Non mi sento aiutata... Non mi sono mai sentita aiutata.. La mia colpa è che non mi basta ciò che

17 risposte
Non mi sento aiutata...
Non mi sono mai sentita aiutata..
La mia colpa è che non mi basta ciò che ricevo, dovrei fingere di apprezzare..

4 anni di psicoterapia e mi ritrovo di nuovo punto e a capo nonostante ho superato diversi obiettivi (diploma, patente, altre situazioni sociali), l'ansia sociale c'è sempre.
Ho iniziato da un paio di mesi una nuova psicoterapia, è la prima volta che ricevo una diagnosi, disturbo evitante, non sono sicura di soffrire solo di questo, convivo con la costante sensazione che chi ho di fronte non abbia inquadrato la mia situazione, non capisca i miei problemi o che sottovaluti alcuni aspetti di me.
Ma cosa devo fare?
Non posso continuare a cambiare per poi sentirmi dire "Eh caspita, però non le sta bene nessun terapeuta"...
Ormai continuerò con l'attuale anche se fin'ora non ho visto chissà quanta empatia...
Certe cose non le dico perchè ho paura di offenderla, in passato mi è capitato di sentirmi dire che stavo mettendo in discussione il lavoro della terapeuta e che io dovevo rivestire solo il ruolo di paziente, tutto questo perchè avevo espresso il mio sentire, dicendo che non mi sentivo aiutata, che mi sentivo sola e che molti esercizi per me erano inutili, come ad esempio lo psicodramma o lo sfogare la rabbia dando dei pugni su un sacco da box. Da allora evito di dire come mi sento realmente, perchè non voglio passare per quella che si lamenta sempre di tutto, non voglio essere giudicata male.

Sono stanca di continuare a cercare...vorrei che adesso fossero gli altri a trovare me.
La psicoterapia attuale è sistemico relazionale, ho tentato in passato la cognitivo comportamentale mi fa troppa paura o forse non sono pronta io, o non sono abbastanza coraggiosa, io ormai non so più cosa pensare.
Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Scrive di aver intrapreso un nuovo percorso psicologico e questo la aiuterà a trovare nuovi spunti di riflessione. Inoltre, credo che sia più opportuno rivolgere queste domande alla terapeuta che la segue. Infine, non è importante il tipo di percorso psicologico, quanto il fatto che si senta a suo agio.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Gentile ragazza, penso che una delle sensazioni più belle sia quella di sentirsi compresi, quindi è giusto che lei vada a cercare questo, anche se è difficile, perché il primo ostacolo è la fiducia, che le è difficile concedere. Questa sensazione di continua insoddisfazione, questo bisogno incolmabile di sentirsi amata e cercata, che viene continuamente disilluso da una realtà ostile e anaffettiva, sono tutte cose che dicono molto di lei e che andrebbero dipanate nella sua terapia. Un caro saluto


Salve. Le cose avvengono quando si è pronti e, si è pronti, quando si attiva la fiducia in se stessi, rispettando i propri limiti e non fingendo. Come si può stare meglio se si pensa di dover fingere?
La fiducia nell'altro può nascere quando si inizia a sentire che ci si può fidare delle proprie sensazioni, emozioni, del proprio istinto. Nel percorso psicoterapeutico lo psicoterapeuta è accompagnatore, non guida, altrimenti si corre il rischio di seguire un percorso non proprio e di non sentirsi compresi. È importante che lei si rispetti parlando, con chi la segue, dei disagi espressi qui. Distinti saluti
Buonasera, perché la psicoterapia funzioni è indispensabile che funzioni la relazione con il proprio terapeuta. Vuol dire sentire di potersi fidare, parlare apertamente, dire quello che si prova e si pensa, esporre i propri dubbi anche se riguardano alcune strategie terapeutiche. Può essere che alcune Sue caratteristiche personali, le esperienze passate o i problemi attuali rendono difficoltoso instaurare una relazione. Ma non è una colpa, semmai una difficoltà di cui si parla e che si affronta. Il percorso di psicoterapia è faticoso, in particolare in alcune sue fasi. Chi ci è passato, lo sa bene. Da terapeuta cognitivo comportamentale mi piacerebbe capire che cosa di questo approccio Le ha fatto paura. Il modo di lavorare è collaborativo, i vari passaggi vengono spiegati, si condividono gli obiettivi e le strategie. A volte le persone hanno paura di affrontare le proprie difficoltà ed è comprensibile, temono di esporsi, ma questo non dipende dal tipo di approccio. Sarebbe da capire meglio il Suo vissuto in terapia. Io mi sento di incoraggiarLa a parlare chiaramente con la Sua terapeuta. Quando ci si rispetta, non si rischia di offendere. Gli psicologi in genere ascoltano volentieri anche i dubbi o le perplessità dei propri pazienti, perché sono dei feedback preziosi che permettono di migliorare il lavoro che si sta facendo. Provi a parlarne alla prossima seduta, credo possa aiutare. Un caro saluto. Dott.ssa Katarina Faggionato
Buona giorno e grazie per la domanda. Spiace molto sentire dalle sue parole tale vissuto di sofferenza e sfiducia ma posso provare a comprenderla se dopo due percorsi di terapia a diverso indirizzo fatica a trovare miglioramenti. Le tecniche cognitive comportamentali così come l’indirizzo sistemico relazionale sono da considerarsi utili così come gli altri indirizzi psicoterapici. Positivo è la sua voglia di continuare a mettersi in gioco. Non so dirle quale trattamento può per lei essere più o meno efficace. Io lavoro con il metodo psicodinamico ma credo prima di tutto sia importante conoscere la persona per capire quale trattamento sia più o meno opportuno. Le auguro il meglio. Coraggio. Cordialmente Gian Piero dott Grandi
Buongiorno, il suo desiderio di sentirsi compresa nella relazione terapeutica in un modo più ampio che sentirsi incasellata in una diagnosi (necessariamente riduttiva rispetto ai suoi significati personali) mi sembra assolutamente legittima. Il commento del terapeuta rispetto a delle sue perplessità riguardo al percorso che stava facendo e al suo sentire inutili certe tecniche che le hanno proposto, mi parla più delle difficoltà del suo terapeuta ad affrontare quelle che viveva come "delle critiche" al proprio modo di lavorare che di un suo modo "sbagliato" di essere in terapia. Mi dispiace che questo le abbia fatto sentire di non poter esprimere la propria opinione rispetto ad un percorso che è il suo e rispetto al quale ritengo abbia tutto il diritto di aspettarsi di essere compresa ed aiutata nelle sue difficoltà. Se avesse voglia di tentare un approccio diverso alla psicoterapia, basato su comprensione ed accettazione del paziente alla ricerca del suo modo per cambiare ciò che la fa stare male, le consiglio di cercare un terapeuta costruttivista. Io sono specializzata in psicoterapia Cognitivo Costruttivista , un approccio narrativo che si basa sulla teoria dei Costrutti Personali di George A. Kelly. Se lo desidera può contattarmi e possiamo vedere se posso indicarle qualche terapeuta cosruttivista nella sua zona. Sono sicura che potrebbe offrirle un'esperienza diversa rispetto a quelle che ha tentato fino ad adesso. Un caro saluto.
Mi dispiace tantissimo per il suo stato di sofferenza, nelle sue parole si legge bene lo sconforto e la disperazione.
Potrebbe confrontarsi con il suo psicoterapeuta per un invio in collaborazione con un terapeuta EMDR, o/e anche lavorare sull'affidarsi allo specialista che la prende in carico.
Cordiali Saluti
dott.ssa Tiziana Vecchiarini
Capisco che il rapporto che si instaura con il terapeuta è molto delicato, ma evitare di palesare i propri vissuti può anche essere piuttosto pericoloso per il paziente.
Il terapeuta è un po' come il medico, ha bisogno di conoscere tutti gli aspetti della persona che siano necessari per la diagnosi ed il trattamento, anche se fossero scabrosi. Diversamente è probabile che non saprà aiutarla in maniera ottimale. Se pertanto lei nasconde aspetti importanti di sé, rende più difficile il lavoro di chi dovrebbe comprenderla ed aiutarla. Tutto ciò contemperando ovviamente esigenze di educazione e rispetto.
Gentile ragazza,
mi dispiace sapere che si senta così poco compresa. Mi dispiace venire a conoscenza che i suoi tentativi di onestà e trasparenza non siano stati accolti e valorizzati. Mi rendo conto che dare fiducia, ancora una volta, in una nuova psicoterapia sia per lei complicato quando sembra lei stessa averne ricevuta così poco. Mi viene da dirle di non smettere mai di provarci, di ritentare, nonostante le cadute, le porte in faccia, l’incomprensione perché la posta in gioco è molto preziosa: è lei, è il suo benessere.
In bocca al lupo, se può esserle utile sono disponibile.
Un caro abbraccio
Paola
Gentile, è sempre doloroso leggere di persone che come te non riescono a vedere un po' di luce in fondo al tunnel e che provano metodi su metodi, approcci su approcci e tecniche su tecniche senza ottenere nessun risultato. Io mi sono specializzato sulle problematiche di Ansia e sono passati ormai quasi dieci anni dall'inizio della mia formazione. In casi come il tuo io consiglio sempre di utilizzare un approccio integrato che cominci con tecniche cognitivo-comportamentali (anche se so che ti fanno paura ti assicuro che sono le migliori per ridurre drasticamente l'ansia nei primi mesi, la lettura scientifica in questo parla molto chiaro) e prosegua poi con approccio psicodinamico (dalle ricerche sappiamo che se la cognitivo-comportamentale è ottimo all'inizio poi però la psicodinamica serve per stabilizzare e soprattutto per evitare le recidive). Se poi all'interno di questo percorso si abbinassero delle sedute di EMDR, il "cerchio della cura" sarebbe del tutto completo. Ti capisco perfettamente quando mi parli di come tu non riesca a trovare un giusto terapeuta, ho provato anche io la tua stessa sensazione sulla pelle. Se volessi anche solo ulteriori chiarimenti su quello che ti ho scritto, non esitare a contattarmi.
Un gentile abbraccio, Alessandro.
Carissima, il fatto che lei si sia affidata 4 anni ad una prima psicoterapia cognitivo comportamentale e adesso ne ha intrapreso un’altra sistemico relazionale, mi fa pensare che lei in fondo crede a questo lavoro e non vuole mollare. Purtroppo ci sono casi a volte che richiedono tanti anni e diverse terapia per trovare quella giusta. Resista e non si arrenda ma mi sento di suggerirle di essere sempre onesta e sincera con la sua terapeuta a costo anche di risultare inopportuna. Le omissioni e i non detti possono rendere difficile il proseguimento di una terapia. La verità e la sincerità usata con i giusti modi sono la chiave principale di una buona riuscita della terapia. Un caro saluto Floriana Guccione
Affidarsi e mostrarsi vulnerabili alle nostre figure di riferimento talvolta può risvegliare paure radicate nel profondo. In terapia il nostro sistema difensivo viene messo in crisi e solo con il tempo se ne ricostruisce uno meno rigido e più adeguato alle esigenze del momento. Il percorso di crescita che sta perseguendo può avere alti e bassi, come in ogni ambito della vita. Nei momenti "bassi" può essere utile guardarsi indietro e riflettere sui risultati raggiunti. In bocca al lupo
Carissima da quello che scrive si evince che ha avuto esperienze di psicoterapia che si sono rivelate poco efficaci, io le consiglierei di cambiare approccio e cioè rivolgersi ad uno psicanalista che forse sarà in grado di esserle più vicino (psicologia del profondo).
Saluti
Gentile utente, io le direi di aprirsi completamente alla sua terapeuta senza timore del giudizio (il setting terapeutico dovrebbe essere un luogo in cui non c è giudizio e pregiudizio, ma ascolto attivo, comprensione, accettazione ed empatia) e senza timore di arrecare offese, spesso sono proprio i pazienti a darci spunti per cambiare o migliorare la traiettoria da seguire, la psicoterapia è un percorso a due, parallelo. Entrambi, paziente e terapeuta, con un ruolo attivo nella psicoterapia. Cordialmente Dott.ssa Papi
Buongiorno, mi spiace leggere di questa situazione di sofferenza. Mi viene da darle questo spunto che a volte dò anche ai miei pazienti. E' comprensibile e profondamente umano sentire il bisogno forte di raggiungere il proprio obiettivo di stare bene, soprattutto se è tanto tempo che si sta soffrendo. Paradossalmente però, tanto più ci sforziamo di raggiungere il nostro obiettivo, tanto più a volte rischiamo di allontanarci dal raggiungimento dello stesso, soprattutto se c'è troppo sforzo. Le suggerisco di provare a fidarsi e restare in attesa di ciò che accade e vedere come va. Dica però a chi la sta seguendo dei propri vissuti, anche nei confronti del terapeuta...sono informazioni molto preziose. E se comunque sentirà di non trovarsi bene con questo terapeuta nulla le impedisce di trovarne uno diverso, non lo viva come un fallimento. Un caro saluto e un augurio di stare bene. SV
In effetti cambiare di continuo terapeuta non credo la aiuti, ne scelga uno/una che la ispira e poi butti fuori tutto lì, con lui/lei, qualcosa di buono accadrà
Buongiorno, mi sembra che lei si stia focalizzando un pò troppo sugli orientamenti psicoterapeutici e sulle tecniche anzichè sulla ricerca di un professionista con cui le sia facile entrare in una relazione empatica e di fiducia, e con cui le risulti altrettanto facile aprirsi. Le ricerche ci dicono che, alla fine, la maggioranza dei fattori terapeutici sono comuni a tutte le psicoterapie a prescindere dal loro orientamento.
Cordiali Saluti. dott.ssa Laura Tavano

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