Buongiorno, mio figlio ha iniziato una relazione dopo aver smesso di convivere qualche mese fa, per

18 risposte
Buongiorno, mio figlio ha iniziato una relazione dopo aver smesso di convivere qualche mese fa, per quasi nove anni con un'altra ragazza. Questa relazione purtroppo dopo pochi giorni ha iniziato ad avere alti e bassi. Mio figlio ha 29 anni,la ragazza 19, dal primo giorno mio figlio ha dimostrato un amore possessivo,geloso e soprattutto litigioso per motivi futili. La ragazza esausta lo ha lasciato dopo due mesi e adesso è entrato in una depressione che ci preoccupa tantissimo. Mio figlio abita fuori dalla nostra regione,distante parecchi chilometri e attualmente vive da solo, dopo la separazione. Purtroppo rifiuta di sentirci al telefono e pure in videochiamata,solo messaggi che spesso sono accompagnati da lunghe pause dalle nostre domande. Da una settimana che stiamo così,dal primo giorno io da mamma sarei voluta partire immediatamente, ma tutti mi dicevano di rispettare i suoi tempi e di lasciarlo da solo, tutt'oggi dopo una settimana,noi in famiglia distrutti, lui continua a dirci che vuole stare solo. Aiutatemi perché non so che fare,ho paura di andare semmai sbaglio e ho paura di lasciarlo solo senza la vicinanza della famiglia. In svariati messaggi ho detto che ha bisogno di un aiuto esterno,un aiuto dato da specialisti,non accetta di andare da solo,vorrebbe andare con la ragazza per risolvere i problemi che lo hanno portato ad essere così, continuamente gli dico che deve modificare il suo modo di relazionarsi con gli altri ma sembra non sentire le mie parole. Cosa posso fare e come potrei convincerlo a farsi aiutare da uno psicologo? Premetto che non è mai stato violento con nessuno , la mia paura che possa esserlo con lui stesso non mangiando e isolandosi. Grazie a chi possa rispondermi.
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso poiché comprendo il disagio sperimentale. Ritengo utile che suo figlio possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici, onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarlo ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono la sofferenza in atto impedendogli il benessere desiderato. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL

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Buonasera, mi spiace molto per quanto state affrontando e comprendo a pieno le sue preoccupazioni. Di fatto non penso esiste una cosa di per sé giusta o sbagliata da fare ma solo quello che lei sente giusto per sé e per uso figlio. Se ha sentito di voler partire per andare a trovarlo, perché non farlo. In bocca al lupo per tutto. Un caro saluto
Cara utente, è sempre molto faticoso e doloroso stare vicino ad una persona che soffre, a maggior ragione se questa è un figlio/a. Non esiste la soluzione migliore, quella perfetta che risolva le cose. Lei però è una madre segua ciò che sente, poichè se ciò che da madre ritiene più giusto e partire e andare da suo figlio, perchè non farlo?
In questo momento ciò che conta è esserci per lui.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile Utente, è comprensibile che da genitore sia straziante osservare un figlio disperarsi e isolarsi dal mondo esterno, ed è bello che lei veda quel dolore e voglia prendersene cura. Solo è importante capire come, perché sembra che suo figlio non veda allo stato attuale la presenza di un problema, ma sia chiuso in una visione per la quale l'unico stato del mondo accettabile è quello in cui la ex compagna torna con lui e riprendono da dove hanno interrotto. E' un desiderio umano, forse sarebbe il desiderio di chiunque al posto del ragazzo, ma ciò non esclude che la separazione gli stia generando un dolore molto più intenso di quanto ci aspetteremmo in condizioni normali, ed è lì che si innesta il blocco che andrebbe esplorato in psicoterapia. Purtroppo la terapia vive di motivazione, e suo figlio in questo momento non ne ha, e l'unica posizione possibile è quella di "colpirlo ai fianchi". Nel senso, continui a sintonizzarsi sul suo dolore, gli faccia capire che lo vede, anche andandolo a trovare, ma poi il difficile sarà per lei (per voi genitori) stare comoda nell'impotenza e nel rimandargli che il dolore rimarrà ancora per molto tempo se lui non si darà la possibilità di trattarlo. Questo non avrà mai a che fare con il volergli o non volergli bene, mamma e papà ti ascolteranno sempre, ma se in te caro figlio c'è voglia di star meglio devi compiere un passo verso la salute, che non arriverà da sola. Altrimenti mamma e papà potranno sempre solo asciugarti la fronte mentre continui a star male. Poi, fatto ciò, si tratta purtroppo solo di aspettare che la mente del ragazzo si accenda e decida davvero di muoversi. E' importante sapere che non si può aiutare chi non cerca aiuto. Un caro saluto
Salve Signora, comprendo la sua sofferenza e le paure legate alla condizione di suo figlio.
È importante che suo figlio comprenda che chiedere aiuto non vuol dire ammettere una sconfitta, tutt’altro. Iniziare una terapia significa avere il coraggio di mettersi in discussione per capire i propri disagi e dimostrare di voler stare meglio. È una scelta consapevole che permette di conoscersi meglio, comprendere quali sono le proprie risorse, affrontare in maniera funzionale le proprie tensioni e l’insicurezza.
È importante che lui comprenda che non sono gli eventi o la realtà a provocare la sofferenza in una persona ma l’erronea interpretazione che la persona fa di tali eventi.
Resto a sua disposizione, un abbraccio.
Dott.ssa Francesca Caterino


Salve Signora, la ringrazio per aver condiviso con noi la sua preoccupazione. Immagino la sua sofferenza nel sapere che suo figlio sta attraversando un momento particolare. Credo che lei debba fare quello che si sente, se è partire e offrirgli il suo supporta oppure attendere una risposta da suo figlio. Non esiste giusto o sbagliato ma segua il suo istinto e le sue emozioni. Quello che invece mi sento di consigliare a suo figlio è un colloquio con uno psicologo in modo tale che possa iniziare a prendersi cura di se stesso. Rimango a disposizione.
Saluti
Dott.ssa Paola Cammareri Psicologa
Gentile utente, comprendo dalle sue parle la sofferena di non sentirsi d'auto o utile per un figlio, questo genera un forte senso di impotenza che per una madre è un grosso peso.
Tuttavia, è controproducende insistere nel consigliare un percorso specialistico perchè questa è un'esigenza che deve partire dal diretto interessato.
Quello che le posso cnsigliare e di condividere con qualcuno il disagio che prova nel sentirsi poco d'aiuto, magari coinvolgendo, perchè no, anche il papà, così da attivare tutte le risorse disponibili.
Salve signora, comprendo benissimo il suo stato d'animo di angoscia e paura per una situazione familiare che da lontano è difficile da gestire. Come altri miei colleghi mi sento di dirle che se partire e andare a vedere di persona come sta suo figlio e fare, attivamente, qualcosa per lui è quello che si sente di fare, anche per una maggiore sicurezza sul suo stato psicofisico, vada da lui e gli faccia sentire tutto il suo supporto. Importante riconoscere empaticamente il suo dolore per la fine della relazione e da lì ripartire. Per adesso forse è l'unico aiuto disposto ad accettare, magari con il tempo andrà avanti e si rivolgerà ad un professionista.
in bocca al lupo.
dott.ssa Milena Ciullo
Buongiorno,
la fidanzata o ex avrebbe intenzione di andare in seduta con lui?
Se così non fosse bisognerebbe cercare il modo per agganciarlo e farlo arrivare in seduta attraverso di Lei, genitore.
Immagino che non si fidi di uno specialista e fa bene. La fiducia bisogna conquistarsela.

Dott.ssa Francesca Gottofredi
Buongiorno Signora, mi dispiace per la situazione e immagino la sua sofferenza. Sicuramente può essere utile per lei parlarne con qualcuno e vedere se suo figlio accetta di iniziare eventualmente un percorso. Credo che l'approccio sistemico familiare sia indicato per questa situazione. Resto a disposizione
Buonasera e grazie per averci parlato della sua situazione e della sua preoccupazione che sento molto viva e presente. Penso sia inutile dirle che suo figlio possa beneficiare di un supporto psicologico, perchè mi pare che questo lei lo abbia ben chiaro, tuttavia penso che l'unica cosa che lei possa fare sia quella di provare a continuare a farglielo capire (come già sta facendo). Parlare con onestà ed a cuore aperto è senza dubbio la migliore alternativa che possiede. Sperando di esserle stato utile ed augurandovi il meglio, vi porgo i miei più cordiali saluti. Dott. Andrea Brumana
Salve, ben comprendo le sue preoccupazioni visto che parliamo di suo figlio. Non c'è una strada unica da seguire e condivido fortemente la sua proposta di uno psicologo. Tuttavia senza la collaborazione di suo figlio è impossibile iniziare una terapia. Stia vicino al ragazzo, faccia ciò che ritiene giusto, faccia sentire la sua presenza. Non lo colpevolizzi per il suo modo di approcciarsi agli altri, non è il momento, ma cerchi di fargli capire che una terapia oltre ad assisterlo in questo momento, gli darà strumenti per affrontare la vita con armi diverse e che forse potrà trovare attraverso una giusta analisi la strada per riconquistare la sua ex perché a volte modificando approccio e strategie , accade. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Signora buongiorno. Mi sembra importante anche per lei essere ascoltata e trovare un suo spazio da uno specialista per gestire tutto questo, prima di convincere il ragazzo, che sembra voler esprimere e sperimentarsi in una certa indipendenza. In un suo spazio potrebbe accogliere i suoi dubbi e scegliere le modalità corrette con cui approcciarsi e riavvicinarsi a suo figlio.
Cordialmente, dott.ssa M. Costantini
Gentilissima,
comprendo la sua difficoltà in quanto da madre vivere una situazione così preoccupante può verosimilmente causare tanti pensieri.
Io ritengo che se lei desidera andare a trovare suo figlio dovrebbe farlo. E' vero che non possiamo costringere nessuno ad intraprendere un percorso psicologico, ma lei potrebbe sicuramente provare a dialogare con lui e spingerlo ad una riflessione, oltre che a stargli vicino.
Rimango a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Ferrucci
Buongiorno,

Comprendo la preoccupazione che provate per vostro figlio in questa difficile situazione. È naturale sentirsi impotenti quando un caro attraversa momenti di difficoltà emotive. E' importante mantenere la calma e cercare di sostenere vostro figlio nel modo migliore possibile. Ecco alcune linee guida su come affrontare questa situazione:

1. **Rispetto dei suoi tempi**: È positivo che abbiate rispettato la richiesta di vostro figlio di stare da solo. In momenti di profonda tristezza e confusione, alcuni individui possono sentirsi sopraffatti dalla presenza degli altri. Continuate a mostrargli che siete lì per lui quando deciderà di aprirsi.

2. **Comunicazione empatica**: Continuate a comunicare il vostro affetto e preoccupazione in modo empatico e non giudicante. Fate capire a vostro figlio che siete disposti ad ascoltarlo quando sarà pronto a condividere i suoi sentimenti.

3. **Promuovere l'idea della consulenza**: In modo gentile e rispettoso, potete sottolineare l'importanza di cercare aiuto da uno psicologo o un professionista della salute mentale. Potete sottolineare che uno psicologo può offrire un ambiente sicuro per esplorare i suoi pensieri e sentimenti, e aiutare a trovare soluzioni per superare questa difficile fase.

4. **Coinvolgere una figura di fiducia**: Se vostro figlio ha un amico o un parente con cui ha un rapporto di fiducia, potreste considerare di coinvolgerlo nella conversazione per aiutare a persuaderlo ad accettare l'aiuto di uno psicologo. A volte, una voce esterna può essere più convincente.

5. **Monitoraggio della salute**: Date particolare attenzione al suo benessere fisico e assicuratevi che mantenga abitudini alimentari adeguate. Se sospettate che ci siano rischi per la sua salute fisica o emotiva, potrebbe essere necessario coinvolgere un professionista medico o uno psichiatra.

6. **Sostenetelo nella decisione**: Se vostro figlio decide di cercare aiuto professionale, sostenetelo durante il processo e offrite il vostro sostegno continuo.

7. **Mantenere la calma**: È importante anche prendersi cura di voi stessi e mantenere la calma durante questo periodo difficile. La vostra serenità può influenzare positivamente la situazione di vostro figlio.

Ricordate che la decisione di cercare aiuto da uno psicologo o uno psicoterapeuta deve venire da lui, e potrebbe richiedere del tempo. L'importante è che sappia di avere il vostro sostegno in ogni fase del percorso.

Spero che queste indicazioni possano esservi utili. Se avete ulteriori domande o preoccupazioni, non esitate a contattarmi.

Cordiali saluti,
Ilaria
Salve, non deve essere affatto semplice la situazione e soprattutto comprendo la sua sensazione di impotenza. Come già ripetuto dai colleghi non esiste una soluzione giusta o sbagliata, ma credo sia importante la sua/vostra vicinanza al ragazzo, nonostante la sua resistenza. Le consiglio semplicemente di stare con lui, non tanto in senso fisico ma in senso emotivo, mentale e soprattutto empatico: si è ritrovato nuovamente solo e forse vive tutto questo come un abbandono. E' importante che percepisce un supporto, sincero ma non pressante; so che è difficile equilibrare tutto questo ma è probabile che riuscendoci inizi a venirne fuori ed emerga la consapevolezza di parlarne con un professionista.
Un abbraccio
Buonasera.
Per alcune persone può essere veramente molto difficile accettare, accogliere o chiedere aiuto sia ai familiari sia ai professionisti.
La fine di una relazione può smuovere tanto a livello emotivo, mette a contatto con l’esperienza della perdita che rimanda a un insieme di significati profondi (abbandono, ad esempio).
Alcuni la vivono come un vero lutto, quindi inizialmente c’è un vissuto di disperazione e dolore intenso tale per cui può essere difficile condividere la propria sofferenza.
Quello che mi sento di suggerirle è di chiedere a suo figlio come può aiutarlo, continuando a mostrare interesse per la sua sofferenza. Sarà lui a chiederle se può andare a trovarlo e in che modo potrebbe essergli di aiuto. Capisco che per un genitore non è assolutamente semplice vedere un figlio soffrire, soprattutto perché solitamente il rimando è quello di sentirsi impotenti. Lei non è impotente, anzi, è una figura presente e può condividere la sua disponibilità ( rispettando le scelte del ragazzo).
Rispetto al proporgli di rivolgersi ad un professionista potrebbe provare a spiegargli i motivi per il quale potrebbe beneficiare di uno spazio di supporto (molti hanno poco chiaro cosa faccia lo psicologo INSIEME al paziente nella stanza di terapia) e aiutarlo nella ricerca del terapeuta.
Magari non se la sentirà adesso, ma comunque sapere che lei c’è e allo stesso tempo rispetta i suoi spazi è prezioso.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Salve, comprendo le sue preoccupazioni e paure riguardo alla condizione di suo figlio. È importante manifestare vicinanza e sostegno in modo non invadente, rispettando i suoi tempi e spazi. Potrebbe spiegare l'importanza e i benefici di rivolgersi a uno/a psicologo/a per affrontare i suoi sentimenti. Le consiglio di prendersi cura anche di sé in questo momento difficile e se sospetta rischi per la salute fisica di suo figlio, coinvolga il medico di base e in casi urgenti può chiamare il 118. Resto a disposizione. Cordiali Saluti.

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