Buonasera, scrivo qui perché in famiglia la situazione sta degenerando in maniera grave. Innanzitu

24 risposte
Buonasera,
scrivo qui perché in famiglia la situazione sta degenerando in maniera grave.
Innanzitutto mi presento, sono Marisol, ho 25 anni e da poco sono diventata mamma di un bambino meraviglioso, il mio Leo. Sono andata via di casa all’età di 18 anni e ho conosciuto l’attuale padre di mio figlio con cui abbiamo intenzione di sposarci a breve e di ampliare la famiglia.
La famiglia di cui volevo parlarvi, però, era quella riguardante i miei genitori e mio fratello.
Lui ha 21 anni, vive ancora con loro, è sempre stato un ragazzo fumantino, ribelle, impulsivo, ma a prescindere da ciò non ha mai mancato di rispetto a nessuno.
Io sono andata via di casa per colpa di mio padre, maltrattava me e la mamma e di conseguenza anche mio fratello, che all’epoca era piccolo e subiva.
Ora invece reagisce, capita che mio padre metta le mani addosso a mia madre e lui prenda le sue difese finendoci di mezzo, addirittura sono venuta a sapere che l’anno scorso finì in ospedale per una lite con lui.
Insomma, mi trovo in una situazione di impotenza totale. Io e mio fratello abbiamo invitato la mamma ad andare in un centro che si occupa di donne vittima di violenza, ma per lei è no categorico, niente da fare.
Ha paura delle conseguenze e ciò la frena, ma io cerco di aiutarla a ragionare, mio fratello invece sbotta e se la prende con mio padre cercando la rissa, ben sapendo che non finirà bene.
Non so più come fare per risolvere questa situazione, vorrei semplicemente che mia mamma si volesse un po’ più bene e che mio fratello la smettesse di mettersi in brutte situazioni con mio padre. Ho paura che a lungo andare possa arrivare a farsi molto più male di un semplice occhio nero o di un dente rotto.
Che consigli mi date? C’è qualcos’altro che posso fare per convincere mia mamma a fare la cosa giusta?
Io devo occuparmi di un lavoro, di un bambino, di una casa, e tutta questa situazione non aiuta.
Vi ringrazio in anticipo per le soluzioni che mi darete.

Marisol
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Cara Marisol, la sua storia trasmette una grande forza, ma anche un carico emotivo ed una responsabilità che sono davvero pesanti da sostenere da sola. Lei ha già fatto moltissimo: ha costruito una sua vita, si sta prendendo cura di suo figlio, ha cercato di proteggere sua madre e di supportare suo fratello. È chiaro che il legame con la sua famiglia d’origine sia ancora molto forte e che voglia fare tutto il possibile per aiutarli, ma mi permetta di dirle una cosa importante: non può farsi carico di tutto. Quella che descrive è una dinamica complessa e dolorosa. Sua madre, pur subendo la violenza, non riesce a trovare la forza per andarsene. Questo purtroppo è un meccanismo molto comune nelle vittime di maltrattamenti: la paura, la dipendenza emotiva o economica, il senso di impotenza e il tempo passato a subire portano a una sorta di paralisi. Lei vorrebbe che sua madre si volesse più bene, ma il punto è che in questo momento probabilmente non sente di poter agire diversamente. Non è questione di razionalità, ma di paura, di anni di condizionamento e di una profonda insicurezza. È difficile accettarlo, ma non può obbligarla a cambiare, può solo offrirle ascolto e supporto, facendole sapere che, quando sarà pronta, non sarà sola. Per quanto riguarda suo fratello, è comprensibile che reagisca con rabbia e frustrazione. Ha passato anni a subire e ora sente il bisogno di difendere sua madre, ma questa modalità rischia solo di esporlo a pericoli ancora più gravi. La violenza non può risolvere la violenza, e temo che continuando così possa mettersi davvero nei guai, sia dal punto di vista fisico che legale. Se c’è un modo in cui può aiutarlo, è cercare di fargli comprendere che la sua protezione non deve passare dallo scontro diretto con suo padre, ma piuttosto dal trovare soluzioni più sicure e strategiche. Ha fatto bene a suggerire a sua madre un centro per donne vittime di violenza, ma visto il suo rifiuto, potrebbe essere utile contattare lei stessa un’associazione o un servizio di supporto per avere consigli su come gestire la situazione. Ci sono professionisti specializzati che potrebbero aiutarla a capire quali passi fare, anche solo per mantenere la porta aperta per il futuro. Potrebbe anche provare a suggerire a sua madre di parlare con uno psicologo, senza forzarla a prendere decisioni immediate, ma solo per iniziare a riflettere sul suo vissuto. E infine, voglio dirle una cosa fondamentale: anche lei merita di stare bene. È una giovane madre, con tante responsabilità e un futuro da costruire, e non può permettere che il dolore del passato la trascini sempre dentro dinamiche che non può controllare. È giusto che voglia aiutare, ma senza annullarsi, senza farsi carico di tutto da sola. Prendersi cura di sé stessa non significa abbandonare la sua famiglia, ma garantirsi la forza necessaria per essere davvero d’aiuto, senza esserne travolta. Le consiglio di trovare uno spazio suo di supporto, magari parlando con un terapeuta che possa aiutarla a gestire questa situazione così complessa. Non è egoismo, è saggezza: solo se lei sta bene potrà essere d’aiuto agli altri. Le auguro il meglio. Dott. Andrea Boggero

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile Marisol,

Mi sembra che la sua situazione sia davvero difficile e carica di emozioni complesse. Cosa pensa che impedisca a sua madre di fare il passo che potrebbe proteggerla? E cosa potrebbe accadere, secondo lei, se il suo fratello riuscisse a vedere le cose da una prospettiva diversa, magari evitando lo scontro diretto? A volte, le dinamiche familiari possono sembrare impasse, ma ogni membro della famiglia porta con sé una visione unica che potrebbe essere utile per trovare una via di uscita.
Forse un piccolo passo verso il cambiamento potrebbe venire proprio dal confrontarsi con nuove modalità di pensiero.

Cordiali saluti,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Cara Marisol, la situazione che descrivi è estremamente preoccupante e comprendo la tua angoscia. È ammirevole il tuo desiderio di aiutare tua madre e tuo fratello, ma è fondamentale agire con cautela e strategia. Tua madre vive in un ciclo di violenza, e la paura è un potente strumento di controllo. Cerca di capire cosa la spaventa di più: le ritorsioni di tuo padre, la vergogna, la mancanza di risorse economiche? Parla con tuo fratello, ascolta le sue frustrazioni, ma fagli capire che la violenza non è la soluzione, insieme potreste trovare sportelli di ascolto che possono offrire supporto famigliare. Penso che sia tu che tuo fratello dovreste intraprendere un percorso di psicoterapia per gestire lo stress che questa situazione vi porta e trovare le giuste strategie per affrontare le difficoltà. Per qualsiasi cosa puoi contattarmi essendo disponibile anche per terapia online. Un caro saluto, dott.ssa Cristina Sinno.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera Marisol,

La situazione che descrivi è molto complessa e dolorosa, e capisco quanto ti faccia sentire impotente e preoccupata per tua madre e tuo fratello. Sei una donna forte, che ha saputo costruire la propria famiglia e che ora sta cercando di proteggere chi ama, ma purtroppo non è facile aiutare chi non è pronto a farsi aiutare.

Tua madre sembra intrappolata in una dinamica di paura e dipendenza emotiva, e questo purtroppo è comune nelle vittime di violenza domestica. La sua resistenza ad allontanarsi da tuo padre può derivare da molti fattori, tra cui il timore delle conseguenze, il senso di colpa, la speranza che le cose possano cambiare o la semplice paura dell'ignoto. In questi casi, la cosa migliore che tu e tuo fratello possiate fare è continuare a offrirle supporto e ascolto, senza pressarla o giudicarla, ma cercando di farle capire che merita di stare bene e di vivere in un ambiente sicuro.

Per quanto riguarda tuo fratello, è comprensibile che la rabbia e il senso di ingiustizia lo spingano a reagire in modo istintivo, ma è importante che non si metta in pericolo. Affrontare tuo padre con la violenza non farà che alimentare il ciclo di aggressività e rischiare di avere conseguenze gravi per tutti. Potrebbe essere utile fornirgli un supporto psicologico, per aiutarlo a gestire la rabbia e trovare modi più efficaci per proteggere tua madre senza mettere a rischio sé stesso.

Per convincere tua madre a chiedere aiuto, potresti provare a parlarle con dolcezza, senza forzarla, magari facendole leggere testimonianze di donne che sono riuscite a uscire da situazioni simili e hanno trovato una nuova serenità. Potresti anche chiederle di fare un colloquio informativo con un centro antiviolenza, senza alcun impegno, solo per raccogliere informazioni. A volte, sapere di avere delle alternative concrete può aiutarla a prendere coraggio.

Affrontare una situazione di questo tipo è molto difficile da soli, ed è per questo che sarebbe utile e consigliato approfondire la questione con uno specialista, che possa fornirvi strumenti concreti per affrontare il problema nel miglior modo possibile.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa







Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo, Psicologo clinico
Massa
Se non si sente pronta a frequentare un centro per donne vittima di violenza, magari potresti proporle un primo incontro con un consulente o un’associazione che possa offrirle ascolto e informazioni. A volte avere qualcuno di fidato che la accompagni può fare la differenza. Un intervento da parte di un centro antiviolenza potrebbe aiutare a gestire la tensione e a prevenire ulteriori scontri, proteggendo tutti i membri della famiglia.
Cerca centri antiviolenza e servizi sociali: Informati su quali strutture e associazioni presenti nella tua zona possano offrire consulenza e assistenza a donne e famiglie in situazioni di violenza. Anche se tua mamma è restia, avere queste risorse a disposizione può essere fondamentale nel caso in cui decida di accettare un aiuto. Considera la possibilità di informarti su eventuali protezioni legali a tutela di tua mamma e di chiunque si trovi in situazioni di abuso.
Non esiste una soluzione semplice o immediata, ma cercare di creare un ambiente sicuro e di supporto è il primo passo. Il cambiamento deve venire anche dal desiderio di tua mamma di prendersi cura di sé, e questo può richiedere tempo. Prova a non portarti troppo il peso da sola: coinvolgere professionisti e risorse esterne può aiutare a dare una svolta alla situazione, senza mettere a rischio la sicurezza di nessuno.
Se senti il bisogno di parlare o di approfondire qualche aspetto, sono qui per ascoltarti.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Dott.ssa Chiara Quinto
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Carissima Marisol,
Le restituisco il doppio carico che porta sulle spalle: da un lato la sua nuova famiglia, con il piccolo Leo e il progetto di un futuro luminoso, dall’altro il peso di un passato che continua a bussare alla porta attraverso le ferite mai rimarginate della sua famiglia d’origine.
Le sue parole mi colpiscono profondamente, soprattutto quando dice: "vorrei semplicemente che mia mamma si volesse un po’ più bene".
C’è in questa frase un amore sconfinato, ma anche una sottile sofferenza: il desiderio che chi amiamo possa vedere in sé il valore che noi vediamo chiaramente. È come se lei stesse cercando di accendere una luce nel buio emotivo di sua madre, ma la verità è che chi è rimasto troppo a lungo nell’ombra a volte fatica persino a immaginare cosa significhi stare al sole.
Mi colpisce anche suo fratello: quel "sbottare" che descrive non è solo rabbia, sembra il grido di un bambino che una volta non poteva difendersi e che oggi usa le mani perché le parole, forse, gli sembrano inutili. Ma cosa c’è davvero sotto quella rabbia? Dolore? Paura di perdere anche sua madre?
Vorrei chiederle: lei come sta davvero in tutto questo? Ha detto che si sente impotente, ma io leggo nelle sue parole una grande forza e il bisogno di trovare un modo diverso per aiutare, senza lasciarsi risucchiare da questa spirale.
Le suggerirei di lavorare su questo: come sostenere sua madre senza forzarla, come avvicinarsi a suo fratello senza scontrarsi, e soprattutto, come proteggere sé stessa da un peso che rischia di diventare troppo grande.



Dott.ssa Sara Mallamaci
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Gentilissima, grazie per la sua condivisione. Credo che quanto descritto sia molto faticoso e complesso e che le circostanze che racconta possano richiedere sia una consulenza in ambito legale, sia un aiuto con supporto psicologico per lei e per la sua famiglia. E' importante sapere che, in queste situazioni, si possono incontrare diverse realtà per ciò che state attraversando: sicuramente associazioni, centri antiviolenza o centri sanitari sul territorio che si occupino di prendere in carico il nucleo famigliare intero oppure, come già condiviso, le ricordo la possibilità di chiamare il contatto sempre disponibile 1522. Rivolgersi a un professionista per poter essere aiutata in questo momento di difficoltà può darle modo di sentirsi ascoltata e di poter avere uno spazio per questa sofferenza che porta rispetto alla sua vita e alle dinamiche legate alla famiglia di origine, anche nell'ottica di tutelare i suoi progetti futuri. Rimango a disposizione anche da remoto per qualsiasi necessità. Dott.ssa Sara Mallamaci
Dott.ssa Lucrezia Marletta
Psicologo, Psicologo clinico
San Pietro Clarenza
Salve, innanzitutto le esprimo la mia vicinanza per questa situazione complessa e difficile, in primis in quanto persona e donna ed in secondo luogo in quanto professionista.
Sono situazioni queste davvero intricate che meriterebbero uno spazio più ampio tale da permettere l'analisi di questa situazione in maniera approfondita. In questo spazio (che in qualche modo riflette uno spazio sociale, più che individuale) l'unico suggerimento che è giusto darle , per quanto posso comprenderne la difficoltà ed anche la paura, è quello di rivolgersi alle autorità ed intervenire attraverso questa strada. Con affetto, Dott.ssa Lucrezia Marletta
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Psicologo clinico, Psicologo
Pomezia
Salve Marisol, intanto auguri per il suo piccolino. Essere madre è l'esperienza più difficile e allo stesso tempo più gratificante che una donna possa vivere. Proprio per tale condizione di fragilità emotiva, le consiglio di non assumersi ulteriori carichi per col tempo sarebbe male anche al piccolino.
La decisione spetta a sua madre, nessuno può obbligarla.
Il consiglio che sento di darle è di farsi aiutare lei a gestire l'ansia e la paura e di proporre magari a suo fratello lo stesso percorso, sperando possa trovare un lavoro che lo porti fuori di casa.

Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile Marisol, mi rendo contro di quanto la situazione sia complessa e delicata. Il fatto di consigliare alla mamma di contattare un centro Antiviolenza è stato importante, d’altro canto la paura e i sentimenti negativi che vive in questo momento potrebbero bloccarla, non permettendole di chiedere aiuto. Una seduta di terapia familiare, con potenzialmente dei percorsi individuali in concomitanza, potrebbe essere indicata per far capire alla mamma quanto sia urgente la situazione, nonché quanto suo figlio stia pagando il prezzo di proteggerla a costo di assumere atteggiamenti aggressivi. Cercare un professionista che possa supportare questa dinamica è un grande passo verso un cambiamento stabile. Resto a disposizione qualora lo desiderasse, le auguro tanta serenità. Un caro saluto
Dott.ssa Iulia Murrocu
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve Marisol, lei racconta una storia di dolore e di forza: il dolore che il comportamento violento di suo padre ha inflitto a tutti i componenti della sua famiglia e la forza che lei ha avuto di allontanarsi da un ambiente nocivo per trovare un nuovo modo di vivere le relazioni.
Non annulli il beneficio che lei ha dato a se stessa andando via da casa col macerarsi nella sensazione di impotenza che descrive molto bene.
La realtà è che sua madre è la vittima di una situazione pesante e oppressiva ma con il suo adattamento a quello stato di cose ha contribuito a creare un ambiente violento in cui siete cresciuti voi figli.
I genitori sono responsabili della salute e del benessere dei figli, inteso in tutti i sensi, e far vivere i figli nel timore e nella paura non risponde a quelli che sono i compiti di un buon genitore.
Non voglio colpevolizzare sua madre ma si ricordi che è una persona adulta e nessuno può essere "costretto" a fare ciò che non vuole e sembra che sua madre non voglia tirarsi fuori da un legame connotato da violenza e sottomissione.
Ora lei è diventata madre e quindi ha una responsabilità in più, è stata brava a cercare qualcosa di più sano, prosegua cercando un aiuto psicologico che la sostenga e l'aiuti nella difficile situazione che vive. anche suo fratello dovrà andare via da casa per uscire da una spirale che porta solo violenza e dolore ma dovrà farlo con le sue forze, quando capirà di voler vivere la sua vita e non restare imprigionato in dinamiche patologiche che possono portare solo altro dolore.
Può essere che sua madre troverà la forza di uscire da questo legame tossico ma dovrà farlo trovando dentro di sè la forza perchè purtroppo nessuno di noi può sostituirsi ad altri nella ricerca di una via d'uscita; si può aiutare solo chi cerca l'aiuto e collabora con chi offre l'aiuto.
I migliori auguri per un futuro più sereno
Dott.ssa Lisa Cerri
Psicologo clinico, Psicologo
Soiano del Lago
Gentile Marisol, è stata molto coraggiosa a raccontare questa sua difficoltà, che è sicuramente molto invalidante e dolorosa. Purtroppo, aiutare le donne vittime di violenza è spesso molto complicato proprio perché hanno paura a denunciare, ma soprattutto perché non riescono a pensare alla loro vita senza la persona che le ferisce così tanto. Darle un consiglio in questa sede sarebbe del tutto inappropriato e rischierebbe di sminuire la situazione. Forse la strada migliore potrebbe essere quella di prendere un appuntamento con un professionista, magari per andarci insieme (anche con suo fratello) e affrontare così questo argomento in totale libertà e soprattutto faccia a faccia, potendo analizzare tutte le possibili alternative presenti. Non posso ovviamente garantirle che questo risolverà la situazione, ma potrebbe essere un primo passo per poterne uscire. Le auguro un grandissimo in bocca al lupo!
Dott.ssa Alice Mazzara
Psicologo, Psicoterapeuta
Seregno
Buongiorno,
Mi dispiace per la situazione familiare che sta affrontando, purtroppo per quanto riguarda sua mamma la scelta di affrontare la situazione e chiedere aiuto è solo sua ed è frutto di vari fattori che non riguardano solo la situazione relazionale con suo padre ma che probabilmente hanno a che fare con delle dinamiche del tutto personali riguardanti la sua mamma. Quando si sceglie di continuare a stare all'interno di una relazione violenta non ci si può limitare razionalmente solo a valutare come errata quella scelta perché la persona in questione lo sa già, ma forse piuttosto le si può stare vicino sostenendola anche se non compie le scelte che vorremo noi e indirizzandola a farsi aiutare magari tramite un percorso psicologico che metta in luce i fattori che la portano a restare in quella relazione. Per quanto riguarda lei capisco il suo senso di impotenza ma è giusto che anche lei si occupi di sé stessa, magari se ne sente il bisogno iniziando un percorso psicologico che la possa aiutare.
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Psicologo, Psicoterapeuta
Ladispoli
Buongiorno,
In contesti di violenza familiare non è raro che le vittime — come tua madre — fatichino a trovare il coraggio di allontanarsi. Spesso la paura delle conseguenze o il peso di anni di dinamiche tossiche possono far sentire bloccati, anche quando una via d’uscita esiste. Quello che puoi continuare a fare per lei è esserci, senza giudicarla, ricordandole che merita sicurezza e serenità. Anche se ora rifiuta l’idea di rivolgersi a un centro antiviolenza, sapere che questa possibilità c’è potrebbe aiutarla a riflettere nel tempo. Questi centri non offrono solo protezione fisica, ma anche supporto psicologico e legale per aiutarla a costruire un piano d’uscita in sicurezza, affrontando passo dopo passo le sue paure. Nel frattempo, credo sia importante pensare anche a te e a tuo fratello. Lui sta soffrendo molto e sta reagendo con la rabbia. Ma affrontare la situazione con la forza rischia solo di metterlo in pericolo. Forse potrebbe essere utile proporgli di cercare un supporto psicologico, per trovare modi più sani di gestire questa sofferenza.
Anche per te, valutare un percorso personale potrebbe aiutarti a elaborare il dolore, a gestire lo stress e a capire come sostenere i tuoi cari senza esaurire le tue energie emotive.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Prof.ssa Laura Volpini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
La situazione che lei descrive è certamente una situazione di grave rischio per l'incolumità dei suoi familiari.
Come prima misura soft, potrebbe provare a persuadere sua madre a farsi aiutare da un professionista privato, esperto del settore, che può lavorare con lei per rafforzarla e per sostenerla nel prendere delle decisioni nel proprio interesse e nell'interesse dei suoi figli.
Altra possibilità è che voi figli segnaliate all'autorità giudiziaria ciò che sta accadendo, attraverso un esposto o una querela. Si tratta infatti di comportamenti che sono procedibili d'ufficio.
Le due opzioni non sono peraltro incompatibili.
Il rischio di una condizione di stallo è che la situazione vada peggiorando con un rischio di escalation poco prevedibili.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, credo che la sua preoccupazione e volontà siano assolutamente normali e comprensibili. Tuttavia sua madre non può essere forzata a fare nulla. Potrebbe però rivolgersi ad un centro antiviolenza anche solo per un supporto psicologico, un adeguato sostegno potrà magari in futuro aiutare sua madre a prendere le distanze da casa. In alcuni centri vengono offerti anche gruppi di auto e mutuo aiuto tra donne vittime di violenza. Più servizi messi in atto può sostegno riceverà sua madre. Per il resto non è possibile obbligare nessuno a fare nulla, ahimè. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott. Marco Soccol
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno Marisol, immagino che sia molto difficile per lei e per la sua famiglia affrontare queste situazioni. Il Centro Antiviolenza mi sembra un buon punto di partenza per prendere in mano la situazione. Le consiglierei di intraprendere un percorso di supporto psicologico per cercare di avere più strumenti per cambiare e per gestire una situazione cosi complessa.
spero di essere stato d'aiuto, rimango a disposizione.
un saluto
Dott.ssa Francesca Romana Casinghini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
A malincuore le dico che ha fatto bene ad andare via da casa. Ha fatto una scelta saggia e sana. So che soffre molto per sua madre ma lei collude, ovviamente in modo inconscio con la violenza di suo padre, non si ribella e non denuncia. Può fare poco in tal caso se non convincere suo fratello ad andare a denunciarlo in caso di violenza se non altro per tutelarsi dovesse aggravarsi la situazione.
Dr. Marco Cenci
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno Marisol,
Anche se è spesso difficile da accettare, non si può aiutare chi non vuole essere aiutato. Lei sta già facendo molto, non penso possa fare nulla di più. Si ricordi di tutelare anche sè stessa e suo figlio dalle conseguenze, dirette ed indirette, di questi eventi.
Dott. Marco Cenci
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Marisol, la situazione che sta vivendo è estremamente dolorosa e complessa, e comprendo quanto possa sentirsi impotente di fronte a questa dinamica familiare che continua a ripetersi nel tempo. Da quello che racconta, sia lei che suo fratello avete tentato di proteggere vostra madre e di convincerla a chiedere aiuto, ma il timore delle conseguenze la frena, lasciandola intrappolata in una condizione di violenza e sofferenza.

È importante sapere che le vittime di violenza spesso hanno difficoltà a prendere la decisione di allontanarsi dal proprio aggressore, sia per paura di ritorsioni, sia per una serie di fattori emotivi e psicologici che le tengono legate a quella situazione. Ciò che può fare, oltre a continuare a mostrarle il suo supporto, è aiutarla a capire che esistono percorsi di uscita e che non è sola. Spesso, il primo passo è prendere contatto con centri specializzati o con associazioni che si occupano di violenza domestica, anche solo per una consulenza iniziale, senza che debba necessariamente prendere subito una decisione drastica. Avere un confronto con esperti potrebbe aiutarla a ridimensionare le sue paure e a prendere maggiore consapevolezza.

Per quanto riguarda suo fratello, la sua reazione è comprensibile, ma lo pone in una situazione di rischio sia fisico che legale. Il desiderio di difendere la madre è naturale, ma affrontare la violenza con altra violenza può solo peggiorare la situazione, esponendolo a ulteriori pericoli. Potrebbe essere utile aiutarlo a trovare un supporto, magari anche attraverso una figura professionale, per canalizzare la sua rabbia in un’azione più strategica ed efficace.

Infine, non dimentichi di tutelare se stessa e la sua nuova famiglia. Portare questo peso sulle sue spalle, oltre agli impegni quotidiani, può risultare estremamente logorante. Cercare un supporto, anche solo per elaborare emotivamente questa situazione, potrebbe aiutarla a gestire meglio le sue energie e il senso di frustrazione che prova nel vedere sua madre bloccata nella paura.

Resto a disposizione per ogni ulteriore approfondimento.

Dott. Luca Vocino
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile Marisol, la situazione che descrive è estremamente difficile e comprendo la sua preoccupazione. Per quanto riguarda sua madre, la paura delle conseguenze può essere un grande ostacolo, ma è fondamentale che lei continui a incoraggiarla a cercare aiuto esterno, come un centro antiviolenza, che può offrirle supporto psicologico e pratico. È importante che lei non si senta sola in questo percorso. Per suo fratello, potrebbe essere utile suggerire una terapia di coppia o familiare per affrontare il conflitto con suo padre in modo più sano. La sicurezza di sua madre e di suo fratello deve essere la priorità. Nel frattempo, cerchi di proteggere la sua serenità, anche attraverso il sostegno di una rete di amici, familiari o professionisti. Non è facile, ma non è mai troppo tardi per iniziare a cambiare.
Cara Marisol,
grazie per il tuo messaggio così intenso e coraggioso. Hai già fatto moltissimo: sei riuscita a proteggerti uscendo da un ambiente violento, hai costruito una tua vita, stai crescendo un figlio e ti stai prendendo cura – come puoi – della tua famiglia d’origine. E tutto questo non è affatto scontato.

Come psicologa, vorrei offrirti uno **sguardo concreto e protettivo**, con alcune indicazioni chiare per affrontare una situazione che, come hai detto tu, sta degenerando.

La violenza domestica è una **questione seria e pericolosa**
Quando c’è violenza fisica in casa – come quella subita da tua madre e da tuo fratello – **non è più solo un problema familiare o relazionale, ma una questione di sicurezza personale e legale**.
Ogni episodio rischia di diventare più grave del precedente.

Tua madre si trova purtroppo in quello che chiamiamo *ciclo della violenza*: ha interiorizzato paure, sensi di colpa, giustificazioni (“se me ne vado succederà qualcosa di peggio”), e per questo **non riesce ad agire**, anche se razionalmente sa che dovrebbe farlo. Questo atteggiamento è comune, ma **non significa che vada assecondato passivamente**.

Cosa puoi fare per tua madre (senza sostituirti a lei)
1. **Continua a proporre soluzioni concrete**, ma senza insistere in modo diretto. Piuttosto, *lascia strumenti a disposizione*, ad esempio:

* Il numero antiviolenza nazionale 1522 (gratuito, attivo h24).
* Volantini o link a centri antiviolenza vicino a lei.
* Un contatto telefonico di un’operatrice con cui *può solo parlare*, senza fare passi immediati.

Se le dici: “Non devi andartene subito, ma puoi parlarne con qualcuno, anche in segreto”, *potrebbe abbassare le sue difese*.

2. **Ricordale che il suo coraggio può proteggere anche tuo fratello**, e che ogni giorno in più in quella casa *espone lui e lei a nuovi rischi*. Questo può aiutarla a smuovere il senso materno, spesso più forte del senso di autodifesa.

Su tuo fratello: il rischio della *violenza che genera altra violenza*
Capisco il suo impulso: è rabbia, ma è anche amore e protezione per vostra madre. Tuttavia, se continua a reagire fisicamente, *rischia non solo di farsi male, ma anche di finire nei guai legalmente*, trasformandosi da vittima a co-responsabile di una dinamica distruttiva.

Con lui potresti provare a **parlare con fermezza e affetto**, dicendogli qualcosa del tipo:

> “So quanto ci tieni alla mamma e quanto ti pesa vederla soffrire. Ma se finisci nei guai o ti fai male, non la stai salvando: stai solo diventando il bersaglio al posto suo. Ti chiedo di combattere in modo diverso, più intelligente. Facciamolo insieme, ma senza farci distruggere.”

Se riuscite a coinvolgere un operatore di un centro antiviolenza o uno sportello per familiari, potrebbe aiutare anche lui a scaricare la tensione in modo sicuro.

E tu, Marisol?
Non sei sola, ma non puoi salvare tutti da sola.
Hai un figlio piccolo e una vita da gestire. La responsabilità che ti stai prendendo è **già enorme**, e non devi sentirti in colpa se non riesci a cambiare tutto.

**Ti consiglio fortemente di parlare con un centro antiviolenza anche tu**, non solo per tua madre, ma per *te stessa*: ti daranno strumenti, supporto psicologico e legale, e potrai capire come aiutare davvero, senza crollare.

Riassumendo, i passi concreti:
1. **Contatta tu un centro antiviolenza locale**, anche solo per un consulto (puoi farlo anche in forma anonima).
2. **Offri a tua madre contatti, spazi sicuri, ascolto – senza forzarla**, ma senza fare finta che vada tutto bene.
3. **Parla con tuo fratello**, cerca di disinnescare la spirale della reazione fisica, coinvolgendolo in una strategia condivisa.
4. **Proteggi te stessa** e tuo figlio: la tua serenità oggi è la base della sua sicurezza domani.


Se vuoi, posso aiutarti a scrivere un messaggio da inviare a un centro antiviolenza, oppure preparare delle parole da dire a tua madre o a tuo fratello.
Hai già fatto un passo fondamentale: hai chiesto aiuto. Ora camminiamo insieme.

Con stima,
**una psicologa**
Dott.ssa Aisha Battelini
Psicologo, Psicologo clinico
Rovereto
Gentile Marisol, grazie per la sua condivisione, la situazione che descrive è molto pesante e nessuno dovrebbe affrontarla da sola.
È comprensibile voler proteggere sua madre e suo fratello, ma ha già molte responsabilità e dei limiti reali: riconoscerli non significa abbandonarli, ma preservare se stessa. Non possiamo salvare nessuno che non vuole essere salvato.
L'unia cosa forse in nostro potere è continuare a offrire ascolto e informazioni. Nelle situazioni di violenza è frequente che la persona maltrattata rifiuti l’aiuto: paura, vergogna e abitudine giocano un ruolo enorme. A volte essere solo una presenza pronta ad accogliere quando sua madre sarà pronta a chiedere aiuto può essere il nostro ruolo.
Purtroppo suo fratello sembra essersi assunto il ruolo del difensore, aiutarlo a capire che intervenire fisicamente, oltre a metterlo in pericolo, spesso alimenta l’escalation, può essere importante, anche se non è detto che riesca ad ascoltare.
I numeri antiviolenza sono gratuiti ed aperti anche ai familiari, può sempre rivolgersi a loro per capire come muoversi nelle situazioni difficili di cui parla.
Con i miei migliori auguri,
Dott.ssa Aisha Battelini

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.