L'aperitivo è esteso anche a me? No. A te no. Grazie, che gentile. Prego. Questa è l'esatta co

23 risposte
L'aperitivo è esteso anche a me?
No. A te no.
Grazie, che gentile.
Prego.

Questa è l'esatta conversazione avuta con un collega.
Io sono la sola ad avere un contratto part time a tempo determinato.
Mentre gli altri hanno contratto full time a tempo indeterminato.
I colleghi parlavano di un aperitivo dopo il lavoro, per farci gli auguri.
Il collega, al quale ho chiesto, aveva detto "chi vuole si aggrega".
Evidentemente non valeva per me.
Io ho sempre avuto un principio, Non prego i santi, figuriamoci la gente.
In quel momento balordo sono venuta meno al mio principio, ho cercato di aggregarmi ed è andata così.
Imbarazzo, vergogna, umiliazione.
Senso di colpa - colpa mia - , nessuno mi aveva chiesto apertamente di partecipare, cosa diavolo l'ho chiesto a fare, per sentire dare la conferma che non mi vogliono ?

Comunque, il collega cui ho chiesto, era quello con cui parlavo di più. Figuriamoci gli altri.
Ora non gli rivolgo la parola, non riesco neanche a sollevare lo sguardo, poiché provo disgusto.
Arriviamo al nocciolo della questione, io voglio un contratto a tempo indeterminato.
Non voglio problemi.
Vorrei tornare a comportarmi come prima ma non ci riesco.
Lui, per qualche giorno mi ha rivolto la parola e io nemmeno ho alzato lo sguardo, perché non ci riesco.
Oggi una collega mi ha chiesto se per caso avessi litigato con lui, o c'è la avessi con lui per qualcosa.
Sorriso falsissimo, e mia risposta: assolutamente no, e perché dovrei?
Di quella non mi fido per niente.
Come posso tornare a comportarmi come prima, se non ci riesco?
Non vorrei qualche chiacchiera spiacevole che possa arrivare al capo e influire sul rinnovo del mio contratto.
Grazie mille a chiunque mi risponderà
Dr. Michele Arnaboldi
Psicologo, Psicologo clinico
Bovisio Masciago
Personalmente penso che la cosa migliore sia non tenersi dentro il fastidio che è stato procurato da questa situazione ed esplicitare questo vissuto con il collega in Modo da chiarire le cose e farsi che venga meno il disagio per tutta questa situazione.
La esorto in oltre a non rimanerci troppo male in quanto spesso le relazioni con i colleghi riguardano solo il contesto lavorativo e non sono certo tra quelle più importanti e significative.
Rimango a disposizione e la saluto cordialmente.
Dott. Michele Arnaboldi.

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Greta Di Marzo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Prato
Buonasera, mi dispiace per la situazione spiacevole che ha vissuto. Personalmente mi sento di dirle di confrontarsi con questo suo collega, tenersi le cose non dette, i malesseri e tutto ciò che può essere spiacevole non porta mai a nulla di buono. Lei non ha fatto nulla di sbagliato percui non ha motivo di avere sensi di colpa, voleva solo avere delle interazioni sociali, lecite, con i suoi colleghi.
Provi a confrontarsi con loro ed a dargli il giusto peso. Purtroppo le persone non sempre riflettono su ciò che dicono e/o fanno.
Spero di esserle stata un minimo d'aiuto e le auguro una buona serata.
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Provi a fare questo esperimento per due o tre giorni sii comporti con lui come se il fatto non fosse mai accaduto"
A volte la finzione ripetuta a lungo diventa realtà.
Mi faccia sapere come è andata.
Saluti
Dott.ssa Daniela Benvenuti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Comprendo il suo disagio. Però la brutta figura l'ha fatta il collega, non certo lei. L'imbarazzo dovrebbe appartenere Agostino, semmai! A parte queste considerazioni, non devono piacerci tutti né abbiamo il dovere di farci amici i colleghi. Dia meno peso all'accaduto e non si faccia influenzare più di tanto da questo episodio. In futuro, un corso di comunicazione assertiva potrebbe aumentare le sue abilità sociali e facilitare i rapporti interpersonali. Buona serata, dr.ssa Daniela Benvenuti
Dott.ssa Angela Giangreco
Psicologo
Agrigento
Salve non pensi di aver sbagliato pensi al suo lavoro e al suo contratto se c è modo di chiarire chiarisca con il collega diretto interessare senza dare ad altri colleghi di alimentare pettegolezzi inutili non senta lesa la sua autostima e vada avanti con la serenità di chi non ha fatto nulla di male.
Le auguro il meglio
Buonasera, capisco il suo dispiacere nell'essersi sentita esclusa, non è piacevole certo. Visto che ha detto che è il collega con cui parlava di più, potrebbe provare a chiarire con lui esponendo il suo dispiacere del fatto accaduto. Da ciò che scrive sembra che lei tenda a rimuginare sulle situazioni e provare anche emozioni più forti rispetto a situazioni che forse potrebbero essere affrontate con minore reazione. Perché ha attivato sensi di colpa su se stessa? Cosa le ha fatto scattare questo rispetto alla situazione vissuta? Potrebbe riflettere su questo e magari confrontarsi con uno psicologo per aprirsi rispetto a come vive le situazioni e se stessa rispetto agli altri.
Resto a disposizione qualora ne avesse bisogno, un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Dott.ssa Fabiola Ribechini
Psicologo
Castelfiorentino
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso questa sua situazione sicuramente non piacevole. La cosa che mi sento di consigliare è quella di parlare apertamente con questo collega e di chiarire la situazione per il quieto vivere sul posto di lavoro. Lei tenga bene in mente in suo obiettivo e continui a fare del suo meglio. Per il resto la invito a riflettere sul fatto che sul posto di lavoro ci sono colleghi e non per forza si devono creare relazioni amicali quindi non se la prenda troppo per questa cosa, anche se capisco che non sia semplice.
Spero di esserle stata d'aiuto, resto a disposizione
Dott.ssa Fabiola Ribechini
Dott.ssa Maria Lombardo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Meta
Buonasera, in realtà vorrei risponderle con semplicità, perché ho ipotizzato che si sente sottovalutata a lavoro e che ha creduto che i suoi colleghi facessero al di là del tipo di contratto, squadra con lei. Purtroppo non conosco bene la situazione ma credo che sia meglio non complicarsi la quotidianità lavorativa. Se vuole mi rendo disponibile per un consulto come un modo per rileggere meglio ciò che "ha scritto" ci chiariamo le idee insieme. Saluti dott.ssa Maria Lombardo
Dr. Ugo Ungaro
Psicologo, Psicoterapeuta
L'Aquila
Salve, la situazione che descrive sembra molto concreta e legata solo all'ambito del lavoro e quindi circoscritta. Nonostante ciò mancano molti elementi che consentono di comprendere al meglio le dinamiche. Questo fatto unito al suo desiderio di condividere questi suoi vissuti su uno spazio dove rispondono degli psicoterapeuti apre ad altre possibili ipotesi o spiegazioni che possono essere legati ai suoi vissuti relazionali. Ovvero come mai si sente così ferita da questa situazione e quanto investe a livello emotivo su tutto questo. Forse potrebbe essere una buona possibilità per lei valutare questi aspetti per avere molte più alternative da utilizzare in situazioni come queste che hanno sicuramente una valenza emotiva. A conferma di quest'ultima ipotesi lei afferma che" Io ho sempre avuto un principio, Non prego i santi, figuriamoci la gente. In quel momento balordo sono venuta meno al mio principio". In conclusione forse leggere diversamente questi elementi con l'aiuto di un professionista potrebbe esserle utile me avere a disposizione più modalità relazionali rispetto a quelle che sta attualmente utilizzando. Un cordiale saluto
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

i contesti lavorativi molto spesso sono abbastanza complessi, e dinamiche come quelle da lei descritte sono all'ordine del giorno. Se ritiene che in questo momento la strategia vincente sia quella diplomazia, al netto di quello che prova, continui pure cosi, in fondo è l' obiettivo quello che conta. Lei ha individuato delle strategie per poter tutelare e difendere la propria posizione all'interno di un contesto lavorativo nel quale mi pare di capire sia l' ultima arrivata. Non si senta in colpa per questo, è probabile che anche alcuni dei suoi colleghi siano passati per questo prima di sentirsi parte del gruppo in cui sono ben inseriti oggi.
In bocca al lupo per tutto.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Felice Schettini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. Credo possa esserle d'aiuto rivolgersi ad un professionista per approfondire maggiormente ciò che ha condiviso in questo spazio, per dar voce ai vissuti e i sentimenti che la situazione descritta ha attivato in lei e cercare di comprenderli maggiormente al fine di fare chiarezza, ritrovare la propria spontaneità e realizzare i propri obiettivi personali e professionali. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Dott. Gianpaolo Bocci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Buongiorno,
il suo obiettivo è chiaro: un contratto a tempo indeterminato e non avere problemi.
Nei luoghi di lavoro, come in tutte le altre occasioni della vita in cui non siamo da soli, ci sono però le relazioni. E nelle relazioni bisogna mettere qualcosa che esula dal mero contratto a tempo pieno. Lei quanto e cosa ci ha messo nel rapporto con i suoi colleghi? Ha sempre passato il messaggio che il suo unico obiettivo era contratto e no problemi e il fatto che gli altri hanno il full time e lei no? In tal caso questo è quello che i suoi colleghi hanno recepito e guardacaso proprio in una situazione sociale più libera (dopo il lavoro) non la invitano...
Spero per lei possa essere utile questo spunto di riflessione.

Le auguro una buona giornata,
Gianpaolo Bocci
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Ma che bel clima! e se le fanno il contratto a tempo indeterminato diventate tutti amici? Direi che i suoi colleghi si sono qualificati da soli con il loro comportamento dando l'indizio sulla qualità di quel luogo di lavoro. Quindi un primo obiettivo è di sicuro cercare lavoro da un'altra parte. Detto questo ovviamente occorre fare i conti con la realtà e le possibilità attualmente in essere quindi le tocca fare buon viso a cattivo gioco. Tenersi tutto dentro e fare l'offesa potrebbe non essere il modo migliore per sbloccare la situazione ma soprattutto essere serena. Quindi conviene giocare o sull'assertività o, se se la sente ed è nelle sue corde, sulla provocazione (non eccessiva ma intelligente)
Dott.ssa Elisabetta Cavicchioli
Psicologo clinico, Professional counselor
San Miniato Basso
Buongiorno, mi dispiace per cosa le è successo...e posso solo immaginare come si è sentita.
Da quello che dice il suo obiettivo è avere un contratto indeterminato e non avere problemi.
Quanto sono importanti le relazioni per lei nel luogo di lavoro? Se si, cosa si aspetta che succeda in quel contesto? Lei come si comporta nei confronti degli altri? Se le relazioni fossero queste che descrive le piacerebbe lavorare in questo luogo di lavoro se le facessero un contratto a tempo indeterminato? Se questa situazione la potesse aiutare in qualcosa, in che cosa le potrebbe essere utile (e non intendo un rafforzamento del suo principio...)? Come mai il collega a cui ha chiesto è quello con cui parla di più? Forse non riesce a comportarsi come prima...se si immagina di essere in relazione con lui, come le piacerebbe comportarsi?

Saluti
Elisabetta
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Dott.ssa Sara Della Bella
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Prato
Buonasera, mi spiace molto per quanto successo e per le emozioni che questa situazione ha scatenato in lei. Non si senta in colpa per aver cercato di instaurare un rapporto più amichevole con i suoi colleghi, non c'è niente di male in questo. Se il suo obiettivo è ottenere un contratto a tempo indeterminato e quindi rimanere in questo contesto lavorativo, mi sentirei di consigliarle di chiarire quanto successo con il collega in questione. Può sembrare arduo, lo so, ma chiarire la vicenda e i sentimenti che ha provato al riguardo potrebbero aiutarla a ricreare un clima più disteso sul lavoro. Inoltre, un percorso psicologico potrebbe esserle utile per esplorare maggiormente le emozioni che la situazione ha scatenato, cercare di capirne le cause e trovare delle strategie più efficaci per affrontare la situazione. Se avesse bisogno, sono a sua disposizione. Un caro saluto, dr.ssa Sara Della Bella
Dott.ssa Erika Ragazzini
Psicologo, Psicologo clinico
Faenza
Buongiorno. Mi spiace molto per la situazione che si è trovata a vivere. Posso perfettamente comprendere il dispiacere e i vissuti sgradevoli provocati dal vivere delle dinamiche simili.
Personalmente, ritengo che la cosa migliore sarebbe tentare di parlare in modo aperto e sincero con il suo collega, cercando di spiegare e fargli capire come si è sentita, cosa ha provato in quella situazione e quali emozioni l'hanno indotta a reagire così. Può essere una cosa molto utile esprimere anche quelle che sono le sue paure o i suoi desideri, relativi all'ambito lavorativo. Capisco che possa non sembrare facile.
Ma è l'unico modo per liberarsi dalla pesantezza di ciò che si porta dentro. Una volta alleggeritasi, le basterà ricordarsi di quali sono i suoi principali obiettivi e le sue priorità, e fare il possibile per perseguirli nel modo che la faccia sentire il più serena possibile.
Per qualsiasi altra necessità, sono a sua disposizione.
Un caro saluto, Dott.ssa Erika Ragazzini
Dott.ssa Florianna Dattolo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
La diplomazia è sempre la scelta giusta, pensi al suo obiettivo lavorativo e cerchi di ridimensionare, con i giusti modi e il confronto le situazioni conflittuali. Un Saluto
Dott.ssa Florianna Dattolo
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, le dinamiche negli ambienti di lavoro sono piene di pagine come quelle da lei descritta. Vada orgogliosa della reazione coraggiosa che ha avuto di fronte ad un rifiuto netto. E' davvero indispensabile, ai fini del suo obiettivo di contratto indeterminato, parlare serenamente e amichevolmente con il suo collega? Credo che a doverla assumere sia il suo capo e non il soggetto di cui ha parlato. Inoltre è necessario del tempo per metabolizzare accaduti negativi come quelli che ha subìto. Vada avanti e pensi che la sua vita continua anche al di fuori dell'ambiente lavorativo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, grazie per aver condiviso una situazione così delicata e carica di emozioni. Da quello che racconta, mi sembra che stia vivendo una forte reazione emotiva a un episodio che ha toccato diversi aspetti importanti per lei: il desiderio di appartenenza, il rispetto dei propri principi, e forse anche il timore di essere giudicata o esclusa. È del tutto comprensibile che in una situazione come questa si senta imbarazzata, umiliata e in difficoltà nel riprendere i rapporti come prima. Una cosa importante da considerare è che queste emozioni, sebbene intense e scomode, non rappresentano necessariamente una verità assoluta. È possibile che la risposta del collega non sia stata dettata da un intento deliberato di escluderla, ma piuttosto da un’imperfezione nella comunicazione o da una sua personale interpretazione della dinamica di gruppo. A volte, il modo in cui interpretiamo le situazioni è influenzato dalle nostre paure o insicurezze, che tendono ad amplificare certi segnali negativi. Un primo passo potrebbe essere quello di osservare e accettare le sue emozioni senza giudicarle. Il disagio che prova non è "sbagliato" o "esagerato", è semplicemente una reazione umana a un evento percepito come spiacevole. Tuttavia, può chiedersi se questo disagio sta guidando le sue azioni in un modo che potrebbe andare contro i suoi obiettivi a lungo termine, come mantenere un clima sereno sul lavoro o ottenere il rinnovo del contratto. Può provare a utilizzare alcune tecniche pratiche per gestire queste emozioni. Una di queste è il dialogo interno funzionale, ovvero riformulare i pensieri automatici che alimentano il senso di umiliazione o disgusto. Ad esempio, il pensiero "non mi vogliono" può essere sostituito con un’interpretazione meno definitiva, come "forse non hanno considerato l’impatto delle loro parole, ma questo non significa che non mi rispettino". Non si tratta di negare ciò che è accaduto, ma di cercare una prospettiva più equilibrata. Per quanto riguarda il comportamento con il collega, potrebbe essere utile pensare a piccoli passi per riprendere la comunicazione, senza sentirsi obbligata a un confronto diretto. Un semplice saluto o un commento neutro su un tema lavorativo possono essere un primo passo per rompere il ghiaccio e ripristinare una normalità di base. Spesso, un gesto apparentemente semplice può aiutare a ridurre la tensione interna e a dissipare eventuali malintesi. Infine, tenga presente che la sua professionalità e il suo valore come dipendente non si misurano sulla base di un singolo episodio sociale, ma sul contributo che porta ogni giorno al lavoro. Si conceda il permesso di non essere perfetta, di fare un passo alla volta e di lasciare che le sue azioni future parlino per lei. Se sente che questo episodio continua a pesare o che le dinamiche lavorative stanno influenzando in modo significativo il suo benessere, potrebbe considerare uno spazio di consulenza più approfondito con un professionista per esplorare ulteriormente queste emozioni e lavorare su strategie per affrontarle in modo efficace. Le auguro di ritrovare la serenità che merita e di affrontare questa situazione con la forza che già sta dimostrando. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Stefania Giannino
Psicologo, Psicologo clinico
Castelfranco Emilia
Quello che racconti è spiacevole ed è legittimo che tu provi tutte le emozioni che hai citato, che mi arrivano forti e chiare. Ci sarebbe da indagare maggiormente questo contesto per trovare le risposte adeguate alla tua domanda.. Anche perchè il contesto lavorativo fa parte della quotidianità quindi sarebbe utile capire come puoi renderlo più vivibile per te
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Prova innanzitutto a darti il permesso di sentire vergogna e disagio senza giudicarti: è naturale se ti sei sentita esclusa, soprattutto in un contesto in cui già percepisci una differenza contrattuale. Farti carico di quel rifiuto come “colpa tua” alimenta il circolo di evitamento che ora ti blocca, mentre riconoscere il tuo stato emotivo è il primo passo per sciogliere la tensione.

Immagina un piccolo gesto quotidiano di riconciliazione con quel collega: un sorriso al passaggio in corridoio, un semplice “buongiorno” con tono neutro. Non serve spiegare o scusarti sull’aperitivo: lascia che siano le tue azioni a mostrare che non hai rancore. Ogni volta che riesci a guardarlo negli occhi senza voltarti via, stai riducendo l’ansia sociale e ricostruendo un terreno neutro di convivenza.

Se ti senti pronta, potresti riprendere brevi scambi di lavoro: chiedigli un’informazione tecnica o un aiuto su un file, così il focus torna sulle vostre competenze e non sull’episodio spiacevole. Questo “ritorno al compito” aiuta a spostare la relazione dal piano emotivo a quello professionale, mitigando la paura di un giudizio personale.

Nel frattempo, tieni a mente che la conferma o il rinnovo del tuo contratto non dipendono da un aperitivo mancato, ma dalla qualità del tuo lavoro quotidiano. Se l’ansia ti soffoca, può essere utile parlane con un coach aziendale o con chi gestisce le risorse umane, sottolineando il tuo impegno e chiedendo feedback oggettivi: vedere confermata la tua professionalità ti darà un ancoraggio solido.

Ricordati di coltivare la fiducia in te stessa con piccoli momenti di cura: una pausa al bar con una collega diversa, una chiacchierata veloce in mensa, magari una passeggiata fuori per staccare. Più riempi la tua giornata di connessioni anche leggere, più la paura di quel singolo rifiuto perderà importanza.

Con pazienza e gentilezza verso te stessa, ogni mattina in cui ti presenterai in ufficio pronta a lavorare e a salutare chiunque incontri, il ricordo di quella frase perderà gradualmente potere, e tornerai a muoverti tra i colleghi come prima.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

quello che descrivi racchiude una ferita profonda legata al senso di esclusione e al bisogno di riconoscimento. Episodi apparentemente banali, come quello dell’aperitivo, possono toccare corde molto sensibili perché fanno sentire “fuori dal gruppo”, e quando questo accade sul lavoro — dove il bisogno di appartenenza si intreccia con la necessità di mantenere una buona immagine professionale — l’emozione può diventare intensa e difficile da gestire.

Il tuo imbarazzo e il senso di umiliazione sono comprensibili: in quel momento ti sei mostrata spontanea, aperta, e ti sei sentita rifiutata. La mente poi tende a trasformare quell’episodio in un giudizio su di sé (“colpa mia”, “non dovevo chiedere”), ma in realtà ciò che è accaduto parla più del contesto che di te. Essere gentili o voler condividere non è una colpa.

Ora però ti trovi divisa tra due bisogni: proteggerti da ulteriori ferite e salvaguardare la tua posizione lavorativa. Per tornare a una normalità professionale, può esserti utile adottare un atteggiamento “funzionale” più che “emotivo”:
– Mantieni la comunicazione necessaria sul piano lavorativo, anche se non ti viene spontaneo. Un saluto, un tono cortese, una breve risposta bastano a segnalare che sei collaborativa.
– Se ti senti ancora ferita, concediti tempo: non serve forzarti a essere come prima. Puoi ricostruire la fiducia poco a poco, senza fingere che non sia successo nulla.
– Sposta l’attenzione su ciò che è davvero importante per te ora, cioè la continuità e la serenità lavorativa. Non si tratta di “lasciar correre”, ma di scegliere dove investire le tue energie.

Col tempo, quell’episodio potrà ridimensionarsi. Intanto, il rispetto di te stessa passa anche dal non lasciare che l’umiliazione definisca il tuo valore. Hai reagito in modo umano, e questo non cancella la tua professionalità né il tuo diritto di essere considerata parte del gruppo.


Dott.ssa Sara Petroni

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