Buonasera, sono una ragazza di 25 anni Scrivo qui perché dal 2020 ho iniziato a soffrire di disturb

15 risposte
Buonasera, sono una ragazza di 25 anni
Scrivo qui perché dal 2020 ho iniziato a soffrire di disturbi alimentari, inizialmente anoressia che è diventata dopo 2 anni bulimia. In questi anni sono stata in terapia e sono stata seguita da una dietista. Entrambi i percorsi mi hanno aiutato molto infatti ad ottobre 2023 li ho terminati perché ritenuto da chi mi ha seguito che non ne avessi più bisogno, e in effetti stavo bene, non avevo più avuto abbuffate con vomito da 2 mesi. Ora però sono una ventina di giorni che ogni giorno mi abbuffo e vomito anche più volte al giorno. È una brutta ricaduta probabilmente dovuta allo stress per gli esami universitari e altri problemi familiari. Odio ritrovarmi di nuovo nello stesso loop di pensieri e azioni che mi tenevano "imprigionata" tempo fa, ho il terrore di rimanerci di nuovo incastrata dentro, perché i pensieri sono esattamente gli stessi. In più sto studiando dietistica perché mano a mano che guarivo mi sono resa conto che era quello che volevo fare e infatti mi appassiona, ma ora che ho avuto questa ricaduta si intromette anche il pensiero che forse se sto così non sono adatta a fare questi studi e questo lavoro. In questo momento non ho neanche le disponibilità economiche per riprendere un percorso psicologico o nutrizionale, ma vorrei cercare di uscire da questo momento e tornare sulla buona strada. C'è anche da dire che prima di questo momento ho avuto un periodo in cui facevo il contrario, ho notato che restringevo e avevo molti pensieri sul cibo, e infatti avevo perso un po' di peso, il tutto in concomitanza di un esame che stavo riuscendo a studiare molto bene, con costanza e che ha avuto un ottimo risultato. Dopo quell'esame ho dovuto iniziare a studiarne subito un altro ma non riuscivo perché avevo la mente troppo affaticata, e da li sono ricominciate le abbuffate, proprio come se avessi due modus operandi, uno super efficace e l'altro per niente, anzi. È un po' la logica del tutto o niente che mi accompagna da una vita. Infatti non vedo l'ora di dare questo esame perché nella mia testa una volta dato questo esame finiranno anche le abbuffate, ma il problema di fondo rimane...
Non so se effettivamente c'è qualcosa che possa aiutarmi sul momento, ma ci provo lo stesso, anche solo per sfogarmi.
Grazie mille in anticipo
Salve, credo che una psicoterapia faccia al suo caso. E' importante non solo stare bene in salute fisica ma anche psicologica. Ricerchi insieme ad un esperto le ragioni profonde del suo malessere e cerchi insieme a lui o insieme a lei di superarle. Ci sono a volte percorsi difficili, impegnativi e carichi di dolore ma , quando se ne esce , le fatiche sono ricompensate e la vita assume di nuovo colori accesi ed appare anche piacevole. Coraggio !

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera. Mi dispiace sentire questo suo stato di sofferenza. Credo che il ricorso alla psicoterapia sia una necessità per affrontare il problema. Quando la vita emotiva trova sfogo nel cibo e nell'idea del cibo, avviene una simbolizzazione dei contenuti emotivi e dei sentimentali, per cui la vita interiore arriva ad esprimersi solo attraverso il desiderio del cibo, il suo rifiuto e l'idea del controllo. Tutta la gamma di sfumature che il nostro lessico emotivo può sperimentare rischia di appiattirsi in questo braccio di ferro estenuante fra tensione, desiderio e controllo. Per questo è necessario portare la mente fuori da questa arena per riacquisire la sua libertà, riappropriarsi dell'intero vocabolario delle emozioni e dei sentimenti umani; vivere le relazioni e investire energie in attività appaganti e funzionali. E' un lavoro che si deve fare in Psicoterapia quando il singolo non riesce a farlo da sé e nella sua vita sociale.
Spero lei possa trova le risorse necessarie per occuparsi di Sé trovando l'aiuto di cui necessità. Le auguro ogni bene.
Dr Vecchi
Gent.le utente,
mi sento di dirle di non scoraggiarsi, in momenti stressanti o difficili della vita torniamo a difenderci con le modalità disfunzionali che abbiamo appreso nella nostra storia e che sono state in passato il nostro modo di fronteggiare delle paure profonde. Per questo è possibile che nella vita ci siano delle ricadute, in momenti particolari, ma questo non significa che il percorso e i progressi fatti finora vadano persi. Lei infatti ha una buona consapevolezza nel riconoscere i pensieri e i vissuti disfunzionali che si sono ripresentati nell'ultimo periodo e che sono fonte di sofferenza, proprio grazie alla sua esperienza e al lavoro fatto in passato. Potrebbe sicuramente aiutarla chiedere nuovamente un aiuto per superare questa crisi e consolidare i cambiamenti che sono sicura ci siano stati in questi anni, anche ricontattando il professionista che già la conosce e l'ha aiutata in passato.
Le auguro il meglio,
Dott.ssa Anna Maria Gioia
Gentile utente, mi dispiace leggere questo suo stato di sofferenza e credo che sia utile svolgere un percorso di Psicoterapia, per esplorare la situazione e individuare i vissuti connessi a questo suo disagio così da imparare le strategie più utili per lei. In situazioni stressati e di estrema difficoltà ritorniamo a mettere in atto le modalità disfunzionale che abbiamo appreso nella nostra vita così da fronteggiare le nostre paure. Trovi il coraggio di contattare un esperto, non è mai troppo tardi.
Buongiorno, certo che quello che le sta succedendo può essere vissuto come un tornare indietro, ma questo non significa che il lavoro fatto sia stato inutile. Nei momenti difficili si ha a volte l'impressione di essere risucchiati all'indietro, ma ciò che tuttavia appare dalle sue parole è una buona consapevolezza delle sue fragilità. Cerchi un modo per riprendere un percorso di psicoterapia, a volte è necessario. Cordialmente dott.ssa Gabriella Pringigallo
Cara Utente, i cosiddetti disturbi alimentari hanno origini così lontane nella vita di una persona, che è un po' come badare ai bisogni di un bambino molto molto piccolo. L'impulso a mangiare o a rifiutare il cibo non è collegato in questi casi al fabbisogno nutrizionale, come lei sa, ma a bisogni consolatori o a impulsi di rabbia. Queste emozioni in un neonato attivano riflessi automatici elementari che ruotano tutti intorno al cibo, alla richiesta di essere preso in braccio ed allattato, o di essere coccolato e tranquillizzato (cosa che accade appunto dopo una poppata). Il cervello razionale può ben poco con questa piccola parte di noi "preverbale". Siamo tutti così, non si scoraggi, bevitori, fumatori, tutti i soggetti che hanno qualche dipendenza. Quindi non sarà uno sforzo di volontà a cambiare le cose. Ma un certo amore sì, che passa dall'immaginazione e dalla corporeità. Intanto un training di meditazione può aiutare a modulare le emozioni che portano a non resistere agli impulsi. Lei si deve rassegnare a fare una vita più adatta alle sue esigenze...più calma... e poi la invito a considerare il raptus, come se provenisse da una neonatina dentro di lei che vuole essere amata piuttosto che riempita di cibo. Questo è un semplice (ma non facile) lavoro di immaginazione autoguidata: visualizzi in lei una creaturina piccola che piange e provi a capire di cosa avrebbe bisogno veramente...a volte dare cibo ad un bambino che non ha fame non è la soluzione ai suoi problemi...forse ha sonno, oppure ha paura o ha dolore da qualche parte. Se lo trova più adatto a lei può immaginare una bimba un po' più grandicella...comunque cominci a far caso che quella che si avventa sul cibo non è lei, futura dietista in gamba e capace di scegliere una alimentazione sana e consona, ma è una parte piccolina che vuole la sua attenzione e che è stata triggerata da qualcosa. Forse lo stress risveglia in lei questa parte piccola che non può smettere di chiedere aiuto nella sola maniera che conosce...magari distraendosi con il cibo da qualche brutto pensiero o dalla solitudine...
Buongiorno, mi dispiace molto per la sua situazione peraltro descritta molto bene. La sua capacità introspettiva, probabilmente maturata nel percorso di psicoterapia fatto in passato, è già un'ottima base di partenza. Dalla sua descrizione sembra che in questo momento di sovraccarico emotivo lei abbia ripreso le modalità disfunzionali che ha utilizzato anche in passato per fronteggiarlo. Le consiglio di parlarne con la terapeuta che l'ha seguita in passato e con la quale ha già un transfert e credo che con poche sedute potrà risolvere, magari semplicemente individuando delle strategie diverse per fronteggiare lo stress. Vorrei altresì rincuorarla sulle sue capacità professionali future non si demoralizzi vedrà che nella professione troverà delle soddisfazioni che la motiveranno anche sul piano personale. In bocca al lupo!
Buongiorno, come lei stessa ha detto, in questo momento di stress è tornata a un suo modo di agire davanti alle difficoltà, forse, potrebbe pensare che è un momento, comunque sarebbe importante che lei riesca a condividere questa tappa con la sua psicoterapeuta, per affrontare la paura della ricaduta. Sicuramente la consapevolezza che ha preso nella sua terapia, e non solo, la possano aiutare a precorrere altre strade.
un abbarccio
Buongiorno, è molto importante riprendere il
Percorso, provi a rivolgersi ad una struttura pubblica per attenuare i costi.
Buonasera, sta descrivendo molto bene la lotta che sta vivendo.
Il rapporto con il cibo è un indicatore di quanto stiamo bene con noi stessi. Se questo rapporto è andato fuori equilibrio, le cause sono soprattutto da ricercare nel rapporto con il proprio corpo e le emozioni ad esso collegate.
Un approccio psicoterapico del Modello Strutturale Integrato riesce a fare chiarezza su come Lei funziona e portarLa a dei comportamenti, emozioni e pensieri più funzionali.
Per qualsiasi chiarimento rimango a Sua disposizione
Cordiali saluti
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
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Salve. La remissione dei sintomi indicava che il percorso era quello giusto, credo tuttavia che si è scelto di chiudere la terapia troppo in fretta. L'assenza delle abbuffate, e dei sintomi in generale, ci dice che stiamo prestando ascolto alle questioni giuste, che stiamo dando spazio a quelle parti di noi che solitamente non trovavano ascolto; tuttavia è importante non confondersi e non credere che tutti i nodi sono stati sciolti. Le condotte che ci ha descritto rimandano a forti meccanismi di controllo e credo che riprendere la terapia sia necessario per risolvere i sospesi e per valutare la sua strada rispetto al futuro (professionale). Se le condizioni economiche non le consentono di riprendere il precedente percorso privato, potrebbe rivolgersi all'asl di competenza.
Dott.ssa Michela Saviano
Carissima, mi colpisce molto la tua lettera. La sfera dei disturbi alimentari è un tema molto complesso e difficile da affrontare in questa sede con una risposta lampo. Vorrei provare ad aiutarti. Si sente che soffri enormemente perché non vuoi tornare in quella "prigione" che è l'anoressia e fai di tutto per uscirne. Posso darti una buona notizia: la tua sofferenza e la tua avversione verso questo disturbo dimostrano che il primo passo lo hai fatto, vuoi uscirne.
Ricorderai forse come anni fa non avresti mai pensato di ricominciare a mangiare abbandonando la tua magrezza, ora vuoi riprenderti la tua normalità, la tua vita. E' il primo passo. Non ti nascondo che la strada è lunga e piena di alti e bassi come li stai vivendo tu. Spesso medici e familiari ti considerano guarita quando riacquisti peso perché il pericolo principale (la tua sopravvivenza ) è passato. La testa ci mette un po' più tempo. Sei molto giovane e l'esperienza che hai vissuto, seppur dolorosa è un momento di crescita ,di trasformazione :devi abbandonare il corpo da bambina (il corpo anoressico senza forme) per diventare adulto. L'anoressica controlla tutto a partire dai suoi istinti (fame compresa), tu prova pian piano a lasciare il controllo su alcune cose. Lascia andare, affidati al caso. Per quanto riguarda gli studi credo invece che tu abbia scelto un argomento che ti appassiona e che ti coinvolge. Non mollare, quando riesci a trasformare una sofferenza o una brutta esperienza in qualcosa di creativo, entri in un ciclo virtuoso che ti farà stare bene. Appassionati e vai avanti!
Salve cara, ha fatto molto bene a scrivere.
Riconosce una logica precisa verso cui tende e rispetto alla quale forse c’è ancora da costruire una misura.
Sembra aver fatto dei buoni percorsi di cura finora, dai quali poter recuperare per il momento quelle strategie elaborate che le hanno consentito di star meglio nell’attesa che possa riprenderli e proseguire il suo percorso terapeutico.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Di Costanzo
Buongiorno,
inizio subito col dirle che il fatto di comprendere il suo stato interiore, il saper mettere in relazione gli eventi stressogeni e le condotte alimentari, così come il saper fare dei collegamenti tra il rapporto col cibo ed una modalità di pensiero sono tutti degli elementi positivi che indicano che lei ha delle importanti risorse e che è stato fatto un buon lavoro. Ritengo pertanto necessario oltreché utile riprendere la psicoterapia tenendo a mente che lei non parte da zero, non è la stessa persona di prima, è cresciuta, le servono ancora degli strumenti per modificare appieno il suo funzionamento, che peraltro lei sa osservare. Capisco che la psicoterapia abbia un costo ma ci sono tante risorse per fortuna. Non demorda. Se vuole può contattarmi, discuteremo insieme le varie opzioni. Un caro saluto, dott.ssa Cannata
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