenti dei suoi amici, questo può far riflettere ad alcune dinamiche interne che si siano create o che vi erano già data la situazione. Le consiglio di iniziare un percorso psicologico per capire alcuni di questi fattori e metterli in luce per tornare ad avere un animo più sereno. Sono a sua disposizione, Dott.ssa Valentina Pisciotta.
Dott. Francesco Pellino
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Milano
Ciao, mi dispiace tu stia vivendo questo disagio, Da psicologo iniziarei col chiederti la motivazione dello spostamento, come ti fa sentire e se il tuo umore, le tue emozioni e i tuoi atteggiamenti sono cambiato dal trasloco. I rapporti evolvono e le "distanze del cuore" non si possono misurare in km. Se tu avessi bisogno di un percorso per comprenderti meglio e vedere le cose da un punto di vista diverso e più funzionale sappi che mi trovi disponibile. Coraggio.
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Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Cari saluti,

Da quanto descrivi, sembra che tu abbia vissuto un'esperienza emotivamente ambigua e confusa con questo gruppo di persone. È comprensibile che tu sia perplesso riguardo ai loro comportamenti, specialmente dopo un iniziale periodo di intimità e condivisione positiva. È importante ricordare che ogni individuo ha le proprie peculiarità e che i comportamenti umani possono variare notevolmente.

Potrebbe essere utile esplorare le dinamiche interpersonali all'interno di questo gruppo. È possibile che alcuni di loro abbiano avuto difficoltà a gestire il cambiamento nella tua situazione di vita o abbiano avuto aspettative diverse per l'amicizia. Le reazioni negative potrebbero essere state influenzate da una combinazione di fattori personali, come lo stress o altre dinamiche sociali.

Tuttavia, è importante considerare anche il tuo ruolo all'interno di queste dinamiche. Potresti avere aspettative e bisogni diversi da quelli degli altri membri del gruppo, e ciò potrebbe aver contribuito alle tensioni o all'allontanamento. È sempre importante comunicare apertamente e onestamente per comprendere meglio le reciproche aspettative e necessità.

Come psicologa, ti consiglierei di riflettere sulle tue esperienze e di cercare di capire cosa hai imparato da questa situazione. Può essere utile esplorare il significato che queste relazioni hanno per te e se desideri mantenere un contatto con queste persone o cercare nuove connessioni che rispecchino meglio le tue esigenze emotive.

Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Nunzia Giustiniani
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, la ringrazio per la condivisione e mi dispiace per la sua delusione. Le relazioni sono mondo complicati da curare e comprendere per cui è comprensibile la sua emotività a riguardo. Se vuole le consiglierei di raggruppare questi pensieri in uno spazio personale in cui poter capire cosa non solo accade fuori ma anche dentro di lei in modo da poter trovare un modo funzionale per poter affrontare queste dinamiche. Se vuole sono a disposizione.Dott.ssa Nunzia Giustiniani
Dott.ssa Angela Donadio
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Gentile utente,
Mi dispiace per la situazione che sta vivendo. A volte è difficile mantenere le relazioni e comprendere alcune dinamiche che si creano, altre volte semplicemente queste relazioni cambiano forma e diventano altro o si interrompono per scelte personali o di vita. La componete culturale come ben spiega potrebbe influenzare il concetto di relazione e che tipo di aspettative abbiamo verso l'altro/i. Partirei dunque da ciò che lei intende per stare in relazione, quali sono le aspettative che ripone in questa e anche il tempo che vorrebbe dedicare alle relazioni.
Resto a disposizione
Dott,ssa Angela Donadio
Dott. Diego Emmanuel Cordoba
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Gentile utente, innanzitutto la ringrazio per condivide questo momento con noi.
I comportamenti descritti sembrano suggerire una certa superficialità e mancanza di autenticità da parte di alcune persone del gruppo. È possibile che abbiano agito in modo interessato solo finché c'era convenienza per loro, senza un reale legame di amicizia o interesse nei tuoi confronti. È anche possibile che abbiano reagito in modo così negativo al tuo cambio di residenza perché erano abituati a una certa routine e non erano disposti a fare uno sforzo per mantenere il rapporto.
Non è necessariamente una questione di differenze culturali tra nord e sud Italia, ma piuttosto di differenze individuali e di personalità. Ci sono persone in tutto il mondo che possono agire in modo simile, cercando solo il proprio interesse e non prendendo in considerazione i sentimenti degli altri.
Non c'è niente di sbagliato nel desiderare rapporti autentici e genuini, e se ti sei reso conto che queste persone non erano sincere nei tuoi confronti, è comprensibile che tu abbia deciso di allontanarti da loro. È importante circondarsi di persone che ci apprezzano e ci sostengono realmente, piuttosto che di "falsi e cortesi" che possono causare solo frustrazione e delusione. Non sei matto per aver reagito in questo modo, ma hai semplicemente cercato di proteggerti da relazioni tossiche e non significative. Sono a sua disposizione per qualsiasi dubbio
Dott. Cordoba
Dott.ssa Elisa Guareschi
Psicologo
Fidenza
Buongiorno, è indubbio che ci sia rimasto male e si senta ferito per il comportamento di persone nelle quali riponeva fiducia e aspettative, tuttavia credo che in questi casi sia fondamentale ascoltare se stessi e comprendere più a fondo cosa proviamo e cosa abbiamo messo in campo noi, cambiando la prospettiva e il punto di vista della situazione. Questo percorso si rivela spesso utile perché ci consente di esplorare meglio noi stessi e comprendere meglio come ci relazioniamo con gli altri, offrendo delle riflessioni importanti. Se desidera intraprendere questo percorso, sono a disposizione. Un saluto.
Dott.ssa Floriana Ricciardi
Psicologo, Psicologo clinico
Venegono Inferiore
Gentile utente, questa sua ha tutta l'aria di uno sfogo e se così è, ha fatto bene a sfogarsi. Mancano numerosi dettagli nel suo racconto, per cui è complicato riuscire a dirle qualcosa di concreto. Schemi comportamentali in questo caso non esistono, ma può essere una buona occasione per lei per capire quale sia il suo funzionamento, se è arrivato a scrivere su questa piattaforma. Potrebbe esserle utile parlare con uno psicologo?
Cordialmente
dott.ssa Floriana Ricciardi
Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile lettore,

Le dinamiche relazionali che ha descritto evocano una serie di riflessioni profonde riguardo alla natura dell'amicizia e delle interazioni umane. È non raro, nel contesto di relazioni che si sviluppano con fervore e intensità, affrontare poi una realtà che può apparire fredda e distante una volta che il tepore della quotidianità e della condivisione viene meno. Questo passaggio, da un'intensa connessione a una brusca distanza, può risultare disorientante e provocare una serie di interrogativi.

Compreso tra i 35 e i 55 anni, lei ha esperito una forma di amicizia che sembrava promettere solidità e supporto reciproco. La costante ricerca della sua presenza, la condivisione di momenti significativi, l’assenza di conflitti e le lodi espresse, tutto ciò ha potuto farle credere in una relazione autentica. Tuttavia, un cambiamento di contesto, come il trasferimento a pochi chilometri di distanza, ha reso evidente che le aspettative che nutriva non erano condivise nella medesima misura dagli altri.

Le reazioni di questo gruppo, a partire dal silenzio fino ai commenti pungenti, possono riflettere diversi schemi comportamentali, tra cui il bisogno di mantenere un certo equilibrio nelle proprie vite senza investire in rapporti che percepiscono come “difficili” o che richiedono un adattamento. È possibile che abbiano costruito un circuito sociale alternativo, conservando occasioni di svago e comunque mantenendo legami a intermittenza. Queste scelte, sebbene le possano apparire come un tradimento, potrebbero avvenire da un diverso approccio all'amicizia, tipico di certi contesti culturali e individuali, in cui la prossimità fisica non è sempre sinonimo di vicinanza emotiva.

Inoltre, la sua percezione di “falsità” da parte loro merita un'attenzione particolare. Ogni persona ha le proprie motivazioni e, sebbene le sue aspettative possano sembrare legittime, è importante comprendere che gli altri potrebbero non sentirsi obbligati a rispettarle. Le relazioni umane sono complesse e, occasionalmente, è complicato trovare una corrispondenza piena tra come noi viviamo e come gli altri percepiscono e interagiscono nelle relazioni.

Le suggerirei un percorso di supporto per esplorare e comprendere queste dinamiche. Un counselling breve potrebbe rivelarsi utile per analizzare i suoi sentimenti, i suoi stati d'animo e le sue aspettative relazionali. Questo spazio potrebbe offrirle l’opportunità di riflettere su come costruire relazioni più equilibrate in futuro e su come gestire una delusione relazionale senza compromettere la sua predisposizione all'affetto e all'intensità emotiva che caratterizzano il suo approccio. Potrebbe considerare la partecipazione a gruppi di discutere riguardo l'amicizia, dove la diversità delle esperienze potrebbe arricchire il suo punto di vista.

In conclusione, non è poco ciò che ha vissuto: le proprie emozioni sono valide e il suo desiderio di connessione profonda è legittimo. Se gli altri non hanno saputo o voluto condividere la stessa intensità, non è necessariamente un riflesso di un difetto personale, ma piuttosto un’indicazione della complessità delle relazioni umane. La comprensione di queste dinamiche potrebbe portarla a nuove prospettive sul modo in cui si approccia alle amicizie, riducendo il dolore e aiutandola a forgiare legami più sinceri e soddisfacenti. A sua disposizione, un caro saluto
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso questa esperienza, comprendo il dispiacere che può aver provato. I comportamenti che descrive, pur spiacevoli, riflettono dinamiche relazionali comuni, dove i legami spesso si trasformano a causa di cambiamenti di contesto o priorità personali. Il suo trasferimento potrebbe aver rappresentato un punto di rottura non per la distanza, ma perché alcuni rapporti erano meno profondi di quanto sembrassero. Le risposte scortesi e l’incoerenza di alcuni gesti indicano una mancanza di maturità emotiva o di capacità di gestire il distacco in modo rispettoso. Non si tratta di atteggiamenti "normali" o "settentrionali", ma di personalità o scelte individuali. Il suo desiderio di autenticità e reciprocità è legittimo, ma purtroppo non tutti condividono lo stesso modo di concepire i legami. Accettare che alcune relazioni si esauriscano può aiutarla a liberarsi dal peso emotivo che portano. Investire energie in rapporti più autentici e appaganti, invece, potrà offrirle la connessione che cerca e merita. Non è "matto," è semplicemente una persona che dà valore ai legami profondi.
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Gentile,

i comportamenti che descrive rientrano nelle dinamiche relazionali comuni, dove i legami si evolvono in base a contesti, esigenze e priorità individuali. Spesso, la percezione di un’amicizia intensa può essere influenzata dal momento e dall’utilità reciproca, mentre con il tempo emergono differenze nel valore attribuito alla relazione. La distanza fisica può accentuare queste discrepanze, ma il nodo centrale è la differenza di aspettative: ciò che per lei era un rapporto profondo, per altri poteva essere circoscritto a una fase della vita.

Non è una questione di appartenenza geografica, ma di modalità relazionali differenti. Accettare che non tutti attribuiscono lo stesso significato ai legami può aiutare a vivere con maggiore serenità queste esperienze, evitando di investire energie su chi non dimostra la stessa reciprocità.
Gentile utente,
le relazioni umane, soprattutto in età adulta, sono molto più complesse di quanto spesso ci piacerebbe ammettere. Quello che ha vissuto – un gruppo che la ingloba calorosamente per anni, per poi sgretolarsi progressivamente lasciando spazio a distanza, ambiguità o addirittura risposte aggressive – è, purtroppo, più frequente di quanto si creda.

Proviamo a fare un po’ di ordine tra i comportamenti che descrive.

- Dinamiche da “gruppo di coesione situazionale”: molti legami nascono e si rafforzano in un contesto condiviso (un quartiere, un’abitudine, una fase di vita). Quando uno degli elementi cambia (ad es. il trasferimento), l’equilibrio si rompe. In alcuni casi, anziché riorganizzarsi in modo sano, il gruppo semplicemente si “ritira”, magari anche in modo passivo-aggressivo.
- Mancanza di consapevolezza emotiva: alcune delle risposte che ha ricevuto (“non hai un c***o da fare?”, “l’amicizia non esiste”) sembrano provenire da persone che non sanno reggere la frustrazione, il confronto o il senso di responsabilità affettiva. Questi atteggiamenti, sebbene spiacevoli, non sono necessariamente “malati”, ma riflettono un modo difensivo e poco maturo di gestire i legami.

- Confini e aspettative disallineate: lei ha investito affettivamente in un modo profondo e autentico, aspettandosi una reciprocità stabile nel tempo. Altri invece sembravano vivere quel legame come una parentesi piacevole, finché le condizioni lo permettevano. Quando si è creato uno sbilanciamento, il disagio è esploso.

- Ritorni improvvisi e comportamenti contraddittori (come l’invito dopo 5 anni) spesso rispondono a bisogni personali del momento: nostalgia, senso di colpa, curiosità. Ma non sempre indicano un desiderio reale di ricostruzione. In questi casi, è legittimo chiedersi se valga la pena riaprire ferite già elaborate.

Lei si chiede se questi siano comportamenti “normali”. Sono sicuramente comuni, ma questo non significa che siano sani o funzionali. Anzi, la sua sofferenza è la prova che qualcosa non ha funzionato in modo rispettoso. E no, non è “matto” né troppo “meridionale”: è solo più autentico, più coerente, più affettivamente esigente. E questa, mi creda, è una qualità. Non un difetto.

Forse la delusione più grande non è che le persone cambiano o si allontanano, ma il modo in cui lo fanno, senza cura, senza parola, senza coerenza. Ma proprio per questo, oggi ha tutto il diritto di scegliere con chi condividere la sua umanità, proteggendosi dalle relazioni che, pur sembrando calorose, alla lunga si rivelano inconsistenti o utilitarie.

Non sempre è facile fare pace con queste esperienze. Ma da qui può nascere una nuova consapevolezza: scegliere persone che parlino il suo stesso linguaggio relazionale, anche se sono meno numerose, ma più vere.

Un caro saluto.

Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Ho letto con attenzione la sua descrizione così dettagliata e carica di domande profonde, e sento subito di dirle che no, non è affatto matto. Sta semplicemente provando a dare un senso a un’esperienza relazionale che, per come la racconta, è stata carica di entusiasmo, calore, vicinanza ma anche di aspettative e bisogni diversi, forse mai davvero esplicitati o messi in chiaro tra le parti. Quando si vive un rapporto di gruppo così intenso, condiviso e ricco di momenti, è normale che si crei una sorta di “illusione di famiglia”, una bolla di appartenenza che fa sentire visti, accolti, importanti. All’interno di questa bolla, ci si abitua a dare e ricevere attenzioni in modo reciproco, a sentirsi cercati, a sentirsi parte di qualcosa. Questo risponde a un bisogno umano molto profondo di connessione, di sentirsi riconosciuti. Quando poi, per ragioni pratiche o emotive, uno dei membri cambia posizione fisica o anche solo emotiva, può succedere che questo equilibrio si incrini. Dal punto di vista psicologico, nei legami di gruppo spesso si attivano meccanismi di coesione che funzionano fintanto che le condizioni esterne restano simili. Quando qualcosa cambia, come nel suo caso lo spostamento di casa o magari un bisogno di frequentarsi in modo più intimo e costante, possono emergere differenze di aspettative. Non tutti vivono l’amicizia con la stessa intensità: per alcuni può essere un luogo di conforto momentaneo, per altri un impegno affettivo più stabile. E qui spesso si creano incomprensioni, perché non sempre queste differenze vengono esplicitate chiaramente. Mi colpisce il modo in cui racconta di aver dato spazio a queste persone, di aver ricevuto in cambio parole di grande stima, e poi di essersi sentito chiuso fuori con motivazioni che appaiono contraddittorie: non ho tempo ma poi racconto di serate con altri. Questo può far male perché apre una ferita di svalutazione: la persona si domanda se non sia abbastanza importante o se abbia sbagliato qualcosa. Ma spesso non è un problema di valore personale, bensì di come queste persone vivono i legami: a volte c’è chi tende a dare molto in una fase, a coinvolgere, a creare legami forti quando gli fa comodo emotivamente, per poi spostare la propria attenzione altrove senza sentirsi in colpa o senza valutare l’impatto che questa distanza ha sull’altro. Lei parla di aspettative: questa parola è cruciale. Forse, per lei, l’amicizia si nutre di continuità, di piccole cure costanti, di una reciprocità che resiste anche a distanze minime. Per altri, può essere vissuta più come un’occasione del momento, un modo per riempire spazi di vuoto o distrazione. Non c’è giusto o sbagliato, ma c’è una questione di compatibilità: quando due visioni non coincidono, inevitabilmente qualcuno si sente tradito. Sotto il profilo cognitivo-comportamentale, in dinamiche di questo tipo entrano in gioco schemi di pensiero legati al bisogno di appartenenza e alla paura del rifiuto. Potrebbe essere utile domandarsi se, in quella relazione di gruppo, non abbia riversato anche bisogni più profondi di riconoscimento, di sentirsi parte di qualcosa di stabile. Questo non è mai sbagliato in sé, ma quando non viene restituito allo stesso modo può generare dolore e pensieri autoaccusatori: sono io quello sbagliato? Sono matto? Sto esagerando? La risposta è no. Non è questione di follia, ma di sensibilità e di valori diversi legati al modo di intendere i rapporti. Quando una di queste persone, dopo anni, torna a farsi viva come se nulla fosse, forse non c’è un grande messaggio nascosto: a volte le persone riappaiono mossi da ricordi, nostalgie, oppure dalla voglia di mostrarsi generosi a parole senza una reale intenzione di riattivare un legame profondo. Ma lei ha fatto bene a mettere un confine, a ricordare che non si può riprendere qualcosa di sospeso come se nulla fosse, senza dare un senso a ciò che è stato interrotto. Non è questione di nord o sud, di cultura più fredda o più calda, anche se sicuramente le differenze culturali possono far emergere modi diversi di vivere la socialità. È più una questione individuale, di come ognuno gestisce la propria disponibilità emotiva, di quanto spazio mentale dedica alle relazioni quando le circostanze cambiano. Ciò che conta ora è capire cosa può imparare da questa esperienza. Forse che per stare bene nei legami ha bisogno di persone disposte a un impegno più costante, a un affetto meno occasionale. E che è giusto riconoscere quando queste persone non corrispondono a ciò che lei desidera, senza vivere questo come un fallimento personale. Continui a dare valore a quel modo profondo di sentire i rapporti, ma scelga bene con chi coltivarlo. Non tutti meritano di entrare in uno spazio così autentico. Questo non vuol dire chiudersi o diffidare di tutti, ma imparare a osservare le azioni al di là delle parole e a riconoscere per tempo se la reciprocità è reale o solo di facciata. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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