Dopo quasi 2 anni a letto e diverse terapie, da 10mesi sto meglio, ma non bene. Sto facendo psicoter
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Dopo quasi 2 anni a letto e diverse terapie, da 10mesi sto meglio, ma non bene. Sto facendo psicoterapia di tipo psicodinamico. Mi ha aiutato tantissimo, ma dopo quasi un anno di psicoterapia sono ferma a un punto di stallo.. Lascio ancora che le mancanze del mio passato inquinino il presente. La psicoterapeuta sostiene che ora dipende da me, che devo affrontare la crescita che non ho mai avuto e questi alti e bassi d'umore caratterizzati essenzialmente da molta ansia fanno parte della fase di crescita. Inoltre sostiene che la psicoterapia deve avere una fine per poter essere funzionale, quindi prevede di chiudere la nostra "relazione" tra qualche seduta il che mi spaventa un po'.. Diciamo che temo l'abbandono... La mia domanda è quale atteggiamento dovrei assumere per chiudere col passato, non lasciare che la paura della solitudine inquini il mio presente. Mi chiedo anche se fosse necessaria una psicoterapia di tipo cognitivo - comportamentale.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive. Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL
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Gentile utente, la collega che la segue saprà sicuramente meglio di me come relazionarsi con lei, ma vorrei comunque darle un feedback in merito ai quesiti e alle perplessità che affida a questa piattaforma. La risposta è nelle sue parole: lei afferma di temere l'abbandono, e non a caso, in vista della fine del suo percorso, sta cercando informazioni in merito ad un eventuale nuovo ciclo di psicoterapia. Approfitterei di queste ultime sedute per toccare l'argomento con la collega. In bocca al lupo! Cordialmente, dott.ssa Marta Enrica Giordano
Gentile utente, ha provato a portare questi temi alla sua terapeuta così come li ha presentati qui? La chiusura di una psicoterapia non è semplice e tutte le paure ad essa legate sono di notevole importanza. La invito a parlarne con la sua terapeuta, esprimendo anche il dubbio di iniziare eventualmente una terapia cognitivo comportamentale.
Le faccio i miei auguri! Cordiali saluti, Dott.ssa Chiara Soligo
Le faccio i miei auguri! Cordiali saluti, Dott.ssa Chiara Soligo
Buonasera,
se non lo ha già fatto, parlare con la sua terapeuta di questa sua paura per la possibile chiusura della psicoterapia potrebbe essere importante nella vostra relazione terapeutica. Tirare le fila e chiudere un percorso che le ha dato molto non è semplice, nè facile.
In bocca al lupo.
Valentina Battaglia
se non lo ha già fatto, parlare con la sua terapeuta di questa sua paura per la possibile chiusura della psicoterapia potrebbe essere importante nella vostra relazione terapeutica. Tirare le fila e chiudere un percorso che le ha dato molto non è semplice, nè facile.
In bocca al lupo.
Valentina Battaglia
Buona sera e grazie per la condivisione. Un buon punto di partenza è condividere quello che ha scritto qui anche con la sua terapeuta che saprà come accogliere ogni emozione arriverà in questo momento di distacco. Che tipo di terapia potrà intraprendere può deciderlo e saperlo solo lei e solo lei potrà comprendere se ne avrà ieno necessità: spesso le necessità nascono nelle mancanze e sarai un periodo senza terapia e senza terapeuta potrebbe comuyessere un momento di scoperta per lei in qualsiasi direzione vada questa scoperta. Saluti
Buongiorno.
Dopo anni, quando si presentava l'arrivo della chiusura del percorso con il mio psicoanalista, mi domandavo con trepidazione come sarebbe andata nella mia vita.
I suoi interrogativi sono legittimi. Credo che siano un tema fondamentale da trattare con la sua psicologa.
Dopo anni, quando si presentava l'arrivo della chiusura del percorso con il mio psicoanalista, mi domandavo con trepidazione come sarebbe andata nella mia vita.
I suoi interrogativi sono legittimi. Credo che siano un tema fondamentale da trattare con la sua psicologa.
Gentile utente, come consigliato dai miei colleghi é fondamentale che porti questi suoi dubbi e timori nell’attuale percorso di terapia. La fine é un momento delicato e temuto ma anche positivo perché attesta i cambiamenti avvenuti e porta fiducia. Non è mai un abbandono e si puó sempre tornare in terapia, ne parli apertamente.
Dr.ssa Damiano Maria
Dr.ssa Damiano Maria
Gentile utente, dalle sue parole leggo tanta sofferenza e altrettanta forza. Forza che l'ha fatta recuperare fisicamente e le ha dato la spinta per intraprendere un percorso di psicoterapia.
Le cure necessarie per il suo corpo sembrano ancora in corso, così come la cura per la sua mente. L'abbandono in questo momento emerge non essere la soluzione.
Sarebbe interessante esplorare la bambina che è in lei, che grida aiuto e cerca calore e ascolto.
La mia porta è sempre aperta.
Le auguro una pronta guarigione e una buona giornata.
Dott.ssa Ilaria Ungheri
Le cure necessarie per il suo corpo sembrano ancora in corso, così come la cura per la sua mente. L'abbandono in questo momento emerge non essere la soluzione.
Sarebbe interessante esplorare la bambina che è in lei, che grida aiuto e cerca calore e ascolto.
La mia porta è sempre aperta.
Le auguro una pronta guarigione e una buona giornata.
Dott.ssa Ilaria Ungheri
Buongiorno, può parlarne con il suo terapeuta. Ricordi però che, in generale, i momenti di stallo possono rivelarsi nel tempo molto utili, e hanno sempre un significato (ad esempio, la resistenza al cambiamento).
Gentile utente, il percorso che si sta per chiudere può rappresentare sicuramente un grande passo da affrontare, che può risollevare tematiche inerenti l'angoscia abbandonica.
Al dil à dell'approccio della terapia, il consiglio che mi sento di darle e di parlarne con la sua psicologa per comprendere quali letture dare al suo passato affinché non sia più così invasivo e fastidioso e poter proseguire con un presente sano e sereno.
Le auguro un bocca al lupo!
Al dil à dell'approccio della terapia, il consiglio che mi sento di darle e di parlarne con la sua psicologa per comprendere quali letture dare al suo passato affinché non sia più così invasivo e fastidioso e poter proseguire con un presente sano e sereno.
Le auguro un bocca al lupo!
Io credo che la decisione di terminare una terapia non sia unilaterale ma sia da discutere insieme. Se lei sente la necessità di proseguire provi a esporre le sue ragioni e, qualora non fossero accolte, può sempre cambiare terapeuta. Cordiali saluti, Dott.ssa Chiara Codecà
Gentile utente, capisco quanto sia difficile affrontare questo punto di stallo dopo tanto tempo di lavoro terapeutico. Prima di tutto, è importante riconoscere e celebrare i progressi che lei ha fatto finora. Il fatto che lei stia meglio rispetto a due anni fa è un segno del suo impegno e della sua resilienza.
Il tipo di terapia che sta seguendo, la psicoterapia psicodinamica, è stato un supporto prezioso per lei e ha contribuito significativamente al suo percorso di guarigione. È normale che ci siano momenti di stallo durante il processo terapeutico, specialmente quando si affrontano le profonde radici delle nostre esperienze passate. Questi momenti possono essere visti come opportunità per esplorare ulteriormente se stessa e per fare progressi significativi
La sua terapeuta ha fatto un punto importante dicendo che ora dipende da lei. Questo non significa che lei sia da solo, ma piuttosto che è pronto per assumere un ruolo più attivo nel suo processo di crescita. Affrontare le mancanze del passato può essere doloroso e spaventoso, ma è anche un passo fondamentale verso il suo benessere emotivo.
Per quanto riguarda la paura dell'abbandono, è comprensibile che lei possa temere la chiusura della relazione terapeutica. Tuttavia, è importante ricordare che la fine della terapia non significa essere abbandonate, ma piuttosto un passaggio verso una nuova fase del suo viaggio personale. Può essere utile discutere apertamente con la sua terapeuta i suoi timori e lavorare insieme per affrontarli in modo costruttivo.
Riconoscere i suoi sentimenti, affrontare le sue paure e lavorare attivamente con la sua terapeuta possono aiutarla a superare gli ostacoli e a costruire una vita più soddisfacente e autentica. Sia gentile con se stesso durante questo processo e ricordi che è degno di supporto e guarigione. Un saluto. Dott.ssa Pasqualina Annoso.
Il tipo di terapia che sta seguendo, la psicoterapia psicodinamica, è stato un supporto prezioso per lei e ha contribuito significativamente al suo percorso di guarigione. È normale che ci siano momenti di stallo durante il processo terapeutico, specialmente quando si affrontano le profonde radici delle nostre esperienze passate. Questi momenti possono essere visti come opportunità per esplorare ulteriormente se stessa e per fare progressi significativi
La sua terapeuta ha fatto un punto importante dicendo che ora dipende da lei. Questo non significa che lei sia da solo, ma piuttosto che è pronto per assumere un ruolo più attivo nel suo processo di crescita. Affrontare le mancanze del passato può essere doloroso e spaventoso, ma è anche un passo fondamentale verso il suo benessere emotivo.
Per quanto riguarda la paura dell'abbandono, è comprensibile che lei possa temere la chiusura della relazione terapeutica. Tuttavia, è importante ricordare che la fine della terapia non significa essere abbandonate, ma piuttosto un passaggio verso una nuova fase del suo viaggio personale. Può essere utile discutere apertamente con la sua terapeuta i suoi timori e lavorare insieme per affrontarli in modo costruttivo.
Riconoscere i suoi sentimenti, affrontare le sue paure e lavorare attivamente con la sua terapeuta possono aiutarla a superare gli ostacoli e a costruire una vita più soddisfacente e autentica. Sia gentile con se stesso durante questo processo e ricordi che è degno di supporto e guarigione. Un saluto. Dott.ssa Pasqualina Annoso.
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Gentilissima, i suoi dubbi sono assolutamente leciti. Ne parli con la sua terapeuta, in modo che questi dubbi vengano accolti e affrontati insieme. Un caro saluto. Dott.ssa Elena Sonsino
Sento l'intensità di quello che sta provando al pensiero di sentirsi sola senza la sua terapeuta. Poter sperimentare la sua crescita ed individuazione può essere fonte di ansia ma è un bellissimo passaggio che credo si sia proprio conquistata. Provi a camminare sulle sue gambe, un passo alla volta, senza cercare subito un nuovo appoggio in una diversa terapia. Si metta alla prova con fiducia. Un caro saluto
Dott.ssa Monica D'Ettorre
Dott.ssa Monica D'Ettorre
Cara ragazza,
È incoraggiante sapere che sei stata in grado di fare progressi significativi durante questi ultimi 10 mesi di psicoterapia psicodinamica. Il tuo impegno e il tuo lavoro duro sono ammirevoli, e comprendo che possa essere frustrante trovarsi in un punto di stallo dopo aver fatto così tanti progressi.
La tua preoccupazione riguardante la chiusura della tua relazione con la tua terapeuta è comprensibile. L'idea di abbandonare un sostegno così importante può essere spaventosa, soprattutto se hai paura di ritrovarti da sola con i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Per affrontare questo momento di transizione e chiudere con il passato, potresti considerare alcuni passaggi:
1. **Accetta il processo di crescita**: È normale sperimentare alti e bassi durante il percorso di crescita personale. Accetta che questi momenti di ansia e incertezza fanno parte del processo di guarigione e di trasformazione.
2. **Fai pace con il tuo passato**: Riconosci che le esperienze del passato hanno contribuito a plasmare chi sei oggi, ma non devono definire il tuo futuro. Lavora con la tua terapeuta per elaborare e accettare le tue esperienze passate in modo da poter lasciarle andare e concentrarti sul presente e sul futuro.
3. **Sviluppa strategie di coping**: Identifica strategie pratiche per affrontare la paura della solitudine e per gestire eventuali ricadute emotive. Ciò potrebbe includere tecniche di rilassamento, attività piacevoli e socializzazione con persone di fiducia.
4. **Esplora altre opzioni terapeutiche**: Se ritieni che potresti beneficiare di un approccio terapeutico diverso, come la terapia cognitivo-comportamentale, non esitare a discuterne con la tua terapeuta attuale. L'obiettivo è trovare l'approccio che meglio si adatta alle tue esigenze e ai tuoi obiettivi di guarigione.
5. **Fidati del processo**: Ricorda che il cambiamento richiede tempo e pazienza. Affronta questo momento di transizione con fiducia e apertura, sapendo che sei sulla strada giusta per il tuo benessere emotivo e personale.
Infine, è importante comunicare apertamente con la tua terapeuta riguardo alle tue preoccupazioni e alle tue esigenze durante questo periodo di transizione. La tua terapeuta è lì per sostenerti e guidarti attraverso questo processo, e insieme potete trovare le migliori strategie per affrontare le tue sfide e raggiungere i tuoi obiettivi.
Ti auguro tutto il meglio mentre continui il tuo viaggio di crescita e guarigione.
Con calore,
Dott.ssa De Pretto
È incoraggiante sapere che sei stata in grado di fare progressi significativi durante questi ultimi 10 mesi di psicoterapia psicodinamica. Il tuo impegno e il tuo lavoro duro sono ammirevoli, e comprendo che possa essere frustrante trovarsi in un punto di stallo dopo aver fatto così tanti progressi.
La tua preoccupazione riguardante la chiusura della tua relazione con la tua terapeuta è comprensibile. L'idea di abbandonare un sostegno così importante può essere spaventosa, soprattutto se hai paura di ritrovarti da sola con i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Per affrontare questo momento di transizione e chiudere con il passato, potresti considerare alcuni passaggi:
1. **Accetta il processo di crescita**: È normale sperimentare alti e bassi durante il percorso di crescita personale. Accetta che questi momenti di ansia e incertezza fanno parte del processo di guarigione e di trasformazione.
2. **Fai pace con il tuo passato**: Riconosci che le esperienze del passato hanno contribuito a plasmare chi sei oggi, ma non devono definire il tuo futuro. Lavora con la tua terapeuta per elaborare e accettare le tue esperienze passate in modo da poter lasciarle andare e concentrarti sul presente e sul futuro.
3. **Sviluppa strategie di coping**: Identifica strategie pratiche per affrontare la paura della solitudine e per gestire eventuali ricadute emotive. Ciò potrebbe includere tecniche di rilassamento, attività piacevoli e socializzazione con persone di fiducia.
4. **Esplora altre opzioni terapeutiche**: Se ritieni che potresti beneficiare di un approccio terapeutico diverso, come la terapia cognitivo-comportamentale, non esitare a discuterne con la tua terapeuta attuale. L'obiettivo è trovare l'approccio che meglio si adatta alle tue esigenze e ai tuoi obiettivi di guarigione.
5. **Fidati del processo**: Ricorda che il cambiamento richiede tempo e pazienza. Affronta questo momento di transizione con fiducia e apertura, sapendo che sei sulla strada giusta per il tuo benessere emotivo e personale.
Infine, è importante comunicare apertamente con la tua terapeuta riguardo alle tue preoccupazioni e alle tue esigenze durante questo periodo di transizione. La tua terapeuta è lì per sostenerti e guidarti attraverso questo processo, e insieme potete trovare le migliori strategie per affrontare le tue sfide e raggiungere i tuoi obiettivi.
Ti auguro tutto il meglio mentre continui il tuo viaggio di crescita e guarigione.
Con calore,
Dott.ssa De Pretto
Gentile utente, grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni e le sue fatiche. La chiusura di una terapia è spesso accompagnata da sentimenti ed emozioni paragonabili a quelli che lei prova in questo momento. Le consiglio di parlare dei suoi dubbi e delle sue paure con la sua terapeuta che conoscendola sicuramente meglio di noi saprà sicuramente dare un significato più autentico a queste. Cordiali saluti. Dott. Gianluca Pilotti
Salve, grazie per la sua condivisione. Sicuramente la collega con la quale ha svolto il percorso di psicoterapia ha ottime ragioni per le restituzioni che le ha dato e per i passi che sente di proporle. Il timore dell'abbandono può ripresentarsi proprio in concomitanza con la fine del vostro percorso; quindi sfrutterei l'occasione per parlare di quanto sta accadendo in questo momento con la psicologa. Un caro saluto.
Gentile utente, riconoscere questi suoi vissuti ed emozioni è sicuramente indicativo di una crescita personale. Le consiglio di affrontare questi vissuti, nello specifico la paura dell’abbandono con la sua psicoterapeuta. Sarà importante adottare un atteggiamento aperto all’esplorazione e alla riflessione se si sentirà di poterlo fare.
Rimango a disposizione.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Rimango a disposizione.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Ome terapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale sicuramente è un approccio più pratico e spendibile nel quotidiano. Il passato tenderà sempre ad interferire con il futuro. La grande differenza è se gli strumenti che lei applica siano ancora efficaci o meno.
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso questa fase delicata del suo percorso. È evidente che ha lavorato molto su di sé e che ha raggiunto importanti progressi, ma è altrettanto comprensibile che si senta spaventata e incerta di fronte alla prospettiva di concludere la psicoterapia. Questo è un momento di transizione che può suscitare ansia, specie se ha vissuto esperienze di mancanza o abbandono in passato. Partiamo da una considerazione importante: il fatto che si stia interrogando su come affrontare il futuro senza lasciare che il passato lo inquini è già un segnale di grande consapevolezza e motivazione. Questo è un ottimo punto di partenza per continuare a lavorare sul suo benessere. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, l'idea sarebbe di aiutarla a identificare i pensieri automatici e le credenze legate al passato che continuano a influenzare il suo presente. Ad esempio, potrebbe riflettere su domande come: quali pensieri emergono quando si sente sola o teme l'abbandono? Cosa le dice quella voce interna? E, soprattutto, come questi pensieri influenzano le sue emozioni e le sue azioni nel qui e ora? L'obiettivo sarebbe quello di sostituire questi pensieri con interpretazioni più realistiche e funzionali, aiutandola a costruire una nuova narrativa del presente, meno ancorata alle esperienze passate. Un'altra strategia utile potrebbe essere il lavoro sull’auto-compassione. Spesso, le ferite del passato ci portano a essere severi con noi stessi. Imparare a rispondere alle proprie emozioni con gentilezza, invece che con critica o paura, può aiutarla a ridurre l’impatto delle sue mancanze passate. Si potrebbe lavorare su frasi come: “È normale sentirmi così, sto imparando a gestire questa fase” o “Il fatto che il passato mi condizioni non significa che il presente sia destinato a essere lo stesso”. La sua domanda sul tipo di psicoterapia è interessante. La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) potrebbe essere un’opzione valida se sente che ha bisogno di strumenti più pratici per gestire l’ansia, lavorare sui pensieri negativi o sviluppare nuove abitudini di comportamento. La TCC è spesso strutturata e orientata al futuro, il che potrebbe integrarsi bene con il lavoro profondo che ha già svolto con la terapia psicodinamica. Tuttavia, la scelta dipende molto dalle sue necessità personali e dal tipo di supporto che sente di avere bisogno in questa fase. Infine, riguardo alla chiusura della terapia attuale, è naturale che tema l'abbandono, ma questa può anche essere un'opportunità per mettere alla prova ciò che ha imparato e scoprire che ha già in sé molte risorse per affrontare le difficoltà. Sarebbe utile parlarne apertamente con la sua terapeuta, condividendo le sue paure e discutendo insieme un piano per la chiusura, magari prevedendo una fase di "graduale distacco" o sessioni occasionali di follow-up. Questo può aiutarla a sentirsi più sicura mentre affronta questa transizione. È importante ricordare che non è mai sola nel suo percorso. Le risorse che ha costruito negli ultimi due anni sono dentro di lei, e ogni passo avanti, anche piccolo, è un segno della sua forza e resilienza. Le auguro di trovare fiducia nel suo cammino e nel modo in cui sceglierà di proseguirlo. Dott. Andrea Boggero
Buonasera, grazie per aver condiviso la sua riflessione. È comprensibile che il timore dell’abbandono e la sensazione di non essere ancora completamente "guarita" possano suscitare ansia, soprattutto quando una relazione terapeutica sta per concludersi. In effetti, il passaggio da una psicoterapia psicodinamica a una nuova fase di crescita autonoma può essere una transizione difficile, ma è anche un'opportunità per rafforzare la propria indipendenza e autonomia emotiva. Per affrontare il passato, sarebbe utile concentrarsi sull'accettazione delle sue esperienze e il riconoscimento che, sebbene abbiano avuto un impatto sulla sua vita, non devono definire il suo presente. Può essere utile lavorare su esercizi che rafforzano la consapevolezza dei suoi pensieri e delle sue emozioni, cercando di renderli meno invadenti nel presente, mantenendo la consapevolezza che ogni passo di crescita implica inevitabilmente delle difficoltà. Riguardo alla paura della solitudine, potrebbe riflettere su come sviluppare una relazione sana e accogliente con sé stessa, piuttosto che vederla come una condizione da evitare a tutti i costi. Se la sua psicoterapeuta ritiene che una conclusione sia vicina, potrebbe essere utile chiederle di lavorare insieme su questo tema, esplorando gradualmente le sue preoccupazioni rispetto al "fine" della terapia. Infine, una psicoterapia cognitivo-comportamentale potrebbe offrirle strumenti pratici per gestire l’ansia e i pensieri disfunzionali, ma la decisione dipende da come percepisce la sua evoluzione. Se necessitasse di approfondire l'argomento, non esiti a contattarmi. Cordialmente,
Salve, innanzitutto, le faccio i miei complimenti per il lavoro che ha fatto finora: arrivare ad un punto in cui ha compreso quanto sia importante affrontare il suo passato e le sue influenze sul presente è già un passo enorme. La psicoterapia psicodinamica è un percorso profondo che l'ha aiutata a esplorare le radici dei suoi vissuti ed è comprensibile che si stia sentendo ancora un po' "ferma" in alcuni punti. La crescita non è mai un processo lineare e, soprattutto, le ferite emotive del passato non si "curano" in modo semplice o immediato.
Quando parla della paura dell’abbandono è chiaro che sta entrando in un tema molto profondo. La paura dell’abbandono è spesso legata a esperienze passate in cui ci si è sentiti soli, rifiutati o non compresi. Affrontarla richiede tempo e la consapevolezza che lei non è più la persona che era in quella situazione, ma qualcuno che sta cercando di liberarsi da queste catene emotive.
La psicoterapeuta le ha parlato della "fase di crescita" e questo è un punto cruciale. La crescita, specialmente quella emotiva, è spesso accompagnata da momenti di incertezza. Gli alti e bassi d'umore e l'ansia che sente sono parte del processo di trasformazione, che si sta permettendo di diventare una versione più forte e consapevole di se stessa. Accolga questi momenti di difficoltà come segnali di cambiamento, piuttosto che come ostacoli. Ogni passo, anche se doloroso, le sta portando verso una maggiore indipendenza emotiva.
La paura della solitudine spesso nasce dall'idea che senza un’altra persona (sia essa un partner, un familiare o un amico) non possiamo essere completi o felici. Però, la solitudine non è sinonimo di vuoto. Imparare a stare con se stessi, senza giudicarsi o cercare costantemente approvazione esterna, è un processo che la aiuta a diventare più indipendente. La solitudine può essere anche uno spazio di crescita, di riflessione e di consapevolezza su chi sei veramente al di là delle relazioni. Coltivare la sua capacità di stare con se stessa la aiuterà a non temere più la solitudine.
Ora che sta crescendo, è fondamentale che sviluppi un’auto-compassione più forte. Invece di dipendere da altri per sentirsi bene con se stessa, cerchi di trovare nel suo interno quelle risorse che le permettono di sentirsi sicura e a posto con chi è. La psicoterapia la sta aiutando a conoscerti meglio e a lavorare sui suoi conflitti interiori, ma il passo successivo è quello di applicare questi nuovi strumenti nella vita quotidiana. Ogni volta che avverte l'ansia o la paura del vuoto, si ricordi di avere già dentro di se tutto ciò che le serve per affrontare le sfide.
La solitudine, come dicevo prima, può essere vista come un'opportunità di introspezione. Perché non prova a fare delle piccole attività da sola che le piacciono? Un hobby, una passeggiata, leggere un libro che la appassiona... anche questi piccoli momenti di solitudine consapevole la aiuteranno a rendere meno spaventosa l’idea di stare con te stessa.
La fine di un percorso terapeutico non significa che la crescita sia completa, ma che lei è stata equipaggiata per affrontare ciò che le sta davanti con gli strumenti che ha acquisito. La paura che la psicoterapia possa concludersi può essere legata al timore di non avere più un supporto esterno, ma in realtà il fine della terapia è proprio quello di renderla sempre più autonoma. Se si sente preparata, potrebbe provare a guardare alla conclusione della psicoterapia come a un nuovo inizio, piuttosto che come una fine.
Se ha bisogno di ulteriori riflessioni o domande, sono qui.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Quando parla della paura dell’abbandono è chiaro che sta entrando in un tema molto profondo. La paura dell’abbandono è spesso legata a esperienze passate in cui ci si è sentiti soli, rifiutati o non compresi. Affrontarla richiede tempo e la consapevolezza che lei non è più la persona che era in quella situazione, ma qualcuno che sta cercando di liberarsi da queste catene emotive.
La psicoterapeuta le ha parlato della "fase di crescita" e questo è un punto cruciale. La crescita, specialmente quella emotiva, è spesso accompagnata da momenti di incertezza. Gli alti e bassi d'umore e l'ansia che sente sono parte del processo di trasformazione, che si sta permettendo di diventare una versione più forte e consapevole di se stessa. Accolga questi momenti di difficoltà come segnali di cambiamento, piuttosto che come ostacoli. Ogni passo, anche se doloroso, le sta portando verso una maggiore indipendenza emotiva.
La paura della solitudine spesso nasce dall'idea che senza un’altra persona (sia essa un partner, un familiare o un amico) non possiamo essere completi o felici. Però, la solitudine non è sinonimo di vuoto. Imparare a stare con se stessi, senza giudicarsi o cercare costantemente approvazione esterna, è un processo che la aiuta a diventare più indipendente. La solitudine può essere anche uno spazio di crescita, di riflessione e di consapevolezza su chi sei veramente al di là delle relazioni. Coltivare la sua capacità di stare con se stessa la aiuterà a non temere più la solitudine.
Ora che sta crescendo, è fondamentale che sviluppi un’auto-compassione più forte. Invece di dipendere da altri per sentirsi bene con se stessa, cerchi di trovare nel suo interno quelle risorse che le permettono di sentirsi sicura e a posto con chi è. La psicoterapia la sta aiutando a conoscerti meglio e a lavorare sui suoi conflitti interiori, ma il passo successivo è quello di applicare questi nuovi strumenti nella vita quotidiana. Ogni volta che avverte l'ansia o la paura del vuoto, si ricordi di avere già dentro di se tutto ciò che le serve per affrontare le sfide.
La solitudine, come dicevo prima, può essere vista come un'opportunità di introspezione. Perché non prova a fare delle piccole attività da sola che le piacciono? Un hobby, una passeggiata, leggere un libro che la appassiona... anche questi piccoli momenti di solitudine consapevole la aiuteranno a rendere meno spaventosa l’idea di stare con te stessa.
La fine di un percorso terapeutico non significa che la crescita sia completa, ma che lei è stata equipaggiata per affrontare ciò che le sta davanti con gli strumenti che ha acquisito. La paura che la psicoterapia possa concludersi può essere legata al timore di non avere più un supporto esterno, ma in realtà il fine della terapia è proprio quello di renderla sempre più autonoma. Se si sente preparata, potrebbe provare a guardare alla conclusione della psicoterapia come a un nuovo inizio, piuttosto che come una fine.
Se ha bisogno di ulteriori riflessioni o domande, sono qui.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Gentile utente, grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni.
Prima di tutto, trovo sia importante dare valore al percorso che ha già svolto finora ed all’impegno che ha dimostrato.
Non è inusuale che possano capitare delle fasi di stallo durante il percorso ma anche quelle, se affrontate, possono portare a dei cambiamenti nella relazione terapeutica. Sicuramente la collega che la sta seguendo la conosce meglio ed avrà posto un pensiero attento e ragionato per la restituzione che le ha fatto.
Detto questo, non è mai facile immaginarsi in un contesto nuovo, dove entrano in gioco ansie e paure legate alla conclusione di un percorso terapeutico importante. Quando ci si sente ascoltati e accolti, l’idea di poter perdere quella relazione può riattivare vissuti di abbandono, specialmente se si tratta di ferite che fanno già parte della propria storia. Chiudere con il passato non significa rimuoverlo o dimenticarlo ma piuttosto ricollocarlo in nuova nuova narrazione che ne dia un senso.
Le consiglierei di parlarne con la sua psicoterapeuta e manifestare i dubbi che la stanno preoccupando, ha tutto il diritto di farlo, e magari provando a ragionare insieme riuscirete a gestire questa conclusione con coraggio e con la gentilezza che merita.
Le auguro tutto il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Prima di tutto, trovo sia importante dare valore al percorso che ha già svolto finora ed all’impegno che ha dimostrato.
Non è inusuale che possano capitare delle fasi di stallo durante il percorso ma anche quelle, se affrontate, possono portare a dei cambiamenti nella relazione terapeutica. Sicuramente la collega che la sta seguendo la conosce meglio ed avrà posto un pensiero attento e ragionato per la restituzione che le ha fatto.
Detto questo, non è mai facile immaginarsi in un contesto nuovo, dove entrano in gioco ansie e paure legate alla conclusione di un percorso terapeutico importante. Quando ci si sente ascoltati e accolti, l’idea di poter perdere quella relazione può riattivare vissuti di abbandono, specialmente se si tratta di ferite che fanno già parte della propria storia. Chiudere con il passato non significa rimuoverlo o dimenticarlo ma piuttosto ricollocarlo in nuova nuova narrazione che ne dia un senso.
Le consiglierei di parlarne con la sua psicoterapeuta e manifestare i dubbi che la stanno preoccupando, ha tutto il diritto di farlo, e magari provando a ragionare insieme riuscirete a gestire questa conclusione con coraggio e con la gentilezza che merita.
Le auguro tutto il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Buongiorno, è bello sapere che sono state raggiunte delle consapevolezze e che stai meglio. Ti suggerisco di condividere con la terapeuta questo tuo disagio di affrontare la fine della terapia, perché se da parte tua non ti senti ancora pronta e autonoma la terapia per definizione non è ancora conclusa. Può essere che la terapeuta abbia capito che siete arrivati ad un punto in cui ti può spronare ad avere un ruolo più attivo nella tua vita, ma questo non significa necessariamente lasciare la terapia, soprattutto se non è un tuo desiderio.
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