Cari specialisti, ho 27 anni e un trascorso longevo in ambito psicoterapeutico e psichiatrico. Tutt

16 risposte
Cari specialisti,
ho 27 anni e un trascorso longevo in ambito psicoterapeutico e psichiatrico. Tutto sommato rispetto a come stavo qualche anno fa va molto meglio, ma persistono ancora degli ostacoli insormontabili per me.
Ho trascorso i miei primi 2 anni di università a frequentare Informatica, senza successo. Sia per la convivenza con i parenti che mi ospitavano (in un ambiente asfissiante) sia per una carenza di autostima. Dopo un anno dal primo fallimento accademico mi iscrivo presso un altro ateneo, scegliendo Scienze della Comunicazione. Attualmente sono a 3 esami e tesi dalla triennale al secondo anno fuori corso e ogni giorno vedo il traguardo sempre più lontano e impossibile.
Da un anno esatto ho trovato lavoro presso una software house, primo impiego nella mia vita e un buonissimo ambiente lavorativo. Da qui in effetti c'è stato un crescendo e un miglioramento della mia impasse esistenziale. Per fortuna la transizione da giovane adulto ad adulto e il "vivere da solo" sono avvenuti in modo abbastanza naturale e tranquillo; tutto questo circondato da persone che mi vogliono bene e che mi sostengono.
Fino a settembre del 2021 sono stato seguito da una psicoterapeuta che mi è stata molto d'aiuto. Il rapporto purtroppo era già stagnante da qualche mese e tra la distanza (mi sono dovuto trasferire presso un'altra provincia) e i ritmi della quotidianità avevo deciso che sarebbe stato meglio sospendere.
Ci sono tuttora alti e bassi, la mia diagnosi si può riassumere come disturbo ossessivo-compulsivo della personalità, ed in questo momento la ciclicità della mia patologia vuole che io provi un velo di depressione. Tuttavia la situazione adesso è questa: riuscire a trovare un lavoro in questa realtà, senza un titolo (solo diploma linguistico) in un settore che mi piace e gratifica ha generato in me speranza per il futuro e chiarito una volta per tutte il percorso formativo da seguire. Per continuare però è necessario che finisca la triennale. Il problema è che ho una forte resistenza nello studio e non riesco a concludere gli ultimi esami che mi rimangono. Questa procrastinazione non è relegata solamente allo studio, ma in ogni aspetto della mia vita a partire dalle piccole scelte. Non riesco a gestire l'ansia anticipatoria che mi preclude l'inizio di ogni attività e addosso la colpa alla mia scarsa autostima e "anteriore incapacità". Purtroppo tendo ad essere perfezionista ed è un ulteriore peso nei confronti della mia libertà di agire. Riesco persino a convertire l'ansia in stanchezza cronica, tant'è che per giustificare la mia mancanza di azione mi dico che è perché sono stanco. Mi sento perennemente stanco, so che potrebbe essere un meccanismo della mia psiche per scaricare la tensione delle mie responsabilità, ma non riesco a venirne a capo. Secondo voi è il caso che io riprenda un iter psicoterapeutico? Come potrei ricominciare? Servirebbe molto ad arginare e modellare questo livello di resistenze?

Grazie mille per l'attenzione,
un saluto a tutti.
Potrebbe non trattarsi "semplicemente" di disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, come le è stato diagnosticato. Intuisco la presenza di dubbi e della paura di affrontare la novità, l'incognita e, in generale, di tutto ciò che vorrebbe riuscire a potere controllare. Riprendere un percorso psicoterapeutico sarebbe decisamente opportuno.
MC

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Gentile utente, la sua consapevolezza le sarà di grande aiuto. Come lei stesso dice alla fine del suo messaggio potrebbe essere utile ricominciare un percorso. Pensi a cosa ha funzionato nel suo precedente percorso e consa non ha funzionato così da portare nel nuovo percorso ciò di cui a bisogno.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo importante riprendere la terapia al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, si credo che potrebbe esserle d'aiuto riprendere il percorso psicologico con la collega che la seguiva. D'altronde, le cose che con il tempo cambiano e oggi si trova ad affrontare nuovi problemi.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Gentile utente, il disturbo di personalità va trattato con un percorso specifico. In generale, tecniche di psicoterapia cognitivo comportamentale insieme alla Minfullness e all'ERP sono ideali per il disturbo decritto.
Saluti
Dott.ssa Silvana Zito
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Buonasera,
così come è avvenuto in passato, e come anche lei intuisce credo che oggi riprendere un percorso psicoterapeutico possa aiutarla a dare nuovi significati al suo disagio e comprendere le ragioni del procrastinare e adottare strategie nuove e ed efficaci per raggiungere gli obiettivi per lei importanti e la fiducia in se stesso di cui ha bisogno.
Saluti
Un tema molto interessante è quello della fine o dell'interruzione di un percorso di terapia.
E' comprensibile la tentazione di interrompere un percorso terapeutico per la fatica, l'impegno, il costo, soprattutto nel momento in cui ci si sente meglio anche se i temi principali non sono stati pienamente affrontati.
Purtroppo senza la presenza del terapeuta magari in una fase delicata si ripresenta la pesantezza ed il limite dei conflitti ancora attivi.
La cosa migliore è riprendere il percorso terapeutico per maturare oltre alla consapevolezza, anche gli strumenti per affrontare il cambiamento.
E' completamente diversa la situazione quando si completa un percorso di terapia, la differenza la fanno gli strumenti di mentalizzazione, di riconoscimento e di possibilità di agire nella realtà.
Maria Grazia Antinori, Roma
Buonasera al fine di fornirle un consiglio avrei bisogno di conoscere ulteriori elementi.
In ogni caso sarebbe consigliato un percorso di psicoterapia sistemico relazionale al fine di prendere in considerazione anche il contesto in cui si manifestano i suoi malesseri.
Sarebbe inoltre interessante un approccio E.M.D.R, di tecniche di rielaborazione e desensibilizzazione di piccoli e grandi traumi.
Buona serata
Dott Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Salve,

Esplorare le proprie dinamiche interiori, conflitti e convinzioni può rilevarsi spesso una strada funzionale e di sostegno, tanto per sciogliere nodi e difficoltà, quanto per accompagnarsi nelle fasi della vita.

Possono accadere situazioni per cui si sente di voler sospendere. Confrontarsi con il/la professionista con cui si è intrapresa la terapia può essere un modo per valutare insieme se ci sono riadattamenti da mettere in campo o se va bene chiudere il percorso.

In merito a ciò che sta vivendo oggi, immagino possa essere frustrante e limitante la procrastinazione che riferisce, e probabilmente anche per questo è rinata in lei la possibilità di riprendere un percorso terapeutico. Ascolti con fiducia questa voce che le suggerisce questa opportunità. Avrà modo di esplorare nel dettaglio sensazioni, emozioni, pensieri ed eventuali strategie da attuare.

Un saluto cordiale,
Dott.ssa Rita Gatto - Psicologa, Psicoterapeuta, Operatrice di Training Autogeno
Ricevo a Roma (V e X Municipio) ed online.

Gentile utente. Preferisco, in questo contesto, evitare le classificazioni diagnostiche e dire qualcosa riguardo al suo dubbio se riprendere o meno un percorso psicoterapico. Vorrei soffermarmi sugli aspetti relazionali che la psicoterapia comporta. Mi spiego meglio. Ci troviamo in un tempo che è stato ( e speriamo di essercelo lasciato alle spalle) fortemente influenzato dalla pandemia, dal confinamento e dal distanziamento sociale; la nostra società ha vissuto un trauma e ogni individuo ha cercato il miglior adattamento possibile a queste condizioni. Ora, nell'ottica di un "ripartenza", dobbiamo riscoprire i rapporti sociali e tornare ad una vita di relazione piena e soddisfacente. Per certi versi, questo momento storico potrebbe essere visto anche come un occasione per scoprire un modo nuovo di rapportarsi all'altro. Di fatto la socialità nel nostro "mondo civilizzato" ha trovato modi sempre nuovi per declinare il valore dell'individualismo, (web, social, virtualità in genere) mettendo a dura prova la nostra capacità di stare insieme in senso autentico. Forse i tempi sono maturi per cambiare registro, e questo riguarda l'intera umanità.
Nel suo caso mi colpisce l'enfasi che mette sulla sua stanchezza. Come sicuramente saprà, questa stanchezza potrebbe derivare da un eccessivo controllo che la sua psiche esercita sulle sue sensazioni e percezioni. In questo senso la relazione psicoterapeutica può offrire il prototipo di una relazione sulla quale misurarsi per allentare un po' la tendenza al controllo e alla difesa. La possibilità di uno scambio relazionale più naturale e aperto è un incredibile fonte vitalità, essenziale per il nostro benessere psico-fisico.
Salve. Il pecorso psicoterapeutico, come ha già avuto la possibilità di sperimentare aiuta. Pensare di riprenderlo è una sana decisione. Valuti se riprendere con la sua terapeuta, verificando se lavora on line o se iniziare un nuovo percorso. L'ansia e il tentativo di gestirla provocano stanchezza, è faticoso tenerla sotto controllo. Se le sue energie le impiega per gestire l'ansia diventa difficile averle per affrontare la quotidianità della vita. Nella mia esperienza è importante comprendere cosa c'è dietro l'ansia, quanto dietro la scarsa autostima può essere presente il mito del perfezionismo con tutto il bagaglio di vergogna e senso di colpa che si porta dietro, per poter dare spazio alla stimolazione della fiducia in sé stessi con il riconoscimento e accettazione delle proprie fragilità. Sono disponibile per approfondimenti. Distinti saluti
Buonasera caro,
si, crediamo sia il caso che riprenda il percorso, anche perché, confermando la diagnosi, i dubbi, la scarsa autostima, la scarsa capacità decisionale (etc...), sarebbero fenomeni perfettamente coerenti. L'atteggiamento depressivo sembra invece ragionevolmente reattivo. Per "cominciare" molti ricontattano l'ultima/o psicoterapeuta (ultimamente tutti gli approcci hanno migliorato significativamente l'efficienza e l'efficacia delle sedute on line, con risultati ben allineati a quelli delle terapie in presenza), altri preferiscono cmq terapeuti vicini, altri ancora, preferiscono cambiare sia approccio che terapeuta (infatti "facendo le solite cose, otteniamo i soliti risultati"). Infine: i sintomi possono essere scardinati in una decina di sedute, ma se c'è davvero un disturbo di personalità e se con "modellare" intende "gestire" in maniera funzionale, le sedute col tempo si faranno più rade ma decisamente a lungo termine.

"La maggioranza dei problemi non deriva dalle risposte che ci diamo ma dalle domande che ci poniamo".
Gentile utente, la ringrazio per averci condiviso i suoi vissuti. Quello che mi sentirei di consigliarle è di iniziare un nuovo percorso di psicoterapia, specialmente se in passato ne ha tratto giovamento. Per trovare uno specialista vicino alla sua zona può consultare direttamente il portale di Mio Dottore ed eseguire una ricerca localizzata. Resto a disposizione, le auguro in bocca al lupo per tutto, un caro saluto.
Buonasera, lei ha già individuato molte dinamiche sulle quali ci sarebbe da lavorare: la procrastinazione, la mancanza di autostima, il perfezionismo, e direi anche il dubbio. Io le suggerisco di smettere di pensare da solo e di cercare uno psicoterapeuta, attravero il portale Mio Dottore, vicino alla sua zona.
Un caro saluto
Buonasera,
riprendere il percorso terapeutico potrà certamente aiutarla nell'affrontare e migliore la situazione che sta vivendo.
Cordialmente, EP
Salve, il suo racconto è molto interessante e molte delle risposte che lei cerca sono già tra le righe che ha scritto. Immagino che il DOC le sia stato diagnosticato da un collega o da uno psichiatra come anche il " velo di depressione" di cui ci parla . Tuttavia credo che lei abbia bisogno di attrezzarsi con strumenti idonei alla pianificazione e che combattino la procrastinazione che molto spesso sono solo " difetti" acquisiti e su cui si lavora con ottimi risultati. Le consiglio di iniziare una nuova terapia con uno psicologo che abbia le competenze necessarie per aiutarla nel raggiungimento dei suoi obbiettivi oltre ad aiutarla col disturbo di cui ci ha parlato. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio

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