Buongiorno. Vivo con la mia compagna da 3 anni, inizialmente è stata solo una simpatia, poi il tu
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Buongiorno.
Vivo con la mia compagna da 3 anni, inizialmente è stata solo una simpatia, poi il tutto si è intensificato e da tre anni abbiamo una convivenza. Io sono un uomo di 52 anni che non si è mai sposato e non ho figli, la mia compagna coetanea è una donna separata con due figli, un maschio di 25 anni ed una ragazzi di 22, entrambi fidanzati e conviventi con rispettivi partner, la figlia è una studente frequenta l'universita a circa 700 km da casa . Inizialmente ho cercato di avvicinarmi ai loro figli convinto che potessi diventare un loro "Fratello maggiore" , dico tra virgolette perchè non mi sognerei di definirmi come un secondo padre. Come Dicevo prima ho cercato, e devo dire anche loro, di creare un certo rapporto di confidenza, di complicità , di rispetto. Da subito pero' ho notato un eccessivo cercare costantemente la madre, telefonate di continuo, arrivi improvvisi durante il pranzo o la cena sconvolgendo la nostra cena pranzo che sia, chiamate all'alba, per i più svariati motivi o solo x farsi una chiacchierata. Ovviamente oltre che persone adulte siamo stati tutti figli, chiunque vuol bene al padre o la madre e di conseguenza avere un rapporto con i genitori. Da un annetto la cosa devo dire inizia tanto a pesarmi, mi pesa il fatto di non poter organizzare anticipatamente una vacanza in quanto tutto dipende se la figlia vorrebbe rientrare a casa in quel periodo, di conseguenza non sarebbe possibile andare in vacanza xche giustamente vorrebbe viversi la figlia distante, mi pesa il trovarsi a cena con amici o parenti e lei che riceve costantemente telefonate principalmente dalla figlia , mi pesa l'impossibilità di vedersi un film sul divano perchè puntualmente arriva la chiamata dell'uno o dell'altra figlia, chiamate che durano anche un'ora, mi pesa trovarmi in intimità con la mia compagna e trovarmi a dover interrompere un bel momento xchè arriva la solita chiamata, quando propongo una gita fuori porta per un week end la proposta della mia compagna è quella di andare a trovare la figlia una volta su due .Purtroppo tutto questo ammetto che mi scaturisce un enorme fastidio, a volte tengo tutto dentro, ma poi quando e' troppo finiamo x litigare, essendo accusato di poca sensibilità e che non essendo padre non posso capire l'amore per dei figli. Questi continui litigi ammeto che stanno logorando di non poco il rapporto con la mia compagna. Mi sento oppresso, mi sento condizionato, non mi sento libero di decidere del mio tempo libero, un ppressione continua di giorno e di notte, arrivo nel pomeriggio dopo lavoro e trovo sempre lei costantemente a telefono con i figli, dopo un ora e mezza puntualmente un altra chiamata, chiude una chiamata e puntualmente ne arriva un altra dell'altro figlio/a, mi ritrovo in casa a girare e rigirare non potendo parlare con la mia donna. Sinceramente non so più come comportarmi, vorrei vivere pacificamente la mia vita di coppia , purtroppo tutto questo disagio che mi porto dentro mi sta allontanando dalla mia donna, donna che amavo, dico "amavo" in quanto devo ammettere che non è più come prima, mi sento nervoso, represso. Non vorrei perdere la mia compagna, ma cosi in questa situazione so che non terrò ancora per molto. La cosa sgradevole che ogni qual volta cerco delicatamente di prendere ll discorso, non esprimendo del tutto il disagio, si accende una litigata, che per lei è giusto cosi, che i figli son figli, che io non posso capire. Non so più cosa fare, Non reggo più sta situazione. Chiedo qualche consiglio.
Grazie e scusate lo sfogo.
Vivo con la mia compagna da 3 anni, inizialmente è stata solo una simpatia, poi il tutto si è intensificato e da tre anni abbiamo una convivenza. Io sono un uomo di 52 anni che non si è mai sposato e non ho figli, la mia compagna coetanea è una donna separata con due figli, un maschio di 25 anni ed una ragazzi di 22, entrambi fidanzati e conviventi con rispettivi partner, la figlia è una studente frequenta l'universita a circa 700 km da casa . Inizialmente ho cercato di avvicinarmi ai loro figli convinto che potessi diventare un loro "Fratello maggiore" , dico tra virgolette perchè non mi sognerei di definirmi come un secondo padre. Come Dicevo prima ho cercato, e devo dire anche loro, di creare un certo rapporto di confidenza, di complicità , di rispetto. Da subito pero' ho notato un eccessivo cercare costantemente la madre, telefonate di continuo, arrivi improvvisi durante il pranzo o la cena sconvolgendo la nostra cena pranzo che sia, chiamate all'alba, per i più svariati motivi o solo x farsi una chiacchierata. Ovviamente oltre che persone adulte siamo stati tutti figli, chiunque vuol bene al padre o la madre e di conseguenza avere un rapporto con i genitori. Da un annetto la cosa devo dire inizia tanto a pesarmi, mi pesa il fatto di non poter organizzare anticipatamente una vacanza in quanto tutto dipende se la figlia vorrebbe rientrare a casa in quel periodo, di conseguenza non sarebbe possibile andare in vacanza xche giustamente vorrebbe viversi la figlia distante, mi pesa il trovarsi a cena con amici o parenti e lei che riceve costantemente telefonate principalmente dalla figlia , mi pesa l'impossibilità di vedersi un film sul divano perchè puntualmente arriva la chiamata dell'uno o dell'altra figlia, chiamate che durano anche un'ora, mi pesa trovarmi in intimità con la mia compagna e trovarmi a dover interrompere un bel momento xchè arriva la solita chiamata, quando propongo una gita fuori porta per un week end la proposta della mia compagna è quella di andare a trovare la figlia una volta su due .Purtroppo tutto questo ammetto che mi scaturisce un enorme fastidio, a volte tengo tutto dentro, ma poi quando e' troppo finiamo x litigare, essendo accusato di poca sensibilità e che non essendo padre non posso capire l'amore per dei figli. Questi continui litigi ammeto che stanno logorando di non poco il rapporto con la mia compagna. Mi sento oppresso, mi sento condizionato, non mi sento libero di decidere del mio tempo libero, un ppressione continua di giorno e di notte, arrivo nel pomeriggio dopo lavoro e trovo sempre lei costantemente a telefono con i figli, dopo un ora e mezza puntualmente un altra chiamata, chiude una chiamata e puntualmente ne arriva un altra dell'altro figlio/a, mi ritrovo in casa a girare e rigirare non potendo parlare con la mia donna. Sinceramente non so più come comportarmi, vorrei vivere pacificamente la mia vita di coppia , purtroppo tutto questo disagio che mi porto dentro mi sta allontanando dalla mia donna, donna che amavo, dico "amavo" in quanto devo ammettere che non è più come prima, mi sento nervoso, represso. Non vorrei perdere la mia compagna, ma cosi in questa situazione so che non terrò ancora per molto. La cosa sgradevole che ogni qual volta cerco delicatamente di prendere ll discorso, non esprimendo del tutto il disagio, si accende una litigata, che per lei è giusto cosi, che i figli son figli, che io non posso capire. Non so più cosa fare, Non reggo più sta situazione. Chiedo qualche consiglio.
Grazie e scusate lo sfogo.
Salve, Mi dispiace molto per la situazione che descrive perché posso comprendere il disagio connesso. Ritengo fondamentale che voi possiate avere un dialogo schietto e sincero mediante il quale scambiarvi parole opinioni in merito alla situazione descritta al fine di trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti, so che non è facile Tuttavia arrivati a questo punto è necessario fare chiarezza e porre dei Confini netti e definiti. Ritengo comunque importante che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di ricavarsi uno spazio per elaborare pensieri e vissuti emotivi circa la situazione descritta e per trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeutico cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare Quei pensieri rigidi disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, Dott FDL
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Gentile utente, dal suo commento emerge la frustrazione legata alla situazione che sta vivendo e la necessità di migliorare la comunicazione con la sua partner. Un percorso di coppia può esservi utile in questo senso, aiutandovi ad ascoltarvi e ad esprimere meglio le rispettive esigenze e punti di vista.
Un'altra opzione può essere un percorso individuale per se stesso, dove esplorare possibili strategie utili a modificare la situazione attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordiali saluti, Dott.ssa Claudia Torrente Cicero
Un'altra opzione può essere un percorso individuale per se stesso, dove esplorare possibili strategie utili a modificare la situazione attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordiali saluti, Dott.ssa Claudia Torrente Cicero
Gentile, percepisco la sofferenza che esprime, mi dispiace davvero per la situazione che riporta e mi rendo conto di quanto possa essere complicato conviverci. La prima cosa che mi sento di consigliarle è un consulto psicologico, anche online, che possa aiutarla ad affrontare il disagio espresso al fine di ritagliarsi uno spazio per comprendere meglio ciò che prova e cosa potrà farla stare meglio, elaborare i pensieri e i vissuti emotivi rivolgendosi ad un esperto con un approccio che si basi sull’accoglienza e ciò che è utile per la persona, valorizzando le sue risorse personali, aiutandola così a divenire artefice del racconto della propria vita, dando al corpo lo spazio e l’ascolto che merita. Iniziare un percorso per sentirsi meglio richiede coraggio, ma è già un importante passo iniziale verso il cambiamento. Resto a disposizione per ulteriori indicazioni e ad incontrarla. Cordiali saluti dott. Paolo Notarangelo
Buongiorno, capisco la situazione e la frustrazione che sta vivendo. Sente che il rapporto si sta logorando, quando cerca di esprimere le sue preoccupazioni viene disarmato da quel "non puoi capire" e questo le fra facendo nascere dei dubbi sui sentimenti che prova. Rimango a disposizione nel caso volesse fare chiarezza in merito o cercare delle strategie sia per trovare la via di dialogo con la sua compagna che per affrontare ciò che lei percepisce come "invasioni" nella sua vita di coppia.
Saluti
Saluti
Buongiorno, comprendo la frustrazione e la stanchezza derivante dalla sua situazione.
Come suggerito dai colleghi, ritengo importante dedicare del tempo a sé stesso per aprirsi, sentirsi ascoltato, esprimere le sue emozioni e individuare delle strategie per migliorare la sua condizione grazie all'aiuto di un professionista.
In alternativa, potrebbe riflettere su un percorso di coppia da intraprendere con la sua compagna.
Confrontarsi in coppia con uno psicologo può favorire il dialogo e la comprensione reciproca dei rispettivi punti di vista, così da porsi degli obiettivi comuni per il benessere di entrambi.
Rimango a disposizione
Un caro saluto, Dr.ssa Federica Lanzafame
Come suggerito dai colleghi, ritengo importante dedicare del tempo a sé stesso per aprirsi, sentirsi ascoltato, esprimere le sue emozioni e individuare delle strategie per migliorare la sua condizione grazie all'aiuto di un professionista.
In alternativa, potrebbe riflettere su un percorso di coppia da intraprendere con la sua compagna.
Confrontarsi in coppia con uno psicologo può favorire il dialogo e la comprensione reciproca dei rispettivi punti di vista, così da porsi degli obiettivi comuni per il benessere di entrambi.
Rimango a disposizione
Un caro saluto, Dr.ssa Federica Lanzafame
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Salve, comprendo il disagio che riferisce.
Mi sembra di capire che non si sente accolto quando cerca di condividere le sue preoccupazioni e i suoi bisogni.
Ritagliarsi uno spazio individuale per capire di cosa ha bisogno e che significato ha per lei questa relazione potrebbe esserlo utile per stare meglio
Resto a disposizione per eventuali dubbi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Mi sembra di capire che non si sente accolto quando cerca di condividere le sue preoccupazioni e i suoi bisogni.
Ritagliarsi uno spazio individuale per capire di cosa ha bisogno e che significato ha per lei questa relazione potrebbe esserlo utile per stare meglio
Resto a disposizione per eventuali dubbi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Gentile Signore,
comprendo il disagio e il disorientamento che vive in questo momento. Una situazione del genere la colpisce, e ferisce, come un fulmine a ciel sereno, proprio quando forse pensava di aver raggiunto uno stato di armonia e benessere insieme alla sua compagna.
Posso qui solo dirle con certezza che è adesso l'occasione per guardarsi dentro e per guardare l'altra negli occhi, con lo sguardo al passato ma anche al futuro, che si presenta sempre ricco di tante possibilità di cambiamento e di evoluzione, insieme o individualmente.
Può quindi, se vuole, valutare se ci sono i presupposti per una terapia di coppia, in primo luogo per la risoluzione dei problemi che vi hanno condotti a questo punto, per una ripartenza insieme.
Diversamente, le consiglio vivamente un consulto psicologico individuale per esplorare le problematiche portate ed elaborare i vissuti emotivi ed i pensieri legati alla situazione che sta vivendo, al fine di trovare in tempi brevi strategie utili a navigare al di là di questo mare agitato ed evitare che il disagio possa consolidarsi in lei. Coraggio!
Un caro saluto
dr.ssa Laura Tofani
comprendo il disagio e il disorientamento che vive in questo momento. Una situazione del genere la colpisce, e ferisce, come un fulmine a ciel sereno, proprio quando forse pensava di aver raggiunto uno stato di armonia e benessere insieme alla sua compagna.
Posso qui solo dirle con certezza che è adesso l'occasione per guardarsi dentro e per guardare l'altra negli occhi, con lo sguardo al passato ma anche al futuro, che si presenta sempre ricco di tante possibilità di cambiamento e di evoluzione, insieme o individualmente.
Può quindi, se vuole, valutare se ci sono i presupposti per una terapia di coppia, in primo luogo per la risoluzione dei problemi che vi hanno condotti a questo punto, per una ripartenza insieme.
Diversamente, le consiglio vivamente un consulto psicologico individuale per esplorare le problematiche portate ed elaborare i vissuti emotivi ed i pensieri legati alla situazione che sta vivendo, al fine di trovare in tempi brevi strategie utili a navigare al di là di questo mare agitato ed evitare che il disagio possa consolidarsi in lei. Coraggio!
Un caro saluto
dr.ssa Laura Tofani
le relazioni di coppia sono un momento molto complesso della nostra vita, quando poi esistono dinamiche intense come la genitorialità, le relazioni diventano ancora più complesse, credo sia necessario viversi la coppia senza dipendenza, condividendo, laddove è possibile i momenti di intimità e rispettando da lontano le dinamiche della genitorialità. i rapporti che la sua compagna ha con i figli non toglie nulla alla relazione di coppia tra due adulti, il confine tra l'essere madre e l'essere compagna è un tema di lei, sono due piani diversi. immagino che non le viene chiesto di essere altro che il partner, la coppia deve gtrovare il suo spazio e la relazione madre figli deve poter avere un confine. le consiglio una terapia di coppia , magari si chiariscono le idee.
Gentilissimo,
La cosa può essere osservata da due punti di vista:
1) quello di coppia: c’è qualcosa che non passa nella comunicazione. Una strada che si può intraprendere è quella di un percorso di coppia che vi permetta di capire il punto di vista reciproco e trovare una via di mezzo;
2) quello strettamente personale: qui emergono molte domande, dal perché all’inizio non le dava fastidio e nel tempo è arrivato a essere un problema così grande, a cosa rappresenterebbe per lei a questo punto della sua vita perdere la sua donna e così via. Porsi ora queste domande è estremamente difficile, ma la porterebbe a capire maggiormente il suo rapporto e quel qualcosa di sé che la fa soffrire, la blocca e la fa sentire così represso (per utilizzare un suo termine).
Sono strade valide in ogni caso, tenga presente che percorrerne uno o l’altra la porterebbe comunque a superare quel Rubicone e vivere più serenamente questo aspetto della sua vita.
Spero di esserle stato utile
Cordiali Saluti
La cosa può essere osservata da due punti di vista:
1) quello di coppia: c’è qualcosa che non passa nella comunicazione. Una strada che si può intraprendere è quella di un percorso di coppia che vi permetta di capire il punto di vista reciproco e trovare una via di mezzo;
2) quello strettamente personale: qui emergono molte domande, dal perché all’inizio non le dava fastidio e nel tempo è arrivato a essere un problema così grande, a cosa rappresenterebbe per lei a questo punto della sua vita perdere la sua donna e così via. Porsi ora queste domande è estremamente difficile, ma la porterebbe a capire maggiormente il suo rapporto e quel qualcosa di sé che la fa soffrire, la blocca e la fa sentire così represso (per utilizzare un suo termine).
Sono strade valide in ogni caso, tenga presente che percorrerne uno o l’altra la porterebbe comunque a superare quel Rubicone e vivere più serenamente questo aspetto della sua vita.
Spero di esserle stato utile
Cordiali Saluti
Gentile cliente, dalle sue parole mi sembra evidente che se non si affronta la situazione adesso il rischio è che voi come coppia non possiate avere un orizzonte lontano; i figli della sua compagna non sono più bambini ma giovani adulti e i rapporti da lei descritti sembrano rappresentare una non piena separazione dalla madre (specialmente della figlia); anche la sua compagna sembra fare fatica. L'ideale, se la signora fosse disponibile, sarebbe affrontare insieme un percorso di coppia. In seconda battuta, qualora questo non fosse possibile, le suggerirei di richiedere una consulenza di coppia individuale che possa aiutarla a posizionarsi nel modo migliore e favorire dei cambiamenti del contesto familiare. Qualora lei lo volesse sono disponibile, anche in modalità online. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Al di là di qualsiasi consiglio nell'intraprendere percorsi individuali o di coppia, è molto forte il senso di frustrazione che trasmette, basato su considerazioni valide.
Sembra però che quest'ultime siano del tutto svalutate nel momento in cui le viene ricordato che non può capire l'amore di un genitore; in questo vengono svilite non solo le sue emozioni e frustrazioni ma anche il suo ruolo all'interno di tutto questo contesto ("è una discussione persa in partenza non per quello che fa, ma per quello che non è"), e ciò compromette qualsiasi tipo di confronto maturo.
Qui non è da riflettere solo sul concetto di comprensione delle motivazioni dell'altro, ma anche su quello di confini e spazi: quei confini temporali che potrebbero gestire il ritmo delle attività ("ora sto vedendo un film, ci sentiamo dopo"), e che potrebbero organizzare la vita da genitore in equilibrio con quella di compagno/a (soprattutto in vista del fatto che i figli sono grandi - "oggi sono a cena con...quindi organizziamoci per un'altra volta").
Il rapporto della sua compagna con i figli è indiscutibilmente bellissimo, ma mi chiedo se la signora riesca a darle il giusto spazio che merita; ma mi chiedo anche se un'eventuale riduzione del tempo passato con i figli non possa arrecare dolore alla signora e quindi, poi, riversarsi negativamente sul rapporto di coppia (se quello che dice è vero il rapporto con i figli è piuttosto intenso, coinvolgente ma anche richiedente).
La sensazione che ho è che la sua presenza sia correlata all'assenza dei figli, cioè "quando non ci sono loro allora ci può stare lei".
Se il rapporto di coppia è fatto anche di compromessi, qui siete in 4 a dover negoziare.
Sottolineando che le considerazioni fatte sono basate sul suo narrato e quindi descrittivo del suo mondo interiore piuttosto che di una situazione oggettiva, non le consiglio di criticare l'attuale situazione (perché attiverebbe solo le stesse dinamiche), quanto semplicemente riportare il suo stato di malessere, che è lì, è vivo, e non si riduce con la considerazione che "lei non è genitore e quindi non può capire"; esprima semplicemente quali sono le sue mancanze e il suoi desideri, senza dare imposizioni e discutere con la sua compagna in merito alla possibilità di venirsi incontro quanto più possibile (ricordando anche a lei, scrivente, che ci si incontra in mezzo).
Sperando di aver fatto cosa gradita, la saluto.
Sembra però che quest'ultime siano del tutto svalutate nel momento in cui le viene ricordato che non può capire l'amore di un genitore; in questo vengono svilite non solo le sue emozioni e frustrazioni ma anche il suo ruolo all'interno di tutto questo contesto ("è una discussione persa in partenza non per quello che fa, ma per quello che non è"), e ciò compromette qualsiasi tipo di confronto maturo.
Qui non è da riflettere solo sul concetto di comprensione delle motivazioni dell'altro, ma anche su quello di confini e spazi: quei confini temporali che potrebbero gestire il ritmo delle attività ("ora sto vedendo un film, ci sentiamo dopo"), e che potrebbero organizzare la vita da genitore in equilibrio con quella di compagno/a (soprattutto in vista del fatto che i figli sono grandi - "oggi sono a cena con...quindi organizziamoci per un'altra volta").
Il rapporto della sua compagna con i figli è indiscutibilmente bellissimo, ma mi chiedo se la signora riesca a darle il giusto spazio che merita; ma mi chiedo anche se un'eventuale riduzione del tempo passato con i figli non possa arrecare dolore alla signora e quindi, poi, riversarsi negativamente sul rapporto di coppia (se quello che dice è vero il rapporto con i figli è piuttosto intenso, coinvolgente ma anche richiedente).
La sensazione che ho è che la sua presenza sia correlata all'assenza dei figli, cioè "quando non ci sono loro allora ci può stare lei".
Se il rapporto di coppia è fatto anche di compromessi, qui siete in 4 a dover negoziare.
Sottolineando che le considerazioni fatte sono basate sul suo narrato e quindi descrittivo del suo mondo interiore piuttosto che di una situazione oggettiva, non le consiglio di criticare l'attuale situazione (perché attiverebbe solo le stesse dinamiche), quanto semplicemente riportare il suo stato di malessere, che è lì, è vivo, e non si riduce con la considerazione che "lei non è genitore e quindi non può capire"; esprima semplicemente quali sono le sue mancanze e il suoi desideri, senza dare imposizioni e discutere con la sua compagna in merito alla possibilità di venirsi incontro quanto più possibile (ricordando anche a lei, scrivente, che ci si incontra in mezzo).
Sperando di aver fatto cosa gradita, la saluto.
Buongiorno, capisco la tua situazione e il fatto che tu abbia bisogno di un consiglio per gestire questa situazione delicata. È importante ricordare che la tua compagna ha dei figli e che il loro rapporto è importante per lei. Tuttavia, è anche importante trovare un equilibrio tra la tua vita di coppia e il rapporto che la tua compagna ha con i figli.
In primo luogo, ti consiglio di parlare apertamente con la tua compagna sulla situazione che ti sta facendo sentire oppresso. Cerca di esprimere i tuoi sentimenti e il tuo bisogno di avere un certo spazio e tempo a disposizione, senza cercare di attaccare la tua compagna o i suoi figli. Proponi soluzioni concrete, ad esempio cercare di trovare un equilibrio tra le esigenze della tua compagna e le tue esigenze.
In secondo luogo, cerca di avere un approccio più positivo con i figli della tua compagna. Cerca di trovare interessi comuni o attività che possiate fare insieme. Potrebbe essere utile organizzare delle attività insieme ai figli della tua compagna, in modo da creare un rapporto più solido e complice con loro. Tuttavia, cerca di fare questo senza forzare troppo la situazione, lasciando ai figli la libertà di decidere se partecipare o meno.
VORREI aiutarti a trovare soluzioni concrete e a gestire meglio la situazione.
In ogni caso, ricorda che la comunicazione è la chiave per risolvere qualsiasi problema. Cerca di parlare apertamente e rispettosamente con la tua compagna e cerca di trovare un equilibrio che sia soddisfacente per entrambi. Qualora volesse orientarsi per una strategia differente mi può contattare con un messaggio privato.
In primo luogo, ti consiglio di parlare apertamente con la tua compagna sulla situazione che ti sta facendo sentire oppresso. Cerca di esprimere i tuoi sentimenti e il tuo bisogno di avere un certo spazio e tempo a disposizione, senza cercare di attaccare la tua compagna o i suoi figli. Proponi soluzioni concrete, ad esempio cercare di trovare un equilibrio tra le esigenze della tua compagna e le tue esigenze.
In secondo luogo, cerca di avere un approccio più positivo con i figli della tua compagna. Cerca di trovare interessi comuni o attività che possiate fare insieme. Potrebbe essere utile organizzare delle attività insieme ai figli della tua compagna, in modo da creare un rapporto più solido e complice con loro. Tuttavia, cerca di fare questo senza forzare troppo la situazione, lasciando ai figli la libertà di decidere se partecipare o meno.
VORREI aiutarti a trovare soluzioni concrete e a gestire meglio la situazione.
In ogni caso, ricorda che la comunicazione è la chiave per risolvere qualsiasi problema. Cerca di parlare apertamente e rispettosamente con la tua compagna e cerca di trovare un equilibrio che sia soddisfacente per entrambi. Qualora volesse orientarsi per una strategia differente mi può contattare con un messaggio privato.
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Buongiorno,
mi spiace molto per le difficoltà che sta affrontando. Traspare dalla sua descrizione un grande senso di frustrazione dovuto ad una impossibilità di aprire una comunicazione e di essere considerato come partner.
Potrebbe essere di aiuto un percorso di coppia dove poter esprimere le problematiche emerse, trovando lo spazio di ascolto che sembra in casa non ci sia.
Utile per lei potrebbe essere anche un percorso personale per riflettere su cosa rappresenti per lei questa relazione e come la fa stare, esaminando le possibilità che si possono aprire nella sua vita.
Resto a disposizione nel caso volesse contattarmi, un saluto.
Dottoressa Cristina Costanzi
mi spiace molto per le difficoltà che sta affrontando. Traspare dalla sua descrizione un grande senso di frustrazione dovuto ad una impossibilità di aprire una comunicazione e di essere considerato come partner.
Potrebbe essere di aiuto un percorso di coppia dove poter esprimere le problematiche emerse, trovando lo spazio di ascolto che sembra in casa non ci sia.
Utile per lei potrebbe essere anche un percorso personale per riflettere su cosa rappresenti per lei questa relazione e come la fa stare, esaminando le possibilità che si possono aprire nella sua vita.
Resto a disposizione nel caso volesse contattarmi, un saluto.
Dottoressa Cristina Costanzi
Buongiorno,
mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. Le consiglio di parlarne apertamente con la sua compagna, per trovare un punto di incontro, specialmente se questa situazione non la rende felice. Potrebbe anche esserle utile un percorso personale presso uno psicologo.
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio
mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. Le consiglio di parlarne apertamente con la sua compagna, per trovare un punto di incontro, specialmente se questa situazione non la rende felice. Potrebbe anche esserle utile un percorso personale presso uno psicologo.
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio
Lei sta vivendo una situazione difficile e si sente oppresso dalla costante presenza dei figli della sua compagna nella vita quotidiana. E' importante che lei parli apertamente con la sua compagna, cercando di esprimere i suoi sentimenti in modo chiaro e rispettoso. Potrebbe essere utile cercare di trovare un compromesso insieme, in modo da trovare un equilibrio tra le esigenze della coppia e quelle dei figli. Potrebbe anche essere utile cercare il sostegno di un professionista della salute mentale, come uno psicologo, per affrontare questa situazione in modo più efficace.
Saluti,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Saluti,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Buongiorno,
sicuramente la situazione in cui si trova è difficile poiché per essere risolta ci vuole la volontà da parte della sua compagna di risolverla. Ha provato a farle capire profondamente quelli che sono i suoi disagi un po' come ne sta parlando qui a noi? Le consiglio di provare a parlare ancora a cuore aperto facendole capire che il suo non è un capriccio ma un disagio reale e magari proponendole qualche soluzione che possa essere un compromesso tra voi due sul numero di telefonate o il tempo che spende al telefono. Inoltre, potrebbe essere magari utile anche parlare con i figli per cercare di capire anche il loro punto di vista e magari far sapere a loro come si sente.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Ferrucci
sicuramente la situazione in cui si trova è difficile poiché per essere risolta ci vuole la volontà da parte della sua compagna di risolverla. Ha provato a farle capire profondamente quelli che sono i suoi disagi un po' come ne sta parlando qui a noi? Le consiglio di provare a parlare ancora a cuore aperto facendole capire che il suo non è un capriccio ma un disagio reale e magari proponendole qualche soluzione che possa essere un compromesso tra voi due sul numero di telefonate o il tempo che spende al telefono. Inoltre, potrebbe essere magari utile anche parlare con i figli per cercare di capire anche il loro punto di vista e magari far sapere a loro come si sente.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Ferrucci
Buongiorno, è importante stabilire dei confini soprattutto quando ci sono delle "famiglie allargate". Ne avete parlato tra di voi? E' riuscito a esprimere il suo disagio alla sua compagna? Le consiglio un percorso di terapia di coppia per parlare di questi aspetti con un professionista. Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Ghislanzoni.
Buongiorno , da quanto narrato si può notare la frustrazione legata alla situazione di ciò che sta vivendo ed il bisogno di migliorare la comunicazione con la sua compagna. Un percorso di coppia può esservi utile in questo senso, aiutandovi ad ascoltarvi e ad esprimere meglio le esigenze di ognuno. Un'altra opzione può essere un percorso individuale per se stesso.
Dr.ssa Versari Debora.
Dr.ssa Versari Debora.
Buonasera, nella vita di coppia si susseguono diverse fasi, ciascuna delle quali comporta la necessità di riorganizzare le relazioni all'interno del sistema familiare. Nelle famiglie ricostituite, come la sua, si può incombere nella difficoltà di ridefinire il proprio ruolo. Credo che possa essere utile portare la frustrazione che sta vivendo all'interno di un setting di coppia, nel quale lei e la sua compagna possiate ritrovare uno spazio di comunicazione e uscire dagli schemi rigidi che si sono venuti a costruire e che ha descritto.
Buongiorno. Da quello che lei racconta le consiglio di intraprendere un percorso che possa permettere di comprendere meglio il suo modo di identificarsi nei ruoli (è un compagno o un amico della madre di questi ragazzi? perché il compagno della madre non è un fratello maggiore), così come di comprendere cosa questa situazione tocca in lei di profondo. Lavorerei anche sul modo di stare in relazione con un'altra persona. Tutti questi fattori contribuiscono al suo portare a se stesso a vivere la relazione con insofferenza. Per maggiori chiarimenti mi può in caso contattare. Buona giornata. Dott. Francesco Puleo
Buongiorno, capisco quanto questa situazione la stia mettendo a dura prova e quanto sia difficile trovare un equilibrio tra il rispetto per il legame tra la sua compagna e i suoi figli e il bisogno di vivere una relazione di coppia serena e appagante. Si sente oppresso, non ascoltato e, soprattutto, non compreso nei suoi bisogni emotivi. È naturale che questo la porti a provare frustrazione e distanza emotiva dalla sua compagna, e il fatto che ogni tentativo di comunicare il suo disagio sfoci in una lite rende ancora più difficile trovare una soluzione. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, credo che sia importante analizzare alcuni aspetti chiave della situazione, sia dal lato emotivo che comportamentale. Partiamo dal fatto che la sua compagna, come ogni madre, ha un legame profondo con i figli, un legame che probabilmente è stato ancora più forte dopo la separazione. Per lei, il contatto costante con loro è forse un modo di sentirsi ancora necessaria nella loro vita e di compensare la distanza con la figlia che vive lontano. Questo, però, non significa che il suo bisogno di tempo e spazio all'interno della relazione sia meno importante o meno valido. Il problema principale sembra essere la difficoltà di comunicare questi bisogni senza che la conversazione degeneri in un conflitto. È probabile che la sua compagna, nel momento in cui lei esprime il disagio, si senta attaccata e messa in discussione come madre, e reagisca in modo difensivo, spostando il problema su una questione di “sensibilità” e non sulla reale necessità di trovare un equilibrio nella coppia. Tuttavia, il suo desiderio di avere momenti esclusivi con la sua partner è più che legittimo, e una relazione sana non dovrebbe essere vissuta come un sacrificio costante di uno dei due partner. Potrebbe essere utile provare ad affrontare la conversazione in un modo diverso, concentrandosi non sul “problema” dei figli sempre presenti, ma sul suo bisogno di sentirsi più vicino alla sua compagna. Ad esempio, invece di dire “Mi sento oppresso perché sei sempre al telefono con loro”, potrebbe provare con un approccio più basato sui suoi sentimenti, come “Ho bisogno di momenti solo per noi, mi manca poter vivere il nostro rapporto senza interruzioni continue”. Questo aiuta a non far percepire la sua richiesta come un’accusa, ma come un bisogno emotivo legittimo. Dal punto di vista comportamentale, potrebbe essere utile provare a introdurre piccole routine di coppia che siano “protette” dalle interferenze esterne. Ad esempio, stabilire che almeno una o due sere a settimana siano dedicate esclusivamente a voi due, senza telefonate o interruzioni. Se la sua compagna resiste a questa idea, provi a chiederle di iniziare con qualcosa di più piccolo, come un’ora di film insieme senza distrazioni. Questo potrebbe aiutarla a vedere che non sta scegliendo tra lei e i suoi figli, ma che sta semplicemente bilanciando meglio le sue priorità. Infine, è importante che anche lei riconosca i propri limiti. Se sente che la situazione sta diventando insostenibile e che il suo benessere psicologico ne sta risentendo, potrebbe essere utile considerare un supporto terapeutico per aiutarla a gestire lo stress e a trovare strategie comunicative più efficaci. A volte, la mediazione di un professionista può fare la differenza nel rendere il dialogo più costruttivo e meno conflittuale. Il fatto che lei tenga a questa relazione è evidente, e il suo desiderio di risolvere il problema prima che sia troppo tardi è un segnale importante. La sfida ora è trovare un modo per far comprendere alla sua compagna che il suo malessere non è una critica al suo essere madre, ma un bisogno autentico di sentirsi parte di una relazione equilibrata, in cui entrambi possano sentirsi felici e appagati. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua esperienza.
Sta attraversando un momento complesso, il desiderio di serenità da una parte, la paura di perdere la sua compagna dall'altra, e anche il sentirsi costantemente incerto dei propri passi, quella sensazione di voler solamente essere capaci di risolvere un problema ma sentirsi costantemente respinti e accusati, che porta a dubitare di sè stessi.
Purtroppo nessuno può decidere al posto suo cosa fare, le posso solo dire che in una relazione è importante sentirsi capiti, rispettati, ascoltati e amati, anzi, questo costituisce le fondamenta di un rapporto di vera fiducia e complicità, che consente di affrontare gli ostacoli e i problemi insieme, finendo anche a rafforzare il legame.
La buona notizia è che le relazioni non accadono e si riparano magicamente, ma richiedono un mutuo sforzo, quindi è assolutamente possibile con il dialogo e l'impegno reciproco che lei con la sua compagna riusciate a ricreare quel clima che era presente nella relazione agli inizi.
La "cattiva" notizia è che questo processo di riparazione richiede comunicazione aperta e trasparente da parte di entrambi, unitamente ad una volontà al compromesso.
Il mio consiglio è quindi quello di cercare di affrontare l'argomento che ha portato in maniera rispettosa ma franca con la sua compagna, è giusto essere rispettosi ed avere tatto, ma anche stabilire dei confini ed esprimere i propri desideri e anche le proprie frustrazioni apertamente e senza paura.
Se però comprensibilmente, non se la dovesse sentire per paura di danneggiare l'equilibrio di una situazione compromessa, le consiglio anche di rivolgersi ad un professionista, a volta un aiuto esterno può essere prezioso nel mettere ordine nella nostra testa e capire in che direzione muoversi.
Cari saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Sta attraversando un momento complesso, il desiderio di serenità da una parte, la paura di perdere la sua compagna dall'altra, e anche il sentirsi costantemente incerto dei propri passi, quella sensazione di voler solamente essere capaci di risolvere un problema ma sentirsi costantemente respinti e accusati, che porta a dubitare di sè stessi.
Purtroppo nessuno può decidere al posto suo cosa fare, le posso solo dire che in una relazione è importante sentirsi capiti, rispettati, ascoltati e amati, anzi, questo costituisce le fondamenta di un rapporto di vera fiducia e complicità, che consente di affrontare gli ostacoli e i problemi insieme, finendo anche a rafforzare il legame.
La buona notizia è che le relazioni non accadono e si riparano magicamente, ma richiedono un mutuo sforzo, quindi è assolutamente possibile con il dialogo e l'impegno reciproco che lei con la sua compagna riusciate a ricreare quel clima che era presente nella relazione agli inizi.
La "cattiva" notizia è che questo processo di riparazione richiede comunicazione aperta e trasparente da parte di entrambi, unitamente ad una volontà al compromesso.
Il mio consiglio è quindi quello di cercare di affrontare l'argomento che ha portato in maniera rispettosa ma franca con la sua compagna, è giusto essere rispettosi ed avere tatto, ma anche stabilire dei confini ed esprimere i propri desideri e anche le proprie frustrazioni apertamente e senza paura.
Se però comprensibilmente, non se la dovesse sentire per paura di danneggiare l'equilibrio di una situazione compromessa, le consiglio anche di rivolgersi ad un professionista, a volta un aiuto esterno può essere prezioso nel mettere ordine nella nostra testa e capire in che direzione muoversi.
Cari saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Buongiorno.
Quello che descrive fa pensare a un rapporto in cui la sua presenza sembra costantemente interrotta da un legame primario che non ha mai trovato un nuovo equilibrio. Non appare solo come una questione di “telefonate”, ma come la sensazione di non riuscire a occupare pienamente il proprio posto nella coppia: ogni momento condiviso sembra dover fare spazio a qualcun altro, e questo la porta a sentirsi escluso e, con il tempo, disinvestito.
Per la sua compagna, il rapporto con i figli sembra rappresentare qualcosa di più profondo del semplice affetto materno — una forma d’identità da cui non riesce a separarsi, quasi che ogni richiesta di limite fosse percepita come un attacco alla sua funzione di madre. Da qui la sua reazione difensiva e la difficoltà a riconoscere il suo disagio.
Il nodo sembra riguardare la possibilità di ridefinire la coppia come spazio autonomo, senza che ciò implichi negare i figli. Potrebbe interrogarsi su quale tipo di intimità desidera realmente mantenere e su quanto sia disposto a tollerare un legame che resta costantemente tripartito. Il punto non è convincerla, ma chiarire a sé stesso quale forma di vita di coppia può ancora sentirsi propria.
Quello che descrive fa pensare a un rapporto in cui la sua presenza sembra costantemente interrotta da un legame primario che non ha mai trovato un nuovo equilibrio. Non appare solo come una questione di “telefonate”, ma come la sensazione di non riuscire a occupare pienamente il proprio posto nella coppia: ogni momento condiviso sembra dover fare spazio a qualcun altro, e questo la porta a sentirsi escluso e, con il tempo, disinvestito.
Per la sua compagna, il rapporto con i figli sembra rappresentare qualcosa di più profondo del semplice affetto materno — una forma d’identità da cui non riesce a separarsi, quasi che ogni richiesta di limite fosse percepita come un attacco alla sua funzione di madre. Da qui la sua reazione difensiva e la difficoltà a riconoscere il suo disagio.
Il nodo sembra riguardare la possibilità di ridefinire la coppia come spazio autonomo, senza che ciò implichi negare i figli. Potrebbe interrogarsi su quale tipo di intimità desidera realmente mantenere e su quanto sia disposto a tollerare un legame che resta costantemente tripartito. Il punto non è convincerla, ma chiarire a sé stesso quale forma di vita di coppia può ancora sentirsi propria.
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