Buongiorno cari dottori oramai da ben 5 mesi sono richiuso da una bolla che non riesco ad uscire mi
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Buongiorno cari dottori oramai da ben 5 mesi sono richiuso da una bolla che non riesco ad uscire mi sento costantemente h24 potrei dire come se la mia testa sia distaccata dal mondo, come se non lo riuscissi più a vederlo come lo vedevo prima, mi sento come dentro una bolla per essere il più chiaro possibile, e una sensazione che viene anche difficile descriverla... in tutto questo i primi giorni oltre la paura di impazzire che ero terrorizzato che per questo senso di distaccato potessi entrare in psisoci o schizofrenia, quindi non vi dico che stavo sempre in allerta sentivo un rumore subito andavo da mia madre o chi avevo vicino per chiederle avete sentito anche voi questo rumore, oppure mi passavano delle immagini in testa per esempio avevo un gelato in mano mi passava in testa di prendere quel gelato e tirarlo a qualcuno, oppure vedevo dei coltelli mi passavano in mente immagini di fare del male, ero in auto che magari andavo da qualche parte mi passava in testa di aprire lo sportello e buttarmi nel vuoto, adesso grazie a dio questi pensieri li ho molto di meno se non per nulla.... ma e subentrato un problema che mi spaventa ancora più di prima, essendo che magari sono un tipo che cerco troppo su internet perchè più forte di me purtroppo, mi sono andato a mettere in una morsa che non riesco più ad uscirne, sto sempre in allerta come se prima o poi dovrei avere una allucinazioni quindi la sera quando vado a dormire oppure sono nella mia stanza mi guardo sempre attorno, oppure guardo in fondo alla porta ecc, come se la mia testa mi fa dire che dovreei avere una allucinazione, oppure prima ero un tipo che mi piaceva andare molto alle feste, adesso mi mettono paura come se ci fosse qualcosa che mi causa paura che non so spiegare manco io cosa, oppure su letto ho dei pupazzi solo a guardare quei pupazzi mi mette tanta paura come se quel pupazzo la mia testa mi fa dire che potesse prendere vita, oppure ho letto che un psicotico può credere che in tv parliano di lui e quindi mi vengono sti pensieri anche a me se posso credergli anche io quindi altra paura, oppure qualcuno mi offre qualcosa e mi viene il pensiero chissa se gli avesse messo qualche droga dentro e ci muoio, oppure mi faccio immagini come se il volto di mia madre si potesse trasformare in un mostro, oppure che i vicini mi possono giudicare ecc, si sono pensieri che a loro volta mi causano paura e mi chiedo visto che mi causano paura e perchè gli credo a questi pensieri? quindi spero che ho descritto per bene quello che sto vivendo adesso non so se la causa di tutte queste mie paure e stato perchè mi sento distaccato dalla realta... oppure perchè sto entrando veramente in psicosi? io sono un ragazzo di 33 anni quasi 34, e in famiglia non ho nessuno che soffre di psicosi o schizofrenia... quindi non so se posso stare tranquillo che non si tratta di psicosi oppure sto avendo un esordio? anche non vi nego che con tutti questi pensieri, paure ecc la mia memoria ne sta anche risentendo, perchè mi dicmentico le cose, la gente mi parla ma io sono sempre su queste paure, oppure l'altro giorno ero convinto che eravamo sabato invece era domenica e questa cosa mi succede spesso in questo periodo...
Gentile utente,
le sue parole restituiscono con grande onestà la fatica di chi vive in una bolla, come scrive, in cui il mondo appare lontano e minaccioso. È comprensibile che questa derealizzazione, unita a pensieri intrusivi e paure destabilizzanti, alimenti il timore di “impazzire”. Ma ciò che colpisce è la sua lucidità, il bisogno di capire, di non lasciarsi trascinare. È proprio questa consapevolezza che differenzia l’ansia acuta da un esordio psicotico. La mente, sotto stress prolungato, può diventare un labirinto; ciò che teme è forse il riflesso della sua sensibilità, non un segno di malattia. Come Ulisse legato all’albero maestro per non cedere al canto delle sirene, può scegliere di farsi accompagnare da un terapeuta nel viaggio di ritorno a sé.
Un caro saluto,
Dott. Fabio Di Guglielmo
le sue parole restituiscono con grande onestà la fatica di chi vive in una bolla, come scrive, in cui il mondo appare lontano e minaccioso. È comprensibile che questa derealizzazione, unita a pensieri intrusivi e paure destabilizzanti, alimenti il timore di “impazzire”. Ma ciò che colpisce è la sua lucidità, il bisogno di capire, di non lasciarsi trascinare. È proprio questa consapevolezza che differenzia l’ansia acuta da un esordio psicotico. La mente, sotto stress prolungato, può diventare un labirinto; ciò che teme è forse il riflesso della sua sensibilità, non un segno di malattia. Come Ulisse legato all’albero maestro per non cedere al canto delle sirene, può scegliere di farsi accompagnare da un terapeuta nel viaggio di ritorno a sé.
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Dott. Fabio Di Guglielmo
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Gentile utente,
innanzitutto grazie per aver condiviso con così tanta chiarezza e sincerità ciò che sta vivendo. Le sue parole trasmettono con forza il disagio che sta attraversando, e riconoscerlo è già un passo molto importante.
Da quanto descrive, sembra che lei stia sperimentando una condizione di forte ansia associata a sintomi dissociativi, in particolare la sensazione di essere “dentro una bolla” o “distaccato dalla realtà” (sintomo noto come derealizzazione o depersonalizzazione). Questo stato può essere molto spaventoso e può generare pensieri intrusivi, immagini disturbanti, ipervigilanza e paura di “impazzire” o di perdere il controllo. Questi pensieri sono spesso legati a disturbi d’ansia (come il disturbo ossessivo-compulsivo o il disturbo da attacchi di panico), e non necessariamente indicano un esordio psicotico.
Il fatto che lei riconosca come inquietanti e assurdi i pensieri che le passano per la mente, che li metta in dubbio, che ne provi paura, e che cerchi conferme dagli altri (come chiedere se anche loro hanno sentito un rumore o se un pensiero ha senso) è molto significativo. In ambito clinico, questa consapevolezza viene chiamata insight, e rappresenta un fattore protettivo: nelle psicosi vere e proprie, al contrario, la persona tende a credere ciecamente ai pensieri o alle allucinazioni, senza criticarli o dubitarne.
Anche il controllo costante dei sintomi su internet, seppur comprensibile, può aumentare l’ansia e alimentare un circolo vizioso di paura e ipercontrollo, noto come cybercondria. È facile cadere in questo meccanismo quando si cerca una rassicurazione immediata, ma spesso l’effetto è opposto.
Il calo della memoria e della concentrazione che lei segnala è molto comune in stati di ansia cronica, perché la mente è costantemente occupata a “scansionare” il pericolo e non riesce a registrare o mantenere le informazioni come farebbe normalmente.
Tutte queste manifestazioni – anche se molto intense – non significano automaticamente che ci sia una psicosi in corso, ma indicano sicuramente un profondo disagio psicologico che merita attenzione, cura e supporto.
Proprio per questo motivo, sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione con uno specialista, che possa aiutarla a comprendere meglio cosa sta accadendo e a ritrovare un senso di sicurezza e stabilità. Un percorso psicoterapeutico potrebbe davvero aiutarla a recuperare il suo equilibrio emotivo e a sciogliere la paura che oggi la blocca.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
innanzitutto grazie per aver condiviso con così tanta chiarezza e sincerità ciò che sta vivendo. Le sue parole trasmettono con forza il disagio che sta attraversando, e riconoscerlo è già un passo molto importante.
Da quanto descrive, sembra che lei stia sperimentando una condizione di forte ansia associata a sintomi dissociativi, in particolare la sensazione di essere “dentro una bolla” o “distaccato dalla realtà” (sintomo noto come derealizzazione o depersonalizzazione). Questo stato può essere molto spaventoso e può generare pensieri intrusivi, immagini disturbanti, ipervigilanza e paura di “impazzire” o di perdere il controllo. Questi pensieri sono spesso legati a disturbi d’ansia (come il disturbo ossessivo-compulsivo o il disturbo da attacchi di panico), e non necessariamente indicano un esordio psicotico.
Il fatto che lei riconosca come inquietanti e assurdi i pensieri che le passano per la mente, che li metta in dubbio, che ne provi paura, e che cerchi conferme dagli altri (come chiedere se anche loro hanno sentito un rumore o se un pensiero ha senso) è molto significativo. In ambito clinico, questa consapevolezza viene chiamata insight, e rappresenta un fattore protettivo: nelle psicosi vere e proprie, al contrario, la persona tende a credere ciecamente ai pensieri o alle allucinazioni, senza criticarli o dubitarne.
Anche il controllo costante dei sintomi su internet, seppur comprensibile, può aumentare l’ansia e alimentare un circolo vizioso di paura e ipercontrollo, noto come cybercondria. È facile cadere in questo meccanismo quando si cerca una rassicurazione immediata, ma spesso l’effetto è opposto.
Il calo della memoria e della concentrazione che lei segnala è molto comune in stati di ansia cronica, perché la mente è costantemente occupata a “scansionare” il pericolo e non riesce a registrare o mantenere le informazioni come farebbe normalmente.
Tutte queste manifestazioni – anche se molto intense – non significano automaticamente che ci sia una psicosi in corso, ma indicano sicuramente un profondo disagio psicologico che merita attenzione, cura e supporto.
Proprio per questo motivo, sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione con uno specialista, che possa aiutarla a comprendere meglio cosa sta accadendo e a ritrovare un senso di sicurezza e stabilità. Un percorso psicoterapeutico potrebbe davvero aiutarla a recuperare il suo equilibrio emotivo e a sciogliere la paura che oggi la blocca.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile utente,
Grazie per averci scritto!
Le consiglio di effettuare un colloquio di psicoterapia per approfondire meglio tutte le sue domande. Sicuramente sta vivendo un periodo di forte disagio psicologico . La saluto cordialmente
Grazie per averci scritto!
Le consiglio di effettuare un colloquio di psicoterapia per approfondire meglio tutte le sue domande. Sicuramente sta vivendo un periodo di forte disagio psicologico . La saluto cordialmente
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line e in presenza) – psicologonapoli org – info sul profilo MioDottore
La tua mente è sovraccarica, stanca, piena di pensieri che si rincorrono senza tregua. Il corpo, invece, è il grande assente. È come se fosse uscito dalla scena della tua vita. Probabilmente non te ne accorgi nemmeno, ma stai respirando male.
Quando la tensione interiore è così alta, si rischia di abitare solo nella testa, perdendo completamente il contatto con il corpo, con il riposo, con il respiro. Si entra in una sorta di trance ansiosa, dove ogni pensiero diventa minaccia, ogni sensazione viene iperinterpretata, e la realtà perde consistenza.
Quello che descrivi è compatibile con una condizione di forte ansia, accompagnata da fenomeni dissociativi (come derealizzazione e depersonalizzazione), pensieri ossessivi, ipervigilanza, stanchezza cronica e confusione mentale. Non sei pazzo, ma la tua mente ha bisogno di aiuto.
Una situazione del genere richiede spesso, almeno per un certo periodo, un supporto farmacologico temporaneo: non per sedarti, ma per darti la possibilità di dormire, rilassarti, e ridurre l’intensità del rumore mentale. È un modo per spegnere il sistema di allarme, che in questo momento è rimasto troppo a lungo attivato.
Accanto a questo, puoi intraprendere un percorso psicoterapeutico e usare strumenti concreti come tecniche di rilassamento profondo, respiro consapevole e meditazione senza sforzo. L'obiettivo è uno solo: aiutarti a ritrovare il contatto con te stesso, con il tuo corpo, con il tuo spazio reale. Senza fare troppi ragionamenti, ma ripartendo dalle sensazioni semplici.
Non sei solo. Puoi uscirne. Ma adesso hai bisogno di riposo e sostegno, non di risposte perfette nella testa.
Se vuoi una mano, io posso dartela.
La tua mente è sovraccarica, stanca, piena di pensieri che si rincorrono senza tregua. Il corpo, invece, è il grande assente. È come se fosse uscito dalla scena della tua vita. Probabilmente non te ne accorgi nemmeno, ma stai respirando male.
Quando la tensione interiore è così alta, si rischia di abitare solo nella testa, perdendo completamente il contatto con il corpo, con il riposo, con il respiro. Si entra in una sorta di trance ansiosa, dove ogni pensiero diventa minaccia, ogni sensazione viene iperinterpretata, e la realtà perde consistenza.
Quello che descrivi è compatibile con una condizione di forte ansia, accompagnata da fenomeni dissociativi (come derealizzazione e depersonalizzazione), pensieri ossessivi, ipervigilanza, stanchezza cronica e confusione mentale. Non sei pazzo, ma la tua mente ha bisogno di aiuto.
Una situazione del genere richiede spesso, almeno per un certo periodo, un supporto farmacologico temporaneo: non per sedarti, ma per darti la possibilità di dormire, rilassarti, e ridurre l’intensità del rumore mentale. È un modo per spegnere il sistema di allarme, che in questo momento è rimasto troppo a lungo attivato.
Accanto a questo, puoi intraprendere un percorso psicoterapeutico e usare strumenti concreti come tecniche di rilassamento profondo, respiro consapevole e meditazione senza sforzo. L'obiettivo è uno solo: aiutarti a ritrovare il contatto con te stesso, con il tuo corpo, con il tuo spazio reale. Senza fare troppi ragionamenti, ma ripartendo dalle sensazioni semplici.
Non sei solo. Puoi uscirne. Ma adesso hai bisogno di riposo e sostegno, non di risposte perfette nella testa.
Se vuoi una mano, io posso dartela.
Ciao, dai sintomi che descrivi la problematica potrebbe essere ascritta ad un forte stato d'ansia, che crea un picco emotivo tale da creare elevata allerta, pensieri ed immagini intrusive e senso di distacco. è possibile che effettuando un colloquio con uno psicologo possiate trovare insieme l'origine che ha scatenato tale esordio e che mantiene tali difficoltà, facendo anche un'analisi su quale sia il vero problema che attiva questi sintomi. Comprendo che sia davvero complicato provare queste sensazioni, ma sono convinta che con l'aiuto di un esperto riuscirai a comprenderle a fondo, arrivando ad avere risposte certe alle tue domande e ad un processo di risoluzione. Ti auguro buona fortuna!
Salve
leggendo la sua lunga email e tutte le sue paure le consiglio da tecnico di fare il primo passo per uscire da questa situazione invalidante di rivolgersi a uno specialista delle salute mentale piu vicino a lei
può prenotare un colloquio nelle agende del mio dottore o andare alla Csm della sua Asl di appartenenza perche i suoi sintomi sono tanti e vari e necessitano di un inquadramento diagnostico adeguato a lei al fine di trovare il trattamento adeguato
di sicuro autodiagnosi e ricerca su internet non fanno passare le paure ma le esasperano ...il confronto con uno specialista già le allevierebbe i sintomi..ci sono tante tecniche sia psicologiche che farmacologiche ..si faccia coraggio e si faccia aiutare
in bocca al lupo
dottLorenzini Maria Santa psicoterapeuta
leggendo la sua lunga email e tutte le sue paure le consiglio da tecnico di fare il primo passo per uscire da questa situazione invalidante di rivolgersi a uno specialista delle salute mentale piu vicino a lei
può prenotare un colloquio nelle agende del mio dottore o andare alla Csm della sua Asl di appartenenza perche i suoi sintomi sono tanti e vari e necessitano di un inquadramento diagnostico adeguato a lei al fine di trovare il trattamento adeguato
di sicuro autodiagnosi e ricerca su internet non fanno passare le paure ma le esasperano ...il confronto con uno specialista già le allevierebbe i sintomi..ci sono tante tecniche sia psicologiche che farmacologiche ..si faccia coraggio e si faccia aiutare
in bocca al lupo
dottLorenzini Maria Santa psicoterapeuta
Innanzitutto mi spiace molto per la sua sofferenza. Vorrei però che capisse, lei come altri che ci leggono, che è sbagliatissimo provare a farsi delle auto diagnosi, in primis perchè rischia di diventare un circolo vizioso di suggestione che si auto alimenta e alimenta al tempo stesso i sintomi e la sofferenza. Secondo una diagnosi deve essere fatta da un esperto e per farlo deve recarsi fisicamente da un collega, deve fare dei colloqui anamnestici ed eventualmente una testologia. Ma stia lontano dal web. A mio parere la sua sofferenza merita di essere accolta, ascoltata e contenuta in un setting psicologico. Ultimo consiglio nel suo caso le suggerirei di scegliere una psicoterapia in presenza. Le faccio un enorme in bocca al lupo, se farà come le dico sono certa che avrà degli ottimi miglioramenti e sicuramente delle risposte valide.
Gentile utente di mio dottore,
le manifestazioni di cui parla e i suoi pensieri sono l' espressione acuta di un disturbo d ansia. Si affidi ad un professionista, con la psicoterapia potrà pian piano uscire dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
le manifestazioni di cui parla e i suoi pensieri sono l' espressione acuta di un disturbo d ansia. Si affidi ad un professionista, con la psicoterapia potrà pian piano uscire dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Grazie per aver scritto e descritto in maniera così accurata le tue sensazioni e le tue preoccupazioni. Posso notare che hai detto poco di te (tranne l'età e che prima ti piacevano le feste), capisco che ciò che provi è spiacevole ed assorbe la maggior parte delle tue energie ma sarebbe utile che tu parlassi anche di ulteriori argomenti come i tuoi progetti di vita, la tua situazione sentimentale, i rapporti in famiglia, gli amici e la tua storia in generale... è successo qualcosa di "pesante" nella tua vita? Come andavano le cose prima che comparisse "la bolla"? In linea generale sembri (dal tuo racconto ovviamente)distante dalle tue emozioni, è stato sempre così? Insomma ci sono vari aspetti da ripercorrere, auspicabilmente con uno psicologo o psicoterapeuta di tua fiducia. Ti auguro il meglio
Salve,
come ha ben descritto ha un malessere che deve essere affrontato, si rivolga ad uno/a psicoterapeuta vedrà che l'aiuterà.
come ha ben descritto ha un malessere che deve essere affrontato, si rivolga ad uno/a psicoterapeuta vedrà che l'aiuterà.
Buongiorno,
grazie per aver condiviso in modo così dettagliato quello che sta vivendo: dalle sue parole emerge chiaramente quanto sia forte e faticosa la sofferenza che sta affrontando da diversi mesi.
Quello che descrive – la sensazione di vivere “dentro una bolla”, i pensieri intrusivi aggressivi o catastrofici, la paura di poter avere allucinazioni o di ammalarsi di psicosi – è molto tipico di quadri d’ansia intensa, derealizzazione/depersonalizzazione e pensieri ossessivi.
Ci sono alcuni elementi rassicuranti:
il fatto stesso che lei si ponga continuamente il dubbio “e se stessi impazzendo?” indica che mantiene consapevolezza critica. Nelle psicosi vere e proprie, invece, la persona tende a credere ciecamente ai propri pensieri o percezioni, senza metterli in discussione;
i suoi pensieri e immagini intrusive (come il pupazzo che potrebbe prendere vita, o il volto di sua madre che si trasforma) la spaventano, non le sembrano reali: questo conferma che si tratta di paure ossessive e non di un delirio strutturato;
la derealizzazione (sentirsi distaccato, “in una bolla”) è un sintomo frequente nei disturbi d’ansia e non è di per sé un segno di psicosi.
Quello che accade è che la sua mente, già molto in allerta, interpreta i pensieri intrusivi come segnali pericolosi, alimentando un circolo vizioso di paura → controllo → nuove paure. Questo spiega anche le difficoltà di memoria e concentrazione: quando l’attenzione è catturata dall’ansia, le altre funzioni cognitive ne risentono.
Cosa può aiutarla ora:
Evitare di cercare continuamente rassicurazioni su internet, perché questo mantiene vivo il meccanismo ossessivo.
Continuare un percorso con uno specialista (psichiatra e psicoterapeuta), che può valutare se sia utile anche un sostegno farmacologico temporaneo per ridurre l’ansia e permetterle di vivere con più serenità.
Tecniche di grounding e respirazione, per ridurre l’impatto della derealizzazione e riportarsi al presente.
Non è solo, e non è “impazzito”: sta affrontando un disturbo d’ansia particolarmente intenso, che però può essere trattato con buoni risultati. Rivolgersi di nuovo a uno specialista è il passo più importante e concreto per interrompere questo circolo di paure e tornare a vivere con maggiore libertà.
Un caro incoraggiamento.
grazie per aver condiviso in modo così dettagliato quello che sta vivendo: dalle sue parole emerge chiaramente quanto sia forte e faticosa la sofferenza che sta affrontando da diversi mesi.
Quello che descrive – la sensazione di vivere “dentro una bolla”, i pensieri intrusivi aggressivi o catastrofici, la paura di poter avere allucinazioni o di ammalarsi di psicosi – è molto tipico di quadri d’ansia intensa, derealizzazione/depersonalizzazione e pensieri ossessivi.
Ci sono alcuni elementi rassicuranti:
il fatto stesso che lei si ponga continuamente il dubbio “e se stessi impazzendo?” indica che mantiene consapevolezza critica. Nelle psicosi vere e proprie, invece, la persona tende a credere ciecamente ai propri pensieri o percezioni, senza metterli in discussione;
i suoi pensieri e immagini intrusive (come il pupazzo che potrebbe prendere vita, o il volto di sua madre che si trasforma) la spaventano, non le sembrano reali: questo conferma che si tratta di paure ossessive e non di un delirio strutturato;
la derealizzazione (sentirsi distaccato, “in una bolla”) è un sintomo frequente nei disturbi d’ansia e non è di per sé un segno di psicosi.
Quello che accade è che la sua mente, già molto in allerta, interpreta i pensieri intrusivi come segnali pericolosi, alimentando un circolo vizioso di paura → controllo → nuove paure. Questo spiega anche le difficoltà di memoria e concentrazione: quando l’attenzione è catturata dall’ansia, le altre funzioni cognitive ne risentono.
Cosa può aiutarla ora:
Evitare di cercare continuamente rassicurazioni su internet, perché questo mantiene vivo il meccanismo ossessivo.
Continuare un percorso con uno specialista (psichiatra e psicoterapeuta), che può valutare se sia utile anche un sostegno farmacologico temporaneo per ridurre l’ansia e permetterle di vivere con più serenità.
Tecniche di grounding e respirazione, per ridurre l’impatto della derealizzazione e riportarsi al presente.
Non è solo, e non è “impazzito”: sta affrontando un disturbo d’ansia particolarmente intenso, che però può essere trattato con buoni risultati. Rivolgersi di nuovo a uno specialista è il passo più importante e concreto per interrompere questo circolo di paure e tornare a vivere con maggiore libertà.
Un caro incoraggiamento.
Buongiorno,
da ciò che descrive emerge chiaramente la fatica che sta vivendo, ed è comprensibile che cerchi risposte per rassicurarsi. Proprio per questo, però, le faccio notare una cosa: più lei cerca conferme, più sembra che i dubbi aumentino invece di ridursi. Non le sembra curioso che lo sforzo di controllare le sue paure finisca per alimentarle?
Mi chiedo: se invece di chiedersi continuamente “e se stessi entrando in psicosi?”, si chiedesse “che effetto ha su di me continuare a pormi questa domanda?”, cosa scoprirebbe?
E ancora: è più utile domandarsi se i pensieri che le passano in testa siano “pericolosi”, oppure chiedersi che cosa accade dentro di lei quando decide di prenderli alla lettera?
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
da ciò che descrive emerge chiaramente la fatica che sta vivendo, ed è comprensibile che cerchi risposte per rassicurarsi. Proprio per questo, però, le faccio notare una cosa: più lei cerca conferme, più sembra che i dubbi aumentino invece di ridursi. Non le sembra curioso che lo sforzo di controllare le sue paure finisca per alimentarle?
Mi chiedo: se invece di chiedersi continuamente “e se stessi entrando in psicosi?”, si chiedesse “che effetto ha su di me continuare a pormi questa domanda?”, cosa scoprirebbe?
E ancora: è più utile domandarsi se i pensieri che le passano in testa siano “pericolosi”, oppure chiedersi che cosa accade dentro di lei quando decide di prenderli alla lettera?
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
La sensazione che descrivi (“come in una bolla”) unita a pensieri intrusivi spaventosi può essere molto destabilizzante, ma il fatto che tu provi paura per quei pensieri è già un segnale importante: chi è davvero in preda a un delirio in genere non li mette in discussione. È come se la tua mente fosse diventata iper-allerta, sempre pronta a “scovare” segnali di pericolo, anche quando non ci sono. Ti chiedo: cosa succede quando provi, anche solo per pochi secondi, a non combattere questi pensieri ma a lasciarli passare come nuvole? A volte la lotta con loro è ciò che li fa sembrare più reali. In ogni caso, visto l’impatto sulla tua vita quotidiana, confrontarti con uno psicoterapeuta può aiutarti a comprendere meglio la natura di queste paure e a gestirle senza esserne travolto.
Buonasera, può essere che viva in uno stato elevato di allerta e non necessariamente che sia qualcosa di più grave. Perpetuare questo stato di dubbio, secondo me, non fa che peggiorare le cose. Le suggerisco di contattare uno psicoterapeuta per una valutazione del suo stato. Il professionista scelto valuterà se sia il caso, o meno, di coinvolgere altre figure mediche. Si prenda cura di sé.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Caro,
ti ringrazio per aver condiviso con così tanta precisione quello che stai vivendo: già il fatto di riuscire a descrivere con tanti dettagli ciò che senti dimostra una grande capacità di osservazione e di riflessione su te stesso.
Quello che descrivi – la sensazione di vivere “dentro una bolla”, il distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi e spaventosi – rientra in esperienze che in psicologia chiamiamo fenomeni dissociativi e ossessivi. Non sono segni di “pazzia” né di psicosi conclamata, ma modalità con cui il tuo Io cerca di difendersi da un’ansia molto forte.
Il tuo Io, per proteggerti, mette in campo dei meccanismi di difesa:
la derealizzazione (la sensazione che il mondo non sia più lo stesso, come se fosse lontano o irreale);
i pensieri intrusivi (immagini improvvise, come il gelato da lanciare o i coltelli, che spaventano perché sembrano assurdi o pericolosi);
l’iper-controllo ossessivo (guardarsi attorno, controllare i pupazzi, temere allucinazioni, cercare continuamente su internet).
Questi meccanismi non significano che sei in psicosi: al contrario, indicano che il tuo Io sta ancora cercando con forza di mantenere il contatto con la realtà. La paura di “impazzire” è in sé un segnale che la tua capacità critica è attiva: chi è davvero dentro una psicosi spesso non si rende conto di esserlo.
Dal punto di vista psicodinamico, quello che ti fa soffrire è un conflitto interiore: il tuo Io cerca di vivere e rassicurarsi, ma il tuo Super-Io, severo e iper-vigilante, ti spinge a dubitare continuamente di te stesso, a pensare “e se stessi perdendo il controllo? e se stessi entrando in psicosi?”. Questo circolo vizioso alimenta l’ansia e rende i pensieri intrusivi ancora più spaventosi.
È importante distinguere: i pensieri intrusivi che ti vengono (su pupazzi, volti che cambiano, paure di droghe, ecc.) sono prodotti della mente sotto stress, non realtà. Il fatto che ti spaventino dimostra che non li stai “credendo davvero”, ma che il tuo Io è stanco e fa fatica a tenerli a distanza.
Anche i vuoti di memoria o le distrazioni che riporti non sono segni di psicosi: sono l’effetto della tua mente costantemente occupata dalla paura. Quando la testa è sempre in allerta, l’attenzione e la memoria ne risentono.
Il primo passo, quindi, non è convincerti che “non sei malato”, ma accettare che l’ansia ti sta chiedendo ascolto. Non sei in una bolla irreparabile: sei in una fase in cui il tuo Io si difende con strumenti che oggi ti sembrano un peso, ma che possono essere trasformati. Con l’aiuto di uno specialista, è possibile lavorare per dare un nome a queste paure, contenerle e ricondurle a un significato più profondo (spesso legato a insicurezze, solitudine, timore di perdere il controllo).
In altre parole: non stai “uscendo dalla realtà”, ma stai lottando con la paura di perderla. Questa paura è dolorosa, ma non sei solo e non significa che stai entrando in psicosi.
Ti incoraggio a non affrontare da solo tutto questo: un percorso terapeutico – e, se necessario, anche un supporto farmacologico temporaneo – può alleggerire molto la sofferenza, restituendoti la possibilità di vivere la quotidianità con meno allerta e più fiducia.
ti ringrazio per aver condiviso con così tanta precisione quello che stai vivendo: già il fatto di riuscire a descrivere con tanti dettagli ciò che senti dimostra una grande capacità di osservazione e di riflessione su te stesso.
Quello che descrivi – la sensazione di vivere “dentro una bolla”, il distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi e spaventosi – rientra in esperienze che in psicologia chiamiamo fenomeni dissociativi e ossessivi. Non sono segni di “pazzia” né di psicosi conclamata, ma modalità con cui il tuo Io cerca di difendersi da un’ansia molto forte.
Il tuo Io, per proteggerti, mette in campo dei meccanismi di difesa:
la derealizzazione (la sensazione che il mondo non sia più lo stesso, come se fosse lontano o irreale);
i pensieri intrusivi (immagini improvvise, come il gelato da lanciare o i coltelli, che spaventano perché sembrano assurdi o pericolosi);
l’iper-controllo ossessivo (guardarsi attorno, controllare i pupazzi, temere allucinazioni, cercare continuamente su internet).
Questi meccanismi non significano che sei in psicosi: al contrario, indicano che il tuo Io sta ancora cercando con forza di mantenere il contatto con la realtà. La paura di “impazzire” è in sé un segnale che la tua capacità critica è attiva: chi è davvero dentro una psicosi spesso non si rende conto di esserlo.
Dal punto di vista psicodinamico, quello che ti fa soffrire è un conflitto interiore: il tuo Io cerca di vivere e rassicurarsi, ma il tuo Super-Io, severo e iper-vigilante, ti spinge a dubitare continuamente di te stesso, a pensare “e se stessi perdendo il controllo? e se stessi entrando in psicosi?”. Questo circolo vizioso alimenta l’ansia e rende i pensieri intrusivi ancora più spaventosi.
È importante distinguere: i pensieri intrusivi che ti vengono (su pupazzi, volti che cambiano, paure di droghe, ecc.) sono prodotti della mente sotto stress, non realtà. Il fatto che ti spaventino dimostra che non li stai “credendo davvero”, ma che il tuo Io è stanco e fa fatica a tenerli a distanza.
Anche i vuoti di memoria o le distrazioni che riporti non sono segni di psicosi: sono l’effetto della tua mente costantemente occupata dalla paura. Quando la testa è sempre in allerta, l’attenzione e la memoria ne risentono.
Il primo passo, quindi, non è convincerti che “non sei malato”, ma accettare che l’ansia ti sta chiedendo ascolto. Non sei in una bolla irreparabile: sei in una fase in cui il tuo Io si difende con strumenti che oggi ti sembrano un peso, ma che possono essere trasformati. Con l’aiuto di uno specialista, è possibile lavorare per dare un nome a queste paure, contenerle e ricondurle a un significato più profondo (spesso legato a insicurezze, solitudine, timore di perdere il controllo).
In altre parole: non stai “uscendo dalla realtà”, ma stai lottando con la paura di perderla. Questa paura è dolorosa, ma non sei solo e non significa che stai entrando in psicosi.
Ti incoraggio a non affrontare da solo tutto questo: un percorso terapeutico – e, se necessario, anche un supporto farmacologico temporaneo – può alleggerire molto la sofferenza, restituendoti la possibilità di vivere la quotidianità con meno allerta e più fiducia.
Salve. Lei parla giustamente di una bolla nella quale si sente chiuso. Questa sua richiesta di aiuto mi sembra un buon primo passo per romperla e ritrovare un po' di serenità. Le preoccupazioni che si alimentano di domande e risposte dentro di sè e che al massimo cercano sfogo nella consultazione della rete, possono diventare una trappola per chiunque. La paura alimenta l'ansia, e l'ansia attiva un circolo vizioso che alimenta se stessa. Ne è un esempio questa sua preoccupazione diagnostica nel dover etichettare se stesso in maniera patologica. Il mio invito è quello di dar corso a questa sua richiesta di aiuto con fatti concreti; credo abbia bisogno di confrontarsi con uno specialista a sua scelta con cui intraprendere un percorso. Le auguro ogni bene.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Buongiorno,
direi che sapere di sentirsi come in una bolla è già un bel modo per esserne fuori e vedere la bolla stessa, nonché descriverla.
Se vuole può contattarmi e vediamo come tornare a vivere ciò che è reale.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
direi che sapere di sentirsi come in una bolla è già un bel modo per esserne fuori e vedere la bolla stessa, nonché descriverla.
Se vuole può contattarmi e vediamo come tornare a vivere ciò che è reale.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
Ciao e grazie per aver raccontato con così tanta precisione quello che stai vivendo.
La sensazione di “bolla” che descrivi (sentirsi distaccati dal mondo, osservatori esterni della realtà) assomiglia molto a fenomeni chiamati depersonalizzazione e derealizzazione: sono sintomi ansiosi frequenti, soprattutto quando si è sotto forte stress o paura, e possono essere vissuti come spaventosi ma non significano psicosi.
Anche i pensieri intrusivi che descrivi come immagini improvvise, idee assurde o spaventose (fare del male, che i pupazzi prendono vita, ecc.) sono comuni nei disturbi d’ansia e nel DOC. Il fatto che questi pensieri ti facciano paura, che li riconosci come “strani” e indesiderati, è un segnale importante: nelle psicosi di solito manca questa consapevolezza critica.
La memoria che senti “ballare” (dimenticanze, confusione sui giorni) può essere semplicemente l’effetto dell’ansia cronica e dell’iper-allerta, non un segno di malattia grave.
Per iniziare a stare meglio ti propongo di provare alcune tecniche di grounding e respirazione quando arriva la sensazione di bolla (toccare oggetti, descrivere ad alta voce ciò che vedi, inspirare contando fino a 4 e espirare contando fino a 6).
Inoltre parlere con il tuo medico curante per essere indirizzato ad uno specialista di salute mentale: serve una valutazione diretta per distinguere ansia intensa da altre condizioni e, se necessario, impostare un trattamento mirato.
Quello che stai vivendo è molto spaventoso ma con le strategie adeguate si può ridurre molto questo stato e tornare a sentirsi presenti e sicuri.
Un caro saluto
CC
La sensazione di “bolla” che descrivi (sentirsi distaccati dal mondo, osservatori esterni della realtà) assomiglia molto a fenomeni chiamati depersonalizzazione e derealizzazione: sono sintomi ansiosi frequenti, soprattutto quando si è sotto forte stress o paura, e possono essere vissuti come spaventosi ma non significano psicosi.
Anche i pensieri intrusivi che descrivi come immagini improvvise, idee assurde o spaventose (fare del male, che i pupazzi prendono vita, ecc.) sono comuni nei disturbi d’ansia e nel DOC. Il fatto che questi pensieri ti facciano paura, che li riconosci come “strani” e indesiderati, è un segnale importante: nelle psicosi di solito manca questa consapevolezza critica.
La memoria che senti “ballare” (dimenticanze, confusione sui giorni) può essere semplicemente l’effetto dell’ansia cronica e dell’iper-allerta, non un segno di malattia grave.
Per iniziare a stare meglio ti propongo di provare alcune tecniche di grounding e respirazione quando arriva la sensazione di bolla (toccare oggetti, descrivere ad alta voce ciò che vedi, inspirare contando fino a 4 e espirare contando fino a 6).
Inoltre parlere con il tuo medico curante per essere indirizzato ad uno specialista di salute mentale: serve una valutazione diretta per distinguere ansia intensa da altre condizioni e, se necessario, impostare un trattamento mirato.
Quello che stai vivendo è molto spaventoso ma con le strategie adeguate si può ridurre molto questo stato e tornare a sentirsi presenti e sicuri.
Un caro saluto
CC
Buongiorno, da ciò che scrive si sente quanto è difficile e spaventoso il periodo che sta vivendo. Sembra cercare continue conferme e prove della sua paura, ritrovandosi così ancora più spaventato. Le consiglio di rivolgersi ad un terapeuta che possa farle da sostegno, così da capire meglio e imparare pian piano a stare con coraggio nelle sue paure.
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