Ciao perdonatemi per il disturbo. Sto all’inizio di sedute da un psicologo e mi ha consigliato di an

15 risposte
Ciao perdonatemi per il disturbo. Sto all’inizio di sedute da un psicologo e mi ha consigliato di andare dallo psichiatra per prendere i psicofarmaci, più che consiglio mi sembra solo un obbligo. Io ho paura di prenderli, solo al pensiero mi viene un attacco di panico e proprio mi viene da rimettere al pensiero. Io ho provato più volte a dire che se ci fosse un altro modo e lei mi continuo a dire che senza quelli non possiamo fare nulla. Io adesso sto umore stabile, si fino mercoledì io stavo malissimo. Stavo male in totale da 5 mesi, ma dopo esserne andata dalla precedente psicoterapeuta che mi giudicò sono stata peggio. Ha voluto anche parlare con mia madre di questa cosa, io ho 22 anni. Non gli ha detto come d’accordo che non dico che mi sto tagliando ma è capitato che quando mi sento sopraffatta dal dolore e fermarlo mi premo con la forbice da scuola sulla gamba (non a contatto con la pelle) io comunque l’assicurai che non mi ucciderei perché non c’è la farei e l’unica cosa che mi tiene legata qui sono le mie passioni e nient’altro. Ma lei comunque ha paura che possa succedermi qualcosa, paura che mi possa far del male. Per poi arrivare all’accordo, di prendere l’appuntamento è poi se non voglio prendere i psicofarmaci proviamo un’altra modalità. Dopo la seduta, la ricontattai e chiesi se prima facevamo aspettare un po’ di tempo, abbiamo fatto tre sedute, lei mi disse rimaniamo come d’accordo in seduta. Io ora sto pensando se solo i miei genitori non mi avessero fatta stare male non avrei avuto questi pensieri al passato, dipendono da come sto, è la prima volta che sto male per 5 mesi (tipo depressione), prima stavo male anche per due mesi, una o due settimane, oppure 1 o due giorni, così da quando ero piccola per poi ritornare a stare bene. Non solo sono stata male a pensare al passato riguardo alla mia famiglia e sentire questo dolore ma ho avuto anche il problema anche dalle amicizie, sempre lo è stato, avere questi momenti in cui non mi fido degli altri ma in questo periodo sono stata peggio. Quando sto di umore stabile noto che faccio amicizia, rido e scherzo, ma quando qualcuno non mi aiuta o si preoccupa per me ne soffro. Penso se non avessi sofferto così non sarei costretta a prendere degli psicofarmaci, io vorrei solo vivere in pace, dove nessuno e niente mi faccia stressare, perché si mi sembra che ogni cosa che va contro di me mi faccia stare male. Io vorrei ripeto solo vivere in pace, senza problemi, sono così stanca.
Buongiorno, comprendo il suo disagio per la situazione complessa e difficile che sta vivendo. L'unico consiglio che mi sento di darle è di capire se lei si fida della sua attuale psicoterapeuta, perché questo è un elemento fondamentale per proseguire un percorso con un professionista. Se lei sente di poter chiedere e parlare liberamente delle sue paure e dei suoi dubbi rispetto ad una eventuale terapia farmacologica allora sono certa che insieme troverete la strada giusta. Cordialmente dott.ssa Gabriella Pringigallo

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Mi dispiace per la situazione in cui si trova.
Stavo pensando a quanto davvero sia difficile fidarsi quando la toria di vita ci
ha messo di fronte a momenti dolorosi con le figure di accudimento.
A volte si è tanto sofferto che abbiamo paura di sentire dolore,ma iil dolore per sua natura deve uscire lo stesso ,anche provocandoselo ,anche con i tagli.
Credo che l'idea diuna consulenza dallo psichiatra potrebbe giovarle molto,ma caisco anche che sia molto complicato per lei affidarsi.
Un percorso psicoterapeutico è assolutamente necessario a patto che trovi uno spazio contenitivo e sicuro per depositare la sua sofferenza,
Mi arrivano così forte la rabbia e la stanchezza che oggi appesantiscono le sue spalle in uno zaino che ormai tocca quasi terra.
Si può perdonare quella bambina che tanto ha sofferto? E con lei, si possono perdonare due genitori senza più additarli per tanta sofferenza arrecata?
Credo che partendo da qui poi le sarà possibile anche rivolgere il suo sguardo verso relazioni nuove, sane, non più finalizzate al riempire vuoti ma che possano diventare ricchezza.
E' molto importante che di dubbi, paure e desideri ne parli con la sua terapeuta, l'alleanza e la fiducia devono essere alla base di un percorso di cambiamento.
La saluto cordialmente,
dott.ssa Valeria Stallone
Ritengo che un supporto farmacologico, quando necessario, debba essere inteso come una stampella. Da utilizzare per il tempo necessario. Non risolve il problema, ma abbinata a un sostegno psicoterapico in alcune situazioni è utile e in altre necessaria. Obiettivo è non averne più bisogno.
Buongiorno, affidarsi agli specialisti e ai farmaci non è semplice, soprattutto se abbiamo un vissuto pesante e doloroso alle spalle. Dobbiamo trovare la giusta sintonizzazione e darci un po' di tempo per valutare se ci possiamo fidare. Sembra che lei abbia fatto poche sedute, e, quindi, sia ancora prematuro fare una valutazione. Io parlerei esplicitamente con lo psicoterapeuta di tutti i dubbi e le perplessità, soprattutto in merito all'assunzione dei farmaci. La sua situazione complessa si è strutturata nel tempo e quindi si può risolvere dedicando altrettanto tempo nella costruzione di una relazione che possa aiutarla a ritrovare il suo benessere psicofisico. I farmaci, in ogni caso servono, per il tempo necessario per ristabilire un equilibrio e la psicoterapia è il giusto contenitore per la stanchezza, il dolore e il disagio in generale. Se poi vede, nel tempo, che la relazione terapeutica non funziona può sempre cambiare e trovare il giusto terapeuta per lei. Un caro saluto
Ciao, ho letto più volte quello che scrivi e mi chiedo quale sia la tua domanda, cosa stai chiedendo a questa community di avvoltoi della psiche? Almeno una cosa mi è chiara, e forse mal interpreto e se così fosse ti prego di perdonarmi e di correggermi, ti senti "costretta". Vittima delle scelte passate dei tuoi genitori ("Io ora sto pensando se solo i miei genitori non mi avessero fatta stare male"), costretta dalle scelta dello psicoterapeuta ("più che un consiglio mi sembra solo un obbligo", "non sarei costretta a prendere degli psicofarmaci"). Deve essere un inferno abitare tra un sentimento di costrizione ed un sentimento di tristezza "tipo depressione" nel quale a volte si è "sopraffatti dal dolore". Mi dispiace sapere che tu non abbia trovato unǝ colleghǝ che ti facesse sentire più "libera" e mi fa piacere che nonostante questo tu sia ancora alla ricerca di liberazione (questo tuo messaggio è un atto liberazione?)! Ti auguro di trovarla presto!
Salve gentile utente,
Provi a parlare dei suoi vissuti al terapeuta, sono potenti e possono essere il carburante per comprendere tante cose di lei e della sua storia che la fanno soffrire e la bloccano.
Dr.ssa Damiano Maria
Buongiorno, da ciò che racconta emerge in lei un conflitto tra il bisogno dell'altro e la paura che questo ci faccia soffrire, il bisogno di aiuto e la difficoltà a fidarsi. Lei rivive nella relazione con il suo terapeuta e con gli amici la stessa dinamica che ha con i suoi genitori, li ha amati, li ama, ne ha bisogno ma si è sentita delusa, ferita. Vorrebbe dimenticare, perdonare per stargli vicino ma non ci riesce. Così anche il rapporto con gli amici, ne ha bisogno ma si sente delusa, ha bisogno di affidarsi al terapeuta ma teme questa dipendenza. Le vorrei dire che ciò che è accaduto può non ripetersi , che può costruire rapporti adeguati con le persone ma questo deriva anche dalle sue paure. Se non le affronta, se non ci lavora con il terapeuta continuerà a vivere nel bisogno e nella paura. Un caro saluto. Dottoressa Cannata
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Buongiorno, mi dispiace per ciò che sta vivendo e comprendo la stanchezza e il desiderio di riposo emotivo. Forse è proprio questo che lo psicologo da cui sta andando ha compreso ed individuato e cioè una difficoltà a mantenere una sua stabilità emotiva che possa farla star bene. Credo che sia per questo che le ha proposto lo psichiatra ed i relativi farmaci. Io le suggerirei di tentare una visita e vedere come si trova, mostri anche il suo scetticismo e le sue difficoltà ma si lasci una porta aperta per comprendere cosa le viene proposto. Cordiali saluti. Dott.ssa Alessandra Domigno
Ciao buongiorno. Dal tuo scritto capisco che sei una giovane donna incompresa. La sofferenza spesso ci fa deviare strada. A volte è necessario trovare un alleato nel proprio percorso e in tandem proseguire per raggiungere i veri obiettivi. Le risorse di ognuno di noi sono tante ma spesso non ricordiamo di averne e ci affliggiamo o perdiamo le speranze per ritrovare noi stessi. Tenacia e ottimismo sono le parole chiave.
Gentile utente, quando un terapeuta incontra un paziente tanto giovane con condotte autolesive è chiamato a fare una valutazione rispetto al rischio che tali comportamenti diventino, accidentalmente o intenzionalmente, estremamente pericolosi. Non so se è questo il caso, ma potenzialmente l'idea di affiancare la psicoterapia al trattamento farmacologico, credo, sia un modo per mettersi al riparo da certi pericoli. Le tue reticenze sono comprensibili, tuttavia non smettere di confrontarti con il tuo terapeuta su questo argomento. talvolta i farmaci sono un buon supporto al lavoro che si compie nella stanza di terapia. Un lavoro che continuerà e dunque tu potrai affrontare tutti i vissuti emotivi di cui ci hai accennato relativi alle figure genitoriali.
Dott.ssa Michela Saviano
Buongiorno gentile utente la ringrazio per aver condiviso con noi il suo disagio e le sue paure in merito all'uso dei farmaci. Mi sento di dirle che in alcune situazioni siano d iaiuto per poter lavorare sulla problematica del paziente e ci permette di attenuare sintomo ma credo che nel suo caso ci si debba chiedere se si fida del suo terapeuta e valutare con lui questo aspetto e le sue difficoltà. La sua reticenza è comprensibile sentir parlare di farmaci e psichiatra fa sempe un po paura le assicuro che potrebbe essere anche lui un suo alleato e una figura professionale che può supportarla e accompagnarla ne suo processo di remissione e di conoscenza. Le augurodi riacquistare la serenità che merita un caro saluto dott.ssa Valeria Sicari
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso qui la sua situazione.

Comprendo la paura riguardante l’assunzione di psicofarmaci, ma mi chiedo ne ha parlato con il suo terapeuta? Gli ha riferito quali sono le sue paure? E lui/lei le ha dato le motivazioni per cui ritiene utile prenderli?
Parlarne potrebbe esserne un buon modo per affrontare il problema e soprattutto un buon modo per vedere se le nostre paure sono fondate o meno.
Invece vorrei provare a darle uno spunto di riflessione sul resto.
Spesso tendiamo a dire che la causa dei nostri malesseri e delle nostre emozioni negative è da ricercarsi negli eventi esterni, in ciò che ci accade. Ma se fosse così, le chiedo, perché una persona nella stessa identica situazione reagisce con emozioni diverse oppure con la stessa emozione ma magari di minore intensità?
Questo accade perché le nostre emozioni nascono dall’interpretazione che noi facciamo di una situazione, ovvero da ciò che pensiamo, e, spesso, diamo per vero al 100% il primo pensiero che ci passa per la testa ma non è così. Ciò che sarebbe utile imparare a fare è quello di diventare abili a individuare i propri pensieri e iniziare a metterli in discussione, vagliando le prove a favore e quelle contrarie rispetto al nostro pensiero. Ovviamente questo si fa prima insieme al terapeuta e poi piano piano si diventa sempre più bravi a farlo da soli.

Spero di averle dato uno spunto di riflessione,
Dott.ssa Giada Valmonte
Gentile utente, mi dispiace sentirla così in difficoltà. Comprendo il suo bisogno di "voler vivere in pace e senza problemi". Non posso rassicurarla sul fatto che avrà una vita senza problemi perché tutti ne viviamo ma con il giusto supporto, sia psicologico sia psichiatrico quando è necessario, può trovare modalità differenti per vivere i problemi e le difficoltà della vita senza esserne sopraffatt*.
Comprendo anche la preoccupazione nell'uso degli psicofarmaci. Le suggerisco di affrontare le sue preoccupazioni e paure in terapia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Del Giudice Genoveffa
Gentile utente, so che ha già provato a parlare con la sua terapeuta ma forse è proprio con lei che deve lavorare quello che sta accadendo nella terapia, il rischio è che lei non riesca ad affidarsi. Provi ad affrontare ancora questo tema e si faccia spiegare bene dalla collega quale è l'obiettivo di un supporto farmacologico.

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