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Su di me

Psicologa Clinica, Laureata con lode presso l’Università G. D’Annunzio di Chieti, sono iscritta all’ordine degli psicologi del Lazio (n. 14926) dal 20...

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Specializzazioni

  • Psicoterapia
  • Psicologia dell'emergenza - Psicotraumatologia
  • Psicologia Clinica
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Risposte ai pazienti

ha risposto a 4 domande da parte di pazienti di MioDottore

Salve, sono una ragazza di 24 anni che soffre d'ansia con sintomi dal 2012, sono sempre stata una persona dal carattere molto timido e credo che questo ha influito in qualche modo. Ho subito per quasi tutto il mio percorso scolastico bullismo, più psicologico che fisico, forse la paura del giudizio della gente nasce anche da questo. Sono cresciuta in un ambiente familiare in cui le urla e i litigi erano quasi all'ordine del giorno, i miei genitori sono persone che non hanno veri e propri amici da frequentare, solo persone/conoscenti con cui fermarsi a fare due chiacchiere, sono rari i casi in cui qualcuno viene a farci visita. Tutte quelle "amicizie" o semplici conoscenze che ho avuto le ho rovinate, abbandonate proprio a causa dell'ansia e della paura. Sempre a causa di questa sorta di ansia sociale avevo abbandonato la scuola. Ho avuto vari consulti dal vivo, 2 psicologhe dell'ASL con cui avrò fatto 3 o 4 sedute, uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale privato, ma sin dal primo incontro non stesi per niente a mio agio lì dentro. Passato qualche anno fui "costretta" ad affrontare una sorta di vacanza con un mio parente e altri miei coetanei che non conoscevo, presa dall'ansia contattai una psicoterapeuta privata, da lì in poi iniziai un percorso con lei, mi sono trovata bene sin da subito, sono riuscita ad affrontare alcune situazioni sociali, a diplomarmi e a prendere la patente anche se adesso non guido ancora da sola. Nell'ultimo anno di scuola decisi anche di voler iniziare una terapia farmacologica per i sintomi, sentivo che solo la psicoterapia non mi bastava. Ho fatto quasi 3 anni di psicoterapia (faceva riferimento allo psicodramma), tra tira e molla, arrivo a capire che il mio problema è anche la resistenza al cambiamento, da qui la decisione di entrambe (dopo averne parlato a lungo) di chiudere la terapia. Vivo con questa resistenza da qualche anno, anche se sono convinta di avercela avuta sempre. Inizio ad avere paura anche per il mio futuro, se sono ancora qui è grazie a due genitori che nel bene o nel male non mi lasciano mai sola. Ho paura di non riuscire a sbloccarmi da questa situazione, perchè so che adesso è un problema mio e nessuno in questo può aiutarmi. Ho paura di come sarà la mia vita dopo che i miei genitori non ci saranno più. Spesso ho pensieri suicidi (non ne ho il coraggio), ho iniziato ad avere questi pensieri con la nascita dell'ansia e quindi già dal 2012 ci pensavo, mi immaginavo i modi e i posti in cui farlo, ricordo che guardavo fuori dalla finestra della mia scuola dove vi era una strada in cui le macchine correvano veloci, immaginavo di buttarmici sotto. Da un pò cerco dei modi su internet su come andarsene senza soffrire troppo e mi sorprende ciò che si può leggere, ma ripeto sono solo pensieri, non ne ho il coraggio.
Questi pensieri nascono dall'insopportabile sofferenza che vivo e tendo di nascondere da molti anni ormai. Sono il mio peggior nemico, sono convinta di non essere brava in nulla, mi faccio schifo come persona, sento che la mia esistenza causa sofferenza e problemi non solo a me ma anche a chi mi sta vicino. Ci sono periodi in cui sto davvero giù e passo interi giorni a starmene dentro la mia cameretta (si, vivo ancora con i miei genitori e non ho un lavoro), piango spesso, passo molto tempo su internet (penso di esserne dipendente), mi sfogo lì, spesso lo uso per distrarmi dai miei problemi. A proposito di distrazioni credo di soffrire di qualche disturbo ossessivo compulsivo (non mi sto autodiagnosticando nulla, sono solo ipotesi), sin dall'inizio dell'adolescenza ho iniziato ad avere un brutto vizio, quello di grattare via tutte le imperfezioni sulla mia pelle (es.: brufoli, croste ecc.), cercando su internet ho letto qualcosa sulla dermatillomania e mi ci rivedo molto, non è detto però che ne soffra. Da sempre ho altre brutte abitudini che in un certo senso mi aiutano a trovare un sollievo momentaneo, come ad esempio strapparsi le unghie con i denti o mangiarsi le pellicine delle labbra, negli ultimi anni mi sfogo anche con il cibo spazzatura, anche se non sono delle vere e proprie abbuffate (non ho mai sofferto di alcun disturbo alimentare, sono normopeso).
Sempre negli ultimi anni mi capita di non riuscire a trattenere le lacrime in pubblico, non mi succede sempre ma a volte, alcuni hanno notato i miei occhi lucidi ma io evito di dare spiegazioni, a maggior ragione se sono perfetti sconosciuti, invento sempre una scusa. Di tutto quello che vi ho scritto ne sono a conoscenza poche persone nella mia vita, la mia psicoterapeuta, la mia famiglia e qualche parente.
Mi sento senza speranza e all'interno di una trappola che ho creato io stessa ma che allo stesso tempo ho paura ad uscirne. Ho paura di rimanere così per sempre. Ho paura di risperimentare il dolore (fisico e non) per affrontare le mie paure/ansie. Volevo provare una nuova psicoterapia, ma anche qui mi frena la paura perchè mi chiedo "E se sbaglio tutto ancora una volta?", "Se non sono abbastanza motivata che ci vado a fare?", "Se ho ancora questa resistenza come mi può aiutare?".... e tante, tante altre..
Non so cosa fare..

Gentilissima,
La sua narrazione è particolarmente densa, tutto apparentemente categorizzato (sintomi, eventuali cause...), ma come dice lei poi la via d'uscita manca. Assolutamente in linea con i colleghi ritengo possa essere utile riaprire una cornice terapeutica, mi sento di darle qualche chiave di lettura rispetto a quello che la tiene in un vicolo cieco. Ad un certo punto della vita tutti abbiamo provato ansia, ma normalmente possiamo affrontare quella sensazione di apprensione e tensione. Tuttavia, quando non riusciamo a gestire queste reazioni e cominciamo a temerle, corriamo il rischio di sviluppare un disturbo d’ansia che si autoalimenta, creando un circolo vizioso in cui l’ansia è sia causa che conseguenza. La categorizzazione inoltre non aiuta...quando un tassello rimane scoperto l'ansia sopraggiunge facendoci mettere in discussione tutto quanto fatto fino al allora. Le paure sono tante, ma ha già sperimentato in passato che provare tutt'al più espone ad un tentativo non riuscito completamente, ma c'è stato un movimento che ci fa sentire vivi e non un atteggiamento da spettatore...quello che oggi credo le pesi di più.
La motivazione alla psicoterapia? La sua richiesta di aiuto è già un buon punto di partenza. Le faccio i miei più sentiti auguri.

Dott.ssa Luana Petrongolo

Come capire se uno psicoterapeuta ti sta prendendo in giro oppure no?
Il terapeuta in questione è iscritto all'albo, abbiamo fatto insieme qualche anno di psicoterapia che mi ha permesso di raggiungere alcuni obiettivi. Da un pò di tempo penso che il mio terapeuta mi abbia nascosto o mentito su alcune cose, forse per "proteggermi" o forse perchè non sa ammettere un proprio errore? So già le risposte che riceverò, gliene parlerò di questa cosa ma come faccio a capire se ciò che mi sta dicendo è vero oppure no? Come capire chi ha torto e chi ragione? Non so, si da sempre per scontato che a sbagliare sia sempre il paziente, ma è davvero così?

Gent.mo, la domanda legittima che pone mi è apparsa provocatoria nel momento in cui dice di sapere già le risposte che riceverà e aggiunge che gliene parlerà (al Suo terapeuta)...quindi mi sembra le fosse gia chiaro quello che sarebbe stato ragionevole fare...mi sembra che la difficoltà sia nella provocazione, atteggiamento che tende a stressare le relazioni e che mal traduce la sua sensibilità e la paura di fidarsi che rimangono sullo sfondo.
Cordialmente. Dott.ssa Luana Petrongolo

Dott.ssa Luana Petrongolo

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