Salve ho bisogno che qualcuno mi aiuti o meglio mi dia indicazioni su come fare a convincere mio fig
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Salve ho bisogno che qualcuno mi aiuti o meglio mi dia indicazioni su come fare a convincere mio figlio che ha bisogno di aiuto... Per come la vedo io (vi assicuro che non sono una madre ansiosa o iper apprensiva)... Ma il suo comportamento non è per niente normale passa da una chiusura totale con il mondo intero ad attacchi di ira ingiustificati.. so che addirittura dice di sentire voci che gli parlano e che sostiene che è il male che complotto contro di lui.. Ho chiesto aiuto a mio marito ma lui sostiene che non ha nulla che non va.. ma assicuro che non è così per favore ditemi almeno come mi devo comportare sono disperata ho chiesto ad altri psicologi ma mi hanno risposto che finché non si convince lui non si può fare nulla
Gentile signora,
da come descrive la situazione di suo figlio penso sia senz'altro opportuna una visita specialistica presso uno psichiatra o uno psicologo di sua fiducia.
Indubbiamente è necessario che il ragazzo sia consenziente.
In mancanza di tale consenso potrebbe comunque recarsi lei dallo specialista per esporre i fatti e ricevere almeno i consigli di un esperto che possono aiutarla a gestire al meglio la sua difficile situazione.
da come descrive la situazione di suo figlio penso sia senz'altro opportuna una visita specialistica presso uno psichiatra o uno psicologo di sua fiducia.
Indubbiamente è necessario che il ragazzo sia consenziente.
In mancanza di tale consenso potrebbe comunque recarsi lei dallo specialista per esporre i fatti e ricevere almeno i consigli di un esperto che possono aiutarla a gestire al meglio la sua difficile situazione.
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Gentile Signora,si può rivolgere al centro igiene mentale ( CIM )di competenza e chiedere una visita psichiatrica obbligatoria.Sarà lo psichiatra a decidere se e cosa fare.
G.le Signora la sua situazione rappresenta una difficoltà molto diffusa tra genitori di figli che non sono consapevoli del loro problema. In tali casi la disperazione e il senso di impotenza si fanno sentire. Nella mia pratica clinica mi ritrovo spesso a consigliare a queste persone di recarsi loro in primis in consulenza presso uno psicologo o uno psichiatra e cercare di valutare insieme la situazione al fine di trovare la migliore strategia per coinvolgere anche il ragazzo.
Gentile signora, purtroppo spesso le opinioni dei genitori in merito alle problematiche dei figli sono differenti. Potrebbe fare un colloquio con uno specialista da sola o insieme al marito. Purtroppo è necessario il consenso di entrambi i genitori per una visita specialistica in regime di "non urgenza".
Buongiorno signora, sarebbe importante sapere l'età di suo figlio per comprendere meglio la situazione.
Il fatto che lei e suo marito abbiate una visione differente è già un elemento informativo, che permette di capire come il vostro livello di preoccupazione e di "coinvolgimento" sia diverso.
Se suo figlio non vuole chiedere aiuto, può farlo lei, rivolgendosi ad uno psicologo ad orientamento sistemico relazionale, che pone il focus proprio sulle dinamiche relazionali sottostanti il malessere.
E' possibile che, in un secondo momento, vedendo i genitori attivarsi per lui, anche suo figlio si convinca a farsi aiutare.
Spero di esserle stata d'aiuto.
Dottoressa Silia Lafortezza (Milano | Buccinasco)
Il fatto che lei e suo marito abbiate una visione differente è già un elemento informativo, che permette di capire come il vostro livello di preoccupazione e di "coinvolgimento" sia diverso.
Se suo figlio non vuole chiedere aiuto, può farlo lei, rivolgendosi ad uno psicologo ad orientamento sistemico relazionale, che pone il focus proprio sulle dinamiche relazionali sottostanti il malessere.
E' possibile che, in un secondo momento, vedendo i genitori attivarsi per lui, anche suo figlio si convinca a farsi aiutare.
Spero di esserle stata d'aiuto.
Dottoressa Silia Lafortezza (Milano | Buccinasco)
Gent.le signora, sicuramente come le è già stato detto è importante che suo figlio sia consenziente. Un primo passo che può fare è rivolgersi lei ad uno psicoterapeuta per farsi aiutare nella gestione della situazione. Un obiettivo potrebbe essere riuscire a coinvolgere suo marito, per fargli capire le sue preoccupazioni. Se riuscirete a sostenervi sarà più facile affrontare vostro figlio e convincerlo a farsi aiutare. Potrebbe essere che suo figlio sappia della vostra visione differente e usi questo vostro disaccordo a suo favore, continuando a rifiutare ogni proposta. Spero che riuscirà a trovare l'aiuto di cui ha bisogno. Cordiali saluti
Buongiorno signora, da quanto scrive non mi è chiaro se suo figlio sia o no maggiorenne. In caso lo sia, è necessario, come già le hanno detto, che decida lui stesso di rivolgersi a un professionista. Se invece è minorenne, è necessario che anche suo marito sia d'accordo. Capisco la situazione molto difficile che sta vivendo e mi aggiungo ai colleghi che hanno invitato lei a rivolgersi in prima persona a un terapeuta, che potrebbe sostenerla in un momento così difficile come quello che sta vivendo e potrebbe aiutarla a trovare le modalità più funzionali per aiutare suo figlio e per comunicare con suo marito in merito alla situazione di vostro figlio. Le faccio i miei auguri per una maggiore serenità. Dott.ssa Sara Zamperlin
Gentile signora,
ritengo la sua preoccupazione profondamente legittima. Il quadro che descrive (ritiro sociale, esplosioni di rabbia, e soprattutto la comparsa di esperienze come “voci” e la convinzione di un complotto contro di lui) merita attenzione immediata.
Capisco che sentirsi rispondere “non si può fare nulla finché non vuole lui” sia frustrante e, in certi casi, clinicamente impreciso.
In realtà, quando il disagio compromette il contatto con la realtà, come sembra nel caso di suo figlio, è possibile e doveroso agire anche in assenza del suo consenso, con delicatezza ma anche con determinazione.
Cosa può fare concretamente:
-Non discutere la realtà dei suoi vissuti (voci, convinzioni, ecc.) poiché contraddirlo può solo aumentare la diffidenza. Invece, si può cercare di entrare nel suo mondo con rispetto, provando a fare in modo che si racconti.
- Coinvolgere un medico di base o il pediatra di famiglia (se è minorenne), che può attivare un primo accesso a un centro di salute mentale.
- Contattare direttamente il CPS (Centro Psicosociale) della vostra zona, o il CSM (Centro di Salute Mentale), per spiegare la situazione e valutare un primo intervento domiciliare o un invito al colloquio familiare.
In molte regioni esistono equipe per interventi precoci nelle psicosi giovanili, che lavorano proprio in situazioni simili.
Se il rischio è immediato o le frasi che dice indicano un pericolo per sé o per gli altri, può rivolgersi al pronto soccorso psichiatrico o chiamare il 112. Non è un fallimento, ma un atto di protezione.
Un punto che ritengo essenziale e ci tengo a dirglielo: lei non è sola. E ha già fatto un passo fondamentale: ha riconosciuto i segnali.
Il mio lavoro consiste anche nell'aiutare i familiari ad affrontare queste situazioni senza colpevolizzarsi, capendo quando e come si può intervenire, anche controvento.
La saluto cordialmente
Dr. Gianvito Elicio
Psichiatra, Psicoterapeuta
ritengo la sua preoccupazione profondamente legittima. Il quadro che descrive (ritiro sociale, esplosioni di rabbia, e soprattutto la comparsa di esperienze come “voci” e la convinzione di un complotto contro di lui) merita attenzione immediata.
Capisco che sentirsi rispondere “non si può fare nulla finché non vuole lui” sia frustrante e, in certi casi, clinicamente impreciso.
In realtà, quando il disagio compromette il contatto con la realtà, come sembra nel caso di suo figlio, è possibile e doveroso agire anche in assenza del suo consenso, con delicatezza ma anche con determinazione.
Cosa può fare concretamente:
-Non discutere la realtà dei suoi vissuti (voci, convinzioni, ecc.) poiché contraddirlo può solo aumentare la diffidenza. Invece, si può cercare di entrare nel suo mondo con rispetto, provando a fare in modo che si racconti.
- Coinvolgere un medico di base o il pediatra di famiglia (se è minorenne), che può attivare un primo accesso a un centro di salute mentale.
- Contattare direttamente il CPS (Centro Psicosociale) della vostra zona, o il CSM (Centro di Salute Mentale), per spiegare la situazione e valutare un primo intervento domiciliare o un invito al colloquio familiare.
In molte regioni esistono equipe per interventi precoci nelle psicosi giovanili, che lavorano proprio in situazioni simili.
Se il rischio è immediato o le frasi che dice indicano un pericolo per sé o per gli altri, può rivolgersi al pronto soccorso psichiatrico o chiamare il 112. Non è un fallimento, ma un atto di protezione.
Un punto che ritengo essenziale e ci tengo a dirglielo: lei non è sola. E ha già fatto un passo fondamentale: ha riconosciuto i segnali.
Il mio lavoro consiste anche nell'aiutare i familiari ad affrontare queste situazioni senza colpevolizzarsi, capendo quando e come si può intervenire, anche controvento.
La saluto cordialmente
Dr. Gianvito Elicio
Psichiatra, Psicoterapeuta
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