Buonasera, Ho 39 anni ed ho iniziato un percorso di psicoterapia circa 1 anno fa perché soffro di a

16 risposte
Buonasera,
Ho 39 anni ed ho iniziato un percorso di psicoterapia circa 1 anno fa perché soffro di ansia e di attacchi di panico da più di 20 anni. Con la mia terapeuta mi sono trovata sempre benissimo, addirittura nei miei momenti più bui dopo che finivo di parlare con lei mi sentivo come un leone, pronta a fare tutto, per 1/2 giorni poi si ripresentava un po' di ansia. Non vedo l'ora che arrivi la seduta successiva perché ho tanta voglia di parlare con lei.
Ultimamente, da circa un paio di mesi, ho notato che la mia terapeuta é cambiata nei miei confronti, la sento distante e fredda, ma lei dice che non é così, ha solo cambiato metodo di lavorare con me. Nelle ultime sedute addirittura mi ha ripetuto più volte che ce la sta mettendo tutta per aiutarmi ma non sa più come fare e la colpa é mia perché non metto in atto gli stimoli che lei mi dà. Sinceramente io non riesco a recepire questi stimoli, non riesco a capire come fare per ottenere il cambiamento che dice lei, al quale dovrebbe portare la psicoterapia. Mi ha detto pure di provare un altro terapeuta ma io per adesso non ho voglia, perché aprirmi di nuovo con un altro e far riaffiorare di nuovo tutto il mio vissuto mi farebbe stare ancora più male. Da come mi parla ultimamente mi sento una nullità, come se non fossi buona a niente, che non servo a nulla su questa terra e non è una bella sensazione. Diciamo che siamo quasi arrivati alla rottura e questa cosa mi fa stare parecchio male perché io non vorrei lasciarla. Non ci sto capendo più niente e non riesco a capire come la nostra "relazione" sia precipitata da una seduta all'altra.
Mi pongo mille domande sul cosa io abbia che non vada bene, sul perché sto su questa terra se devo continuare a soffrire come un cane, sul perché non riesco a trovare una via di uscita, sul perché lei prima mi capiva e adesso mi sento sempre messa sotto accusa e giudicata. Io ho tanta voglia di uscire da questo tunnel, ho chiesto aiuto ad una specialista, non me ne sono mai vergognata ma non capisco cosa ci sia che non va e cosa devo fare per guarire. Sto seguendo pure una terapia farmacologia seguita da uno psichiatra.
Se in una terapia non si fissano degli obiettivi chiari, concreti e verificabili il rischio é di perdere tempo ed energie senza raggiungere nulla, e dandosene poi la colpa.
Mark Twain disse "Dal momento in cui perdemmo di vista la meta, raddoppiammo i nostri sforzi".
Riformuli con la sua terapeuta degli obiettivi di questo tipo, se non siete in grado di riformularli, ora sa cosa le aspetta.
Un caro saluto

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Buongiorno, al di la delle motivazioni di entrambi/e, se percepisce una rottura della relazione terapeutica prenderei sinceramente in considerazione la possibilità di cambiare affinchè la cosa non diventi deleteria soprattutto per lei. Le faccio notare che oltre alla sua sofferenza di base, bene descritta e motivo della terapia, le si stanno attivando vissuti di inadeguatezza e rifiuto che peggiorano la situazione. Possono diventare anche questi oggetto di discussione e certamente ne può parlare e tentare di risolvere ma il risultato non è scontato.
Buonasera a lei! Grazie per la sua apertura nel raccontare la sofferenza ed i dubbi che sta vivendo, e contemporaneamente nell'aver messo in risalto anche gli aspetti positivi del percorso psicologico. Tutto ciò che ha funzionato, è dentro di lei, quel "LEONE" che la fa sentire pronta a tutto, è lì a sua disposizione.
Questo è ciò che sento di dirle, a prescindere dalla sua eventuale decisione di cambiare psicoterapeuta. Parli a cuore aperto, così come ha fatto qui, anche con lo psichiatra.
Le auguro il meglio.
dottoressa Maria Raffaella Starace
Gentile utente, mi dispiace sapere che lei si stia sentendo in questo mondo nella sua terapia personale. Credo che possa essere utile chiedere delle spiegazioni più chiare alla sua terapeuta rispetto al percorso e a tutto ciò che non le sembra avere un senso o non le è chiaro rispetto alla strategia terapeutica. e al percorso stesso. Le per prima si accorge che qualcosa è cambiato parlarne apertamente potrebbe essere importante. Se non si sente di accogliere il suggerimento della collega di cambiare terapeuta, provi però ad esplorare come mai le viene suggerito ciò. Aprire uno spazio di riflessione. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Mi dispiace molto sentirla così frustrata e confusa riguardo alla sua terapia. È comprensibile che si senta scoraggiata dall'idea di dover ricominciare da capo con un altro terapeuta, specialmente dopo aver costruito un rapporto così positivo con la sua attuale terapeuta. Potrebbe essere utile esplorare queste sensazioni di distanza e freddezza che avverte con lei durante le sessioni. Forse potreste dedicare del tempo a discutere apertamente di come si sente riguardo ai cambiamenti nel suo approccio e come questi influenzano il suo processo di guarigione. Inoltre, è importante comunicare alla sua terapeuta il modo in cui si sente quando si sente giudicata o messa sotto accusa durante le sessioni, così potete collaborare insieme per trovare un modo più costruttivo di affrontare le sue preoccupazioni e lavorare verso il suo obiettivo di guarigione. Cordialmente GDV
Dispiace sentire che lei non sta facendo una buona esperienza di psicoterapia. Sembra che si stia allentando l'alleanza necessaria e appannando il focus sugli obiettivi del suo percorso. Sarà, forse, il caso di ridefinire i termini del contratto terapeutico? Ricordare il motivo che l'ha portata in terapia e rimettersi in carreggiata concordando metodo e strategia? Inoltre, voglio dirle che il tanto ambito benessere psicologico non è sempre immediatamente disponibile; a volte, durante la terapia, è necessario transitare diverse fasi di dubbio e di incertezza che richiedono modulazioni, aggiustamenti, pazienza, cose che si fanno "insieme". La terapia non è solo qualcosa che la dottoressa fa (mi fa stare bene, mi fa stare male), me è anche quello che fa il paziente; mi riferisco all'esercizio di osservazione e di elaborazione dei contenuti trattati in seduta e dei vissuti emotivi che li accompagnano. È come imparare a costruire la relazione e la fiducia. Dunque la invito a comunicare con la sua dottoressa in maniera più costruttiva; detto questo, non dimentichi di essere libera di concedersi un'esperienza nuova con un altro terapeuta.
In bocca al lupo! A.D.
Buongiorno, grazie per aver condiviso in questo spazio la Sua difficile esperiena. Quello che mi sento di dire e’ che forse piu’ di una terapia per l’ansia Lei abbia seguito un percorso motivazionale che richiede continui rinforzi e la rende dipendente dalla terapia, senza renderla mai in grado di gestire autonomamente il suo disturbo d’ansia. Suggerirei di provare un approccio molto efficace ed efficiente in tali problematiche: la Terapia Breve Strategica, un metodo innovativo che si focalizza subito sul problema e sul suo funzionamento, senza dover riprcorrere tutte le esperienze e i vissuti del passato… sono disponibile per ulteriori chiarimenti anche online. Un caro saluto! Dott.ssa Angela Fortini
Buongiorno, la relazione terapeutica con la collega che non sta più funzionando le porta vissuti di inadeugatezza che le aumentantano il malessere. Essendo presente anche un altro curante come lo psichiatra può aprirsi con lui sul cercare insieme un altro psicoterapeuta. La collega le ha forse consigliato di cambiare terapeuta in quanto non si sente utile nel percorso attuale. Un caro saluto. Dr.ssa Lorena Ferrero
Buongiorno,
sarebbe opportuno si confrontasse con la terapista che la segue su questi aspetti. Solitamente nei disturbi d' ansia il supporto integrato di psicoterapia e farmacoterapia portano alla risoluzione dei sintomi. Cerchi di comprendere meglio quanto le stia capitando nella terapia e non termini il percorso, vedrà che con il tempo tutto potrebbe apparirle più chiaro.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentilissima, senza poter entrare nello specifico, quello che le posso suggerire è di confrontarsi su ciò che prova con la sua terapeuta, per capire se sia necessario cambiare approccio terapeutico, come accennatole dalla collega. Pur capendo il suo malessere, le assicuro che non c'è nulla di male. Potrebbe trovare altri obiettivi su cui lavorare.
Cordiali saluti
Francesca Carubbi
Carissima, quanto comprendo la sua paura, il suo disagio e la sua vulnerabilità per questo cambiamento che sta vivendo con la sua psicoterapeuta.
Quando cominciamo una psicoterapia, facciamo un investimento affettivo: ci apriamo al terapeuta, raccontiamo tante parti di noi, iniziamo a provare affetto -che è reciproco sempre-, riponiamo la nostra fiducia.
I percorsi di terapia sono fatti di momenti up e anche di down. Potrebbe essere solo uno di questi momenti, oppure potrebbe essere arrivato per lei il momento di andare e cercare altrove le risposte che cerca. Quando qualcosa non funziona, i motivi possono essere tanti e tutti diversi. Non è mai “colpa” di qualcuno, di certo non è per colpa sua se qualcosa adesso è cambiato. Provate a vedere se c’è spazio per riformulare dei nuovi obiettivi, procedere per piccoli step alla volta, ponendovi degli obiettivi a breve termine e facendo un passo alla volta. Parlate insieme di quello che sta avvenendo. Metacomunicare su ciò che sta accadendo a voi, parlare della vostra relazione terapeutica, a volte è game changer!
Un forte abbraccio per tutto quello che ancora la aspetta.
S.L.
Buongiorno! Trasmette molto bene la sofferenza che prova. Arriva così forte che mi fa pensare a qualcosa che potrebbe avere un sapore antico, profondo, viscerale. Sta accadendo qualcosa all'interno della coppia terapeutica che va accolto, compreso e lavorato insieme. Una crisi?! Secondo me un'occasione che pare avere attivato vissuti potenti, emozioni disturbanti. "Mi pongo mille domande sul cosa io abbia che non vada bene, sul perché sto su questa terra se devo continuare a soffrire come un cane, sul perché non riesco a trovare una via di uscita, sul perché lei prima mi capiva e adesso mi sento sempre messa sotto accusa e giudicata"... Sembra che il suo sentire verso la collega sia descritto molto bene in questo passaggio... Forse, in passato si è già sentita nello stesso modo... Potrebbe essere un vissuto traumatico che si ripropone, ma nessuno meglio di voi (coppia terapeutica) può comprendere e dare vita a qualcosa di finalmente nuovo e diverso. Faccio il tifo per Voi. In bocca al lupo per tutto
Carissima, sono d'accordo con il collega che vede questa rottura nella relazione terapeutica come un'opportunità piuttosto che un fallimento. Il vissuto che si mette in campo durante le sedute terapeutiche e nella relazione con il nostro terapeuta, non è altro che lo specchio di quanto accade d'abitudine nel mondo fuori. Le dinamiche che si giocano dentro lo studio possono richiamare ciò che accade fuori. La grande opportunità che le si presenta ora, tuttavia, è quella di trovarsi in un ambiente "protetto" dove, assieme alla sua terapeuta, può mettere in campo tutte le sue paure e angosce ed elaboralrle insieme. Non rinunci a questa relazione, e sia dia un'altra possibilità. Anche io faccio il tifo per Voi.
Salve, questo potrebbe essere un momento di svolta arrivato in una fase di azione e cambiamento. Provi a chiedersi come si sente nel momento in cui deve fare o le viene proposto qualcosa di nuovo.
Affrontarla con la sua terapeuta può esserle solo di aiuto.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Buonasera, non è detto che il sentimento di inadeguatezza che lei sente sia suo, potrebbe essere della sua terapeuta che per qualche ragione non si sente più capace di farla proseguire. Verso quali obiettivi è un'ottima domanda, in quanto dovrebbero essere fissati e sentiti in modo chiaro da entrambe le parti. Il miglioramento deve essere sentito e deciso più dal paziente che dal professionista che la segue. Eviterei di alimentare queste sue sensazioni, ne parlerei con la terapeuta e penserei concretamente di cambiare specialista. Andare da un altro non vuol dire ricominciare d'accapo, ciò che si è ottenuto l'ha comunque modificata e lei non è più la stessa della prima volta che ha intrapreso il percorso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Le comprendo perfettamente e posso immaginare quanto sia frustrante sentirsi così. In questa situazione, potrebbe essere utile considerare una comunicazione aperta e onesta con la sua terapeuta riguardo ai suoi sentimenti e alle sue preoccupazioni. Esprimere i suoi dubbi e le sue difficoltà potrebbe aiutare a chiarire eventuali malintesi e a trovare nuove strategie terapeutiche che funzionino meglio per lei. Inoltre, potrebbe essere utile esplorare altre opzioni terapeutiche o discutere con il suo terapeuta attuale di modificare l'approccio alla terapia. L'importante è perseguire il suo benessere e trovare un percorso terapeutico che sia efficace e confortevole per lei.






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