Salve, alla 2 domande: sin da ragazzino, ho vissuto dei periodi di pigrizia e di indolenza. Uscivo

18 risposte
Salve,
alla 2 domande: sin da ragazzino, ho vissuto dei periodi di pigrizia e di indolenza. Uscivo poco di casa, e tendevo all'apatia. Questa condizione me la sono portata sino all' età adulta, anche se, ripeto, solo a periodi, poi nella maggior parte del tempo lavoro e mi sforzo di essere il più socievole possibile. Una tendenza all'indolenza del genere potrebbe essere stata sempre una spia di una depressione latente? E poi seconda domanda, quanto influiscono la genetica e l'ambiente nella determinazione di un carattere? Si potrebbe fare una percentuale per entrambi? Chiedo questo in quanto mia madre è sempre stata ansiosa, e anche io lo sono, ma questa caratteristica perché l'ho ereditata solo io? I miei due fratelli hanno dei caratteri molto più equilibrati. Grazie.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, capisco le sue difficoltà ma vorrei tranquillizzarla nel dirle che non tutto è sintomo di una patologia. Come ha scritto il mio collega per avere certezza di ciò che sta passando potrebbe intraprendere un percorso psicologico in modo tale da avere un quadro più preciso della situazione. Molto spesso ciò che pensiamo possa essere patologico in realtà è semplicemente un modo di essere personale, che dipende da tanti fattori, ma non ha niente a che vedere con una patologia. L'essere diversi dagli altri, anche se ci spaventa, è una forma di UNICITA' preziosa. Mi ricollego alla questione delle differenze individuali per dirle che sicuramente genetica e ambiente hanno un forte impatto su di noi e ci rendono diversi l'uno dall'altro, così come le esperienze che viviamo quotidianamente, ed essendo fattori di cui non possiamo avere il controllo, agiscono sugli individui in modo diverso e causale anche tra fratelli. Si affidi ad una persona competente in questo campo e vedrà che sicuramente potrà stare meglio e darà risposta tutti i suoi dubbi.
Per qualsiasi ulteriore chiarimento, resto a disposizione.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Minoli Beatrice
Buongiorno gentile utente. Lei pone domande molto interessanti che sicuramente meriterebbero uno spazio maggiore di approfondimento.
proverò a sintetizzare qualche concetto, spero le sarà utile.
La letteratura scientifica è abbastanza concorde nel ritenere che esistano fattori genetici di predisposizione alle patologie psicologiche che hanno un chiaro correlato neurofisiologico. Alcuni disagi, tra cui la depressione maggiore, le sindromi maniacali, la schizofrenia, e altri, sono caratterizzati da un cattivo funzionamento dei sistemi cerebrali e dei neurotrasmettitori che dovrebbero garantire l'equilibrio funzionale. I neurotrasmettitori sono molecole prodotte in varie ghiandole del corpo e si agganciano ai neuroni per stimolare la loro attività oppure per inibirla.
Nel caso della depressione maggiore e di altre forme gravi di disturbi dell'umore, tale attività di attivazione/inibizione è fortemente compromessa alterando il rapporto emotivo con la realtà.
Esistono dunque, come le dicevo, numerosi studi che attestano una forma di ereditarietà di alcune patologie, in quanto si eredita la struttura cerebrale e, in parte, anche il suo funzionamento.
In realtà, l'espressione di tali caratteri ereditari è tutt'altro che scontata e dipende da una serie di variabili ambientali talmente grande da rendere molto bassa la percentuale di manifestazioni simili nella discendenza (se la disfunzione cerebrale è molto grave tale percentuale tende ad aumentare, ma raramente persone con tali patologie generano figli).

Possiamo sicuramente affermare che la cultura di appartenenza, la famiglia, lo status economico, gli eventi esperienziali, e la combinazione di tutti questi fattori, incidono sulla possibile manifestazione di una forma di depressione, indipendentemente che esista una predisposizione genetica, sebbene tale predisposizione potrebbe incidere sulla gravità del disagio.

Parlando del suo caso, sebbene gli elementi che ci fornisce sono sommari, la sua pigrizia e indolenza, il suo doversi sforzare per mostrare socievolezza, potrebbero essere legati a un carattere psicologico che è suo peculiare, creatosi nel corso del tempo, forgiato dalle sue esperienze di vita, dal suo contesto familiare e culturale. Mi sento di escludere che ci sia una forma latente di depressione, anche perché la sindrome depressiva è tale se manifesta dei sintomi molto chiari e invalidanti.

Per quanto riguarda, invece, l'ansia di sua madre che lei teme possa essere ereditaria, sono certo di poterla rassicurare che essa non ha un connotato genetico diretto: certamente lei ha ereditato da sua madre metà del patrimonio genetico e questo incide sull'espressione di comportamenti simili, ma l'ansia si manifesta in modo naturale in tutte le persone e il modo in cui si gestisce dipende da fattori innumerevoli, spesso legati al modo in cui veniamo educati e/o dall'ambiente sociale. Quindi lei potrebbe aver "preso" il carattere ansioso di sua madre semplicemente perché ha vissuto con lei tantissimo tempo e ha interiorizzato molti dei suoi comportamenti, della sua gestione emotiva e delle sue ansie di conseguenza.

Il mio consiglio, vista anche la sua curiosità in merito, è di approfondire l'analisi di sé stesso, del suo carattere, dei disagi psicologici che avverte. Senz'altro un percorso psicologico, con elementi di psico-educazione, potrebbe fare al caso suo e chiarirle molti dei suoi dubbi. Le consiglio, inoltre, un approccio basato sulle potenzialità umane, come la Psicologia Positiva, che le farà comprendere come non esistono lati positivi e negativi del carattere, bensì solamente punti di forza ben espressi, troppo presenti oppure poco efficaci.
Se lo desidera posso darle maggiori informazioni su questo tipo di approccio psicologico.
Spero di esserle stato di aiuto, un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Buongiorno gentile utente,
Per quanto riguarda la sua prima domanda mi sento di rassicurarla sul fatto che non esiste una depressione “latente” ma possono esserci delle vulnerabilità genetiche ereditate che predispongono alla depressione. In alcuni casi, possono verificarsi dei quadri sintomatologici subclinici, ovvero caratterizzati dalla presenza di un numero inferiori di sintomi a quelli minimi richiesti per poter soddisfare i criteri diagnostici necessari per il disturbo depressivo, tuttavia, tale sintomatologia deve associarsi ad una compromissione qualitativamente significativa del funzionamento individuale in diversi ambiti e persistere nel tempo per poter essere clinicamente rilevante. La tendenza alla pigrizia, all’indolenza e al ritiro che descrive sembrano indicare piuttosto un aspetto del suo funzionamento personologico. Per quanto riguarda, invece, la sua seconda domanda le differenze individuali nel profilo psicologico o psicopatologico sono sempre il frutto di un processo di interazione tra fattori di rischio genetici e ambientali. La sola predisposizione genetica così come la sola esposizione a eventi di vita stressanti o potenzialmente traumatici non sono sufficienti per spiegare l’esordio sintomatologico. Nel suo caso, potrebbe avere ereditato una certa vulnerabilità che lo predispone all’ansia e aver vissuto delle esperienze di vita, diverse dai suoi fratelli, che hanno contribuito a slatentizzare tali vulnerabilità biologiche sfociando nei sintomi d’ansia. Tuttavia, l’eziopatogenesi dei disturbi d’ansia è piuttosto complessa e richiede l’esplorazione di un’ampia gamma di fattori. Se tale sintomatologia ansiosa dovesse risultare particolarmente invalidante per lei, la invito a rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta, preferibilmente di tipo cognitivo-comportamentale, affinché possa esplorare le cognizioni rigide e disfunzionali che mantengono la sua ansia. Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Ludovica Giani
Buongiorno. Potrebbe essere utile esplorare con maggiore dettaglio le emozioni legate ai periodi di pigrizia e indolenza. Un supporto psicologico, anche breve, potrebbe aiutare a comprendere meglio queste sensazioni. Se affronta positivamente la maggior parte della vita quotidiana e i periodi di pigrizia sono occasionali, non è motivo di grande preoccupazione. La depressione è complessa e richiede più informazioni per una diagnosi accurata. Nel processo di formazione del carattere, diversi fattori giocano un ruolo importante. Tra di essi, l'integrazione tra genetica e ambiente in cui si è vissuti, insieme alle esperienze di vita incontrate, risultano significativi. Questo equilibrio potrebbe essere approssimativamente un 50-50, ma la ponderazione dipende considerevolmente dalla storia personale. Invito a esplorare queste affascinanti tematiche con l'aiuto di un professionista. Io sono a disposizione, anche online, e le auguro una buona giornata. Cordiali saluti, Dott.ssa Elena Gambirasio.
Carissima
Dal suo racconto emerge una certa consapevolezza della sua situazione psicologica.
Ciò si evince sia dalla preoccupazione per i suoi stati psicofisici che per aver individuato in qualche modo quei fattori di rischio che possono contribuire a problematiche di questo tipo ovvero predisposizione genetica e condizioni ambientali.
Tutto ciò potrebbe essere elaborato anche attraverso l’aiuto di un professionista della salute che sappia indicarle anche delle strategie per far fronte a situazioni che non la fanno stare bene.
Rimango a sua disposizione anche on line
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Margutti
Buongiorno, l'apatia e l'ansia di cui soffre celano problematiche più profonde che necessitano di una indagine attraverso un percorso psicologico che le consiglio di fare. Ogni persona ha un suo vissuto una percezione degli eventi propria una sensibilità personale che la porta a percepire e vivere le situazioni in maniera unica. Si affidi ad un professionista che la aiuti ad affrontare i suoi disagi e sia fiducioso.
Gentilissimo, credo sia molto importante la sua riflessione, così come il suo sforzo di "stare nella vita". Lei, come persona, non è ridotta ad una equazione matematica data dalle percentuali che possono aver influito ereditariamente nel "costruirla". Quanto emerge dalla ricerca scientifica è di importanza estrema e orienta la valutazione diagnostica, necessaria per qualsiasi intervento; tuttavia ritengo importante sottolineare che l'attraversamento della sofferenza è unico per ogni individuo. Nella depressione, per esempio, l'epoca di insorgenza e intervento, i percorsi di psicoterapia (esistono orientamenti molto differenti in psicologia), il trattamento farmacologico, le relazioni significative, la storia personale e il proprio sistema percettivo, vanno a confluire insieme in maniera del tutto unica! E gli esiti dei processi di cura infatti variano notevolmente da persona a persona. Il proprio dolore, da dovunque provenga, chiede di essere ascoltato e oltre che gestito o spiegato, va significato. Un cordiale saluto, Dott.ssa Elena Lattanzi ricevimento a Quinto di Treviso e online. «Lo strumento più importante nel mio lavoro si chiama relazione ed ogni teoria o tecnica sottostanti agiscono in funzione e a servizio di essa.
Salve, la invito a non cercare diagnosi online, ma presso uno studio specialistico. Qui mancano elementi, manca la sua storia, manca lei.
Relativamente alla seconda domanda, non posso farle una percentuale ma siamo individui immersi in una società, in un sistema, primo tra tutti quello familiare: assorbiamo le caratteristiche del sistema in cui ci troviamo. Tratti ansiosi è possibile averli presi da un genitore, averli alimentati nelle proprie esperienze, dentro e fuori casa.
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Buongiorno,
mi dispiace sentire le sue difficoltà che si porta avanti fin dall'infanzia. Per quanto riguarda la sua prima domanda, purtroppo senza altri elementi relativi alla sua storia, al significato che dà alla parola "indolenza", alla fatica che questi sintomi le creano nel vivere la quotidianità o alla sofferenza che ne deriva, non è possibile fare una diagnosi. Non tutto è patologico, dipende soprattutto dal dolore che ne viene accompagnato. Se interessato ad approfondire per comprendere meglio certi aspetti del suo carattere potrebbe affidarsi ad un accompagnamento psicologico per aumentarne la consapevolezza ed in caso intraprendere un processo che potrebbe aiutare nel cambiamento dei lati più dolorosi. Per quanto riguarda la seconda domanda, entrambe le cose hanno enorme influenza sul singolo, la predisposizione genetica e l'indole personale sono un terreno fertile in cui poi le varie esperienze di vita, le relazioni che costruiamo, le azioni che intraprendiamo e i feedback che ci vengono poi riproposti dall'esterno mettono i loro semi e crescono, a volte (non sempre) innescando circoli di significati ed aspettative che ci imprigionano dentro ad un'immagine di noi stessi ed il mondo che ci porta a dare e ricevere le stesse "risposte" dall'esterno, alimentando i germogli che innescano la sofferenza.
Con i miei migliori auguri,
Dott.ssa Aisha Battelini
Gentile utente,
non so quanto si possa fare una percentuale tra genetica, ambiente in cui si cresce, esperienze vissute per rispondere precisamente alla sua domanda. Certo è che lei si interroga su quella che chiama indolenza e pigrizia, arrivando all'idea che sono spia di altro, forse depressione. Per quanto sia impossibile da un testo scritto fare diagnosi, dovrebbe accogliere le domande che si pone e portarle nella sede più appropriata: l'incontro con uno psicoterapeuta. Pensi se le sue domande sono una curiosità intellettuale o una richiesta di capirsi meglio, probabilmente per poi stare meglio. Nel caso volesse può conttarmi per un seduta online. A risentirla
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Gentilissmo, mi sento di rispondere che la genetica e l'ambiente definiscono indubbiamente la determinazione del carattere. Però, nonostante gli studi scientifici abbiano cercato di dare risposta alla sua domanda e trovare una percentuale, l'essere umano è più complesso e non è semplice (e credo neanche produttivo) semplificare con un numero la complessità e la bellezza di ognuno di noi. Il fatto che voi fratelli siate diversi significa che ognuno ha trovato strategie e difese differenti per trovare un proprio equilibrio. Poi dipendono anche altri fattori, ad esempio se lei è il maggiore dei fratelli o il più piccolo. Bisognerebbe ripercorrere la storia famigliare. Il fatto che lei sia ansioso come sua madre non lo legherei ad un fattore genetico, piuttosto ad una modalità di vedere le cose e i messaggi impliciti ed espliciti che le ha passato. Le consiglio, se ha voglia e modo, di approfondire questi aspetti e capire da dove vengono le sue ansie tramite un percorso psicologico. Un caro saluto, Dott.ssa Roberta Evangelista
Salve,

In risposta alle tue domande:

L'apatia, l'indolenza o la pigrizia possono essere sintomi di una serie di problematiche, tra cui la depressione. Tuttavia, è importante notare che non tutti coloro che sperimentano tali sentimenti o comportamenti sono necessariamente depressi. La diagnosi di depressione si basa su una serie di criteri che includono, tra gli altri, sentimenti di tristezza o disperazione, perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane, problemi di sonno, affaticamento, sentimenti di inutilità o colpa e difficoltà di concentrazione. Se ritieni di avere sintomi depressivi o ti preoccupi per la tua salute mentale, sarebbe fondamentale parlarne con un professionista.
La domanda sulla natura (genetica) versus la coltura (ambiente) è una questione centrale in psicologia e non esiste una risposta definitiva o univoca. Si ritiene generalmente che sia la genetica che l'ambiente giochino un ruolo significativo nello sviluppo del carattere e della personalità. Non è semplice stabilire una percentuale precisa per ciascuno, poiché varia da individuo a individuo e da tratto a tratto. Per quanto riguarda l'ansia, è vero che ci sono predisposizioni genetiche, ma l'ambiente in cui si cresce, le esperienze vissute e i modelli di apprendimento giocano anche un ruolo cruciale. Il fatto che tu possa aver ereditato certi tratti e i tuoi fratelli no può dipendere da una combinazione di fattori, inclusa una diversa espressione genetica, esperienze individuali o persino fattori epigenetici (modifiche nell'espressione dei geni senza cambiamenti nella sequenza del DNA).
Ti suggerisco di considerare una consultazione con uno psicologo o uno psichiatra se desideri esplorare ulteriormente queste questioni e ricevere un'opinione professionale specifica sulla tua situazione.
Buongiorno caro utente.
Purtroppo parlare di percentuali in psicologia non so quanto le sia utile.
Certo è che l’ambiente, la famiglia e anche la nostra genetica influisce su quello che saremo, la nostra personalità e il nostro carattere.
Il suo essere tendente alla pigrizia e all’indolenza non li considererei dei segnali di una depressione latente, la depressione è un disturbo dell’umore molto più persistente e solitamente i periodi che precedono allo svilupparsi di essa prevedono delle fasi di fortissima euforia, quasi manicale a fasi di fortissima depressione (con pensieri tendenti al suicidio).
Il suo essere una persona poco socievole e come si è definito lei “tendente alla pigrizia” sono caratteristiche peculiari della sua personalità.
In psicologia per spiegare le cause che solitamente portano all’insorgere di un disturbo o un tratto di personalità definibile “patologico” e non si ricorre al modello “bio psico sociale” ovvero una teoria che cerca di spiegare come vi sia una fortissima multifattorialitá dietro all’insorgere di qualsiasi comportamento sia patologico che non.
Quindi l’ambiente in cui cresciamo, la famiglia che abbiamo e la genetica fanno si che diventiamo quello che siamo nel futuro. Ovvio è che molti lati del carattere e della personalità possono leggermente mutarsi ma perché si vivono ed esperiscono delle esperienze che effettuano in noi un cambiamento.
Spero di esserle stata utile
A sua disposizione
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Buongiorno.
La pigrizia, in origine, aveva una funzione importante per la salute psicofisica.
I nostri antenati dovevano conservare energie per lottare, conquistare le scarse risorse presenti, fronteggiare i nemici etc. La pigrizia aveva quindi un valore evoluzionistico fondamentale per la sopravvivenza, ossia conservare energie e fare sforzi solo per ciò che era importante e vantaggioso nel breve termine.
Oggi le cose sono diverse in una società che impone ritmi frenetici, però siamo ancora programmati per conservare energie in certi periodi di vita.
Allo stesso tempo, è importante capire la funzione (a cosa le serve la pigrizia?) e il significato sotteso a questa pigrizia (paura e sfiducia in sè? autosabotaggio? a cosa rimanda lo sforzo nella socializzazione?). Questo serve anche per considerare eventualmente l'ipotesi diagnostica di un disturbo depressivo.
Il modo in cui una persona si comporta ha sempre un significato che vale la pena esplorare perchè ha un senso nella sua storia di vita.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Gentile utente, risulta difficoltoso fornire una risposta univoca alla prima domanda che ha posto. Quella che riferisce come una sua tendenza all' indolenza andrebbe presa in considerazione nel contesto di un percorso psicologico per avere delle risposte più precise. Sicuramente, la personalità di ognuno è la risultante di aspetti genetici e ambientali: mi chiedo come mai è così importante per lei conoscere una precisa percentuale. La inviterei piuttosto a comprendere meglio questo suo stato con un professionista, di modo da averne una maggiore conoscenza e acquisire strumenti adeguati per raggiungere un maggiore benessere. La saluto, restando a disposizione per qualsiasi necessità.
Dott.ssa Chiara Petrucci
La tendenza all'indolenza potrebbe essere stata una manifestazione di una depressione latente. La depressione può manifestarsi in modi diversi da persona a persona, e la pigrizia e l'apatia possono essere sintomi della depressione. È importante consultare un professionista per una valutazione accurata.

La determinazione del carattere è influenzata da una combinazione di fattori genetici e ambientali. Non esiste una percentuale precisa per determinare l'influenza di ciascuno di essi, poiché entrambi giocano un ruolo complesso e interconnesso nello sviluppo del carattere di una persona. Mentre la genetica può contribuire a predisposizioni o tratti specifici, l'ambiente può influenzare la manifestazione di tali predisposizioni attraverso fattori come l'educazione, le esperienze di vita e le interazioni sociali.

È possibile che tu abbia ereditato l'ansia da tua madre, ma è importante considerare che l'ansia può essere influenzata da molteplici fattori, inclusi quelli ambientali. Ogni individuo risponde in modo unico agli stimoli ambientali e alle esperienze di vita, il che può spiegare le differenze tra te e i tuoi fratelli.

È sempre consigliabile consultare uno psicologo o uno psichiatra per una valutazione accurata delle tue esperienze e per discutere dei fattori che possono aver contribuito al tuo carattere e alle tue esperienze personali. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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