Buonasera, ho 20 anni e non riesco a fare nulla senza mia madre. Da 2 anni ho finito il liceo è da l

23 risposte
Buonasera, ho 20 anni e non riesco a fare nulla senza mia madre. Da 2 anni ho finito il liceo è da lì è iniziato il mio incubo: non riuscivo ad uscire di casa, mi sentivo inutile e non sapevo che fare della mia vita. Per questi motivi ho perso amicizie, ho accumulato peso, mi sento debole psicologicamente, almeno una volta al giorno devo mangiare dolce e come vi dicevo prima non riesco a stare senza mia madre. Mia mamma è sempre stata una donna apprensiva e per questo mi sono sempre ribellata e arrabbiata, però è arrivato questo momento della mia vita non riesco a stare senza la sua approvazione anche per comprarmi qualcosa, esco solo con lei, mi fido solo di lei e non riesco più a distaccarmi. Io riconosco questo come un problema perché so che le ragazze di quest’età non dovrebbero passare tutto il loro tempo a casa o con la propria madre, ma allo stesso tempo non so come uscire da questa zona di comfort.
Dott. Paolo Mirri
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Livorno
Buonasera, mi dispiace per questa situazione. 2 anni così sono un bel po' di tempo, immagino sia difficile. Lei comunque riconosce che la situazione come un problema, è questo è già un primo punto "positivo", perché sa dov'è che eventualmente potrebbe provare a lavorare. Da specialista le dico che per uscire (gradualmente) da questa zona di comfort dovrebbe farsi aiutare da uno psicoterapeuta. Entro il rapporto psicoterapeutico lei può trovare uno spazio per prendersi cura di sé stessa, capire quali sono e come elaborare le sue resistenze che la spingono a restare nella sua comfort zone, oltre che per aprirsi costruttivamente su certi aspetti dolorosi. Un saluto, Paolo Mirri

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Dott.ssa Denise Brafa
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Ciao, comprendo la tua sofferenza e il disagio che stai vivendo. Il tuo rapporto con tua madre è probabilmente legato al tipo di attaccamento che sin dall'infanzia hai sviluppato, ma non devi sentirti in difetto per questo motivo, perchè non hai nessuna colpa.
Probabilmente hai solo bisogno di essere più sicura di te stessa e di provare ad aprirti al mondo adulto. L'uscita dal liceo e l'entrata nel mondo del lavoro o universitario comporta sempre delle paure, per le scelte che dovranno essere fatte, affrontate e gestite, e questo ci mette di fronte a tanti punti interrogativi ai quali se non siamo a pronti a rispondere ci portano in una situazione di crisi, desiderando restare attaccati a ciò che ci dà sicurezza. Resto a disposizione ti auguro una buona serata
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Concetta Di Bartolomeo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, riuscire a raccontare le sue difficoltà in modo così chiaro è già un primo passo. Mostra di avere risorse introspettive e capacità di analisi. Il prossimo step potrebbe essere quello di rivolgersi ad un professionista. Ma deve rispettare i suoi tempi. Al momento giusto chiederà aiuto senza timore e potrà iniziare un'analisi personale.
Un saluto
Dott.ssa Concetta Di Bartolomeo
Dott.ssa Maria Grazia Antinori
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
La relazione madre-figlia può essere molto complessa.
Quando tutto si svolge al meglio, la madre e la figlia hanno identità distinte, possono avere una buona relazione mantenendo la giusta vicinanza\distanza.
Spesso durante l'adolescenza le figlie hanno bisogno di far valere la propria personalità e differenza dalla madre per poi potersi riavvicinare una volta conquistata una propria autonomia.
Un'adolescente che non riesce ad avere spazi autonomi esprime un'evidente difficoltà che sicuramente condivide con una figura materna intollerante alla separazione necessaria per conquistare un'identità adulta.
Un approccio terapeutico che tenga conto delle problematiche dell'adolescente rispetto alle dinamiche famigliari, facilita la ripresa del giusto processo di identità e di svincolo.
Dottoressa Maria Grazia Antinori, Roma
Gentile utente buongiorno.
Lei avverte questo senso di frustrazione per non riuscire ad emanciparsi dal rapporto con sua madre. Allo stesso tempo, ci sono delle sicurezze e un appoggio costante nello stare vicino a sua madre, che sicuramente ha le buone intenzioni di proteggerla "dai pericoli della vita".

Il primo passo lo dovete fare insieme: parli apertamente del suo disagio con sua madre, lei saprà ascoltarla e capirla. Le spiegherà le sue ragioni e anche le sue preoccupazioni, saprà darle consigli, ma anche lei dovrà essere ferma nel manifestare questa esigenza di cominciare ad essere indipendente da lei, a prendere autonomamente le sue decisioni e affrontare la vita da "adulta".

Il secondo passo è comprendere ciò che la spaventa del mondo esterno, ciò che la costringe a ritornare sempre nella sua zona di comfort. Affrontare paure, sfide, incertezze è necessario per abbandonare questa zona. Ci vuole coraggio, soprattutto all'inizio e spirito di accettazione, accettare cioè l'idea che l'errore fa parte del gioco, che è ammesso sbagliare e fallire, che solo attraverso tentativi ed errori si può veramente apprendere a camminare con le proprie gambe. La ricompensa per questa sforzo di coraggio e consapevolezza delle proprie fragilità, sarà enorme e le consentirà di guardare con maggiore interesse e curiosità verso il suo futuro, verso nuove sfide, nuovi traguardi, obiettivi di successo e di realizzazione.

Questo percorso di crescita personale non esclude sua madre, anzi, tutt'altro! La coinvolgerà sempre perché lei sarà lì a confortarla e a stimolarla a inseguire i suoi sogni. I genitori più di ogni altra cosa vogliono che i propri figli siano felice, che stiano in salute e che traggano benessere da ogni momento della vita. L'amore di sua madre non le sarà mai di intralcio, sarà la radice forte nel terreno che le darà forza nei momenti di tempesta. L'altra radice dovrà piantarla lei con le cose in cui crede, con i suoi valori e le sue idee, con il suo coraggio e le sue ambizioni.

Non escluda la possibilità di chiedere aiuto a uno psicologo per affrontare al meglio questo momento di vita. Farcela da soli è possibile, ma approfittare di un percorso psicologico le darà quella consapevolezza e quegli strumenti in più che le faciliteranno il processo di crescita che intende fare. A volte è necessaria una spinta iniziale, una leva di nuove motivazione, una prospettiva diversa con cui guardare la propria vita e affrontare i propri demoni.
Sono certo che un percorso psicologico di questo tipo le aprirebbe la mente e le consentirebbe di rielaborare molti dei pensieri fastidiosi che adesso stanno offuscando il suo cervello e condizionando il suo comportamento.

Sarei lieto di darle maggiori informazioni e chiarimenti sul mio approccio di Psicologia Positiva e Gestione Emotiva. Anche online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Giulia Scalesse
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Arzano
Buongiorno, si ponga delle domande. Cosa le è successo? Perché, proprio in questo momento della sua vita? Di cosa ha paura, è preoccupata? Che sensazioni ha rispetto al restare da sola?
Le consiglio, quando e se lo sentirà, di prendersi uno spazio in cui analizzare questi quesiti, e molti altri, imparando pian piano a scoprire sé stessa e consentendosi di crescere, separarsi, differenziarsi
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Dott.ssa Federica Fecarotta
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente,
sarebbe utile capire insieme cosa la porta a stare così vicino alla sua mamma? Cosa la preoccupa?
A volte i figli portano delle grandi responsabilità sopra le proprie spalle, ma parlarne e rifletterci potrebbe essere il primo passo per star meglio.

Dott.ssa FF
Dott.ssa Camilla Ballerini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, il fatto di descrivere il problema come vincolo e limitazione alla sua vita indica la necessità di valutazione e supporto psicologico per poter rimettere in moto la sua esistenza e trovare lo spazio per costruire la sua identità anche al di fuori del rapporto materno.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Dr. Giacomo Ginestrone
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Spesso nella nostra vita sentiamo di dover dare un'importanza eccessiva all'opinione degli altri o dei nostri genitori. Questo ci fa sentire accettati e protetti, a volte anche procurandoci sollievo dalle emozioni che ci fanno soffrire, oppure dalla paura dei giudizi negativi esterni, o di quelli che attribuiamo a noi stessi.
Questa condizione per quanto spiacevole e controproducente, ha quindi una funzione protettiva che dovrebbe essere indagata, per imparare a riconoscere e regolare le proprie emozioni in autonomia.
Resto disponibile per ulteriori dubbi
Dott. Giacomo Ginestrone
Dott.ssa Sofia Bonomi
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gentile utente, lei la chiama zona di confort ma al tempo stesso mi sembra che la problematizzi. Forse una parte di lei vorrebbe, almeno parzialmente e gradualmente, iniziare a slegarsi dal legame con sua madre, mentre un parte sembra che faccia molta fatica. E' un bisogno suo o un bisogno anche di sua madre? Ne avete mai parlato?
Mi permetto di consigliarle di intraprendere un percorso psicologico per esplorare i vari aspetti e le tante implicazioni presenti. Eventualmente resto a disposizione. Cordialmente Dott.ssa Sofia Bonomi
Dr. Marco Cenci
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno, può che una zona di confort il suo rapporto con sua madre mi sembra, mi permetta la metafora, un bunker. Un conto è se uno si chiude in un bunker durante una guerra (es. i momenti di difficoltà), un altro conto è se uno si chiude in un bunker sempre e comunque...
È una questione che andrebbe approfondita con l'aiuto di un collega.
Dott. Marco Cenci
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! È molto importante che Lei si ponga delle domande sulla relazione con la mamma, che sembra limitarla in termini di indipendenza (cosa che nulla ha a che vedere con l'amore che provate l'una per l'altra). Mi perdoni, ma non fa cenno alcuno al papà. Forse, la questione paterna assume un ruolo centrale in questa difficoltà a "separarsi" e procedere nella direzione adulta. Una figura paterna sufficientemente buona, a tempo debito, contribuisce alla cesura dalla figura materna, accompagnando il figlio o la figlia verso l'esterno, verso l'autonomia. Capisco la difficoltà, ma credo sia un'occasione preziosa per Lei. Ha mai pensato ad un* terapeuta che, attraverso un percorso ben strutturato, possa offrirle una seconda occasione e la possibilità di aprirsi alla vita adulta che desidera e merita? In bocca al lupo per tutto
Dott.ssa Chiara Carraro
Psicologo clinico, Psicologo
Trento
Buonasera, grazie per la condivisione. Approfitterei di questa sua consapevolezza per farsi aiutare da un terapeuta così da potersi svincolare da questi vissuti dolorosi.
Rimango disponibile.
Dott. Ssa Chiara Carraro
Dott. Andrea Moro
Psicologo, Psicologo clinico
Alghero
Buongiorno, capisco che stai attraversando un periodo difficile. Ti potrebbe essere utile cercare il supporto di uno psicologo per esplorare le radici di questa dipendenza e sviluppare strategie per costruire una maggiore indipendenza. Lavorare sulla tua autostima e sulla fiducia in te stessa potrebbe essere un passo importante!. Parla apertamente con tua madre riguardo ai tuoi sentimenti e cerca di coinvolgerla nel tuo processo di crescita. Ricorda che è normale chiedere aiuto e il percorso verso il cambiamento può iniziare con piccoli passi. Non esitare a cercare il supporto professionale necessario per affrontare questa sfida.
Resto disponibile per eventiali chiarimenti o supporto
In bocca al lupo,
Dott. Moro
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Dott. Giorgio Manieri
Psicologo, Psicologo clinico
Marotta
Buon giorno,
posso immaginare quanto la situazione che sta vivendo sia dura: sente di dover scegliere tra una situazione per certi versi molto confortevole e ben conosciuta, e una nuova, che trova più simile a quella di altri suoi coetanei. Le chiederei se la perplessità e il dubbio sulla funzionalità rispetto alla sua zona di confort , viene solo dal confronto con quanto vede accadere a persone della sua stessa età o se, in fondo, ci sia anche un pò di desiderio sulla possibilità di valutare nuove modalità di relazione. Le suggerisco di cercare un supporto, magari quello di uno psicologo, per esplorare insieme che possibilità ci siano, e soprattutto quali siano quelle a lei più indicate, per pensare altre modalità di sentirsi sicura e di relazione. Nuove modalità potrebbero affiancare ,e magari potenziare, quelle che ha attualmente in uso. Fare questo con serenità e se possibile anche con piacere sarebbe l'ideale; non si tratta mai di una soluzione nuova ed immediata. Le auguro un buon percorso, Cordiali Saluti Giorgio Manieri
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciao, capisco che stai vivendo un periodo difficile e che la dipendenza dalla tua madre sta limitando la tua vita. È importante cercare di sviluppare una maggiore indipendenza emotiva e sociale. Ti suggerirei di considerare la possibilità di iniziare una terapia psicologica, in modo da esplorare le radici di questa dipendenza e imparare strategie per acquisire fiducia in te stessa e sviluppare una maggiore autonomia. Potresti anche considerare di partecipare a attività o corsi che ti interessano, in modo da allargare il tuo cerchio sociale e sviluppare relazioni al di fuori del contesto familiare. Ricorda che il processo richiederà tempo e pazienza, ma con il sostegno adeguato puoi iniziare a costruire una vita più indipendente e soddisfacente. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Pamela D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Milano
Cara utente, grazie di aver voluto condividere le sue difficoltà. Questo tentativo di trovare aiuto e consiglio è sicuramente il primo passo verso la possibilità di stare meglio e vivere una vita che le corrisponda.
Il periodo post-diploma è molto delicato perché si contrastano la spinta fisiologica verso il futuro e la sensazione di smarrimento, paura di sbagliare e non sapere quale scelta intraprendere tra le mille che si pongono davanti. Tutto questo può averla spinta a ricercare un porto sicuro, che sapeva avrebbe trovato pronto ad accoglierla, ovvero le cura della sua mamma.
Per quanto questo sia fisiologico in un momento di difficoltà, non dovrebbe avere connotazione di esclusività o problematicità, come invece lei descrive. Credo che sarebbe importante per lei trovare un *suo* spazio e con l’aiuto di un professionista consolidare degli strumenti relazionali e identitari che le consentano di sentirsi sufficientemente sicura da stringere legami altri da quello materno.
Resto a disposizione in caso di necessità. Un caro saluto, dr.ssa Pamela D’Angelo
Dott.ssa Giulia Bartoli
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Carissima utente, quello di cui parla sembra un vissuto piuttosto doloroso per tanti aspetti, che forse sarebbe riduttivo e poco utile riportare in una risposta alla domanda. Partirei, però da una riflessione su questo senso fortissimo di dipendenza che la tiene -ancora- legata simbioticamente a sua mamma. Cosa la spinge a questo tipo di legame? Cosa cerca e cosa ci trova? Chi è lei, separata da sua madre? Questi potrebbero essere solo alcuni spunti di riflessioni dai quali partire. La invito a rivolgersi ad uno psicoterapeuta al fine di esplorare più da vicino tali tematiche e approfondire i suoi -personali- vissuti. La saluto e le auguro buona fortuna.
Dott.ssa Monica Mugnai
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Montevarchi
Gentile Utente, grazie per la sua condivisione. Ha espresso perfettamente il suo disagio. Per questo motivo le consiglio di trovare uno spazio tutto suo, in cui possa sentirsi libera di parlare e comprendere bene la sua sofferenza. È necessario infatti dedicare del tempo ad approfondire la sua esperienza attuale, cos'è successo esattamente due anni fa e comprendere bene come questo si integra col suo vissuto. Per qualsiasi dubbio o chiarimento, non esiti a contattarmi. Dottoressa Monica Mugnai
Gentilissimo, le consiglio un supporto psicologico per conoscere meglio la sua storia e capire le cause del problema che espone. Se desidera, può contattarmi qui su mio dottore. Saluti, dott.ssa Alessia Muscas
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità questo momento delicato della sua vita. È comprensibile che il passaggio dalla struttura rassicurante della scuola superiore a un contesto di maggiore autonomia possa generare incertezza e far emergere fragilità che prima potevano rimanere in ombra. Il liceo, con i suoi ritmi definiti, la presenza costante di amici e insegnanti, e un percorso in qualche modo tracciato, offre spesso una sorta di protezione e un senso di appartenenza che, una volta venuti meno, possono lasciare spazio a un senso di vuoto e di disorientamento. In questa fase di transizione, è frequente che problematiche latenti possano manifestarsi con maggiore intensità.
Il suo sentirsi inutile, la difficoltà a uscire di casa e la perdita di amicizie sono segnali di un disagio che merita attenzione. La sua reazione al cambiamento, manifestata attraverso l'aumento di peso e il bisogno di conforto nel cibo dolce, indica una sofferenza emotiva che sta cercando delle vie per esprimersi.
Il suo legame così stretto con sua madre, pur riconoscendolo come un problema, evidenzia una forte dipendenza emotiva. È importante considerare come dinamiche familiari pregresse possano aver contribuito a questa situazione. Genitori particolarmente apprensivi e ansiosi, seppur mossi da un desiderio di protezione, possono involontariamente creare nei figli una difficoltà a sviluppare autonomia e fiducia nelle proprie capacità. Questa iperprotezione può rendere più difficile affrontare le sfide della vita adulta e staccarsi dal nucleo familiare, generando una dipendenza emotiva e pratica.
La sua ribellione passata nei confronti dell'apprensività materna potrebbe aver rappresentato un tentativo di affermare la sua individualità, ma il momento che sta vivendo ora sembra averla portata a un'inversione di tendenza, con un bisogno ancora maggiore della sua approvazione e della sua presenza. Questa dipendenza, come lei stessa riconosce, la limita e le impedisce di vivere pienamente le esperienze tipiche della sua età.
Il desiderio di uscire da questa "zona di comfort" è un segnale positivo e dimostra la sua consapevolezza del problema e la sua volontà di cambiare. Tuttavia, uscire da dinamiche consolidate richiede tempo, pazienza e spesso un supporto esterno.
Le suggerirei di considerare l'opportunità di intraprendere un percorso di supporto psicologico. Un professionista può aiutarla a esplorare le radici della sua insicurezza e della sua dipendenza, a sviluppare una maggiore autonomia e fiducia in sé stessa, e a trovare strategie per affrontare le sue paure e iniziare a sperimentare nuove situazioni al di fuori della sua cerchia familiare. Potrebbe essere utile lavorare sulla sua autostima, sulla gestione dell'ansia e sullo sviluppo di interessi e attività che la appassionino e la portino a ricostruire una vita sociale più soddisfacente. Ricordi che intraprendere un percorso di crescita personale è un atto di coraggio e il primo passo verso una maggiore libertà e benessere.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. La difficoltà che descrive non è affatto banale e richiede molta delicatezza, perché da ciò che racconta emerge il peso di una condizione che la fa sentire bloccata e allo stesso tempo consapevole del fatto che non sia la vita che desidera davvero per sé. La relazione con sua madre appare come un punto centrale: da un lato una figura di riferimento importante e rassicurante, dall’altro una presenza che rischia di diventare troppo vincolante, al punto da limitare la sua autonomia e la sua possibilità di crescere in modo indipendente. Il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta è già di per sé un momento carico di incertezze e paure, e per lei sembra essere stato ulteriormente complicato dal senso di smarrimento che ha provato dopo la fine del liceo. Non sapere cosa fare della propria vita, sentirsi inutile o percepire di non avere una direzione chiara sono vissuti molto più diffusi di quanto si immagini, ma nel suo caso questi stati d’animo hanno favorito un progressivo ritiro, con conseguenze sul piano sociale, emotivo e anche fisico. In questo contesto, l’appoggio costante di sua madre è diventato quasi l’unico punto stabile, una sorta di rifugio sicuro che però allo stesso tempo ha finito per trasformarsi in una gabbia dalla quale ora le risulta difficile uscire. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, è importante considerare che ciò che mantiene questa situazione è un circolo vizioso: più si appoggia esclusivamente a sua madre, più la sua ansia e la sua insicurezza trovano una soluzione immediata, ma allo stesso tempo più diventa difficile immaginarsi in grado di affrontare il mondo senza di lei. Questo rafforza la paura di non farcela da sola e la porta a evitare le esperienze che, seppur faticose all’inizio, potrebbero invece restituirle fiducia e indipendenza. Un percorso terapeutico in questo senso potrebbe aiutarla ad allenare gradualmente la sua autonomia, costruendo piccoli passi che le permettano di sperimentarsi da sola senza sentirsi immediatamente sopraffatta. Non si tratta di tagliare bruscamente il legame con sua madre, ma di imparare a viverlo in modo diverso, più equilibrato, così da mantenere il sostegno affettivo senza rinunciare alla libertà di scelta e di azione. Sarebbe utile anche lavorare insieme sui pensieri che la bloccano, su quella voce interiore che la porta a sentirsi incapace o diversa dalle sue coetanee, e sulle emozioni che emergono ogni volta che prova a distaccarsi. Lei ha già compiuto un passo molto importante: riconoscere che c’è un problema e desiderare un cambiamento. Questo significa che dentro di sé possiede già la motivazione necessaria per avviare un percorso diverso. Non sarà semplice, e ci saranno inevitabilmente momenti di fatica, ma ogni piccolo progresso le permetterà di sentirsi più forte e di ritrovare fiducia nelle sue capacità. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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