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Esperienze

Mi metto a disposizione nel sostenerti per attraversare e integrare difficoltà emotive, relazionali e psicologiche, fornendoti strumenti per comprendere il tuo malessere e attivare risorse di cambiamento e crescita personale già presenti in te.


Un mio obiettivo è quello di farti conoscere e trasformare il Senso di inadeguatezza e paura del giudizio altrui.

Il mio approccio: sistemico e relazionale. 

• Sistemico: ogni individuo è parte di un sistema (famiglia, relazioni, contesto sociale). Comprendere le dinamiche in cui siamo inseriti aiuta a trovare equilibrio e nuove risorse.

• Relazionale: il benessere psicologico nasce e si sviluppa all’interno delle relazioni.

Capire come queste ci influenzano permette di trasformare la sofferenza in crescita personale.

Il tuo percorso terapeutico sarà personalizzato e costruito sulle tue necessità.

Il nostro Focus sarà posto sull'attivazione delle risorse individuali e relazionali per ricercare il benessere psico-fisico e su questo costruire un nuovo equilibrio. 

Altro Su di me

Approccio terapeutico

Psicoterapia della gestalt
Psicoterapia delle dipendenze patologiche
Psicoterapia sistemico relazionale

Aree di competenza principali:

  • Mediatore familiare
  • Psicologia nutrizionale
  • Psicologia breve e strategica
  • Mediatore familiare
  • Sessuologia
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Dott. Giorgio Pensa

Via Ardea 27, Roma 00183

La pulsione di esistere che si impone nel mondo che ci circonda assumendo forme diverse.
Allo stesso modo i nostri sintomi ci parlano del nostro desiderio impellente di esistenza.

02/10/2025

Prestazioni e prezzi

  • Colloquio psicologico

    60 €

  • Gestione dei conflitti

    60 €

  • Test di personalità

    70 €

  • Superamento di eventi traumatici

    60 € - 64 €

  • Sostegno psicologico adolescenti

    50 € - 64 €

Indirizzi (3)

Disponibilità

Pagamento online

Accettato

Telefono

06 9763...

Pazienti accettati

  • Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Studio Privato

Via Carlo Cattaneo 15, Roma 00186

Disponibilità

Telefono

06 9763...

Pazienti accettati

  • Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Re di Roma

Via Ardea 27, Roma 00183

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Accettato

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15 recensioni

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  • G

    Il dottor Pensa è un abile ascoltatore ed ha la capacità di mettere al proprio agio. I suoi consigli sono davvero utili e lo consiglio vivamente.

     • Studio Privato colloquio psicologico individuale  • 

  • A

    Il dott. Pensa si è mostrato molto disponibile ed empatico, mi sono trovata davvero bene. Esperienza positiva che consiglio!

     • Re di Roma consulenza psicologica  • 

  • C

    Il Dottor Giorgio è un professionista capace di connettersi. Mi sento compresa, accettata e so che quello studio accogliente e il lavoro che facciamo sono un posto sicuro. Sto imparando ad affidarmi ad uomo.
    Grazie Dottore

     • Studio Privato psicoterapia individuale  • 

  • A

    Professionista molto preparato, empatico ed attento all'ascolto.
    Mi sono sentito accolto e guidato con grande professionalità.
    Consigliato a chi cerca un supporto serio e umano.

     • Altro Altro  • 

  • G

    Molto bravo ed empatico. È stato puntuale e mi ha saputo ascoltare molto bene

     • Online-Telefono  • 

  • L

    Ho girato tanti psicologi. È stata la prima volta che non mi sono sentito “trattenuto a tutti i costi”….infatti dopo poche sedute abbiamo concluso il percorso (anche se abbiamo un appuntamento tra qualche mese)…mi sono sentito di nuovo libero e “visto” nel mio valore

     • Re di Roma  • 

  • C

    Con il Dott. Pensa mi sono trovata molto bene, mi sono sentita compresa e accolta in quello che per me era un momento di estrema difficoltà personale. Consiglio per la sua professionalità e per il fatto che non mi sono mai sentita giudicata.

     • Re di Roma colloquio psicologico  • 

    Dott. Giorgio Pensa

    Grazie! Anche questo messaggio pubblico mi sembra un ulteriore passo…un caro saluto


  • E

    Mi sono sempre sentita ascoltata e compresa. Un supporto prezioso e un punto di svolta per la mia vita.

     • Studio Privato colloquio psicologico  • 

    Dott. Giorgio Pensa

    Grazie!


  • R

    Un grande professionista che fa dell'empatia e del dialogo uno dei suoi punti di forza maggiori.

     • Altro Altro  • 

    Dott. Giorgio Pensa

    La ringrazio! Anche della fiducia verso un coetaneo dei suoi nipoti, non era scontata!


  • B

    Il dott. Pensa, mi sta aiutando a riflettere su argomenti che da sola non riuscivo nemmeno a pensare, mostrandosi sempre attento a supportarmi e incoraggiarmi anche nei momenti più difficili. Non posso fare altro che ringraziarlo perché grazie ho affrontato situazioni che mi creavano sempre più problemi

     • Re di Roma colloquio psicologico  • 

    Dott. Giorgio Pensa

    Grazie! Direi di fare almeno 50-50 sui meriti. Buona fortuna per tutto!


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Risposte ai pazienti

ha risposto a 19 domande da parte di pazienti di MioDottore

Domande su Disturbo bipolare

Salve,
sono bipolare ed ho 62 anni ... Sono abruzzese e l'uomo veneto che amo mi ha chiesto di andare in Veneto ma io non me la sento ... Che fare ?

dietro alla scelta non c’è solo un trasferimento, ma il senso di sicurezza, radici e possibilità di cambiamento. Non esiste una risposta giusta in assoluto: può essere utile chiedersi non tanto ‘dove andare’, ma cosa davvero la fa sentire al sicuro e rispettata nei suoi bisogni.

Dott. Giorgio Pensa

Gentili dottori,

vorrei raccontarvi una situazione che mi riguarda e che da molti mesi non mi fa essere tranquilla con me stessa, creando una sensazione di insoddisfazione e malessere costante. È la storia di un amore che non è mai diventato realtà, ma che ha segnato la mia vita più di tanti altri che invece ho vissuto fino in fondo.

Tanti anni fa, ero fidanzata con un ragazzo con cui avevo costruito un progetto concreto: avevamo comprato una casa. Avevamo iniziato i lavori di ristrutturazione, sognavamo il matrimonio, una vita insieme. Poi, a pochi mesi dal fatidico "sì", mi ha lasciata. È stato un colpo durissimo ma col tempo credo di aver superato (non stavamo più bene insieme, non eravamo felici).
Ma non mi sono arresa: ho deciso di portare avanti il progetto della casa con le mie forze, come un atto di riscatto, di indipendenza.
Comunque dopo poco tempo, mi sono avvicinata ad un ragazzo che già lavorava nel mio stesso posto di lavoro ed è diventato il mio attuale fidanzato. Con lui ho ricostruito una stabilità, una quotidianità. Dopo 2 anni siamo andati finalmente a convivere.

Ma proprio in quel momento, pochi mesi dopo l'inizio della nostra convivenza, nella mia vita è entrato Paolo.

Era stato assunto nella mia stessa azienda, lui lavorava in un’altra divisione del mio ufficio. All’inizio ci salutavamo appena, con cordialità. Poi, per lavoro, abbiamo iniziato a scambiarci email per chiarimenti lavorativi. E quegli scambi, pian piano, con una battuta o una riflessione, sono diventati qualcosa di più: un appuntamento quotidiano, un momento di respiro, di leggerezza, di complicità.
In breve abbiamo iniziato a pranzare insieme, anche solo pochi minuti rubati al resto.
Ed in un altrettanto breve periodo mi sono ritrovata a ridurre il tempo a pranzo a casa dei miei genitori per stare con lui.
Dopo un po' anche dopo il lavoro ci fermavamo insieme, prima davanti alla mia macchina e poi avevamo iniziato a passeggiare per le vie meno frequentate della città, parlando di tutto e di niente, come due persone che si riconoscono nell’anima. Camminavamo senza meta sulle stesse vie, in un senso e nell'altro, con il solo scopo di stare li a raccontarci, a conoscerci.

Paolo non mi ha mai forzata era sempre attento a non esagerare mai.
Dopo un anno, mi ha detto chiaramente quello che provava. Mi amava, voleva un futuro insieme. Io non ho rifiutato le sue attenzioni, i suoi regali. Anzi; anche se non ho mai permesso un bacio, anche se in ascensore stavamo attaccati, ci sfioravamo, respirandoci addosso, non ho mai oltrepassato quel limite. Ma qualcosa c'era, la voglia di stare con lui era costante. Gli dedicavo le canzoni che amavo e gli facevo scoprire i testi in cui c'erano parole d'amore, amori che nascevano, sentimenti di rinascita e immagini simili. Messaggi inconsci probabilmente, forse di un sentimento che non osavo dichiarare nemmeno a me stessa.

Durante i momenti insieme i miei sorrisi verso di lui erano enormi, pieni. Ma vedevo anche la sua tristezza ogni volta che mi salutava e io tornavo a casa dal mio compagno. Poi, in me, qualcosa è cambiato. Ho iniziato ad aprirmi di più verso di lui; a parlare di futuro insieme a casa mia.
Un giorno d'estate non so dove abbia trovato il coraggio, invece di passare la pausa pranzo insieme su una panchina nel solito parchetto, l’ho invitato a pranzo dai miei genitori! Lui era entusiasta ed ha accettato subito. Il pranzo è andato benissimo, mia mamma sembrava piacevolmente colpita da lui, mio padre più titubante (ma anche di carattere non lascia trasparire nulla).

Ma forse quella mia apertura verso di lui, ha creato più problemi che benefici. Sono stata troppo superficiale, dovevo preparare meglio il terreno?
L'ho presentato come un collega/amico che lavorando lontano da casa spesso mangia da solo e quindi volevo offrirgli un pasto più normale; dopotutto l'avevo fatto anche con altre persone dell'ufficio in anni precedenti, anche per farle ambientare in un contesto nuovo.
Credo che in quel momento i miei abbiano capito che c’era qualcosa di diverso stavolta, qualcosa che non era come al solito. Mia madre dopo poco ha iniziato a controllarmi di più chiedendomi di tornare prima per pranzare a casa e farmi vedere la sera dopo l'ufficio; poi mi ha detto chiaramente che non avrei dovuto "creare problemi".

Ad un certo punto ho scelto di cambiare lavoro (anche Paolo mi ha spinta ad andare in una situazione più sicura economicamente), dal lavoro di ufficio, ad un negozio a contatto coi clienti.
Mi sono spostata di un chilometro o poco più, ma con orari diversi. Paolo, quasi ogni sera, aspettava un’ora e mezza dopo il suo orario di lavoro solo per poter stare con me. Nelle pause pranzo lui veniva da me o io andavo da lui. Fortunatamente entrambi lavoravamo vicinissimi a degli splendidi parchi pubblici; anche se fossero stati solamente dieci minuti insieme in un parco entrambi saremmo corsi.

Poi anche lui ha cambiato lavoro, trasferendosi in un’altra città — anche su mio invito, perché così avrebbe dimostrato ai miei genitori che era una persona che voleva impegnarsi e crescere — le nostre occasioni di vederci si sono drasticamente ridotte.
Ma lui faceva comunque il possibile: si spostava, si organizzava, trovava spazio per venire da me, ogni tanto a pranzo, ogni tanto dopo lavoro.
Per poter mandarci più messaggi in quel periodo ho comprato una sim nuova, per poterlo contattare e ricevere messaggi senza rischiare che i arrivassero in momenti inopportuni.

E proprio in quel periodo, mia padre è stato colpito da un grave problema di salute. Tutto si è spostato: la mia attenzione, il mio tempo, la mia energia sono andati alla famiglia.

Poi è successo: Paolo si è sentito solo. Mi ha scritto una mail straziante, in cui diceva che così non si sentiva veramente amato, capiva la situazione, ma gli sembrava che ogni volta "gli altri" avessero sempre la priorità su noi due; non poteva più vivere di promesse, di “un giorno capirai”. Probabilmente aveva ragione.

Ma davanti ai suoi dubbi, invece di affrontare la situazione, ho avuto paura, mi sono raffreddata. Ho iniziato a distanziarmi. Dovevo capire cosa volevo.
Quindi ho ridotto i contatti con lui, e continuavo la mia vita tra lavoro, casa dei mie e casa mia con il mio fidanzato che faceva di tutto per ripristinare le cose tra noi, visto che inevitabilmente da tempo avevo trascurato e si trascinavano avanti senza slancio. Paolo poteva solo scrivermi, cercarmi e arrabbiarsi perchè io sparivo, rispondevo a singhiozzo e con poca voglia, non gli ho dato alternative; chissà cosa pensava in quel periodo.

Qualche mese dopo, verso Natale, Paolo mi ha regalato un libro sull'amore che conteneva anche un invito con una nostra foto occhi negli occhi e una data: validità fino a Capodanno.

Penso fosse un ultimatum travestito da speranza. Ma per me è stato troppo. Mi ha messo di fronte a una scelta che non ero pronta a fare.
Arrabbiato per i miei tentennamenti mi ha tempestato di messaggi per trovare il modo di dialogare e parlare. Ma non riuscivo a fare nulla. Gli altri attorno a me hanno capito che i messaggi erano troppi. Ho fatto finta di niente, ho spento il cellulare e l'ho chiuso fuori dal mio mondo. Lì ho deciso di chiudere tutto.

Era la cosa più dolorosa e contemporaneamente più semplice per me: tagliare quel ramo, tornare nei soliti binari, non creare problemi agli altri, fare di tutto per dimenticarlo.
Gli ho scritto un messaggio sicuramente freddo, forse ingiusto, in cui dicevo che non era più il caso di continuare a sentirci ed era meglio non vederci più. Mi sono sentita più leggera.

Da allora però c'è il vuoto. Un vuoto enorme. So che col tempo passerà, che riuscirò a rimettere in ordine le cose, a tornare totalmente dentro la vita che avevo prima di incontrarlo.

Ma penso a Paolo ogni giorno. Lui continua a scrivermi. Leggevo i messaggi, ma non rispondevo, chiedeva perchè si era rotto tutto così, perchè non un chiarimento guardandosi, forse chiedeva solamente più rispetto.
Ora non li leggo più i messaggi che ancora sporadicamente arrivano. Perché leggerli e magari rispondere vorrebbe dire riaprire una porta che non so più se voglio davvero aprire. Vedersi sarebbe qualcosa di troppo grande: un passo che non so se ho il coraggio di compiere. Non saprei nemmeno spiegare il mio modo di fare.

Vivo con il senso di colpa per non aver avuto il coraggio di sceglierlo. Con il senso di dovere verso il mio compagno, che non merita questo. Con il peso della famiglia, della casa, del passato che mi lega.
Ma soprattutto, vivo con la consapevolezza che forse ho perso l’unica persona che mi ha fatta sentire davvero me stessa: viva, libera, non mi voleva perfetta e non mi ha mai fatta sentire giudicata (se non nel finale del rapporto, quando potevo dargli briciole).

Se prima di lui avevo tutto (amore, casa, famiglia) perchè ho lasciato così tanto spazio a Paolo? E perchè se lui ha avuto così tanta importanza dentro di me, non sono mai riuscita ad andare oltre con lui? solo allusioni e qualche promessa non mantenuta?

Vorrei capire: cosa mi ha trattenuto? È stata paura? Lealtà? Abitudine? Vero amore verso il mio compagno? verso la famiglia? Sono sempre stata una figlia perfetta, una fidanzata perfetta, ma sono mai stata davvero felice? oppure facevo solo felici gli altri?

Forse mi sono sempre illusa di scegliere, ma credo invece di aver sempre scelto di non scegliere, scelto di non cambiare le cose.

Riuscirò mai ad andare davvero oltre, a dimenticare questi anni e a creare una famiglia con il mio fidanzato?

Grazie per avermi ascoltato.

Con la speranza di ricevere qualche utile suggerimento.
Buona giornata.

Gentile utente,
dalle sue parole traspare con chiarezza la profondità dei sentimenti che ha vissuto e la complessità delle scelte che si è trovata ad affrontare. In situazioni come la sua, spesso ciò che pesa di più non è solo il passato in sé, ma il dialogo interiore che continua a riproporre domande, dubbi e sensi di colpa. È comprensibile che lei senta un conflitto tra dovere, desiderio e paura di ferire le persone a cui tiene.

Credo che non si tratti tanto di “scegliere la persona giusta”, quanto di comprendere meglio se stessa e ciò che davvero desidera per il proprio futuro, al di là delle aspettative esterne. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a dare significato a questa esperienza, trasformando il vuoto che sente in uno spazio di ascolto autentico e di nuove possibilità.

La ringrazio per aver condiviso con coraggio la sua storia e le auguro di trovare presto la chiarezza e la serenità che merita.

Dott. Giorgio Pensa
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