Mio figlio nonostante abbia 20 anni è negato per la tecnologia. Se la cava bene a giocare ma quand

24 risposte
Mio figlio nonostante abbia 20 anni è negato per la tecnologia.
Se la cava bene a giocare ma quando si tratta di cose importanti che deve risolvere va subito nel pallone e si incavola con tutti.
L’intelligenza non gli manca però si arrende subito e si blocca.
Come posso aiutarlo?
Grazie.
Gentile utente,
è possibile che suo figlio sia in difficoltà poichè giocare e risolvere problemi in ambito tecnologico sono due cose differenti che necessitano di un approccio diverso e specifico. Quindi può succedere che vada nel pallone e di conseguenza si arrabbi, proprio perchè fatica a fare ciò che gli è richiesto. Qualora notasse che suo figlio è in difficoltà, qualsiasi sia l'ambito, può provare ad aiutarlo domandandogli cosa non riesce a capire o cosa non riesce a fare e successivamente, quando può, fornirgli la spiegazione in modo che possa capire il concetto e apprenderlo. Se invece fosse un caso in cui né lei né suo figlio riuscite a risolvere il problema, allora anche stargli accanto capendo ciò che non riesce a fare e perchè è un valido supporto fisico e morale che suo figlio potrà apprezzare.

Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella

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Gentile utente,
questa situazione di suo figlio potrebbe riflettere una sua difficoltà più profonda che magari in questo momento fatica a manifestare.
Qualora valutasse utile l'aiuto di un professionista per sostenerlo nell'affrontare le sue difficoltà, mi rendo disponibile.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Cristina Fratto
Dott.ssa Francesca Di Costanzo
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve, la ringrazio per aver scritto.
Le difficoltà che osserva nella risoluzione di quesiti, come l’arrendersi e il bloccarsi, sembrano risposte inibitorie rispetto a questioni che potrebbero mettere in campo dimensioni più prestazionali e che dunque richiederebbero un maggiore investimento in termini di impegno e presa di decisione. Ciò che riporta potrebbe essere utile contestualizzarlo in base all’età da giovane adulto che si ritrova ad affrontare per capire meglio cosa c’è in gioco attualmente, anche al fine di comprendere quale supporto offrigli e in quale misura rispetto alla sua fase di vita.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Di Costanzo
Dott.ssa Chiara Trazzi
Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile utente, la rabbia di cui parla potrebbe essere indicatrice di forte frustrazione, di pressione per aspettative percepite che non è in grado di gestire. Ad ogni modo c'è un'evidente blocco e grande fatica. Quanto riferisce riguarda nello specifico solo il settore della tecnologia o lo intravede in altri ambiti? Quanto questo ha impatto sulla sua vita nel complesso? Sono domande alle quali potrebbe essere importante rispondere per valutare quanto la situazione preoccupa anche suo figlio, se lo ostacola nella vita di tutti i giorni e, in ultima analisi, se può valer la pena di considerare di ricorrere all'aiuto di un professionista.
Un caro saluto
Dott.ssa Rosanna Benedetto
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Potenza
Gentile signora, può iniziare a comprendere meglio la situazione con domande relative a come si sente suo figlio in quei momenti di blocco. Rabbia e frustrazione potrebbero sottendere una bassa autostima o un basso senso di auto efficacia (la percezione che abbiamo di noi stessi circa la capacità di affrontare le situazioni) Lo aiuti a cimentarsi in compiti che può svolgere da solo, via via più impegnativi, e ad assumersi responsabilità in linea con la sua età che possano portarlo ad una maggiore autonomia e ad aumentare il suo senso di adeguatezza. Saluti, dott.ssa Rosanna Benedetto
Dott. Francesco Pellino
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Milano
Gentile signora, suo figlio manifesta il desiderio di intraprendere un percorso psicologico? Avendo 20 anni è importante che questo venga da lui, seppur proposto da figure genitoriali, comunque ben accolto valutata come una opportunità e non una forzatura. Se vuole un primo incontro, mi rendo disponibile.
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Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Potresti sostenere tuo figlio incoraggiandolo a sviluppare la sua autostima e fiducia in sé stesso. Aiutalo a identificare le sue abilità e punti di forza al di fuori della tecnologia e incoraggialo ad affrontare gradualmente le sfide tecniche, fornendo un ambiente di supporto e pazienza. Potrebbe essere utile coinvolgere un professionista per una valutazione più approfondita delle sue difficoltà. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti, Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Dott.ssa Giorgia Pinessi
Psicologo, Psicologo clinico
Lissone
Buongiorno, sicuramente il saper utilizzare la tecnologia per fini ludici è ben diverso dal sapersi destreggiare con la tecnologia per fini alternativi. Suo figlio sarebbe favorevole ad iniziare un percorso personale? Se si, penso che uno dei miglior aiuti sia quello di validare questa sua esigenza al fine di poter ri-stabilire un benessere psicologico. Qual ora fosse interessato, io sarei disponibile a riceverlo. Dott.ssa Pinessi Giorgia
Dott.ssa Paola Micco
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Pisa
Gentile utente. Capisco la sua preoccupazione per suo figlio. Il tema che riporta è ricco di aspetti: da una parte c'è l'aspetto legato alle capacità tecnologiche , dall'altra c'è l'aspetto prettamente emotivo e comportamentale di suo figlio.
Sicuramente esistono molte sfaccettature e ci sono troppi pochi elementi per comprendere meglio. Andrebbe approfondito cosa intende per essere "negato" e "andare nel "pallone" e cosa lo porta ad entrare in "blocco" ed "incavolarsi con tutti".
Queste domande sono utili per definire la situazione, al fine di capire come e dove poterlo aiutare e soprattutto se c'è un reale bisogno.
Il mio consiglio è quello di provare lei stessa a fare una o più consulenze con uno specialista per una maggiore chiarezza e valutazione.
Dott.ssa Sara Molinaro
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Gentile utente,
Immagino la sua preoccupazione per suo figlio intanto: ha pensato se lui possa essere interessato ad approfondire questa difficoltà che lei riporta? Potrebbe essere utile per aiutarlo a focalizzarsi su queste situazioni che lo bloccano e lo portano poi ad arrabbiarsi. Essendo maggiorenne è necessario che si interfaccia lui con un/una specialista, anche sotto suo consiglio, per potersi occupare di come gestisce le frustrazioni e le difficoltà che incontra.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
Sara Molinaro
Dott. Daniele Riggi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Frosinone
Gentile utente, questa situazione di suo figlio potrebbe riflettere sia una difficoltà transitoria, legata a un momento di crisi, sia una problematica più profonda, di cui magari il ragazzo ha maturato ancora scarsa consapevolezza. Essendo un giovane adulto, che si avvia oramai a una vita autonoma, è importante che sia motivato a intraprendere un percorso psicologico considerandolo come una opportunità e non una forzatura. Cordialmente, Dott. Daniele Riggi
Dott.ssa Luisa Cirimbilli
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Salve,
un ventenne con questo rifiuto mi fa pensare che, forse, la sua incapacità a gestire queste situazioni forse ci parla di un suo disagio più profondo che ci racconta di un ragazzo che soffre e che forse dovrebbe approfondire la cosa con un percorso individuale.
Cordiali saluti,
Luisa Cirimbilli
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Dott. Claudio Pieroni
Psicologo, Psicologo clinico
Lecce
Gentile signore,
leggendo la sua domanda mi sono interrogato sulla complessità esistenziale con cui i ragazzi e giovani adulti si stanno confrontando oggi. Percepisco un sentimento diffuso di grande irrequietezza e inquietudine dovuta all'incertezza di un futuro comprensibile. Forse suo figlio si sta proteggendo da un forte senso di angoscia. Probabilmente l'arrendersi nei suoi compiti gli farà shiftare il problema del suo futuro ad un momento successivo (una forma di bolla temporale sospensiva che sposta più in la la sua crescita e individuazione). Spero che possiate trovare il vostro percorso. Un saluto, Dottor Claudio Pieroni.
Dott.ssa Sonia Castagnolo
Psicologo, Psicologo clinico
Arcore
Buongiorno, sicuramente il giocare o il dover risolvere problemi tecnologici sono due cose differenti. Nel secondo caso potrebbe essere presente una pressione che nel contesto gioco non è presente. E' probabile che la difficoltà sia data dall'ansia che sale nel momento in cui si trova davanti ad un problema più che dal tipo di problema. Ovviamente sono solo ipotesi, bisognerebbe approfondire direttamente con lui; un percorso psicologico potrebbe aiutarlo ad andare a fondo alla cosa. Resto a disposizione, qualora volesse approfondire. Un saluto, Dott.ssa Sonia Castagnolo
Dott.ssa Silvia Turri
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno,
capisco la sua preoccupazione vedendolo in difficoltà. Vista l'età mi chiedo, è un aspetto del carattere che succede anche in altri contesti? Lui se ne rende conto? Mi domando se questa rabbia che emerga non nasconda una sua sofferenza per sentirsi poco capace e faticasse ad accettare di non sentirsi sempre in grado di affrontare tutto. Provi a confrontarsi con lui per capire se è un aspetto di sé che lo fa soffrire e nel caso valutate se ci sia il bisogno di un aiuto professionale nel gestire l'immagine di sé e le sue emozioni.
Per ulteriori approfondimenti rimango a disposizione. Un caro saluto,
dott.ssa Silvia Turri
Dott.ssa Pasqualina Annoso
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, È comprensibile che si preoccupi per suo figlio. Potrebbe incoraggiarlo a sviluppare gradualmente le sue competenze nella gestione delle responsabilità e delle situazioni importanti. Gli offra sostegno positivo, elogiando i suoi successi e incoraggiandolo a prendere iniziative. Un approccio graduale e incentrato sul suo benessere emotivo potrebbe aiutarlo a sentirsi più sicuro e competente di fronte alle sfide. Inoltre, potrebbe essere utile suggerirgli di cercare supporto psicologico per esplorare le dinamiche emotive che potrebbero influenzare la sua reazione a situazioni stressanti. Resto a disposizione per eventuali dubbi o approfondimenti. Un saluto. Dott.ssa Pasqualina Annoso.
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Dott.ssa Giulia Campana
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno,
la sua preoccupazione segnala un'attenzione e un interesse attento. Mi pare che la situazione di facile resa di fronte alle difficoltà possa segnalare una difficoltà nella gestione delle proprie emozioni e in particolare della frustrazione. Penso che avrebbe senso per suo figlio, qualora fosse anche una sua volontà, quella di fare qualche colloquio psicologico per esplorare meglio queste situazioni e comprendere come gestirle al meglio. I giovani adulti per altro hanno delle fatiche che sono proprie della loro generazione e sarebbe importante che lo psicologo/a di riferimento avesse una specifica attenzione anche in questo senso.
Mi rendo disponibile per un colloquio conoscitivo e un eventuale percorso psicologico.
Cordiali saluti,

Dott.ssa Giulia Campana
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Buongiorno Signora, può iniziare a comprendere meglio la situazione con domande relative a come si sente suo figlio in quei momenti di blocco. Rabbia e frustrazione potrebbero sottendere una bassa autostima o un basso senso di auto efficacia . Lo aiuti a cimentarsi in compiti che può svolgere da solo, via via più impegnativi, e ad assumersi responsabilità che possano portarlo ad una maggiore autonomia e ad aumentare il suo senso di adeguatezza. Rimango a disposizione. Saluti. Dr.ssa Versari Debora.
Dott. Daniele D'Amico
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
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Dott.ssa Sara Tommasino
Psicologo, Psicologo clinico
Latina
La domanda avrebbe bisogno di ulteriori approfondimenti
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Capisco la difficoltà che sta vivendo nel vedere suo figlio lottare con la tecnologia, specialmente in situazioni in cui deve affrontare compiti più complessi. È importante riconoscere che, pur essendo un giovane adulto, ogni persona ha il proprio ritmo nell’adattarsi a nuove competenze, e non tutti reagiscono allo stesso modo quando si trovano di fronte a difficoltà.
Per aiutarlo, può essere utile creare un ambiente in cui lui si senta supportato e non giudicato quando affronta queste difficoltà. Le sue reazioni di frustrazione e rabbia potrebbero essere legate a un senso di impotenza o di paura di non riuscire. Un primo passo potrebbe essere quello di lavorare sulla gestione della frustrazione, magari incoraggiandolo a fare delle pause quando si sente sopraffatto e ad affrontare i problemi passo dopo passo. Invece di cercare di risolvere tutto in una volta, può iniziare con piccoli compiti tecnologici, premiandosi quando riesce a completarli. Inoltre, sarebbe utile esplorare insieme quali tecnologie o attività lo motivano davvero e cercare di integrare le sue passioni con l'apprendimento di nuove abilità. Ad esempio, potrebbe essere più coinvolto se legasse l'apprendimento a qualcosa che trova interessante, come applicazioni relative ai suoi giochi preferiti o strumenti che usa per hobby.
Anche un supporto esterno, come un corso di formazione o un tutoraggio, potrebbe aiutarlo ad acquisire più fiducia nelle proprie capacità tecnologiche. L’obiettivo è fargli comprendere che la difficoltà è una parte naturale del processo di apprendimento e che è possibile superarla.

Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Gentile, queste questioni si risolvono con l'empatia. Ha provato a chiedergli il motivo della sua rabbia? Cosa vorrebbe farle sapere con quella rabbia e come mai si sente in difficoltà in quella situazione?
Sembrano domande banali, ma creano apertura e non divisione.
Saluti.
Dott.ssa Carla Fortuna Borrelli
Psicologo clinico, Psicologo
Avezzano
Gentilissima... Anche se ha 20 anni, non è mai troppo tardi per imparare cose nuove e rafforzare le sue capacità. È importante incoraggiarlo a non arrendersi subito e a affrontare le difficoltà con pazienza, magari attraverso attività che gli diano piccoli successi quotidiani. Potresti anche considerare di coinvolgerlo in un percorso di counseling o coaching, per aiutarlo a gestire le emozioni e lo stress, e a sviluppare strategie di problem-solving. per valorizzare i suoi punti di forza, come la sua intelligenza, e aiutandolo a vedere le difficoltà come opportunità di crescita. Con pazienza e il giusto accompagnamento, potrà superare questi ostacoli e acquisire maggiore autonomia e sicurezza. Un caloroso saluto. Dott.ssa Borrelli
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

il comportamento di suo figlio non dipende da una reale difficoltà cognitiva o tecnologica, ma dal modo in cui vive le situazioni che richiedono problem solving, autonomia e gestione della frustrazione. Ci sono ragazzi che, pur essendo perfettamente capaci, vanno in blocco quando devono affrontare compiti percepiti come “importanti”, soprattutto se temono di sbagliare o di non essere all’altezza.

Dietro la rabbia e l’irritazione spesso c’è proprio questo: una forte ansia da prestazione. Giocare ai videogiochi gli riesce perché è un ambiente conosciuto, dove può sperimentare senza paura e dove l’errore non ha conseguenze reali. Quando invece si tratta di documenti, appuntamenti, burocrazia o problemi pratici, tutto diventa più minaccioso e si attiva un meccanismo di fuga: si arrabbia, si blocca e chiede che qualcun altro lo faccia al posto suo.

Per aiutarlo, la cosa più utile è cambiare il modo in cui si interviene. Fare al posto suo lo solleva nell’immediato, ma rinforza la sua convinzione di “non essere capace”. Al tempo stesso, lasciarlo completamente solo quando è bloccato rischia di far aumentare la frustrazione.

La via di mezzo consiste nel guidarlo senza sostituirsi a lui: stare accanto, spiegare un passaggio alla volta, aiutarlo a mantenere la calma, ma lasciando che sia lui a completare l’azione. A volte è utile anche normalizzare l’errore, ricordargli che nessuno nasce capace e che certe procedure richiedono tempo e pazienza.

Un altro aspetto importante è fargli notare i progressi: ogni volta che riesce in qualcosa, anche piccola, è fondamentale sottolinearlo. Serve a costruire un senso di efficacia personale che oggi sembra instabile.

Con questa modalità, nel tempo, la frustrazione iniziale si riduce e la sicurezza cresce.

Dott.ssa Sara Petroni

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