Perché lo sbiancamento dei denti con raggi UV non è un'idea brillante

Odontoiatria • 7 febbraio 2017 • Commenti:

I prodotti e i trattamenti per lo sbiancamento denti presenti in commercio sono tantissimi e pubblicizzati in modo martellante. Avere denti bianchi sembra diventata un'ossessione della nostra epoca, a cui in pochi riescono a sottrarsi.

Dentifrici, strisce, kit e trattamenti da richiedere al dentista: sono davvero numerosi i modi per sbiancare i denti tra cui scegliere.

Tra le molte procedure proposte, quella più efficace – e anche costosa – è lo sbiancamento professionale dei denti effettuato da un dentista, ma in alcuni articoli medici pubblicati su riviste specializzate è stato di recente dimostrato che questo processo può avere delle conseguenze.

Come funziona lo sbiancamento dei denti dal dentista

Detto anche “sbiancamento laser”, lo sbiancamento denti dal dentista si svolge con l'utilizzo di tre elementi:

  • una pasta protettiva che viene applicata sulle gengive;

  • una soluzione sbiancante a base di perossido di idrogeno o perossido di carbamide, che il dentista applica con estrema cura sui denti;

  • una fonte di luce molto forte, che accelera l'azione sbiancante della soluzione. Questa fonte di luce può essere LED o UV.

I possibili effetti collaterali del trattamento

Parliamo prima di tutto in generale degli effetti collaterali che può avere questo trattamento.
Il fatto che il dentista debba applicare una protezione sulle gengive, dovrebbe far capire che qualche rischio effettivamente c'è: la soluzione sbiancante di perossido di idrogeno o di perossido di carbamide, se non applicata correttamente, può infatti provocare delle bruciature chimiche alle gengive e ai tessuti molli della bocca.

Inoltre, un effetto collaterale molto comune è un’ipersensibilità ai denti e alle gengive, che può rendere fastidioso mangiare, bere o lavarsi i denti nei giorni successivi al trattamento. Diverse recensioni sullo sbiancamento dei denti riportano questo fastidio, che sparisce dopo pochi giorni. Per questo motivo, lo sbiancamento in persone con denti sensibili è di solito sconsigliato dai dentisti.

La pericolosità dei raggi UV

Bisogna poi sottolineare i rischi specifici dello sbiancamento denti con UV.
I raggi UV, come tutti noi sappiamo, sono pericolosi per la pelle: sono gli stessi che ci fanno ustionare al sole e che possono provocare il cancro della pelle. Quando durante lo sbiancamento si espongono i denti a questi raggi si possono danneggiare le gengive, ma non solo: possono essere dannosi anche per le labbra, gli occhi e la pelle del viso, parti che spesso non vengono adeguatamente protette durante la procedura.

Uno studio pubblicato sulla rivista specialistica Photochemical & Photobiological Sciences ha dimostrato che i pazienti che si sottopongono allo sbiancamento dei denti con UV si espongono a quattro volte la quantità di radiazioni che si recepisce dall'esposizione al sole, e che occhi e pelle non sono sufficientemente protetti da una quantità di UV così elevata.

Non solo, questo studio ha inoltre dimostrato che l'applicazione della luce non migliora in modo significativo l'effetto sbiancante. Un secondo studio, pubblicato questa volta sul Journal of Prosthodontics è giunto alle stesse conclusioni sull'inefficacia della luce, affermando che le procedure che la utilizzano e quelle che non la usano non differiscono in modo significativo.

Sbiancare o non sbiancare?

Sbiancare i denti è una procedura cosmetica, che non ha nulla a che fare con la salute della bocca e che per di più è temporanea. Chi vuole provarla dovrebbe valutare bene i pro e i contro: quella che non si basa su solide conclusioni scientifiche è una cattiva medicina, che non fa il bene dei pazienti.

Ci sono molti metodi per avere denti più bianchi, più o meno radicali. Quando si sceglie di farlo da un dentista con del perossido e l'applicazione della luce, bisogna affidarsi a un professionista serio, che per prima cosa esegua una visita dentale generale per stabilire eventuali rischi (ad esempio denti sensibili o la presenza di infiammazioni alle gengive o di piccole ferite). In alternativa, è meglio scegliere un metodo magari meno efficace sul breve termine, ma più delicato e meno rischioso.

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