Buongiorno, sono bloccata nella mia stanza. Ciò che mi blocca è molto complesso, posso riassumerlo i

17 risposte
Buongiorno, sono bloccata nella mia stanza. Ciò che mi blocca è molto complesso, posso riassumerlo in 3 aree: 1) sintomatologia post traumatica e depressione; 2) paura di soffrire del giudizio circa il mio dolore da parte delle persone a cui tengo (preciso che questo giudizio c'è già stato realmente e non voglio più riviverlo, non è un'ipotesi pessimistica senza riscontro); e fin qui mi trovo davanti a 2 aree toste ma affrontabili nella psicoterapia che sto facendo, ne sono sicura. Il problema che vorrei sottoporvi riguarda la terza area ovvero 3) è mia precisa volontà non stare meglio. Ciò mi porta anche a sottrarmi alla terapia stessa e ad essere soddisfatta quando esco dallo studio stando peggio o uguale a prima. Immagino che questa mia volontà possa trovare radici in schemi disfunzionali che però da sola non riesco ad identificare. Arrivo alla domanda: ha senso, prima di ogni terapia, indagare le basi di questa non volontà di guarigione e sovvertirla o devo bollarla come sintomo depressivo, ignorarla e sottopormi inerme alla terapia? Ultima precisazione, questa volontà di non stare meglio mi appartiene da quando ho memoria, molto prima del mio recente trauma e dei sintomi depressivi veri e propri. Ringrazio tutti coloro che vorranno rispondermi.
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
'Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli ed elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione da lei riportata e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Onestamente non credo all'idea che lei non voglia migliorare, probabilmente la situazione è talmente irrigidita che lei pensa di non vedere via d'uscita. Se non avesse un briciolo di volontà nel migliorare non avrebbe neanche scritto questo messaggio.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Salve, ritengo sia importante che lei abbia consapevolezza di questa volontà di non guarigione e dal momento che sta già facendo un percorso di psicoterapia penso sia indispensabile parlarne con il suo/a psicoterapeuta per capirne l'origine e il ruolo che questo pensiero ha avuto nella sua vita e nel disagio che sta vivendo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Gaetana Bonasera
Salve, quella che chiama la volontà di non stare meglio, rientra tra i sintomi depressivi, ma potrebbe esserne anche la causa, potrebbe essere una credenza patogena, una strategia adattiva che forse le è stata utile in passato, ma che ora è divenuta disfunzionale, in quanto i costi sono molo alti. Siamo però nel campo delle ipotesi perchè bisognerebbe conoscere la sua storia di vita, perchè la psicoterapia è un vestito che va cucito sopra la persona, prendendone le misure precise, e questo lo può fare il collega che l'ha presa in cura. Un saluto
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Salve i temi di cui accenna nella sua nota sono molto importanti all'interno del lavoro psicoterapeutico che sta seguendo. Pertanto è molto utile per lei condividerli con la persona con cui sta lavorando e raccontargli anche di questo suo bisogno di condividere queste idee con altri esperti del settore. Un cordiale saluto
Salve, la sua descrizione è molto precisa e dettagliata. Sembra ci sia molta consapevolezza, anche se le etichette poi rischiano di rimanere vuote proprio perché non parlano di lei. Affronti tutte le sue paure ed emozioni in terapia. Certamente affrontarle non basta, bisogna anche decidere di voler mettere in pratica la verità su di sé. A volte questo può intimorire perché significa uscire dalle solite emozioni negative e familiari e concedersi di sperimentare altro.
Le suggerisco di non lasciare la terapia e proseguire. Ne vale la pena per la sua esistenza.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Gentile utente potrebbe essere fondamentale parlare con il suo terapeuta di questa sua volontà, intenzione sottostante. Non affrontare un tema cosi' importante potrebbe compromettere il suo percorso o per meglio dire non permetterebbe il tentativo di comprendere i vantaggi di questo sistema disfunzionale e darsi la possibilità di sperimentare una scelta diversa. Cordialmente Dott.ssa Alessia Battista
Gentile utente,
la motivazione personale nell'intraprendere un percorso di crescita e ottimizzazione delle proprie risorse è una "conditio sine qua non" di ogni essere umano. Il nostro cervello è un fantastico elaboratore di informazioni ma spesso "si perde" nelle congetture e nell'esercizio di interpretazioni, a volte schematiche ma logicamente sostenibili, del nostro stato. Forse "la volontà" di non stare meglio" potrebbe risiedere nella non attivazione di strumenti adeguati per una reale progettazione significativa e soddisfacente per lei, tenendola in tal modo mentalmente occupata ad elaborare dati che non le restituiscono la forza e l'energia necessaria per farla sentire protagonista del suo benessere. Noi siamo quello che pensiamo e sentiamo, dunque dobbiamo imparare a produrre pensieri di qualità e costruttivi, che a loro volta produrrebbero emozioni corrispondenti. Un prodotto mentale che tutti siamo in grado di realizzare e che certamente non ci remerebbe contro... Le auguro di proseguire la ricerca alla scoperta delle sue risorse...
Cordiali saluti,
Dr.ssa Maria Torlini
Buonasera
Ritengo centrale lei abbia consapevolezza dei meccanismi difensivi in atto e probabilmente legati all’umore depresso.
Ne parli in psicoterapia perché e’ parte del problema.
Un saluto cordiale
Buonasera. A mio parere è molto importante che lei possa condividere, e gradualmente affrontare, la sua volontà di non voler star meglio all'interno del suo spazio di terapia con il/la suo/a terapeuta. La volontà di non voler star meglio è certamente un aspetto di sé che è possibile affrontare in psicoterapia e per lei sembra essere un punto decisivo e fondamentale rispetto al proprio percorso di cambiamento e di crescita personale. Il mio suggerimento è quindi di continuare la sua terapia e di riflettere sulla possibilità di condividere esplicitamente la volontà di cui parla, esplorando e cercando di comprendere il senso più profondo che questa ha per lei. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Salve, io credo che, per il suo caso, potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicoterapeutico al fine di individuare le cause più profonde della sua problematica relazionale. Cordiali saluti
Buonasera quei meccanismi consapevoli di sabotazione delle sue iniziative alla cura di sé sono parte in causa dei suoi disturbi Vale la pena che gli affronti con la sua terapeuta e riponga fiducia nel suo percorso Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Salve,
Cercare di stare meglio e attivarsi per raggiungere un benessere è un lungo processo che può prevedere talvolta, e in alcune situazioni, la tendenza a permanere nello stato di disagio, di dolore, e le motivazione possono essere varie e diversificate in base alla persona che le vive. Rimanendo in generale, non conoscendo la sua storia, ma leggendo le sue parole mi vengono in mente, in generale, alcuni bisogni che possono spingere a questo: ci può essere una necessità legata al voler sentire un certo dolore per poterlo attraversare e poi superare ad esempio, oppure la posizione di malessere può risultare in qualche modo comoda perché la si conosce da molto tempo e l'idea allontanarsi da questa posizione e provarne una sconosciuta può innescare delle paure. Consideri che l'inizio di una psicoterapia è una grande messa in gioco, e serve tempo per lasciare che le cose possano maturare negli spazi di ascolto che lei ha ricercato. Bicchi
Buongiorno,
con il suo quesito Lei tocca uno degli aspetti fondamentali del lavoro psicoterapeutico: l'intima natura del sintomo (in letteratura clinica Posizione Pro Sintomo).
Nella mia esperienza nessun cambiamento è possibile senza collocare nella giusta dimensione clinica questo pezzo del puzzle. Direi che il punto 3 si trasforma nel punto 1 e da lì si parte!

Cordiali saluti.
Gentile utente, descrive una situazione alquanto complessa in cui emergono diverse forze mentali: da un lato la sua precisa volontà di non stare meglio (fa riferimento anche ad antichi schemi disfunzionali,quindi immagino abbia in mente qualcosa di specifico rispetto a ciò), dall'altro la volontà di stare meglio (va in terapia, scrive qui i suoi dubbi, ecc.).
Credo sia molto importante affrontare tutte queste questioni con suo terapeuta (sia se ne ha già uno da cui sta andando, sia nel caso in cui abbia intenzione di contattarlo a breve).
Parlare di tutto ciò col terapeuta aprirà sicuramente ad alcuni aspetti molto importanti e centrali di sè e del suo malessere.
Le auguro il meglio, un caro saluto
Gentile utente di mio dottore,

in merito a quanto qui esposto, si confronti con lo specialista a cui si è affidata per la psicoterapia. Quanto da lei espresso è ulteriore materiale su cui può lavorare insieme con lui. Altri pareri potrebbero inquinare il setting terapeutico oltre che confonderla. Continui il percorso intrapreso, vedrà che con il tempo potrà raggiungere gli obiettivi sperati.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve, da ciò che racconta lei sembra piuttosto consapevole del disagio che non la fa star bene , cosa assolutamente apprezzabile e importante per risolvere il problema. La mente spesso tenta di sabotare il miglioramento ostacolando la crescita e la soluzione e sembra che questo sia ciò che le sta accadendo. Ne parli con il suo psicologo e la invito a non mollare e continuare a percorrere la strada intrapresa. Andrà bene e risolverà, ne sono certo. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buonasera, ciò di cui parla è un tema da affrontare in terapia, fa parte della sua cura. Bisognerebbe parlarne con chi la segue e cercare di capire il"perché" una parte di lei si difende dall'eventualità di cambiare. Quella difesa che scopo ha? Questo è il tema.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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