È da circa un mese che vivo un periodo di profonda crisi. Non so bene a cosa associarla e non so ben

18 risposte
È da circa un mese che vivo un periodo di profonda crisi. Non so bene a cosa associarla e non so bene neanche come classificarla. Alla classica domanda ‘ che pensieri fai? Cosa ti scatena l’ansia? ‘ non so rispondere. Non perche io viva nella totale ignoranza dei miei pensieri o perche non sia capace di individuare in singolo pensiero che ha causato quel particolare attacco d’ansia quanto piuttosto perchè NON ESISTE UN UNICO PENSIERO. Molti pensieri mi causano reazioni d’ansia come ad esempio: ‘amo o non amo il mio ragazzo? E se potesse accadere che un giorno io smetta d’amarlo e quindi perderlo?’ o ‘ vivo in una confusione mentale, in pensieri che si aggrovigliano e diventano paradossi che mi causano angoscia, io prima non ero cosi. Dentro di me si è rotto qualcosa che non può ripararsi perchè avrò sempre lo spettro di questa nuova modalità di pensiero che non posso dimenticare’ oppure ancora ‘ non ci capisco più niente di me stessa, non sono più sicura di niente: di quello che mi piace, di quello che vorrei fare. Non c’è più un momento in cui posso dire ‘ SE FARO COSI SARO’ FELICE’ perche dietro ho sempre una vocina che dice ‘MA NE SEI DAVVERO SICURA? E SE STESSI MALE LO STESSO? E SE TUTTO TI FACESSE MALE E NON CI FOSSE VIA D’USCITA?’. È cosi difficile racchiudere in una frase quello che penso che mi trovo costretta a fare degli esempi, nella speranza che qualcun altro per me possa definirli, dargli una diagnosi, comprenderli, legittimarli, dargli un senso.

La crisi reale parte a Gennaio, una trombosi emorroidaria particolarmente violente mi getta in uno stato apprensivo. Molto dolore e molto tormento per circa 15 giorni. A questo fenomeno non consegue una risoluzione completa, ma l’emorroide lascia spazio ad una marisca: piccola escrescenza cutanea nell’intorno del mio ano che mi getta in uno stato di ansia. Nella mia testa c’era il ‘ E’ TUTTO CAMBIATO PER SEMPRE, non potrai più gestire il rapporto con l’andare in bagno come facevi prima perche da adesso in poi devi sempre stare sull’attenti. Devi guardare la tua alimentazione, la quantità di acqua che bevi, la tua attività fisica, le mutande che metti, come ti siedi sulla sedia… A fine febbraio decido di rivolgermi ad un proctologo che mi rasserena sullo stato di salute e sulla possibilità di recidive. Li il panico passa ma lascia spazio ad un ipercontrollo tramite il quale riuscivo a gestire i miei stati d’ansia. Nella mia testa aleggiava il seguente costrutto ‘ SE MANGIO BENE, ANDRO IN BAGNO BENE E QUINDI POTRO’ ESSERE SERENA’. Al primo mal di pancia o al primo segno di malessere le cose peggioravano drasticamente e l’ansia mi colpiva in maniera feroce. Il problema ad oggi non si è risolto, permane l’ipercontrollo e la forte paura di un malessere come quello di gennaio.

Questa parentesi della mia ansia è l’unica che riesco a descrivere in maniera dettagliata. Una nuova parentesi si apre a maggio, sono diversi i fattori che hanno concomitato all’aggravarsi delle mie condizioni.
1. Le mie compagne di università non mi davano più divertimento e spensieratezza come una volta, tutto era diventato monotono, stretto, pensante. Con l’inizio della sessione d’esami si sono chiuse in casa. Trasformando quella quotidianità seppur monotona nel niente più assoluto
2. A ottobre del 2022 ho cambiato appartamento e da che vivevo con 5 ragazze sono andata a vivere con il mio ragazzo. La convivenze è stata un momento speciale, un momento in cui sentivo di avere il mio ambiente e le mie certezze ma quello che ha portato con se è stata una rinuncia al cameratismo che avevo con le mie coinquiline nel precedente appartamento —> sono terminate le sere di chiacchiere in cui a turno ognuna presentava le proprie paure e i propri problemi e dalle quali io imparavo o mi sentivo forte nel riconoscermi in situazioni e sensazioni che avevo già vissuto e superato. Ho lasciato un ambiente che comunque era stato casa mia per 5 anni e li è come se avessi lasciato anche una versione di me: la ragazza che veniva considerata forte, senza ansie, un po l’anello di coesione tra noi 5…. Tutto questo l’ho somatizzato nel tempo, ma nella sua somatizzazione non ne ho fatto un dramma: l’ho riconosciuto come un passaggio di vita cercando di incanalarlo nei cassetti dei ricordi positivi e non del rammarico o del rimpianto
3. Il mio ragazzo con cui sto insieme da 6 anni da sempre stato mio complice in tutto, nell’università, nella scuola, nel modo di pensare, nella quotidianità, nelle esperienze da voler vivere… a maggio decide di essere stanco della vita universitaria e decide di voler associare allo studio un lavoro full time. Dal 15 maggio comincia a lavorare.

Nel momento in cui mi rendo conto di questo cambio repentino delle mie abitudini di vita e della mia quotidianità il mondo comincia a sprofondarmi sotto i piedi. Perdo certezze,voglia,grinta, il senso di me, di quello che mi piace, di quello che voglia, perdo serenità, tranquillità, positività. La prima settimana di giugno è stato un calvario di pianti, di panico, di paura. La seconda settimana mia madre si trasferisce da me per un po nella speranza di aiutarmi. Purtroppo, anche se una donna capace di comprendermi, di starmi vicino, di non farmi sentire sola e anche una donna molto ansiosa e dalla personalità molto forte che mostrava ‘fretta di risolvere il problema cercando di trovarmi delle cause al malessere e quindi delle successive soluzioni’. Ovviamente come qualsiasi genitore avrebbe fatto, non la biasimo. In questo suo disperato tentativo di aiuto commette però l’errore di convincermi di pensieri che io fino a quel momento non avevo avuto ‘ non è che non ami più il tuo compagno? non è che il problema è la tua nuova casa?…’ tutti questi pensieri mi angosciano ancora di più, mi mandano in uno stato di totale confusione dal quale piano piano ho cominciato ad uscire quando ho iniziato un percorso di terapia e quando mi sono fisicamente allontanata da lei. In queste settimane ho fatto dei progressi, ho cercato di vedere il problema come qualcosa di risolvibile, che avrebbe creato una versione migliore di me, che fosse una naturale risposta ad una fase di adattamento. Ho cercato di dargli un senso e uno scopo.

Nel percorso di terapia mi sto molto focalizzando sul rapporto con mia madre e sulla capacità che ha lei di a volte mettermi in testa pensieri che non fanno parte di me. Il problema è che seguendo la consecutio temporum del mio racconto la figura di mia madre entra all’interno della mia ansia a posteriori rispetto alla sua manifestazione originale facendomi sorgere il dubbio ‘ come può essere il rapporto con lei la causa se lei subentra in una crisi già avviata?’

Ad oggi vivo meglio i miei stati d’ansia. Ci sono ma non portano con se la disperazione. E questo è già un grande passo avanti. Permane lo stato di confusione che citavo all’inzio. Permangono i pensieri, i paradossi, permane l’incapacità di ritrovarmi, la nostalgia verso la persona che ero, l’incapacità di vedere, come, tutto questo possa essermi d’aiuto. Ho il magone se ripenso alla me prima di tutto questo, mi manca chi ero, mi mancano gli schemi mentali che avevo prima, mi mancano gli strumenti che avevo prima, mi manco io e mi fa paura questa nuova versione di me. Che ne pensate?
Buongiorno gentile utente. Se ha già iniziato il suo percorso psicologico con un collega, le suggerisco di dare il tempo alla terapia di sortire i suoi effetti. Spesso ci vuole del tempo per riacquisire equilibrio e benessere interiore. Sicuramente il professionista che la segue saprà indirizzarla verso la risoluzione dei suoi problemi e delle sue preoccupazioni. Da ciò che scrive e descrive, è molto evidente la sua tendenza a ruminare continuamente con la sua mente; anche il modo di scrivere, il fiume di parole, sono una trasposizione di questa forte presenza di pensiero analitico, di razionalizzazione delle emozioni, un circuito infinito di ansie, preoccupazioni e paure. Il suo percorso, secondo la mia opinione, dovrebbe concentrarsi innanzitutto su questo, prima ancora che sui rapporti interpersonali, come quello con sua mamma o con il suo fidanzato. Deve cominciare a prendere consapevolezza del suo presente, del suo essere umana, con tutte le potenzialità, fragilità e valori che ciò comporta. Il passato la fa vivere di se, e di ma. Il futuro la schiaccia nelle sue infinite possibili minacce. Ma quello che ha veramente è solo il suo presente. Da qui deve partire il suo percorso di guarigione dall'ansia e di crescita personale. La consiglio di avvicinarsi alle pratiche di Mindfulness e agli strumenti della Psicologia Positiva. Io mi occupo di questi approcci e posso suggerirle che potrebbe essere una delle strade migliori per cominciare a trattare i pensieri negativi per quello che sono, solo un parto della sua mente. Se vuole, può contattarmi per un colloquio iniziale e avrò modo di spiegarle bene di cosa si tratta e come può da subito trovare giovamento nelle sue attività quotidiane. Spero di esserle stato di aiuto, un caro saluto. Dott. Antonio Cortese

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Non sentirsi più la persona di prima spesso fa sentire disorientati e spaventati, preoccupati da quello che si può essere già diventati e chi si diventerà in futuro. Questo però non significa non trovarsi bene in questo cambiamento, e mi sembra di capire sia quello che senti adesso: di star diventando qualcosa che ti spaventa. Non è un processo inarrestabile, né qualcosa che non puoi affrontare.
Ogni evento ha il potenziale per portare a un cambiamento, a volte in modi che non sono immediatamente comprensibili. Se non l'hai già fatto, porta nel percorso di terapia anche i tuoi dubbi su quello che state facendo, potrà aiutare te e chi ti segue a capire come aiutarti al meglio, che sia approfondendo qualcosa di diverso o permettendoti di capire di più il percorso che avete intrapreso e perché si muove in una certa direzione. Perché un percorso sia efficace, è necessario che ti ritrovi in quello che fate e che tu possa capire perché ti può essere d'aiuto.
Gentile Utente, dal suo racconto emerge la confusione e il disagio che sta vivendo in questo periodo. Ci sono degli elementi che possono giustificare la sua ansia e la paura di non riconoscersi più, il cambiamento tra la vita universitaria e la vita di coppia è un passaggio importante che non deve sottovalutare. La scelta di rivolgersi a un terapeuta è importante e dimostra la sua capacità di chiedere aiuto nel fare chiarezza ed elaborare il suo vissuto. Deve avere fiducia nel percorso che ha intrapreso e un pò di pazienza, troverà risposte alle sue domande e forza nelle risorse personali che ha a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Marina Colangelo
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Mi dispiace sentire che stai vivendo un periodo di profonda crisi e confusione.

Tuttavia, posso dirti che ciò che stai descrivendo sembra includere sintomi di ansia, insicurezza e una sensazione generale di smarrimento. È comune che la mente umana sia complessa e che i pensieri e le emozioni si intreccino in modi intricati.

Ti consiglierei di continuare il tuo percorso di terapia con il tuo professionista. Lavorare con uno specialista può aiutarti a esplorare e comprendere meglio i tuoi pensieri, le tue emozioni e le dinamiche che influenzano la tua vita. La terapia può offrirti supporto, strumenti e strategie per affrontare i tuoi sentimenti di ansia e confusione, nonché per sviluppare una migliore consapevolezza di te stesso e una maggiore stabilità emotiva.

È importante anche essere gentili e pazienti con te stesso durante questo processo. Il cambiamento richiede tempo e sforzo, e potrebbe essere utile concentrarsi sulle piccole vittorie e sui progressi che fai lungo il percorso.

Ricorda che se hai bisogno di supporto immediato o se le tue condizioni peggiorano, è importante cercare assistenza professionale, come un medico o un terapeuta, che può fornirti una valutazione e una guida personalizzata in base alle tue esigenze specifiche.
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Carissima
dal suo racconto emerge il senso di soffocamento e turbamento per il fatto di dover accettare una ‘nuova versione di lei’ che sembra non piacergli molto. Eppure il processo di crescita messo in atto anche attraverso l’aiuto di un professionista della salute sta aiutandola ad individuare le problematiche che sottendono la sua situazione attuale come ad esempio il rapporto con sua mamma. La nostra vita è piena di fasi, dei turning point che possono essere vissuti con ansia e disorientamento ,, però il fatto che sia disposta ad elaborare le sue paure e questo senso di smarrimento la porteranno sicuramente ad avere maggiore consapevolezza e abbracciare la lei che giustamente a 20 anni era spensierata ed ora invece deve far fronte alle richieste di un contesto e di un’età diversi,,
Non si scoraggi e continui in questo processo di crescita fatto anche di paure e dubbi
Qualora volesse contattarmi sono disponibile anche on line
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Margutti
Salve, sembra che lei stia affrontando diverse sfide contemporaneamente, il che può essere difficile da gestire. Posso dirle che le sue esperienze e le sue emozioni sono valide e comprensibili. È possibile che ci sia un elemento di insicurezza o di mancanza di fiducia in se stessa nella sua descrizione. Potrebbe sentirsi confusa e incerta riguardo ai suoi pensieri, alle sue emozioni e alla sua identità attuale. Questo è un aspetto comune nelle situazioni di crisi, in cui ci si può sentire persi e separati dalla propria versione precedente. Inoltre, sembra che lei stia attraversando un periodo di transizione significativo nella sua vita, che ha portato a cambiamenti nelle sue abitudini quotidiane e nelle sue relazioni. Questi cambiamenti possono scuotere la sua stabilità e farle sentire vulnerabile. È comprensibile che lei possa desiderare il ritorno alla sua situazione precedente e sentire nostalgia per la persona che era. È positivo che lei abbia intrapreso un percorso di terapia e stia lavorando sul rapporto con sua madre. La terapia può essere uno strumento utile ma richiede tempo e pazienza. La incoraggio a esplorare con il suo terapeuta i temi che ha sollevato, come la sua identità, la paura del cambiamento e l'incertezza. Cordiali saluti, DM
Gentile, mi dispiace leggere il tuo sconforto, spero che tu abbia intrapreso un percorso di psicoterapia, che sicuramente riuscirà a mettere luce sulle tue risorse per poter affrontare al meglio le tue difficoltà. In ogni caso potresti avere ottimi risultati con una terapia a modello PSICOCORPOREO, nello specifico con la Psicoterapia Funzionale che guarda l'individuo nella sua globalità fisica e psicologica attraverso tecniche agite sul corpo.
Buongiorno,
Il tuo messaggio contiene un carico di intenso di momenti e mi ha rimandato
una grande sofferenza del tuo stato d 'animo nel quale dici di non trovarti più...di essere ROTTA ....mi sento di affermare che sicuramente una parte di te è BLOCCATA NON ROTTA....la terapia ti sarà utile per ritrovare quella parte perché si percepisce la volontà di farcela!!!
Dott.ssa Manfredi Serena
Carissima, è molto importante che lei possa proseguire con la sua terapia e approfondire i temi legati ai conflitti interiori che la stanno interrogando. La figura materna è una figura originaria, comincia ad avere una influenza già nel periodo prenatale e poi dalla nascita in avanti. C'è poi tutto il tema delle credenze e dei pensieri disfunzionali sui quali mi sembra di aver capito che sta lavorando: molti di questi pensieri, specie quelli negativi che riguardano il futuro, sono modalità autosabotanti che imparerà a disinnescare e di cui comprenderà il significato insieme alla sua terapeuta. In bocca al lupo! Resto a disposizione per qualsiasi cosa. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Salve,
da ciò che lei scrive emerge un filo conduttore che lega ogni aspetto di cui ora lei sta patendone le conseguenze.
Il cambiamento.
A livello fisico, abitativo e di contesto (convivenza, termine dell'esperienza gruppale, arrivo della mamma), cambiamento nelle scelte professionali del suo partner, cambiamento nel suo modo di sentire e si percepire ciò che le sta capitando e probabilmente molto altro ancora.
Ogni cambiamento ha condotto verso nuovi dubbi che sembrano affollare la sua testa, impedendole una visione chiara di tutto ciò che è Sé e Altro da Sé.
Nostalgia per quello che era, per qualcosa che sente essersi rotto in maniera irrecuperabile.
Un aiuto concreto e professionale le permetterebbe di riprendere i fili spezzati del suo sentire e riannodarli con pazienza ed impegno, ridandole un senso unitario, integrato e fiducioso verso il futuro.
Cordialmente
Dott.ssa Elena Rolfo
Buongiorno,
ritengo abbia fatto la cosa giusta chiedendo aiuto ad uno specialista ed iniziare una psicoterapia. I dubbi di cui parla, i suoi pensieri insieme ad altre manifestazioni qui descritte sono l' espressione di un disturbo d' ansia importante che è cresciuto nell' ultimo periodo. Si dia tempo, e lasci che il processo terapeutico faccia il suo corso senza cercare di controllarlo. Vedrà che con l' aiuto di un professionista riuscirà a dare un significato ai tantissimi temi qui riportati e ad uscire dalla morsa delle sue angosce.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
In questo momento lei sta vivendo moltissimo nella testa, nel mentale; viviseziona i suoi pensieri, ne produce in continuazione e li accumula uno sull'altro andando ad allontanarsi sempre di più dall'ascolto del suo corpo, dal suo "sentire" più che "pensare". Respiri profondamente. Lei ha la possibilità di rallentare e di fermare questo fiume di pensieri. Le suggerirei tecniche di rilassamento, body scan e visualizzazioni guidate, per andare ad ascoltare il suo corpo e prendere contatto con il qui ed ora, non stando né nel passato né nel futuro. A partire da quello è possibile ricominciare a sentirsi e a ritrovare la propria bussola in quello di cui si ha bisogno. Se vuole supporto, può contattarmi per una seduta in studio.
Gentile utente, nella accurata descrizione dei suoi disagi ci sono diversi elementi che avrebbero la necessità di un approfondimento specialistico. Il suo malessere merita ascolto e accoglienza, pertanto le suggerirei di intraprendere un percorso di sostegno psicologico/psicoterapeutico per far luce sul suo cammino. Le auguro di stare meglio presto
Leggendoti, mi appare con naturalezza in mente una citazione di Gramellini: “Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo”. Probabilmente il tuo cambiamento non è stato ricercato, ma necessario, perché i momenti di crisi non accadono per caso. Dovresti provare a darti del tempo per ascoltarti, senza la presunzione di risponderti. Quelle cause di cui parli e che senti il bisogno di scoprire sono meno importanti del come ti senti. Il mio invito è a stare nel COME ti senti e non nel ricercare asfissiantemente PERCHE' ti senti così. Vedrai che le risposte verranno da sè. O forse, straordinariamente, scoprirai che non sono così importanti.
Abbi fiducia in te e nel potere della terapia. Un caro abbraccio.
Mi dispiace molto per quello che stai passando. È chiaro che stai vivendo una crisi profonda e che ti senti confusa e disorientata.

Da quello che hai raccontato, è probabile che la tua crisi sia stata causata da una combinazione di fattori, tra cui:

L'esperienza di una trombosi emorroidaria, che ha causato dolore e disagio e ha portato a un ipercontrollo dei tuoi bisogni fisiologici.
Il cambiamento del tuo ambiente di vita, con la fine della convivenza con le tue coinquiline e il trasferimento a vivere con il tuo ragazzo.
Il cambiamento delle abitudini di vita del tuo ragazzo, che ha portato a una rottura del vostro equilibrio.
La presenza di una madre ansiosa e controllante, che ha contribuito a peggiorare la tua situazione.
Questi fattori hanno probabilmente avuto un impatto sul tuo senso di sicurezza e stabilità, portandoti a mettere in discussione te stessa e le tue relazioni.

È importante ricordare che non sei sola in questa esperienza. Molti uomini e donne attraversano periodi di crisi nel corso della loro vita. È anche importante non giudicare te stessa per come ti senti. È normale sentirsi confusi e disorientati quando si attraversa una crisi.

Il percorso di terapia che stai seguendo è un ottimo passo avanti. Il tuo terapeuta ti aiuterà a capire le cause della tua crisi e a sviluppare strategie per affrontarla.

Nel frattempo, ci sono alcune cose che puoi fare per aiutarti a sentirti meglio:

Cerca di prenderti cura di te stessa. Dormi a sufficienza, mangia cibi sani e fai esercizio fisico regolarmente.
Cerca di ridurre lo stress. Fai attività che ti rilassano, come la meditazione, lo yoga o la lettura.
Parla con qualcuno di cui ti fidi. Parlare dei tuoi sentimenti può aiutarti a sentirti meno sola e confusa.
Riprendersi da una crisi richiede tempo e impegno, ma è possibile. Con il supporto del tuo terapeuta e della tua rete di supporto, puoi superare questa sfida e ritrovare la tua serenità.

Ecco alcuni suggerimenti specifici per affrontare i problemi che hai citato:

Per quanto riguarda la tua relazione con tua madre, è importante che tu impari a mettere dei confini. Non devi sentirti obbligata ad accettare i suoi pensieri e le sue opinioni, anche se sono ben intenzionati.
Per quanto riguarda la tua relazione con il tuo ragazzo, è importante che tu parli con lui di quello che stai passando. È importante che lui capisca come ti senti e che ti supporti.
Per quanto riguarda la tua incertezza su te stessa, è importante che tu ti prenda del tempo per conoscerti meglio. Fai delle cose che ti piacciono e che ti fanno sentire bene.
Ricorda che sei una persona preziosa e meriti di essere felice.
Caro Utente, innanzitutto vorrei ringraziarla per aver condiviso con noi la sua storia e la sua sofferenza. Quando si tratta di questioni, argomenti psicologici (che si tratti di rapporti sociali, disagi personali, o dei disturbi, autostima, motivazione etc..) dare risposte con così poche informazioni su di una piattaforma web, è difficile. Ognuno di noi è diverso e per comprenderlo fino in fondo bisogna ascoltarlo attentamente e porre le giuste domande.
Detto questo, le consiglio di rivolgersi a uno psicologo con il quale riesca ad entrare in sintonia e intraprendere un percorso di sostegno o supporto psicologico così da poter indagare a fondo le sue emozioni, i suoi pensieri e il suo modo di percepire sé stesso e il mondo circostante. In questo modo è possibile raggiungere quel benessere che ognuno di noi si merita.
Rimango in attesa per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Linda Trogi
sembra che tu stia attraversando un periodo di crisi, caratterizzato da ansia e confusione. I tuoi pensieri si aggrovigliano in paradossi e ti preoccupi di perdere il controllo. Il cambiamento nella tua vita, come la convivenza e il cambiamento delle tue compagne di università, sembra aver contribuito a questa situazione. È positivo che tu stia facendo un percorso di terapia e che stia cercando di comprendere il ruolo della tua relazione con tua madre. È normale sentirsi nostalgia per la persona che eri prima, ma ricorda che le crisi possono portare a crescita e cambiamento positivi. Sono qui per ulteriori chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi.

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