Buon giorno sono la mamma di una ragazza che soffre di dca e non vuole andare nei centri io cerco di

12 risposte
Buon giorno sono la mamma di una ragazza che soffre di dca e non vuole andare nei centri io cerco di aiutarla ascoltandola ma devo sapere una cosa lei sta cercando di mangiare un po' di più ma mi dice sempre che non ha più ne il senso della fame ne quello della sazietà quindi non so come aiutarla io le dico di fare comunque i pasti ma non so se faccio bene. Cosa suggerite? grazie
Buonasera, mi spiace molto per la situazione.
Ovviamente la ragazza dovrebbe essere seguita in primis da una psicoterapeuta e da una dietista, anche senza che si trovino in un centro per dca, però devono essere specializzate in questo ambito.
È normale che non senta il senso di fame e di sazietà.
Quello che può fare lei è starle accanto, non forzarla ma supportarla, non fare commenti a quello che mangia.
Ad esempio può preparare dei piatti che sa che sua figlia mangia volentieri e con meno sensi di colpa, per iniziare.
Spero possiate chiedere aiuto il prima possibile!

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Buonasera Signora, le consiglierei di farsi guidare da un Nutrizionista per capire cosa sia meglio fare. Lo specialista può osservare l'approccio di sua figlia con il cibo e agire di conseguenza per aiutarla e aiutare lei a proporle gli alimenti. Procedere per step e vedere se ci sono miglioramenti insieme e poi valutare come muoversi, magari con un rapporto uno a uno sua figlia potrebbe sentirsi rassicurata rispetto all'idea del centro specializzato che al momento potrebbe spaventarla, la cui necessità o meno potrà comunque valutarla confrontandosi con il Nutrizionista.
Buonasera,
Purtroppo non ci sono suggerimenti infallibili ma sicuramente sensibilità e gentilezza sono gli aiuti più importanti.
Il mio consiglio è quello di fare del suo meglio per convincerla a iniziare un trattamento specialistico perché questi disturbi hanno necessità di essere affrontati con specialisti perché associati a gravi complicanze mediche e psicosociali.
Una persona affetta da un disturbo dell’alimentazione sta cercando di risolvere una situazione o un conflitto ma è uno scoglio troppo grande da affrontare da soli.
La mia raccomandazione professionale è quella di non tentare di forzare la persona a mangiare ma di aiutarla a riconoscere di avere un disagio e aiutarla a credere nella possibilità di cambiare attraverso un lavoro di equipe con varie figure professionali (psicologo- endocrinologo e nutrizionista).
Rimango a disposizione
Cordialmente
Dott.ssa Fabiana Avallone
Buonasera,
mi spiace per la situazione di sua figlia: capisco la paura di rivolgersi ad un centro, spesso forse può essere d'aiuto trovare un terapeuta di cui fidarsi e insieme ad un nutrizionista valutare come aiutare sua figlia in base alle sue sensazioni con il cibo. Suggerirei anche un approccio di mindful eating.
Cerchi intanto di fare delle preparazioni a tavola che siano sane e colorate, in modo da stimolare i sensi in modo positivo e senza sensi di colpa.
Le auguro di trovare delle figure di riferimento.
Resto a disposizione,
Cordiali saluti,
Dott.ssa Lai
Buonasera,
Concordo con i miei colleghi e le sono vicina.
Qualsiasi consiglio nutrizionale sarebbe superfluo.
Il team multidisciplinare (psicologo, psichiatra, medico e nutrizionista) tant è che al pronto soccorso c'è un vero e proprio codice Lilla.
Sicuramente non forzare a mangiare ma se non si auto-alimenta c'è bisogno di un intervento più massivo.
Lei fa benissimo ad ascoltarla però non sempre le parole di sua figlia potrebbero andare in disaccordo con il suo corpo.
Rimango a disposizione
Un abbraccio
Buonasera signora. I DCA devono essere trattati mediante cooperazione professionale, professionisti della nutrizione e della psicologia di solito, in questo caso, sono il connubio perfetto. Il modo migliore per aiutarla è starle accanto, cercando di non forzare meccanismi che, all'apparenza possono sembrare facili, ma che in fondo possono nascondere grosse difficoltà. In più cerchi di accompagnarla in questi percorsi nutrizionali e psicologici. Non cada nel baratro del "Fai da Te", sarebbe un grosso sbaglio.
Rimango a disposizione, una buona serata!

Dott. Giuseppe Pullia
Buongiorno,
le confermo quanto già detto dai colleghi. La gestione di un DCA è delicatissima e spesso il lavoro in sinergia degli specialisti richiede comunque tempi lunghi e continue cadute e riprese. Per quanto amore ci possa essere in una madre che vuole aiutare una figlia, mi duole dirlo, ma non è sufficiente, soprattutto perchè spesso le madri sono le persone meno ascoltate e perchè chi soffre di DCA sviluppa particolari doti nel raccontare bugie, pur di proseguire sulla strada sbagliata. Pertanto le consiglio caldamente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta e un nutrizionista, meglio ancora se lavorano in coppia. La abbraccio
Dott.ssa Francesca Cantova
Buongiorno Signora, rivolgersi ad un nutrizionista, in questi casi è sicuramente un primo passo verso una giusta strada, ma quello che serve a sua figlia prima e a lei di conseguenza, è il supporto di un'equipe medica di cui il nutrizionista può far parte, ma in primis devono essere presenti psicoterapeuta e psichiatra. La condizione di sua figlia è molto delicata, come diceva qualche collega, lei puo' solo starle vicina senza giudicarla e pressarla, con molta dolcezza, pazienza e comprensione, il resto deve lasciarlo fare a persone che abbiano le giuste competenze. E' triste sentirsi dire queste cose, ma le assicuro che la sua vicinanza come madre ed il suo affetto saranno molto importanti nelle cura e nella ripresa di sua figlia.
Salve, mi spiace molto per la situazione di sua figlia. La cosa migliore che possa fare è rivolgersi ad una struttura specializzata in DCA in modo da farla seguire da un team multidisciplinare che saprà aiutarla nel miglior modo possibile. Rimango a disposizione, dott.ssa Anna Pietroboni
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Il DCA è una patologia da affrontare con specialisti in team. Il nutrizionista può lavorare con psicoterapeuta o psicologo ma sempre come gruppo. Esistono i centri specializzati ma sono certa che sarà già informata. Il lavoro che sta facendo a casa certamente aiuta ma purtroppo non è l'unico da mettere in pratica. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o anche solo per un confronto.
Salve, in questi casi è opportuno valutare un aiuto dal punto di vista psicologico innanzitutto e poi un supporto nutrizionale. Bisogna sapere che la perpetuata privazione di cibo porta il nostro corpo ad indurre una serie di meccanismi di adattamento che ci predispongono alla gestione di poche energie (subentra un adattamento=abitudine alla routine instaurata nel tempo). A questo punto il nostro apparato digerente perde la capacità di gestire al meglio il cibo ingerito (es: lo stomaco riduce la sua capacità elastica di fare spazio al cibo, il pancreas riduce la sua capacità di farci digerire i cibi con i suoi enzimi, il fegato e la coleciste sono altrettanto meno efficienti nel processare i vari nutrienti presenti nei cibi), molto semplicemente il nostro apparato gastro-digerente "va fuori allenamento" un pò come una persona sedentaria che approccia ad uno sport con notevoli difficoltà. In questi casi la prima cosa da fare è procedere a piccoli passi nella gestione delle quantità di cibo, affidarsi soprattutto all'utilizzo di grassi nelle preparazioni ( perchè apportano molte calorie in poco spazio) ma soprattutto avere la pazienza di mangiare anche se non si sente la fame, perchè in futuro questa situazione cambierà e il corpo comincerà a recuperare questo senso di fame.
Salve,
Potremmo fare un approccio "morbido" cominciando con delle sedute di ascolto mirate a lavorare sull approccio al problema, fiducia e educazione alimentare.
Se non può venire in studio lavoro anche in videocall.
Saluti
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