Buongiorno dottori, sono una ragazza di 25 anni, e da circa un anno sto affrontando un periodo diffi

20 risposte
Buongiorno dottori, sono una ragazza di 25 anni, e da circa un anno sto affrontando un periodo difficile. A seguito del mio licenziamento, cambio di università, e la fine della mia relazione ho iniziato ad avere (nuovamente) attacchi d’ansia, disturbi gastrointestinali, insomma stavo sempre male e di cattivo umore e ho iniziato a vivere sempre meno, fare sempre meno cose. Ho provato a “costringermi” ad uscire di casa in quanto ero terrorizzata dal cadere in depressione ed effettivamente le cose sono andate meglio, fino a quando ho avuto un fortissimo attacco di panico che mi ha praticamente traumatizzato e portato piano piano ad avere paura di uscire di casa, di guidare, praticamente di vivere. Mi sono ritrovata a non uscire più di casa, poiché appena mi allontano l’ansia sale, non riesco a stare in posti dove non posso subito tornare a casa. Ma comunque nemmeno a casa sto bene perché mi sento impotente, ho paura di non riavere più la mia vita, penso a quando uscivo, lavoravo, studiavo e sono terrorizzata dal fatto che la situazione possa peggiorare e io non possa più avere una vita serena.
Senza starmi a interrogare sul se sono depressa, se ho l’ansia, quello che so e che vivo male. E ho tanta paura perché mi sento bloccata, da tempo ormai. Da circa 3 mesi ho iniziato a seguire una psicoterapia sistemico relazionale, la mia terapeuta lavora sul mio passato e sulla mia famiglia, ma quando le parlo dei miei “sintomi” non c’è un vero e proprio riscontro e mi ritrovo a rimurginare poi durante la settimana sul come affrontare il mio malessere senza effettivamente mai venirne a capo. Ho provato a parlare con lei, ma mi ha consigliato di “uscire” e non stare a casa a pensare perché è questo che mi porta a sentirmi depressa. Io lo sto facendo ed effettivamente si, mi ossessiono meno, ma mi sento comunque male per quanto mi sento limitata dalla mia ansia.
La mia domanda è: secondo voi dovrei cambiare approccio terapeutico, o pretendo troppo dalla terapia se mi aspetto un “come” gestire i miei sintomi e un aiuto più nel presente? Vorrei affidarmi a lei, ma ogni volta esco dalle sedute più confusa di prima e non capisco se forse sono io che non “voglio” andare avanti? E anche in questo caso, perché non indaghiamo il motivo di questo blocco in seduta?
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Cara ragazza,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza.

Da quanto racconti, stai affrontando un momento estremamente delicato e complesso, segnato da cambiamenti importanti e da una forte sofferenza emotiva. I sintomi che descrivi — attacchi di ansia, evitamento, somatizzazioni, pensieri ossessivi e senso di impotenza — sono segnali chiari di un disagio che merita attenzione e comprensione profonda.

Hai fatto un passo importante nel chiedere aiuto e nel cominciare un percorso di psicoterapia. Non è affatto scontato, e denota una forte motivazione al cambiamento. Tuttavia, è comprensibile che tu possa sentirti frustrata o disorientata quando non percepisci dei benefici concreti nel breve termine, o quando senti che le sedute non rispondono alle tue necessità attuali.

La terapia sistemico-relazionale lavora principalmente sulle dinamiche familiari e relazionali, e spesso si concentra sulle cause profonde del malessere. Questo approccio può essere molto utile, ma in certi momenti della vita — soprattutto quando i sintomi sono acuti e invalidanti — può risultare altrettanto importante integrare un lavoro più orientato al “qui e ora”, focalizzato sulla gestione dei sintomi e sul recupero della funzionalità quotidiana.

Non è sbagliato desiderare che la terapia ti aiuti a trovare strumenti pratici per affrontare l’ansia, uscire di casa, tornare a vivere. Questo non significa “pretendere troppo”, ma piuttosto avere una necessità concreta e urgente. Un approccio integrato, come quello cognitivo-comportamentale, potrebbe rivelarsi più adatto in questa fase, perché lavora sia sulle emozioni che sui pensieri e i comportamenti disfunzionali, fornendo tecniche concrete per affrontare l’ansia, i pensieri intrusivi e il blocco che stai vivendo.

Detto ciò, cambiare terapeuta o approccio non è un fallimento, ma può essere un atto di cura verso se stessi. La relazione terapeutica deve essere un luogo sicuro, dove ci si sente accolti, ascoltati e aiutati anche nel presente, non solo nel passato.

Sarebbe utile e consigliato approfondire il tuo vissuto e le possibilità terapeutiche con uno specialista che possa valutare in modo più completo la situazione, e aiutarti a capire quale direzione sia più efficace per te in questo momento.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Credo che sia importante provare ad approfondire proprio quest'ultima domanda con la sua terapeuta, se il suo desiderio è quello di affidarsi a lei: in questo momento se ho capito correttamente lei sente un blocco nella terapia, e io le chiedo se questo blocco è legato al tipo di lavoro che state facendo (più sulla famiglia e meno sugli aspetti pratici e quotidiani del suo malessere) o al fatto che forse quello che le propone sia faticoso e difficile. C'è sicuramente bisogno di fare un lavoro sulla gestione del sintomo, però io penso che per poterlo sciogliere alla radice serva anche un lavoro sul suo significato, che è forse quello che le sta proponendo la sua terapeuta in questo momento. Io penso che tutti i nostri sintomi siano messaggi, modi con cui il nostro corpo o la nostra mente ci comunicano che qualcosa non va: se in un primo momento è fondamentale capire come gestirli perchè non diventino pervasivi, in un secondo momento è altrettanto fondamentale capirne il significato, alla luce della sua storia relazionale e di vita. Il mio suggerimento è sicuramente di parlarne con la sua terapeuta, e di vedere se riesce ad accogliere quello che prova e che pensa, per capire se riesce ad accompagnarla anche in una fase più pratica legata alla gestione del sintomo. Un approccio più adatto alla gestione del sintomo e basta è sicuramente quello cognitivo comportamentale, ma il rischio è poi di non andare in profondità, restare in superficie e non risolvere il problema alla base. Non si scoraggi, ne parli alla sua terapeuta e veda come reagisce, da qui si può poi capire cosa fare. Se avesse bisogno di ulteriore supporto sono a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Buon pomeriggio,
bene si sia confrontata con la collega che la segue. Ha valutato la possibilità di darsi (e dare alla terapia) un tempo utile, oltre il quale cambiare?
Quello che posso eventualmente consigliare è l'approccio breve strategico in quanto si lavora sulla gestione della sintomatologia (anche con strategie pratiche) e sulla percezione-reazione della persona. Per le difficoltà che riporta vi sono protocolli di intervento specifici.
Saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Salve, mi dispiace per la agitazione che riferisce. Brava che ha chiesto aiuto in un momento così difficile della sua vita. Riprovi a parlarne con la su terapeuta se dovesse avvertire che non si sblocca la situazione si dia l’ opportunità di di intraprendere un percorso ad orientamento cognitivo comportamentale che si focalizza anche su un piano sintomatologico dell’ansia, individuandone meccanismi ricorsivi, pensieri che non la aiutano e fornendole strumenti per gestire l’ansia.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti
Un saluto
Dott.ssa Daniel Chieppa
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Monica Gionco
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Cadoneghe
Buongiorno! Leggendo la sua email e i sintomi da lei descritti, penso che potrebbe essere vantaggioso per lei approcciarsi ad una modalità terapeutica cognitivo comportamentale, ritenuta in letteratura la migliore terapia per affrontare efficacemente i disturbi dello spettro d'ansia.
Dott.ssa Luisa Bruno
Psicoterapeuta
Montalto Dora
Buongiorno,
innanzitutto le consiglierei di discutere direttamente con la sua terapeuta tutti i dubbi che lei ha e tutte le domande che lei pone in questo post, perché soltanto portando in seduta tutte le proprie perplessità si possono compiere passi in avanti. Oltre ai dubbi, le consiglierei di comunicare apertamente quelli che sono i suoi bisogni e le sue aspettative circa il percorso che ha intrapreso (per esempio la necessità di lavorare sul sintomo), così da impostare al meglio il lavoro.
Anche io ho orientamento sistemico-relazionale e certamente l'attenzione alle relazioni familiari è molto importante nel nostro lavoro, ma io personalmente cerco sempre di avere anche un occhio aperto su quelle che sono le dinamiche e le problematiche che il paziente vive nel presente. Magari però la collega sta seguendo un percorso che ha senso nella sua specifica situazione, ma che andrebbe forse maggiormente condiviso tra voi. Per questo, parlare e confrontarsi in psicoterapia non è mai sbagliato.
Se poi non dovesse ricevere risposte per lei esaustive, può sempre decidere di cambiare. A volte non ci si trova, capita in tutte le relazioni, anche in quella terapeutica e non c'è nulla di male!
Dott.ssa Miriam Capitta
Psicoterapeuta, Psicologo
Sassari
Caspita, un bel quadro intenso! Con una situazione simile capisco quanto tu possa essere confusa e disorientata. Credo che l'approccio Sistemico relazionale sia eccellente, come la stragrande maggioranza degli approcci; aggiungo che il metodo deve essere adatto al* terapeut*, più che al paziente o al problema: un* terapeut* che vive e padroneggia bene il proprio modello sarà in grado di aiutare tutti e per tutti i problemi, in linea di massima. Il modello sistemico relazionale, nel processo terapeutico, dà la precedenza alle dinamiche interpersonali, ma non manca certo di strumenti per aiutarti nel presente ed in maniera pratica. Poi, io sono del modello Strategico, quindi non saprei dirti con maggior precisione. Molti ti risponderebbero: se senti di avere una buona relazione con la tua terapeuta, esponile i tuoi dubbi e la tua confusione, ne avrai da guadagnarci, o capirai definitivamente che non fa per te.
Dott.ssa Sara Rubert
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, le ricerche sugli esiti delle psicoterapie suggeriscono che il fattore determinante per la riuscita di un percorso sia il rapporto che si instaura tra paziente e psicoterapeuta, più di quanto non sia l'approccio teorico seguito dal terapeuta. Come lei ha giustamente notato, sarebbe importante e utile affrontare la sua confusione a fine sedute o quelli che lei ha chiamato blocchi. Se ha fiducia nella sua terapeuta non esiti a farlo. Questo la aiuterà a prendere la decisione giusta su come continuare il percorso.
Buon pomeriggio, innanzitutto grazie per aver condiviso qui il suo disagio. La perdita del lavoro e la fine di una relazione importante sono situazioni dolorose e se vogliamo anche una forma di lutto. Non è un caso che il sintomo arrivi in questo momento e che il corpo “accusi il colpo”. Certamente è utile lavorare su questo senza ignorare, tuttavia, come giustamente diceva lei, l’emergenza soggettiva attuale che è rappresentata dall’ attacco di panico e dell’impatto che questo ha sulla sua vita quotidiana. Anch’io sono una terapeuta familiare ma utilizzo protocolli ad hoc per casi come questi, uscendo, anche se temporaneamente, dal mio modello di psicoterapia.
Un caro saluto
Jacqualine Rindone
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Signorina buonasera, lo scopo di una seduta non è mandare in confusione, è l'esatto contrario: infondere chiarezza, equilibrio e punti fermi. Ci sono protocolli ben precisi per imparare a gestire gli attacchi di panico, ed hanno riscontrato ottimi profitti, tra l'altro ben documentati. Non tutto, è necessariamente (e ostinatamente) legato al rapporto con i genitori. Se ritiene di dover ricevere dei "modi" o delle strategie per limitare gli stati d'ansia è suo diritto chiederli, perché esistono. Desensibilizzazione, Training autogeno, Fludding, Minfulness, EMDR sono solo alcuni dei metodi possibili. Buona serata
Dott.ssa Laura Remaschi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera è difficle dire se sia più utile cambiare approccio o meno. Sicuramente è importante che porti i suoi dubbi alla sua terapeuta perchè la loro analisi fa capire molto sia dei suoi sintomi che di come gestire meglio le relazioni interpersonali. Le domande che fa su se stessa ed il dubbio che sia proprio a causa sua piuttosto che del modello terapeutico che no ntrova beneficio nella terapia mi sembra centrale. Provi ad indagare con la sua terapeuta quali siano le insicurezze ed i construtti negativi su di sè legati a tale situazione, attraverso ciò potrebbe trovare una pista più soddisfacente da seguire
Dott.ssa Teresita Forlano
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Roma
Buon pomeriggio mi cara.
Probabilmente ha bisogno di sedute che l'aiutino a lavorare sulle emozioni che sta vivendo, sui pensieri che l'accompagnano, i vissuti e quanto la blocca, considerando anche gli stati d'ansia e l'umore che sta sperimentando. Ha bisogno di lavorare per riprendere la sua autonomia psichica, fisica ed emotiva. Deve lavorare sul suo bisogno attuale, su ciò che le crea disagio attualmente, su cosa vuole cambiare. Deve lavorare sul presente innanzitutto e, deve acquisire competenze per gestire quanto le crea malessere.
Un saluto, dottoressa Teresita Forlano
Dott.ssa Maria Pinto
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Martina Franca
Gentile Signora, mi ha colpita una frase da lei scritta: “la mia terapeuta lavora sul mio passato e sulla mia famiglia”. A volte ci si trova nella difficoltà di dire ad un/una terapeuta le proprie sensazioni. Se lei vuole parlare di altro, glielo dica per non sciupare l’occasione che avete di un incontro fertile, costruttivo. Ma cerchi di lavorare lei e non la sua terapeuta, vedrà che riceverà un buon ascolto.
Dott.ssa Anna Simeone
Psicoterapeuta
Giugliano in Campania
Salve le consiglio di esprimere i suoi dubbi e perplessità in seduta, magari potrebbe aprire nuove finestre di comunicazione.
Dott.ssa Arianna Moroni
Psicoterapeuta, Psicologo
Trieste
Gentile Utente, leggo stia trascorrendo un momento estremamente difficile. La perdita del lavoro, il cambiamento universitario, la fine di una relazione sono eventi che possono avere un forte impatto emotivo. Dopo un attacco di panico, è comune iniziare a temere le situazioni esterne e sperimentare la possibilità di “sentirsi di nuovo male”. Questo meccanismo finisce per limitare sempre di più le esperienze quotidiane, alimentando un senso di impotenza e una profonda frustrazione.
Lei ha già fatto molto. Si è accorta del rischio dell’isolamento e ha cercato di reagire, ha chiesto aiuto, ha iniziato un percorso terapeutico, si sta ponendo domande importanti.
È anche comprensibile che si stia interrogando sull’approccio terapeutico attuale. Lavorare sul passato e sulle dinamiche familiari ha certamente un valore, ma quando i sintomi sono così forti nel presente, è naturale desiderare strumenti per affrontare la quotidianità e le sensazioni più acute. Questo non significa pretendere troppo dalla terapia, ma riconoscere i propri bisogni attuali. Sarebbe utile prendere in considerazione di parlarne nuovamente con la sua terapeuta.
Cordialmente, Dott.ssa Arianna Moroni
Dott.ssa Danila Bardi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta sincerità. Sta vivendo un periodo complesso, e il fatto che lo riconosca e stia cercando aiuto è già un passo molto significativo.

È comprensibile desiderare un sostegno che offra anche strumenti pratici per affrontare l’ansia nel presente, oltre all’esplorazione del passato. In alcuni momenti della vita, infatti, può essere utile che la terapia si orienti anche verso una maggiore concretezza, affinché ci si senta accompagnati non solo nella comprensione ma anche nella gestione quotidiana del disagio.

Non è “pretendere troppo” chiedere che il percorso sia sintonizzato sui suoi bisogni attuali. Può essere importante portare in seduta, con sincerità, proprio queste sue domande e dubbi: parlare apertamente di ciò che sente mancare in terapia può diventare parte stessa del processo terapeutico.

Le auguro di trovare in questo percorso lo spazio giusto per sentirsi ascoltata, capita e sostenuta pienamente.

Un caro saluto,
Dott.ssa Danila Bardi
Dott.ssa Liza Bottacin
Psicologo, Psicoterapeuta, Professional counselor
Padova
Gentilissima, avverto la sua frustrazione in quanto dopo 3 mesi di terapia sente ancora irrisolto il suo sintomo. L'approccio che ha scelto richiede dei tempi lunghi e immagino che la terapia, quale prima fase, preveda il radicamento nella storia personale, relazionale per poi affrontare più decisamente, in una seconda fase, l'ansia. Direi che in quest'anno ha vissuto importanti cambiamenti "stressogeni" e nonostante tutto, comunque, lei abbia ripreso, anche grazie alla terapia, ad uscire e le ossessioni si siano ridotte; ciò è significativo di una progressione in atto. Porti in terapia la confusione che avverte post seduta e potrebbe chiedere di definire degli obiettivi di breve termine focalizzati sull'ansia e di sapere se sono previsti dei lavori mirati per la gestione dell'ansia e degli attacchi di panico. A quel punto deciderà, ma sarei per darsi del tempo.
Saluti
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott. Giovanni Mingoia
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Salve, sono tutte domande più che legittime le sue. E le consiglio di continuare a chiedere spiegazioni di tutto alla sua terapeuta. Però le consiglio anche di avere pazienza perché il percorso che lei ha intrapreso è all'inizio.

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.