Buongiorno, sono una donna di 33 anni e vi scrivo perché penso di avere a che fare con una "famiglia

19 risposte
Buongiorno, sono una donna di 33 anni e vi scrivo perché penso di avere a che fare con una "famiglia disfunzionale". Ho un lavoro part time nel campo sociale, che mi dà tante soddisfazioni a livello umano, però la paga non è molto alta e di conseguenza devo vivere ancora a casa con mia madre e mia sorella di 31 anni (nostro padre si è lavato le mani di noi quando eravamo piccole, ma ciò non è mai stato un problema perché non lo sopportavamo). Mia madre tratta me e mia sorella come se fossimo ancora bambine piccole; finora noi le abbiamo permesso di farlo. Da circa 6 mesi mi rendo conto che in questa casa e in questo paese mi sento letteralmente soffocare; sono riuscita a guardarmi dentro e credo proprio che la causa sia la continua convivenza con mia madre e mia sorella da cui mi sento ogni giorno sempre più distante emotivamente. Mia sorella, nonostante sia adulta a sua volta, si fa ancora trattare come una bambina piccola. Quando le ho detto che secondo me è sbagliato lei mi ha risposto che sono "esagerata" e che dovrei tranquillizzarmi così smetterei di dire queste cose. Lei si fa lavare i capelli da nostra madre, a tavola è nostra madre a fare tutto, non possiamo nemmeno tagliare un pezzo di pane che lei dice "faccio io", abbiamo entrambe la patente ma siccome è nostra madre a pagare il bollo ecc e ad aver comprato la macchina anni fa non ce la fa mai guidare sostenendo che non siamo capaci di andare fino al centro del paese, figurarsi fuori dal paese... nostra madre non ha alcuna ambizione o interesse, non li ha mai avuti. Non ha neanche amicizie ma solo conoscenze di cui parla male, però poi le va a cercare per un caffè o due passi insieme, solo per tornare a casa e lamentarsi di quanto quelle donne siano stupide e noiose; allora che non le cerchi! Più di una volta le ho proposto di provare a iscriversi a qualche corso poco costoso o gratuito così avrebbe potuto provare a farsi delle amicizie vere ma lei ha sempre detto di non avere tempo (non è vero, perché lavora pochissime ore il giorno e neanche tutti i giorni) e comunque non le interessa nessun corso. Questa è un'altra causa di attrito perché da sempre io amo viaggiare, fare cose nuove e sperimentare mentre a lei davvero non interessa niente. Se per esempio voglio andare al cinema mia madre dice "ma cosa ci vai a fare, a vedere quel film che è anche brutto?". Da sempre ho la passione del canto, non potendomi permettere lezioni di canto individuali quando posso mi esercito in garage (insonorizzato, quindi non do fastidio a nessuno). Mia madre ha da ridire anche in quel caso, sostenendo che butto via tempo, che sposto gli oggetti in garage... "ma cosa lo fai a fare?" quando rispondo che lo faccio perché cantare mi piace e mi fa sentire bene lei borbotta qualcosa. Non può capire perché non c'è niente, neanche un semplice hobby, che risvegli il suo interesse. Oltre a questo, lei vuole controllare me e mia sorella; con questa storia che non possiamo usare l'auto siamo costrette a farci accompagnare ovunque (gli autobus sono pochissimi e a orari assurdi), a mia sorella questa cosa non pesa, anzi le fa comodo e dice che non c'è niente di male a essere accompagnata, anzi, così lei è furba perché si fa portare in auto standosene tranquilla e senza la tensione della guida. Io e mia sorella siamo sempre andate d'accordo, entrambe abbiamo studiato un anno all'estero (nella stessa città, stesso periodo, condividendo la stessa casa) e sin da piccole abbiamo vissuto come in simbiosi; facevamo tutto insieme. Nostra madre ci ha impedito i normali passaggi dell'adolescenza (uscite con i compagni di scuola, feste, ragazzi...) e noi, al sicuro nel nostro bozzolo di duo, non abbiamo mai obiettato. Adesso mi rendo conto di tutte le esperienze che ho perso finora e di come io e mia sorella siamo arrivate a essere due donne adulte senza però avere le capacità emotive e le esperienze alle spalle che hanno le nostre coetanee cresciute in maniera sana. Ciò che mi secca è anche l'atteggiamento di mia sorella che preferisce continuare a fare la bambina piuttosto che uscire dalla propria comfort zone e prendersi delle responsabilità. Anche lei ha un lavoro part time che le piace dove però la paga non è molto alta, e sostiene che, siccome lavora, è adulta e indipendente. Ho provato a spiegarle che lavorare è solo una parte dell'essere indipendente (che poi non è nemmeno indipendente economicamente) e che a 31 anni non è normale farsi fare tutto dalla mamma, andare in braccio alla mamma una dozzina di volte il giorno e farsi coccolare parlando come una bambina piccola, chiamare la mamma al telefono ogni pochi minuti, andare in giro sempre e solo con lei, sentire l'esigenza di spiegarle e raccontarle tutto, non battere ciglio quando lei si impunta con assurdità o vuole che regoliamo i nostri impegni in base ai suoi e ancora mia sorella ha degli "amici immaginari", ogni tanto la scopro a parlare fra sé e sé e da voce a persone immaginarie che hanno più o meno la sua età e vivono tutto ciò che lei non ha il coraggio di vivere ovvero hanno figli, sono sposate, sono indipendenti dai genitori... Inoltre sia lei sia mia madre sono estremamente negative in tutto ciò che faccio; lavoro con persone che soffrono e hanno gravi problemi e loro li chiamano "gli imbecilli", ho cercato di spiegare loro che queste persone vanno avanti a dispetto delle difficoltà quotidiane e sono esempi di resilienza, ma loro continuano a dire "Quante ore stai stamani da quegli imbecilli?" e cose simili e ciò mi fa ribollire il sangue nelle vene perché la maggior parte di quelle persone ha così tanta forza di volontà e bellezza dentro come loro non ne avranno mai. Questo succede un po' in qualunque cosa io faccia; per esempio qualche mese fa mi hanno mandata con delle colleghe a Roma per un congresso di lavoro, siamo state lì quattro giorni. Io adoro Roma e quindi l'ho detto in casa tutta contenta e loro "Ma sarà sicuro, condividere la stanza con quelle imbecilli (le mie colleghe, persone assolutamente apposto e alcune le hanno pure conosciute)?" oppure " Non buttare via tanti soldi per questa cavolata" ecc... nessun "divertiti" o condivisione del mio entusiasmo. Per loro tutti quelli con cui ho a che fare sono "imbecilli" e tutto quello che faccio è "una cavolata". Ovviamente, quando si tratta di viaggi di lavoro o di qualsiasi altra cosa di mia sorella la mamma è subito pronta a partecipare entusiasta, anche quando la sua presenza non è richiesta, e ovviamente in quei casi mia sorella se la porta dietro ben contenta di farsi vedere sempre con la mamma. A me questo non secca, è semplicemente assurdo. Mi rendo conto che a ogni giorno che passa non ne posso più, che quando ho la possibilità di trascorrere un pomeriggio senza di loro mi sento libera. Altro esempio che fa capire tutto: qualche settimana fa sono andata in un paese vicino per comprare il regalo di compleanno per una collega (sono andata in bus, ovviamente, con la mamma che diceva "chiamami quando arrivi, fammi sapere a che ora torni, ecc..."), sono stata benissimo girovagando per negozi che mi interessano, senza nessuna pressione, nessun commento (sì, perché ovviamente non c'è privacy in casa nostra, se compro un libro devono vedere cos'è, se lascio il computer acceso devo stare attenta che non vadano a vedere le mie e-mail o la ricerca che stavo svolgendo, se mi rimane il cellulare in sala e io sono in bagno e ricevo un messaggio su whatsapp loro lo vanno a leggere...), come succede ogni volta che sto da sola, ero libera di essere me stessa, cosa che sono stata raramente da quando sono nata. Al ritorno, chiamo mia madre per dirle che sto per prendere l'autobus, e lei era infuriata con me perché prima di salutarla alla fermata dell'autobus all'andata secondo lei le avevo risposto male. Ha tenuto il muso, senza parlarmi per qualche ora. Dalla mia sensazione di libertà sono ripiombata subito nell'assurdità di una situazione che testimonia come mia madre mi tratti ancora da bambina, al massimo da adolescente di 14-15 anni. Me ne prendo le colpe perché, come ho accennato, vuoi per comodità o perché non conoscevo altro fino a 6 mesi fa, pur avendo avuto degli scoppi d'ira nei confronti della situazione in cui vivevo, l'ho sempre accettata, non ho mai fatto niente per dimostrare a mia madre di essere adulta o per cercare di allontanarmi definitivamente da qui e, onestamente, penso che, anche se lo avrei fatto, non sarebbe servito a niente. Qualche giorno fa ho preso una decisione e a fine anno mi trasferirò nella città estera dove studiai tanti anni fa; adesso sto mettendo da parte i soldi e, anche se mi spiacerà lasciare il lavoro che tanto mi piace, e magari all'inizio lì dovrò adattarmi a fare altro, sento che é un passo che devo fare. A volte la cosa mi innervosisce, ma in fondo ho già un'idea della città e il solo pensiero di poter vivere da sola, fare quello che voglio, assecondare i miei desideri, inseguire i miei sogni e conoscere nuova gente da tutto il mondo (gente positiva!) è sufficiente a tranquillizzarmi, anzi, sono come attraversata da una scossa di adrenalina e impazienza al solo pensiero. So che ci saranno delle difficoltà e le metto in conto ma non mi spaventano perché voglio anche cominciare a crescere, cosa che avrei dovuto fare almeno una decina di anni fa; inoltre recentemente purtroppo è morto un ragazzo di 25 anni del mio paese, infarto improvviso, e questo mi ha ricordato quanto sia precaria la vita. Il solo pensiero che domani potrei avere un infarto mi fa star male, non tanto per la paura della morte, quanto per la certezza che avrei vissuto ben poco. Voglio cambiare questo, voglio una vita degna di essere vissuta. Quando m'immagino la mia nuova vita all'estero perfino i problemi respiratori (che credo siano una somatizzazione del senso di soffocamento che provo in casa) spariscono. Ogni mattina, invece, mi sveglio con la consapevolezza di trovarmi in un posto che non offre niente (paese piccolo con gente con la mentalità piccola, dove non ho amici ma solo conoscenti) costantemente in compagnia di due persone con le quali ormai non ho niente in comune. Non so perché ho scritto tutto questo, forse per sfogarmi o per metterlo nero su bianco, oltre che ovviamente per accettare dei consigli da professionisti adesso che mi trovo in questa fase della mia vita, diciamo di passaggio, dove sto per fare un salto nel buio (quantomeno parziale) perché anche se conosco già la città non so chi incontrerò, che lavoro farò, se riuscirò a inseguire il mio sogno di cantare... io penso che sia la scelta giusta da fare e che dovrò dare poche spiegazioni in famiglia, semplicemente dirò loro di aver trovato un lavoro all'estero e che partirò. Grazie per aver letto questo messaggio così lungo.
Gentilissima, nel suo lungo e analitico messaggio racconta la sua relazione ambivalente con sua madre, ambivalente perché la giusta distanza simbolica e reale da sua madre - pur essendo la presenza di sua madre vissuta come opprimente ed asfissiante - non viene da lei fin ora attivamente cercata. C’e però un punto che dice della sua consapevolezza: la situazione che da sempre vive, scrive, “l’ho sempre accettata”; prosegue pero’ poi dicendo che se anche non avesse fatto così “non sarebbe servito a niente”. Come mai pensa questo ? Pensa davvero che se lei non avesse agito differentemente ora lei non sarebbe autonoma e libera nella sua vita ? In effetti anche ora, come ci scrive, sta pensando di andarsene via e questo le da’ gioia e un senso di libertà. Andarsene è certamente un bene, ma se la distanza da sua madre non viene messa anche sul piano simbolico, oltre che su quello reale, il rischio e’ di ricadere più avanti in meccanismi simili a quello di ora. Per cui il mio consiglio è di confrontarsi con uno psicoterapeuta ponendosi le stesse considerazioni che si è posta qui, un caro saluto, Marta Corradi.

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Salve, concordo: non appena si sarà stabilizzata nella sua vita, cerchi una terapia che possa aiutarla a comprendere chi è lei (andando oltre il “chi non è”: sinora sembra che si stia definendo più in contrapposizione a suo padre, sua madre e sua sorella) e ad impossessarsi del ruolo attivo che lei ha nella sua esistenza.
In bocca al lupo
Marta Calderaro
Salve, io credo che per il suo caso toccante e complesso potrebbe essere utile intraprendere un percorso trapeutico al fine di individuare le cause originarie delle sue problematiche e per fare chiarezza sulla motivazione autentica alla base della scelta che sta per prendere. Cordiali saluti
Buongiorno. La lunghezza della lettera e la ricchezza di dettagli lasciano immaginare quale frustrazione , ma anche quale confusione e dispiacere possano albergare nelle sue "stanze". Sicuramente lo svincolo sarà impegnativo, ma il primo passo è quello di darsi da sola l'autorizzazione ad essere una donna, che nn significa rinnegare l'essere figlia, ma aggiungervi un'altra fase di vita. Senz'altro aiuterà implicitamente anche i suoi conviventi a cambiare di conseguenza. Cordialmente
Buonasera, che dirle? Soltanto un grosso in bocca al lupo! Trovo che la sua sia una scelta in parte coraggiosa in parte semplicemente necessaria. Sono certa che troverete nel tempo un nuovo modo di essere famiglia nel rispetto delle diversità di ciascuno.
Cordiali saluti
Gent.ma,
a complemento di quanto espresso dai colleghi, aggiungo l'invito a riflettere anche sull'opportunità di "rileggere" il giudizio su suo padre, costruito inevitabilmente a partire dagli occhi e dal cuore di sua madre.
Ora che ha una visione differente delle dinamiche e dei rapporti esistenti tra le vostre mura domestiche, probabilmente riuscirà a vedere le cose anche da una nuova prospettiva, la sua. Valuti, dunque, se un rinnovato rapporto (senza il filtro materno) tra persone adulte con suo padre, potrebbe aggiungere qualcosa alla donna che ha finalmente deciso di diventare. Auguri!
Salve, la sua lunga lettera esprime un grande bisogno di essere ascoltata e di fare chiarezza nella sua vita con un percorso terapeutico.
Il coraggio di chiedere aiuto è già un passo avanti verso il cambiamento e la consapevolezza.
Cordiali saluti
Carissima, ho letto con attenzione la sua lettera. Ritengo sia stata molto coraggiosa ad esprimere nel dettaglio emozioni e sentimenti così dolorosi, ma ricchi di grande consapevolezza. Lei ha un’ottima capacità introspettiva e un progetto di autonomia pieno di risorse. Le auguro al più presto di poter realizzare i suoi progetti.
In merito alla musica e al canto, argomenti che mi riguardano da vicino, dal punto di vista più personale che professionale, trovo che possano darle la spinta al cambiamento. Cantare permette di sfogare tensioni e canalizzare le emozioni e i sentimenti, bloccati all’interno del nostro corpo e della nostra mente che, a lungo andare, possono ipoteticamente strutturare problemi psicosomatici.
Le auguro ogni bene e che le sue prospettive di cambiamento possano realizzarsi al più presto!
Dott.ssa Giovanna Durante
Nella sua lunga lettera, letta da me con molta attenzione, vi è la lucidità necessaria per fare il passo che sta per agire. L'unica via possibile per dare un senso (perché prima o poi darà un senso a tutto ciò che ha vissuto) al suo percorso di vita. Oltre a mettere distanza chilometrica dal suo mondo attuale, deve imparare poco per volta, più che a rescindere il suo legame con la sua storia e con sua madre, a guardarlo da fuori, a non sentirsi più protagonista ma spettatrice. Coraggio, tutti i cambiamenti hanno delle incognite, ma in ogni caso è giunto il momento improcrastinabile di fare il salto. In bocca al lupo! Dott.ssa Daniela Benvenuti
Buongiorno. dalla sua lettera si evince la profonda frustrazione che vive in una famiglia che comincia ad essere soffocante e deprimente, anche se con le migliori intenzioni. ora ha voglia di spiccare il volo, di farsi una sua vita, ma non è facile trovare le giuste energie necessarie. l'aiuto di un terapeuta psicodinamico, come me, la possono aiutare ad analizzare meglio la sua quotidianità e trovare dei reali punti di forza. Vedrà che già durante il percorso terapeutico sarà in grado di vedere la sua famiglia con un occhio diverso, tale da poterla affrontare più efficacemente. Cordiali saluti. EP
Salve dalla sua lunga lettera emerge una chiara emozione: la rabbia. Rabbia per non sentirsi a colpa, capita, compresa ma piuttosto controllata! Da quanto dice noto che ha delle buone capacità empatiche ma soprattutto introspettive che le permettono di identificare i suoi problemi e quelli dei suoi familiari.
Ciò che penso possa esserle utile e distacco emotivo da un ambiente famigliare che lei stessa vive in maniera ambivalente. da un lato in bisogna di viversi con una persona indipendente che sappia gestire la propria vita dall'altro in modo di farlo. È chiaro che il confronto con uno specialista mamma potrebbe farle che bene
Buongiorno,
la lunga analisi fatta, è un indice di quanto le dinamiche con la madre e la sorella occupino il suo campo esistenziale. Come già indicato dai colleghi, mi trovo ad invitarla a non confondere una distanza nel mondo interiore con una distanza geografica. Mi sembra di capire che la necessità più urgente sia quella di avere un luogo fisico in cui lei possa sentirsi serena e possa organizzare la sua vita. Ora, io la inviterei a riflettere se può ottenere questo senza rinunciare ad una sua entrata mensile (renderebbe più facile un momento che sarà comunque denso di emozioni) Nel momento in cui si sente un po' più libera e serena, le consiglio anch'io di avvalersi di un percorso terapeutico per riconoscere le dinamiche accadute ed evitare di ricostruirle senza volerlo.
In bocca al lupo
Giorgia Tolio
Una lunga riflessione, la sua lettera, che mi ha tolto il fiato...(il suo senso di soffocamento è significativo).
Ci vuole un gran coraggio a prendere una decisione come la sua e voglio sostenerla rassicurandola che anche senza di lei sia sua madre che sua sorella sopravviveranno. E' un gesto sano, mi ha molto colpito la parentesi sull'abbandono paterno, lanciato lì...quasi accennato ma che sicuramente ha segnato la vostra famiglia. Le auguro di vivere fino in fondo questa sua decisione.
Buongiorno Cara,
il legame simbiotico è parte necessaria del legame genitore- figlio, rapporto che poi dovrebbe ambire alla differenziazione e all'affermazione di Sè come adulto. Dal mio punto di vista i suoi sono desideri e bisogni fisiologici che vanno assecondati.
I salti nel buio sono vita, emozioni e vanno bene che ci siano.
La consapevolezza di scegliere senza condizionamenti e la responsabilità delle conseguenze delle nostre azioni è ciò che ci rende liberi.
Buona vita e buona fortuna.
Dott. Riccardo Caboni
Salve. Sicuramente ripeto quello che i miei colleghi suggeriscono, ma la esorto a dare un percorso psicologico.
Lei è tanto giovane e ha mille possibilità di poter ricominciare a vivere. Si dia il permesso.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Cara utente, il suo racconto ricco di dettagli e riflessioni sul suo rapporto con sua madre e sua sorella si conclude con una decisione che condivido e che le suggerisco di condividere anche con un collega che possa accompagnarla in questo percorso importante.
Buona vita
Salve,
le consiglio di contattare uno psicoterapeuta in modo da iniziare un percorso di sostegno e di elaborazione di diversi vissuti.
Saluti.
Gentile utente, è comprensibile che in un rapporto conflittuale e ambivalente, come quello che lei ha con sua madre, si possano avere delle fantasie di fuga. Il trasferirsi altrove pone quella distanza fisica che adesso sente necessaria per non essere soffocata dalla presenza ingombrante della madre. Lei dovrà lavorare proprio su questo legame che ha interiorizzato e che potrebbe continuare a influenzarla anche a distanza. Il processo di individuazione ed emancipazione da una figura genitoriale controllante non è né semplice né immediato perciò potrebbe avvalersi dell'aiuto di uno psicoterapeuta che le dia il sostegno e gli strumenti necessari per questo cambiamento.
Buongiorno, un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla a chiarire molti aspetti.
Ottime cose, Dottor Andrea De Simone

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