Buonasera, ho 33 anni. Volevo solo dei consigli su come gestire la situazione in casa. Premetto che
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Buonasera, ho 33 anni.
Volevo solo dei consigli su come gestire la situazione in casa. Premetto che ho vissuto molti anni fuori casa perché convivevo. Poi ho lasciato il mio compagno e adesso da tre anni sono tornata a casa dei miei, quindi ho cambiato anche lavoro. Sono in attesa di indeterminato per poter andare via di casa. Ma la situazione in casa mi sembra sempre peggio.. peggio di come l'avevo lasciata da piccola .. mille litigi per questioni passate... Urla... Gelosie... E rapporto con poca comunicazione in famiglia... Non c'è molto dialogo se non quando si discute e si alza la voce e brutte parole. Io adesso mi sento sempre in mezzo e come se dovessi sempre intervenire per cercare di calmare le acque. Ho provato mesi fa... Speravo in un confronto pacifico... Ma non ho risolto nulla. Adesso di nuovo...e ricordi riprovare e sedermi se possibile con loro e creare un atmosfera meno alterata. Il problema è che tutte le loro energie 'negative' io le assorbo molto. E di conseguenza mi sento sempre triste, sola, ansiosa. Non sono mai stata così... Sono sempre stata solare genuina e aiutavo le persone. Ora mi sto chiudendo nel mio mondo... Tutto il loro nervosismo e i loro modi li sto prendendo anche io e questa cosa non mi piace per niente. In casa non mi sento mai a mio agio... Cerco di uscire spesso fuori, al parco ecc... Urlo in macchina o piango... Avevo delle amiche ma non sono me stessa nemmeno con loro .. e mi sono chiusa anche con loro e non sono più sincera e non riesco ad uscirne fuori... Grazie a tutti.
Cordiali saluti.
Alessia .
Volevo solo dei consigli su come gestire la situazione in casa. Premetto che ho vissuto molti anni fuori casa perché convivevo. Poi ho lasciato il mio compagno e adesso da tre anni sono tornata a casa dei miei, quindi ho cambiato anche lavoro. Sono in attesa di indeterminato per poter andare via di casa. Ma la situazione in casa mi sembra sempre peggio.. peggio di come l'avevo lasciata da piccola .. mille litigi per questioni passate... Urla... Gelosie... E rapporto con poca comunicazione in famiglia... Non c'è molto dialogo se non quando si discute e si alza la voce e brutte parole. Io adesso mi sento sempre in mezzo e come se dovessi sempre intervenire per cercare di calmare le acque. Ho provato mesi fa... Speravo in un confronto pacifico... Ma non ho risolto nulla. Adesso di nuovo...e ricordi riprovare e sedermi se possibile con loro e creare un atmosfera meno alterata. Il problema è che tutte le loro energie 'negative' io le assorbo molto. E di conseguenza mi sento sempre triste, sola, ansiosa. Non sono mai stata così... Sono sempre stata solare genuina e aiutavo le persone. Ora mi sto chiudendo nel mio mondo... Tutto il loro nervosismo e i loro modi li sto prendendo anche io e questa cosa non mi piace per niente. In casa non mi sento mai a mio agio... Cerco di uscire spesso fuori, al parco ecc... Urlo in macchina o piango... Avevo delle amiche ma non sono me stessa nemmeno con loro .. e mi sono chiusa anche con loro e non sono più sincera e non riesco ad uscirne fuori... Grazie a tutti.
Cordiali saluti.
Alessia .
Cara Alessia,
grazie per aver condiviso una parte così intima e delicata della tua vita. Quello che stai vivendo è comprensibilmente molto faticoso e può far sentire disorientati e soli.
Rientrare a vivere nella casa dei genitori dopo aver sperimentato l’indipendenza è di per sé un cambiamento importante, ma quando a questo si sommano dinamiche familiari complesse, carichi emotivi irrisolti e un clima teso, è naturale che tutto questo possa generare ansia, tristezza e un senso di smarrimento.
La tua sensibilità nel "sentire" e assorbire le tensioni è una qualità preziosa, ma può anche diventare pesante se non si impara a proteggersi emotivamente. Quando il ruolo che si assume in famiglia è quello di “pacificatore” o “mediatore”, si rischia di trascurare i propri bisogni, finendo per annullarsi.
Hai già messo in atto delle strategie di autodifesa – come uscire, cercare spazi tuoi, tentare un confronto – e questo dimostra che hai consapevolezza e desiderio di cambiamento. Tuttavia, quando il contesto familiare continua a riproporre le stesse dinamiche, può diventare difficile uscirne da soli, soprattutto se si comincia a perdere il contatto con la propria parte più autentica.
Il senso di isolamento e di chiusura che descrivi è un segnale importante che non va ignorato. È fondamentale ritrovare uno spazio sicuro in cui poter rielaborare tutto ciò che stai vivendo, recuperare la tua energia vitale e rimettere al centro te stessa.
Per questo sarebbe davvero utile e consigliato approfondire il tuo vissuto con l’aiuto di uno specialista, che possa accompagnarti in questo momento così delicato, aiutandoti a trovare nuove chiavi di lettura e strategie per proteggerti, definire confini sani e ritrovare la tua autenticità.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso una parte così intima e delicata della tua vita. Quello che stai vivendo è comprensibilmente molto faticoso e può far sentire disorientati e soli.
Rientrare a vivere nella casa dei genitori dopo aver sperimentato l’indipendenza è di per sé un cambiamento importante, ma quando a questo si sommano dinamiche familiari complesse, carichi emotivi irrisolti e un clima teso, è naturale che tutto questo possa generare ansia, tristezza e un senso di smarrimento.
La tua sensibilità nel "sentire" e assorbire le tensioni è una qualità preziosa, ma può anche diventare pesante se non si impara a proteggersi emotivamente. Quando il ruolo che si assume in famiglia è quello di “pacificatore” o “mediatore”, si rischia di trascurare i propri bisogni, finendo per annullarsi.
Hai già messo in atto delle strategie di autodifesa – come uscire, cercare spazi tuoi, tentare un confronto – e questo dimostra che hai consapevolezza e desiderio di cambiamento. Tuttavia, quando il contesto familiare continua a riproporre le stesse dinamiche, può diventare difficile uscirne da soli, soprattutto se si comincia a perdere il contatto con la propria parte più autentica.
Il senso di isolamento e di chiusura che descrivi è un segnale importante che non va ignorato. È fondamentale ritrovare uno spazio sicuro in cui poter rielaborare tutto ciò che stai vivendo, recuperare la tua energia vitale e rimettere al centro te stessa.
Per questo sarebbe davvero utile e consigliato approfondire il tuo vissuto con l’aiuto di uno specialista, che possa accompagnarti in questo momento così delicato, aiutandoti a trovare nuove chiavi di lettura e strategie per proteggerti, definire confini sani e ritrovare la tua autenticità.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Buonasera Alessia, mi spiace molto per questa situazione. Convivere con il caos, il conflitto e la confusione non è facile. Da quel che leggo mi sembra di cogliere una solitudine e un’assenza di un luogo sicuro dove potersi sentire accolta. Chiudersi è un meccanismo di protezione che può aiutare ma non in tutte le situazioni. Ad esempio, in casa e in mezzo al caos è possibile che lei senta la necessità di sentirsi accolta ma se i suoi genitori sono occupati a discutere probabilmente non riescono a sintonizzarsi con i suoi bisogni e allora proteggersi chiudendosi può salvarla da una doppia frustrazione ( quella del clima conflittuale e quella legata ad un eventuale non accoglimento). Ma è certa che questa strategia valga sempre? Scrive di alcune amiche, risorsa preziosa e da sfruttare. Sarà capitato anche a lei di accogliere le fatiche di persone a lei care, e queste persone come si sono sentite dopo? Immagino accolte, provi a pensare di chiedere lei uno spazio di ascolto oltre la sua famiglia, potrebbe scoprire di sentirsi amata e capita.
Potrebbe essere utile, se già non lo fa, avere uno spazio di accoglimento con un professionista che possa sostenerla nella gestione dell’ansia e dello stress. E le auguro di trovare una casa appena ne avrà le possibilità.
Un caro saluto.
Potrebbe essere utile, se già non lo fa, avere uno spazio di accoglimento con un professionista che possa sostenerla nella gestione dell’ansia e dello stress. E le auguro di trovare una casa appena ne avrà le possibilità.
Un caro saluto.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua situazione. Capisco profondamente quanto possa essere difficile e doloroso ritrovarsi in un ambiente familiare così carico di tensioni, soprattutto dopo aver sperimentato l'indipendenza e una convivenza. Sentire che la propria casa, che dovrebbe essere un rifugio, si trasformi in una fonte di stress e malessere è davvero complicato da sopportare. Alessia le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico, così da esplorare più a fondo la situazione e affrontare i pensieri e le emozioni legati ad essa, con l’obiettivo di trovare maggiore serenità.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Cara Alessia buongiorno, sono lieto di leggere un messaggio come questo. Quello che sta cercando di fare in casa sua con i suoi familiari è lodevole. Il ricercare una comunicazione che possa essere pacifica con loro, il solo fatto che ci stia provando deve essere per lei motivo di autostima. Le aggiungo che quel momento, il contratto e la sua nuova uscita di casa, arriveranno. Quindi questo tempo più delicato di attesa occorre farlo fruttare meglio. Le spiego in che modo: utilizzi una comunicazione il più possibile individuale, con una persona alla volta, eviti perciò dinamiche triangolari; secondo, cerchi di far valere il suo essere figlia in questo tipo di dialogo a due; si prenda ciò che si può prendere da quello che il singolo rapporto genitoriale può darle, cercando di non aspettarsi altro. Spesso capita che alcune ostilità di coppia possano compromettere anche i rapporti genitore-figlio, non provi da sola a cambiare questo, poiché il costo si ripercuoterà su di lei maggiormente. Riterrei estremamente utile un tipo di terapia familiare, nella quale regolare questo tipo di comunicazione, in cui anche i suoi stanno perdendo qualcosa. Resto a disposizione per le sue necessità.
Dott. Simone Festa
Dott. Simone Festa
Salve Alessia, sta attraversando un momento molto delicato e faticoso, e già il fatto che lo riconosca e chieda aiuto è un passo importante. Tornare a casa dopo anni fuori può riattivare vecchie dinamiche familiari, specialmente se non sono mai state davvero risolte.
Ti capisco quando afferma che assorbe tutte le tensioni: vivere in un ambiente carico di conflitti può farci sentire svuotati, tristi, disorientati. È normale che si senta cambiata. Per proteggersi, può essere utile creare piccoli spazi solo suoi, dove recuperare energia (anche solo una passeggiata che la fa stare bene)
Se puoi, consideri l’idea di un percorso di supporto psicologico per ritrovare se stessa e rimettere al centro i suoi bisogni.
Un saluto.
---
Fammi sapere se vuoi adattarla a un tono più professionale o se vuoi aggiungere qualche consiglio specifico.
Ti capisco quando afferma che assorbe tutte le tensioni: vivere in un ambiente carico di conflitti può farci sentire svuotati, tristi, disorientati. È normale che si senta cambiata. Per proteggersi, può essere utile creare piccoli spazi solo suoi, dove recuperare energia (anche solo una passeggiata che la fa stare bene)
Se puoi, consideri l’idea di un percorso di supporto psicologico per ritrovare se stessa e rimettere al centro i suoi bisogni.
Un saluto.
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Fammi sapere se vuoi adattarla a un tono più professionale o se vuoi aggiungere qualche consiglio specifico.
Alessia,
capisco ciò che sta attraversando. Ritornare a casa dei genitori significa risvegliare vecchie dinamiche, tensioni e conflitti che non sono stati risolti e che sono sempre lì pronti a riemergere non appena si presenta un qualunque stimolo. Il consiglio che mi sento di darle così a caldo è intanto quello di allontanarsi fisicamente da quel contesto perché l'energia negativa che sta assorbendo non solo non la fa stare bene ma essendo coinvolta nelle dinamiche è molto difficile essere d'aiuto per i suoi familiari. Dall'esterno può vedere la cosa con distacco e approciarsi in maniera diversa. Le consiglierei poi di rivolgersi ad un terapeuta familiare che può aiutarla e sostenerla nel ritrovare la sua vitalità e il suo equilibrio.
Le faccio i miei migliori auguri
Silvia
capisco ciò che sta attraversando. Ritornare a casa dei genitori significa risvegliare vecchie dinamiche, tensioni e conflitti che non sono stati risolti e che sono sempre lì pronti a riemergere non appena si presenta un qualunque stimolo. Il consiglio che mi sento di darle così a caldo è intanto quello di allontanarsi fisicamente da quel contesto perché l'energia negativa che sta assorbendo non solo non la fa stare bene ma essendo coinvolta nelle dinamiche è molto difficile essere d'aiuto per i suoi familiari. Dall'esterno può vedere la cosa con distacco e approciarsi in maniera diversa. Le consiglierei poi di rivolgersi ad un terapeuta familiare che può aiutarla e sostenerla nel ritrovare la sua vitalità e il suo equilibrio.
Le faccio i miei migliori auguri
Silvia
Buonasera Alessia,
la situazione che descrive è molto chiara: sta vivendo un contesto familiare disfunzionale, che riattiva dinamiche del passato e in cui si sente emotivamente intrappolata, assorbendo tensioni che non le appartengono. È comprensibile che questo la stia spingendo verso isolamento, tristezza e ansia.
Dal punto di vista psicologico, è importante distinguere tra ciò che può fare concretamente per proteggersi e ciò che non può cambiare: non è suo compito “sistemare” le dinamiche familiari, ma può lavorare su come ridurre l’esposizione emotiva a ciò che accade, attraverso:
– strategie di distacco emotivo protettivo,
– lavoro sui pensieri disfunzionali legati alla colpa e alla responsabilità,
– e supporto per ritrovare una propria base sicura e stabile, anche in vista del suo progetto di autonomia.
Un percorso psicoterapeutico (meglio se con approccio cognitivo-comportamentale) potrebbe aiutarla a gestire meglio le reazioni interne a questo ambiente tossico, a rafforzare i confini personali e a recuperare la propria identità e vitalità.
Nel frattempo, continui a ritagliarsi spazi fuori casa: non sono fughe, ma atti di cura verso sé stessa.
Un caro saluto,
dott. Jacopo Modoni
la situazione che descrive è molto chiara: sta vivendo un contesto familiare disfunzionale, che riattiva dinamiche del passato e in cui si sente emotivamente intrappolata, assorbendo tensioni che non le appartengono. È comprensibile che questo la stia spingendo verso isolamento, tristezza e ansia.
Dal punto di vista psicologico, è importante distinguere tra ciò che può fare concretamente per proteggersi e ciò che non può cambiare: non è suo compito “sistemare” le dinamiche familiari, ma può lavorare su come ridurre l’esposizione emotiva a ciò che accade, attraverso:
– strategie di distacco emotivo protettivo,
– lavoro sui pensieri disfunzionali legati alla colpa e alla responsabilità,
– e supporto per ritrovare una propria base sicura e stabile, anche in vista del suo progetto di autonomia.
Un percorso psicoterapeutico (meglio se con approccio cognitivo-comportamentale) potrebbe aiutarla a gestire meglio le reazioni interne a questo ambiente tossico, a rafforzare i confini personali e a recuperare la propria identità e vitalità.
Nel frattempo, continui a ritagliarsi spazi fuori casa: non sono fughe, ma atti di cura verso sé stessa.
Un caro saluto,
dott. Jacopo Modoni
Cara Alessia,
grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta sincerità e profondità. Le tue parole raccontano una situazione familiare complessa e carica di tensione, che stai affrontando da tempo con forza e coraggio, anche se oggi ti senti stanca, sola e appesantita.
È del tutto comprensibile che vivere in un ambiente dove prevalgono conflitti, urla e incomprensioni possa influire profondamente sul tuo stato d’animo. Quando manca il dialogo autentico e ogni tentativo di confronto si trasforma in uno scontro, si rischia di sentirsi invisibili, soffocati, o addirittura colpevoli di qualcosa che non ci appartiene.
Tu hai provato a riportare la calma, a favorire il dialogo, a creare uno spazio più sereno. Questo mostra quanto tu sia empatica e sensibile. Ma è importante che tu possa sapere e sentire che non sei tu la responsabile dell’equilibrio di tutti.
In una famiglia, la responsabilità del clima emotivo va condivisa: non può ricadere tutta su una sola persona. Assumersi questo peso, anche solo a livello emotivo, può diventare estremamente logorante. E quando assorbi troppo, finisci per smarrire te stessa.
Il fatto che oggi ti senti più chiusa, più triste o in difficoltà nei rapporti non è un fallimento: è il segnale che il tuo mondo interno sta chiedendo protezione. Un percorso psicologico potrebbe aiutarti a ritrovare il tuo centro, a rimettere dei confini sani tra te e il caos che ti circonda, e soprattutto a riconnetterti con la parte viva, autentica e luminosa di te — quella che non è mai andata via, ma che ora ha bisogno di essere accolta con gentilezza.
Non sei sola, Alessia. Esistono spazi di ascolto sicuro in cui poter essere semplicemente te stessa, senza dover aggiustare niente e nessuno. Se sentirai il bisogno di costruire uno di questi spazi, io sarò felice di accoglierti.
Un caro saluto,
grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta sincerità e profondità. Le tue parole raccontano una situazione familiare complessa e carica di tensione, che stai affrontando da tempo con forza e coraggio, anche se oggi ti senti stanca, sola e appesantita.
È del tutto comprensibile che vivere in un ambiente dove prevalgono conflitti, urla e incomprensioni possa influire profondamente sul tuo stato d’animo. Quando manca il dialogo autentico e ogni tentativo di confronto si trasforma in uno scontro, si rischia di sentirsi invisibili, soffocati, o addirittura colpevoli di qualcosa che non ci appartiene.
Tu hai provato a riportare la calma, a favorire il dialogo, a creare uno spazio più sereno. Questo mostra quanto tu sia empatica e sensibile. Ma è importante che tu possa sapere e sentire che non sei tu la responsabile dell’equilibrio di tutti.
In una famiglia, la responsabilità del clima emotivo va condivisa: non può ricadere tutta su una sola persona. Assumersi questo peso, anche solo a livello emotivo, può diventare estremamente logorante. E quando assorbi troppo, finisci per smarrire te stessa.
Il fatto che oggi ti senti più chiusa, più triste o in difficoltà nei rapporti non è un fallimento: è il segnale che il tuo mondo interno sta chiedendo protezione. Un percorso psicologico potrebbe aiutarti a ritrovare il tuo centro, a rimettere dei confini sani tra te e il caos che ti circonda, e soprattutto a riconnetterti con la parte viva, autentica e luminosa di te — quella che non è mai andata via, ma che ora ha bisogno di essere accolta con gentilezza.
Non sei sola, Alessia. Esistono spazi di ascolto sicuro in cui poter essere semplicemente te stessa, senza dover aggiustare niente e nessuno. Se sentirai il bisogno di costruire uno di questi spazi, io sarò felice di accoglierti.
Un caro saluto,
Buonasera! Le sue parole hanno il sapore della tristezza e della solitudine. Posso solo provare ad immaginare come si sente. Considerato i limiti del contesto e dello strumento, cercherò di offrire un piccolo contributo di pensiero. Sembra esserci qualcosa di potente, viscerale, che la spinge a farsi carico dell’altro. Le relazioni in famiglia, con gli amici e quelle sentimentali (mi sono chiesto cosa fosse accaduto tra lei e il suo ex compagno) appaiono come qualcosa a cui votarsi completamente, in cui annullarsi, di cui assumersi tutta la fatica e la responsabilità, mettendo da parte desideri, paure, emozioni. Possiamo, forse, capire il bisogno di “chiudersi”, “urlare in macchina”, “non essere sincera”, come l’unico modo per dare voce a ciò che sente, senza sensi di colpa, senza il timore del giudizio, della reprimenda altrui. Se l’altro è vissuto come indisponibile, bisognoso, avido di attenzioni e aspettative, come possiamo sentirci liberi, sinceri, genuini, veri, AMATI PER QUELLO CHE SIAMO. Sembra aver perso la speranza, allora sono io a sperare che lei trovi una seconda mente che la accompagni a dare nuovo senso alla sua storia e alle sue esperienze, affinché possa procedere “leggera” per la sua strada, offrendo al mondo la sua bellezza. In bocca al lupo
Gentile Alessia. Rientrare a vivere nella famiglia di origine non è facile per niente: tutte le dinamiche da cui si era allontanata ora di nuovo le ritornano addosso. Il funzionamento in casa è quello e lei può solo cercare di prendere la giusta distanza. Vanno bene i tentativi di mediazione (magari parlando con una persona per volta, singolarmente, nei momenti di calma) ma soltanto se non le creano disagio o squilibri. Se lei si rende conto di non poter gestire l'influenza negativa proveniente dall'ambiente familiare, può solo cercare di allontanarsi, anche con soluzioni temporanee in attesa di una migliore sistemazione. Un sostegno psicologico le sarebbe molto utile per sostenere l'attuale stress e preoccupazione, e per imparare a proteggersi meglio. Spero che si attivi in questo senso. Buona vita.
Buonasera Alessia,
Penso che più si cresce e più ci si differenzia dai propri genitori più si fa difficoltà a tollerare certe dinamiche, soprattutto se ci fanno stare male.
Anche se difficile dovrebbe provare a togliersi dalla posizione di pacere che si é sempre presa perché non può essere sua responsabilità gestire le tensioni famigliari che vive passivamente.
Il rischio é quello di non riuscire a crearsi uno spazio ed un tempo suoi per il suo benessere. Sicuramente un percorso di psicoterapia potrebbe aiutare a capire quali sono le dinamiche inconsce che la portano a fare questa parte e come svincolarsene.
Provare a parlare del suo malessere con i suoi genitori potrebbe essere un inizio ma difficilmente può cambiarli.
In bocca al lupo.
F.G.
Penso che più si cresce e più ci si differenzia dai propri genitori più si fa difficoltà a tollerare certe dinamiche, soprattutto se ci fanno stare male.
Anche se difficile dovrebbe provare a togliersi dalla posizione di pacere che si é sempre presa perché non può essere sua responsabilità gestire le tensioni famigliari che vive passivamente.
Il rischio é quello di non riuscire a crearsi uno spazio ed un tempo suoi per il suo benessere. Sicuramente un percorso di psicoterapia potrebbe aiutare a capire quali sono le dinamiche inconsce che la portano a fare questa parte e come svincolarsene.
Provare a parlare del suo malessere con i suoi genitori potrebbe essere un inizio ma difficilmente può cambiarli.
In bocca al lupo.
F.G.
Buongiorno Alessia, la ringrazio per la sua condivisione. Capisco che possa essere difficile capire come gestire delle situazioni familiari, soprattutto se ci sono vissuti e dinamiche che si ripetono da tempo. Per capire come gestire queste dinamiche sarebbero necessarie maggiori informazioni per sapere cosa accade effettivamente tra lei e i suoi genitori, per cui al momento posso darle solo una risposta generica. In generale è utile diventare consapevoli di ciò che sta accadendo, cioè dei motivi che scatenano i litigi o confronti e delle emozioni e dei vissuti che questo scatena in lei. Può accadere che le relazioni con gli altri influenzino poi l'immagine e l' idea che abbiamo di noi, e questo può essere fonte di grande sofferenza se ne deriva un' immagine negativa di noi. Altre volte può invece accadere di essere o sentirsi giudicati, e anche questo diventa causa di grande sofferenza. L' importante è sempre la consapevolezza di ciò che accade dentro di noi in ogni situazione. Nel caso dovesse trovarsi in difficoltà nel gestire queste dinamiche relazionali può prendere in considerazione l' idea di iniziare un percorso di psicoterapia. Rimango a disposizione per domande o chiarimenti. Cordialmente, dott.ssa Chiara Tumminello.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buon pomeriggio,
spiacente per il vissuto che scrive. Dato il contesto fatico a dare consigli specifici, bisognerebbe meglio conoscere a situazione per cui l'invito è di prendersi cura di questo suo vissuto all'interno di un percorso di psicoterapia.
In generale le dinamiche familiari posso rivelarsi complesse e faticose in quanto ognuno porta e vive i propri bisogni, aspettative, difficoltà per cui potrebbe essere utile come primo punto interrogarsi su che ruolo Lei abbia e cosa, dato questo, è il suo "compito" all'interno della famiglia; per evitare di sovraccaricarsi ulteriormente.
Saluti
spiacente per il vissuto che scrive. Dato il contesto fatico a dare consigli specifici, bisognerebbe meglio conoscere a situazione per cui l'invito è di prendersi cura di questo suo vissuto all'interno di un percorso di psicoterapia.
In generale le dinamiche familiari posso rivelarsi complesse e faticose in quanto ognuno porta e vive i propri bisogni, aspettative, difficoltà per cui potrebbe essere utile come primo punto interrogarsi su che ruolo Lei abbia e cosa, dato questo, è il suo "compito" all'interno della famiglia; per evitare di sovraccaricarsi ulteriormente.
Saluti
Alessia, quello che stai vivendo in casa è molto faticoso e il tuo malessere è comprensibile, soprattutto se ti senti costantemente in mezzo a tensioni che non si placano. Le dinamiche familiari sono complesse e difficili da affrontare da soli. Un percorso terapeutico può aiutarti a proteggerti da ciò che ti sta facendo male, a ritrovare uno spazio tuo e a comprendere come muoverti in modo più sano all'interno di questi legami. Chiedere aiuto è già un primo passo per uscirne.
Ciao Alessia, grazie per aver condiviso la tua situazione. Sicuramente rientrare in famiglia dopo aver stabilito proprie regole gestionali, relazionali ed emotive non è per niente facile, soprattutto poi se le dinamiche interne sono sempre le stesse.
Potresti iniziare un percorso terapeutico utile a ridefinire le tue priorità.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Saluti
Potresti iniziare un percorso terapeutico utile a ridefinire le tue priorità.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Saluti
Cara Alessia
sembra che chiudersi e isolarsi sembra essere l'unica via di uscita in una famiglia complessa. Valuterei la presa in carico psicologica con un buon terapeuta per imparare a prendersi i propri spazi e non caricarsi di problemi altrui.
sembra che chiudersi e isolarsi sembra essere l'unica via di uscita in una famiglia complessa. Valuterei la presa in carico psicologica con un buon terapeuta per imparare a prendersi i propri spazi e non caricarsi di problemi altrui.
Gentilissima, capisco che possa sentirsi sola non riuscendo ad esprimersi autenticamente, e a disagio perchè teme di aver ferito al sua amica. Attualmente il suo comportamento potrebbe voler denotare protezione per se stessa, a seguito della relazione tossica decennale, dei possibili giudizi negativi e per gli altri che sembrano de-energizzarsi in sua presenza. Non si scoraggi, provi a pensare che stare in relazione è una missione possibile se non si fa bloccare dalla ricerca di approvazione. Non si svaluti e lavori su tutto ciò con una psicologa se ancora non lo stesse facendo.
Ciao Alessia, da come scrivi si sente chiaramente quanto tu stia cercando con tutte le forze di tenere in equilibrio la tua vita nonostante un ambiente familiare molto carico di tensioni e difficile. È naturale che vivere ogni giorno immersa in tensioni, urla e conflitti continui ti stia logorando dentro. E il fatto che tu senta di “assorbire” tutte quelle emozioni negative non è una debolezza: è sensibilità. È un modo di essere che parla della tua empatia, della tua capacità di sentire e di voler portare armonia… anche quando sei stanca e ne avresti bisogno tu, per prima.
Il senso di solitudine, la chiusura, il non riconoscersi più nel proprio modo di stare con gli altri… sono segnali importanti, che non vanno ignorati.
Non sei sbagliata, e soprattutto non sei sola nel provare questo tipo di sofferenza. Hai vissuto un grande cambiamento — la fine di una convivenza, un ritorno in un ambiente difficile, un nuovo lavoro — e tutto questo in poco tempo. È tanto da gestire per chiunque, anche per una persona solare e forte come descrivi di essere stata.
Forse, in questo momento, la cosa più importante non è cambiare loro, ma iniziare a proteggere te stessa da ciò che ti fa male. Uscire di casa, ritagliarti spazi tuoi, piangere in macchina… sono già tentativi di sopravvivenza emotiva, anche se dolorosi. Ma forse è il momento di fare un passo in più: iniziare a costruire un piccolo spazio sicuro dentro di te, dove poter essere sincera, dove rimettere a fuoco chi sei, cosa vuoi, e cosa non vuoi più tollerare. Un luogo interno dove non devi salvare nessuno, solo ascoltarti.
Ti sei già seduta una volta per cercare un dialogo pacifico, hai cercato la mediazione, la calma. Questo ti fa onore. Ma se continui a trovarti in mezzo al fuoco, forse ora è il momento di spostarti un po’ più in là dal centro dell’incendio. Proteggerti non significa essere egoista: significa riconoscere che non puoi sostenere il dolore degli altri a discapito del tuo. Puoi provare a mettere dei confini, anche piccoli, come scegliere quando intervenire o quando lasciar perdere, quando isolarti con una musica che ti fa stare bene, quando dire “no” a dinamiche che ti svuotano.
E se ti va, un supporto psicologico in questo momento potrebbe essere uno spazio dove tornare a parlare senza paura di non essere capita, dove puoi ricostruirti con calma e senza fretta. Per tornare a essere quella Alessia genuina e aperta di un tempo, ma con una nuova consapevolezza: che il tuo benessere viene prima.
Se vuoi, sono qui. Anche solo per ascoltare.
Il senso di solitudine, la chiusura, il non riconoscersi più nel proprio modo di stare con gli altri… sono segnali importanti, che non vanno ignorati.
Non sei sbagliata, e soprattutto non sei sola nel provare questo tipo di sofferenza. Hai vissuto un grande cambiamento — la fine di una convivenza, un ritorno in un ambiente difficile, un nuovo lavoro — e tutto questo in poco tempo. È tanto da gestire per chiunque, anche per una persona solare e forte come descrivi di essere stata.
Forse, in questo momento, la cosa più importante non è cambiare loro, ma iniziare a proteggere te stessa da ciò che ti fa male. Uscire di casa, ritagliarti spazi tuoi, piangere in macchina… sono già tentativi di sopravvivenza emotiva, anche se dolorosi. Ma forse è il momento di fare un passo in più: iniziare a costruire un piccolo spazio sicuro dentro di te, dove poter essere sincera, dove rimettere a fuoco chi sei, cosa vuoi, e cosa non vuoi più tollerare. Un luogo interno dove non devi salvare nessuno, solo ascoltarti.
Ti sei già seduta una volta per cercare un dialogo pacifico, hai cercato la mediazione, la calma. Questo ti fa onore. Ma se continui a trovarti in mezzo al fuoco, forse ora è il momento di spostarti un po’ più in là dal centro dell’incendio. Proteggerti non significa essere egoista: significa riconoscere che non puoi sostenere il dolore degli altri a discapito del tuo. Puoi provare a mettere dei confini, anche piccoli, come scegliere quando intervenire o quando lasciar perdere, quando isolarti con una musica che ti fa stare bene, quando dire “no” a dinamiche che ti svuotano.
E se ti va, un supporto psicologico in questo momento potrebbe essere uno spazio dove tornare a parlare senza paura di non essere capita, dove puoi ricostruirti con calma e senza fretta. Per tornare a essere quella Alessia genuina e aperta di un tempo, ma con una nuova consapevolezza: che il tuo benessere viene prima.
Se vuoi, sono qui. Anche solo per ascoltare.
Buongiorno Alessia,
mi spiace molto della situazione che sta vivendo: percepisco anche solo dal suo scritto la fatica di questo tempo.
Mi sento di suggerirle la possibilità di avviare un percorso di sostegno psicologico, per approfondire le cause di questo malessere e cercare strategie e possibilità di maggior benessere.
Le auguro il meglio!
Domenico Samele
mi spiace molto della situazione che sta vivendo: percepisco anche solo dal suo scritto la fatica di questo tempo.
Mi sento di suggerirle la possibilità di avviare un percorso di sostegno psicologico, per approfondire le cause di questo malessere e cercare strategie e possibilità di maggior benessere.
Le auguro il meglio!
Domenico Samele
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