Avere paura della propria pancia. Mi spiego meglio, ho iniziato a soffrire di colon irritabile da g

19 risposte
Avere paura della propria pancia.
Mi spiego meglio, ho iniziato a soffrire di colon irritabile da giovane, ricordo che tutto iniziò a scuola, prima con una forte nausea e poi con tutta un'altra serie di sintomi "invalidanti" (per me), tra cui: brontolii, chi mi stava accanto li avvertiva e spesso qualcuno si prendeva gioco di me, questi brontolii iniziavano sia se avevo fame, sia se non avevo fame, quindi anche a stomaco pieno. Oltre a questi soffro ancora oggi anche di meteorismo e flatulenza.
Ogni volta che so di dover uscire inizio a stare male in questo modo perchè so già cosa mi aspetta, inizio ad avere paura di avere questi sintomi. Un paio di anni fa sono stato in terapia ma non ho risolto il problema...
La mia famiglia in questo non mi aiuta e comprende, anzi mi hanno sempre detto di "dovermene fregare e di non pensarci", da allora non parlo più con loro di questo mio problema.

Vivo in questo stato da ormai più di dieci anni, non riesco ad essere me stesso quando sono in compagnia di qualcuno, e da fuori spesso mi hanno chiesto che cosa avessi, ma io non ho il coraggio di parlarne..

Ormai non ci credo più, forse non tornerò più ad essere spensierato e felice come prima, mi sembro un'altra persona, questo problema mi ha davvero cambiato e...non so cos'altro dire...scusate.
Spero di poter ricevere un qualche aiuto.
Dr. Ugo Ungaro
Psicologo, Psicoterapeuta
L'Aquila
Gentile Signore la situazione che narra merita sicuramente una maggiore attenzione e certamente un nuovo consulto con uno psicoterapeuta le può essere utile. Relativamente al suo problema legato ai "brontolii" molto probabilmente avrà già consultato un medico di sua fiducia ma qualora non lo avesse fatto è doveroso escludere una possibile causa di tipo organico. Non sottovaluti l'utilità di lavora sul disagio che esprime nella sua nota in quanto può essere affrontato. Non ho detto ridotto o risolto poichè i fattori che entrano in gioco possono essere molti e nella sua nota non fornisce molti elementi ma, solitamente si riesce a ottenere uno di questi risultati. Un cordiale saluto

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Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, scrive che soffre di questo disagio da circa dieci anni. Credo quindi che sia opportuno per lei intraprendere un percorso psicologico per riuscire a comprendere meglio la situazione. Inoltre, per sicurezza si confronti anche con il suo medico di fiducia.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Dott.ssa Gabriella Bozzi
Psicologo, Psicoterapeuta
Arese
Se vengono escluse diagnosi mediche potrebbe di nuovo intraprendere un percorso psicoterapico. Il suo livello di ansia è alto soprattutto quando deve confrontarsi con lo sguardo degli altri e il loro giudizio.
Dott.ssa Anna Paolantonio
Psicologo, Psicoterapeuta, Posturologo
Roma
Salve. Ha fatto delle indagini mediche per verificare la presenza o meno di parassiti, batteri o funghi a livello intestinale che le potrebbero causare il problema? Dal punto di vista psicologico l'intestino è collegato con i vissuti emotivi. È una persona che tende ad esprimere le emozioni o a trattenerle?
Anche le emozioni trattenute possono causare i sintomi che lei descrive. Distinti saluti
Dott.ssa Maria Piscitello
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Padova

Un consulto presso un gastroenterologo lo aiuterebbe ad escludere problemi di tipo medico.
Se non l'ha gia' fatto parli con un nutrizionista, che potrebbe aiutarla a controllare i sintomi migliorando l'alimentazione.
Infine, un percorso psicoterapeutico l'aiuterebbe ad affrontare con più leggerezza il problema nella relazione con gli altri.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Maria Piscitello

Dott.ssa Francesca Tardio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Caro utente mi dispiace per quello che prova. Posso solo immaginare quanto deve essere difficile vivere con un disagio che non le permette di vivere tranquillamente gli aspetti della vita quotidiana. Se tutto ciò la porta a compromettere le attività quotidiane l’unica soluzione è provare a tornare in psicoterapia. In più comprendere con il suo medico (cosa che penso abbia già fatto) se esiste una possibilità di alleviare questa sintomatologia.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Francesca Tardio
Dott.ssa Milvia Verginelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Fiumicino
Salve considerando che l'intestino é il nostro secondo cervello, dobbiamo considerare come uno influenza l'altro...
Consulti il medico di base per esami medici ed uno psicoterapeuta che la aiuterà a fare un percorso psicoterapeutico che integri mente e corpo.
Dott.ssa Milvia VERGINELLI
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buonasera, capisco quanto disagio le ha procurato questo disturbo anche perchè dura da 10 anni. Nella sua domanda non ci scrive niente della sua storia clinica, faccia degli accertamenti approfonditi da un gastroenterologo. Dopo che si è accertato a livello fisiologico che il tutto è negativo, intraprenda un percorso psicologico, per elaborare ciò che questo disturbo gli ha procurato nel passato, ciò che gli sta procurando nel presente per non avere altri disturbi nel suo futuro, gli auguro una pronta guarigione, distinti saluti, dott. Eugenia Cardilli.
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Dott.ssa Daniela Benedetto
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera
Come già consigliato dai miei colleghi e’ doveroso consultare il medico specialista che escluda un problema organico.
Successivamente, se il problema non e’ medici, può rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per svolgere una psicoterapia ed elaborare le dinamiche all’origine dei suoi problemi.
Si rivolga con fiducia e vedra’ che potrà riprendere la sua vita per mano
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Dott.ssa Marina Montuori
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Salve, varrebbe la pena innanzitutto, se non l'ha fatto in questi anni, di approfondire la cosa da un punto di vista medico, facendo gli esami e le visite del caso. Questa questione la riguarda strettamente e sembra essere per lei sempre presente, dunque è necessario occuparsene, come dice. Se non si sente ascoltato in famiglia provi a parlarne con un terapeuta, innanzitutto per avere conforto in questa difficile situazione e poi provare ad agire sui sintomi. Nel caso dei disturbi somatoformi (quale il suo potrebbe essere) occorre tempo e pazienza per raggiungere i risultati sperati ma è comunque fattibile. La saluto cordialmente, Marina Montuori
Dott.ssa Dafne Buttini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Arezzo
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare che meriterebbe di essere condiviso. I suoi vissuti, anch'essi così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

i disturbi gastrici hanno origine ansiosa. Il corpo è il primo bersaglio della mente e alle volte un problema di natura psichica può sfociare in un malessere organico. Problematiche come la sua possono esser trattate con successo attraverso la psicoterapia. La psicoterapia, guarda ad un benessere a lungo termine e approfondisce le funzioni relazionali del sintomo puntando a render consapevole il paziente dei propri problemi al punto da renderlo autonomo nella gestione delle difficoltà che si presentano nel quotidiano. Qualora avesse bisongo di un consulto, resto disponibile ad accogliere la sua richiesta di aiuto. Offro anche consulenze on-line. Cordiali Saluti Dottor Diego Ferrara
Dott.ssa Georgia Silvi
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Caro utente,
la sindrome del colon irritabile ed i disturbi gastrointestinali hanno di frequente origini psicosomatiche. Infatti corpo e mente sono un tutt'uno e si influenzano a vicenda. Sarebbe necessario andare ad indagare cosa ci può essere dietro questi sintomi. Se non ha ancora indagato riguardo le basi organiche del disturbo le consiglio di parlarne con il suo medico. Inoltre so che ha già terminato un percorso di psicoterapia ma cerchi di non perdere la fiducia; le consiglio di riprovare. Il percorso spesso può essere lungo, servono pazienza ed impegno per imparare a conoscersi nel profondo. Si dia tempo e vedrà che piano piano arriveranno i primi risultati.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti. Un cordiale saluto. Dott.ssa Georgia Silvi
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Gentile utente, mi chiedo se si tratti di una somatizzazione e per stabilirlo può e dovrebbe rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Potrebbe anche iniziare solo un ciclo breve di colloqui conoscitivi per poi decidere come procedere o valutare come si è trovato, se riesce a vedere l'accaduto che la tormenta da anni anche da altre prospettive. Il punto è che spesso un sintomo fisiologico diventa il condensato di altre sfaccettature emotive che da soli non si è in grado di vedere. Immagino il malessere per ciò che le accade ma credo anche che la situazione si stia ingigantendo creandole, come lei stesso dice, una modificazione profonda nella sua persona e nel suo quotidiano.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Cristina Nobile
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Chiavari
Buongiorno gentile utente,
nonostante dica di non crederci più, se ci scrive, da qualche parte dentro di lei, ci deve essere ancora della speranza di poter ritornare a stare meglio.
Se il suo organismo ha iniziato a sviluppare questi sintomi (che perdurano da anni) credo che sarebbe opportuno (oltre che rivolgersi ad un medico) affrontare la questione anche da un punto di vista psicologico e delle emozioni che possono contribuire a creare questa situazione.
La mia opinione è che potrebbe esserle d'aiuto riprendere un percorso psicologico, possibilmente rivolgendosi ad uno specialista che si occupi del rapporto fra il corpo e la mente.
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Marianna Parente
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gent.le Utente,
la sua preoccupazione è comprensibile ma non deve abbattersi! La sindrome del colon irritabile è stata riconosciuta ormai da diversi anni come una malattia psicosomatica con cause bio-psico-sociali. Proprio per questo motivo il trattamento con maggior successo è quello combinato quindi sia farmacologico (parte che deve approfondire il suo gastroenterologo) sia terapeutico. La psicoterapia aiuta a ridurre notevolmente gli effetti invalidanti che la sindrome del colon irritabile comporta, specie da un punto di vista psicologico e sociale anche con l'aiuto di specifiche tecniche di rilassamento. Comprendere il perchè di questa somatizzazione sarebbe il primo passo per avere più consapevolezza delle sue emozioni e del suo corpo. Le consiglio quindi di riflettere sulla possibilità di riprendere il percorso di terapia con uno spirito più fiducioso, valutando l'approccio terapeutico più adatto a lei.
Un cordiale saluto
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Mi dispiace molto sentire quello che stai vivendo. Il colon irritabile (IBS) è una condizione che può causare molti disagi fisici ed emotivi, e comprendo come possa influire sulla tua qualità di vita e sulle tue relazioni. La paura e l’ansia legate ai sintomi possono creare un circolo vizioso: più temi di avere fastidi in pubblico, più questi si manifestano, aumentando il tuo malessere.

Capisco che, seppur avendo già fatto terapia, non ti senti ancora supportato o compreso, soprattutto dalla tua famiglia. Questi sintomi e la paura di parlarne potrebbero essere collegati a un livello profondo di ansia o stress, che può essere utile esplorare ulteriormente con un professionista. Inoltre, il fatto che tu abbia difficoltà a comunicare con gli altri su questo problema è comune, poiché la vergogna può intensificare il senso di isolamento.

Ti incoraggio a considerare una terapia mirata non solo sul lato fisico della tua condizione, ma anche sul lato emotivo, per affrontare la paura, la vergogna e l’ansia che si sono sviluppate nel tempo. L’approccio integrato (psicoterapia e gestione del benessere fisico) potrebbe darti maggiore sollievo. Non devi affrontare tutto da solo, e ci sono professionisti che possono aiutarti a ristabilire un senso di controllo e serenità nella tua vita.
Dott.ssa Elena Santomartino
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Preganziol
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé.
La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato.
Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare.
Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei.
A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Dr. Gianmarco Capasso
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bologna
Gentile utente,

mi dispiace sapere che sta vivendo questa sofferenza da così tanto tempo e che si senta incompreso nel suo disagio. Quello che descrive non è solo un problema fisico, ma anche un'esperienza emotiva profonda, che ha influenzato il suo modo di stare con gli altri e la percezione di sé.
Il colon irritabile è strettamente legato alla componente emotiva e allo stress, e il timore stesso di avere i sintomi può finire per alimentarli, creando un circolo vizioso difficile da spezzare. Il fatto che la terapia precedente non abbia portato ai risultati sperati non significa che non esistano altre strade da percorrere. Potrebbe essere utile un percorso specifico che integri l’aspetto psicologico con quello gastroenterologico, magari con il supporto di un terapeuta esperto in disturbi psicosomatici o un dietologo che possa aiutarla a individuare eventuali fattori scatenanti.
Anche se oggi si sente sfiduciato, non significa che non possa ritrovare serenità. Potrebbe iniziare ponendosi piccoli obiettivi: provare a parlare di questo disagio con una persona di fiducia, sperimentare tecniche di rilassamento per ridurre la tensione intestinale o valutare un nuovo percorso terapeutico. Non è solo in questo, e merita di sentirsi compreso e supportato.

Un cordiale saluto.

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