Come posso aiutare un parente che non vuole farsi aiutare? Anzi, pensa di non avere alcun tipo di pr

21 risposte
Come posso aiutare un parente che non vuole farsi aiutare? Anzi, pensa di non avere alcun tipo di problema.
Soffre di attacchi d'ira e quando glielo faccio notare nega tutto o finge o non si rende conto, è convinto di avere sempre ragione e si arrabbia se lo si contraddice. Arriva ad alzare le mani qualche volta.
Cosa fare?
Salve, mi spiace per la situazione ed il disagio espresso. A mio avviso sarebbe essenziale intraprendere un percorso di supporto psicologico che possa identificare e riconoscere cause e fattori di mantenimento dei sintomi tuttavia la motivazione deve partire dalla persona, credo che lei possa limitarsi a esporre sinceramente le sue preoccupazione ed i suoi stati emotivi in merito a ciò che accade.
Cordialmente, dott. FDL

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Buonasera, a mio parere un buon punto di partenza potrebbe essere quello di comunicare il suo vissuto emotivo rispetto gli scatti di ira del suo parente. Da qui, tentare di esplorare che cosa lui pensi riguardo la possibilità effettiva di ferire chi gli è vicino. Un saluto
Salve, la motivazione intrinseca è molto importante durante la terapia, non si può obbligare una persona a prendere una decisione del genere. Ha provato a consigliargli un consulto psicologico?
Buona serata.
Dott. Fiori
Buonasera, purtroppo la terapia non si può fare a senso unico: è necessario che il paziente voglia farsi aiutare. Forse un modo per potergli "aprire gli occhi" può essere quello di esprimere le sue difficoltà a cuore aperto, senza accuse, solo mettendo in gioco sé stessa e le sue difficoltà in relazione con lui. Se ha paura per la sua incolumità, la invito a rivolgersi agli organi preposti. Buona serata. Dott. Simeoni
Buongiorno, sembra una situazione difficile. Anzi la più complicata perché più il legame è intenso più il parente percepisce frustrazione e impotenza quando pensa di non fare troppo o di non poter essere d'aiuto. In certi casi è utile anche per la persona che fa da caregiver avere un supporto psicologico. Uno spazio di pochi incontri che permetta di capire fin dove si può aiutare e come gestire il senso di inadeguatezza quando le attenzioni e le preoccupazioni non passano. E' opportuno sapere che la persona che porta il problema dev'essere la prima a desiderare aiuto, desiderare sostegno. Infatti è centrale la motivazione primaria. Non sempre questo avviene. Tanti auguri, Omar
Gentile utente,

un attacco d'ira come quello che descrive può avere motivazioni profonde: si può reagire così quando sentiamo il nostro valore personale ferito, ci sentiamo umiliati e svalutati. Reagiamo furiosamente per ricostruire ai nostri occhi e agli occhi degli altri il nostro valore. Questo tuttavia non deve farci giustificare queste reazioni: è importante che stabilisca dei confini per la sua sicurezza, fino ad arrivare a chiamare la forza pubblica se si sentisse minacciata. Una tale eventualità potrebbe suonare come il campanello d'allarme che qualcosa non va... so che può essere molto doloroso, ma l'unico modo di aiutare una persona che non vuole farsi aiutare (sarebbe l'ennesima sconfitta...) è metterla di fronte alla gravità delle sue azioni. È FONDAMENTALE CHE PROTEGGA LA SUA SICUREZZA. Con questa rabbia non si scherza, mi raccomando.

con i migliori auguri
dr. Ventura
Caro/a utente,
mi spiace molto per la situazione in famiglia. Da esperto in violenza domestica e di genere, le dico che in questi casi è sempre difficile convincere chi crede di non avere problemi, ma farlglielo notare in una modalità che potrebbe risuonargli come un attacco, un'accusa o un "tu sei malato e hai bisogno di aiuto" rischia di essere controproducente, aumentando la negazione e, di riflesso, anche l'aggressività. Il primo passo è provare, in maniera assertiva, a fargli rendere conto di quanto certi comportamenti possano essere pericolosi e facciano male non solo agli altri membri della famiglia, ma anche a sè stesso. Attenzione però a sottovalutare certe reazioni aggressive che potrebbero sfociare in comportamenti violenti con conseguenze gravi per chi gli sta incontro. In questo caso è PRIORITARIO proteggere la vostra incolumità fisica e psicologica, onde evitare brutti epiloghi. Se non potete aiutare lui, aiutate voi stessi perchè non bisogna mai sottovalutare chi ostenta aggressività arrivando anche ad utilizzare violenza fisica. Contattare uno psicologo potrà aiutarvi a trovare la strada giusta. Se avete bisogno potete contattarmi in privato.
Un abbraccio e un caro saluto
Salve, comprendo il disagio che descrive. Potrebbe partire dal comunicare al suo parente la sua preoccupazione e cosa prova a vederlo così. Potrebbe funzionare e se non funziona, forse dovrà accettare che non tutti vogliono cambiare e stare bene. Saluti.
Gentile utente, in questi casi si ricorre alla cosiddetta "terapia indiretta", una procedura tipica di alcuni orientamenti terapeutici tale per cui si riesce a intervenire sul comportamento del paziente finale attraverso stratagemmi specifici. Cerchi uno psicoterapeuta a indirizzo strategico breve e richieda una terapia indiretta: saprà fornirle maggiori informazioni.
Buongiorno. Sono d'accordo con i colleghi nel ritenere fondamentale la motivazione al trattamento per la persona coinvolta. Provi a sensibilizzare senza forzare troppo la mano.

Cordialità

MT
Buonasera, la motivazione è il punto principale per intraprendere un percorso di aiuto e/o cura. Dal momento che il suo parente non pare averne e, anzi, si sente attaccato quando gli si mostra il problema, le consiglio di ribaltare la situazione ed esplicitare la sua difficoltà in tali situazioni. Può anche valutare di chiedere lei un supporto psicologico per gestire la sua ira e gli scontri che ne derivano. Un caro saluto
Se la persona non si vuol far aiutare da uno psicologo o psichiatra, forse è bene che vada lei a fare una psicoterapia per rinforzarsi e vedere fino a che punto deve mettere a rischio se stessa dal punto di vista fisico o psicologico con la vicinanza di una persona anche violenta. Non ci si deve sentire in colpa se si prendono anche le distanze da persone violente. Magari può parlarne al medico di base della persona con questi problemi. Se poi non ci sono possibilità di aiutare e la persona è violenta con lei o altri familiari è bene anche denunciare i fatti.Cordiali saluti
Gentile Utente, se la persona che vive il disagio non ha consapevolezza è improbabile che riconosca e accetti il suggerimento di farsi aiutare da uno specialista. Lei però può spiegargli come si sente tutte le volte che subisce la sua aggressività, potrebbe anche chiedere che cosa attiva o mantiene quel tipo di comportamento, ovviamente in un momento neutro. Oppure se per lei è faticoso gestire queste situazioni a causa della sofferenza che ne segue, potrebbe chiedere una consulenza psicologica per comprendere insieme ad uno specialista quali potrebbero essere i fattori scatenanti e di mantenimento e come imparare a proteggersi.
Un cordiale saluto
Gentilissimo, il disagio che lei esprime è assolutamente comprensibile. Purtroppo quando non c'è una motivazione intrinseca è difficile coinvolgere qualcuno in un percorso. L'obiettivo quindi a questo punto è proprio lavorare sulla consapevolezza di questa persona per accendere in lui una spinta motivazionale alla risoluzione del problema: prima però è importante che lui VEDA che ci sia il problema. Provi a far presente a questa persona come si sente quando lui ha questi scatti d'ira.
Dott.ssa Chiara Ripa
Buongiorno, i meccanismi che identifica nel suo parente sono alcuni processi cognitivi messi in atto in presenza di comportamenti particolarmente rabbiosi o violenti: si attribuisce all'altro la colpa e si nega qualsiasi responsabilità. Questo per non etichettarsi come "violento" o "con un problema nella gestione della rabbia". Purtroppo la motivazione al trattamento non può essere "forzata" nelle persone. Quello che si può fare è comunicare senza utilizzare a nostra volta la rabbia, mettendo in luce piuttosto le emozioni che ci suscita assistere a queste esplosioni d'ira (paura, ansia e così via).
A seconda della sua provincia di residenza possono essere presenti centri specifici di accompagnamento al cambiamento per uomini violenti (ad esempio in Emilia Romagna sono presenti i centri LDV sulle province).
D'altra parte, se questi comportamenti non cessano e se la comunicazione non trova terreno fertile, potrebbe essere auspicabile contattare i Centri Antiviolenza attivi sul suo territorio: sono specializzati nella gestione di questi casi e spesso offrono servizi di consulenza multidisciplinari.
Non abbia paura a contattarli qualora la situazione non migliori; purtroppo spesso la violenza viene manifestata in cicli continui.
dott. De Rosa Saccone
Buongiorno, purtroppo non è facile convincere una persona ad iniziare un percorso di supporto. La decisione è personale e deve nascere dal riconoscimento di un bisogno. Tuttavia, chi è intorno ad una persona così arrabbiata deve far notare gli effetti di questa rabbia, può esprimere il suo disappunto ma soprattutto può comunicare come la fa sentire quando le mostra aggressività. Fatto questo, si protegga come può, dalla negatività di una persona aggressiva. Saluti,
Elena Bonciarelli
Buonasera,
è difficile convincere qualcuno di intraprendere un percorso che si rifiuta di iniziare. In questi casi può essere utile che la persona che soffre di più della vicinanza con questo parente aggressivo, si attivi per capire meglio come rapportarsi con lui. Un cordiale saluto
gentile,
La domanda "cosa fare?"
è una domanda troppo aperta .
Non é lo stesso se il parente
é un genitore, un figlio/a, la sorella, il fratello o il congiunge ...
Dato che Lei ha una sua domanda/preoccupazione, provi a chiedere al medico di famiglia e forse, può aiutarla e orientarla nello specifico.
un cordiale saluto.
A.F.
Salve, utilizzando il giusto tatto dovrebbe provare a parlare alla persona interessata, rendendola partecipe del suo vissuto e delle sue frustrazioni, consigliando l'aiuto di un professionista.
MMM
Buongiorno, è molto difficile aiutare chi non è consapevole di avere un problema. Ma lei come vive questa situazione? Se la preoccupa tanto è probabile che si tratti di un parente vicino. La rabbia incontrollata suscita spavento. Ha già provato a parlarne, quando la situazione è tranquilla? In questi casi ciò che può aiutare è non accusare l'altro ma racconttargli come ci si sente di fronte ai suoi attacchi. Mi chiedo anche se ci sono altre persone presenti, che possano aiutarla. Se lo ritiene utile, può anche pensare ad un supporto psicologico per sè. Dott.ssa Franca Vocaturi
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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