Buongiorno, ho 32 anni e per 5 mesi ho frequentato una ragazza di 26 la quale sta vivendo - da quan

16 risposte
Buongiorno,
ho 32 anni e per 5 mesi ho frequentato una ragazza di 26 la quale sta vivendo - da quando aveva 14 anni circa - in una condizione di accudimento invertito: madre che abbandona la famiglia e padre che l’ha relegata in un rapporto morboso al ruolo di moglie surrogata.
Lo stesso schema si è ripetuto più di recente (circa 2 anni fa) alla morte della nonna, per cui si ritrova oggi e dover badare anche al nonno non più completamente autosufficiente.
Questa ragazza soffre inoltre di afefobia in quanto - per sua dichiarazione - da bambina veniva sempre respinta dai genitori ogni volta che cercava abbracci e coccole.
Tutto questo ha portato a sviluppare in lei ansia, eccessiva rigidezza di ragionamento (o così o così), profondi sensi di colpa e malessere al solo pensiero ipotetico di abbandonare il tetto famigliare (anche solo andando a vivere a pochi chilometri dal padre) e altre fobie legate a ordine, igiene e socialità.
La relazione si è bruscamente interrotta per l’impossibilità di riuscire a trovare qualunque compromesso con questa ragazza, ma non è questo il punto.
Sebbene mi renda conto di quanto sia difficile esprimere un parere sulla base di queste pochissime informazioni, tengo molto a questa persona e vorrei porvi alcune domande per comprendere meglio il suo punto di vista e se possibile aiutarla.
In linea del tutto teorica e sulla base della letteratura nota ad oggi:
1) chi soffre di afefobia, prova maggiore disagio nel momento in cui riceve gesti intimi oppure per il fatto di non riuscire a riceverli come vorrebbe?
2) come si comporterà questa persona con un eventuale figlio: si concederà almeno con lui gesti di intimità oppure risulterà anaffettiva e distaccata?
3) nel caso di accudimento invertito, il partner e l’eventuale nucleo famigliare che questa persona si creerà, saranno sempre relegati ad un ruolo marginale rispetto al genitore accudito?
4) poiché questa persona risulta conscia di tale situazione e considerata l’età di 26 anni, è ancora possibile intraprendere un percorso con uno specialista?
Grazie fin da ora per la pazienza e disponibilità ad analizzare il caso.
Saluti
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto ed altresì aiutarla a utilizzare un dialogo interno ricco di parole costruttive. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL

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Salve le domande che pone non possono avere una risposta dettagliata in quanto mancano molti elementi e pertanto sarebbero molto generiche. Diversamente l'idea di un consulto con uno psicoterapeuta per valutare un possibile intervento sembra una buona possibilità da valutare con attenzione. Un cordiale saluto
Buonasera, difficile rispondere in modo preciso a delle domande prognostiche,non conoscendo la persona Le consiglierei di chiedere una consulenza psicologica in modo da approfondire meglioi suoi interrogativi Un cordiale saluto dottssa Luciana Harari
Salve,
le sue interrogazioni/riflessioni sono opportune ed interessanti, ma andrebbero inquadrate nel contesto specifico della psicologia del soggetto.
La ragazza avrebbe grandi vantaggi nell’intraprendere un percorso di psicoterapia, ovviamente.
Anche lei probabilmente, al fine di comprendere al meglio i suoi pattern relazionali e, perché no, il suo grazioso bisogno di
aiutare: potrebbero scaturire riflessioni molto interessanti…
Un caro saluto
Salve, comprendo il suo interesse per la ragazza e cosa la sta spingendo nel cercare risposte. Tuttavia dovrebbe essere la persona oggetto delle sue domande ad aver la necessità di affrontare il suo disagio. Per questo motivo ne parli con lei proponendole un colloquio psicologico e affrontare il problema in modo definitivo. Capisco la difficoltà della cosa ma sono certo troverà il modo per farsi ascoltare. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Salve. La sua analisi della situazione è condivisibile, tuttavia credo che sia compito della sua compagna ad approfondire tali tematiche,non può essere lei a svolgere la funzione "psicologica". Piuttosto la incoraggi a intraprendere un percorso che di sicuro le gioverà personalmente e anche a livello di coppia. Le auguro una buona giornata. Dottor Emanuele Grilli
Gentile utente di mio dottore,

la ragazza che lei per diverso tempo ha frequentato viene da una storia di forti deprivazioni affettive ed emotive ed inoltre non ha mai avuto la possibilità di poter vivere la gioventù e la fanciullezza in maniera spensierata come capita spesso magari a moltissime persone. L'assenza di un lavoro su di se potrebbe rappresentare un fattore di rischio in toto per la salute e l'integrità di questa persone e quindi anche per tutte le persone che faranno parte della sua vita. E' inevitabile tutto questo, soprattutto quando si viene da storie cosi dolorose e profondamente traumatiche. Si percepisce quanto tenga ancora a questa persona, e l unica che cosa che potrebbe fare è spronarla ad intraprendere un percorso di psicoterapia, ne varrebbe della sua vita.
In bocca al lupo per tutto!!
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentilissimo,
è molto interessante e analitico il suo interesse verso questa persona, attento tuttavia, soprattutto condividendo un linguaggio specialistico a non divenire terapeuta della sua "ex". Quando si è in coppia occorre viversi da attori e solo talvolta da registi, meglio se coregisti.
Anticipare gli eventi secondo alcune dimensioni teoriche può risultare utile, tuttavia rischia di diventare un pregiudizio relativo alla relazione stessa, appiccicare a questa persona una lettura senza ascoltare quel che lei crede e pensa significa costruire la relazione a senso unico.
Per informazioni può consultarmi.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
Buongiorno, ho letto con molta attenzione quanto da lei esplicato. Certamente, la situazione della Ragazza, e di tutto quanto le sta attorno, è una situazione molto complessa, che va valutata nelle diverse sfaccettature, dalla sua individuale a quella relazionale, con tutte le persone che le gravitano attorno. Il suo interesse verso la Ragazza, certamente è ammirevole ma andrebbe anche valutato. E' sempre possibile una valutazione psicologica ed un conseguente approccio psicoterapeutico, ovviamente , se c'è la motivazione della Ragazza, se ne ha consapevolezza. Ne avrebbe, comunque, dei benefici.
Cordiali Saluti, Dott. ssa Maria Mumoli
salve, la situazione che sta vivendo lei e la sua compagna non deve essere facile, tuttavia le domande da lei poste non hanno una risposta unica e sempre vera. I suoi dubbi andrebbero inseriti in una cornice più ampia di riflessione che tenga in considerazione non solo il contesto ma i vissuti ad esso legato. Un percorso psicologico potrebbe aiutare entrambi a vivere meglio la relazione di coppia. Resto a disposizione, cordialmente Dott.ssa Claudia Rea
Gentile utente,
la sua descrizione presume una diagnosi avvenuta (come spero che sia) e il linguaggio proprio del settore qualifica la comunicazione verosimilmente tra specialisti.
A mio parere, la sua ragazza esprime un sé molto fragile, che manca di autocura, individualizzazione e separazione dalle figure genitoriali. Insomma un tutt'uno con l'altro.
L'afefobia, da come lei descrive, sembra costituita esperienze traumatiche. Un percorso terapeutico dovrebbe considerare più tecniche esempio, EMDR per i traumi, Schema Therapy per individuare gli stili di coping associati a Schemi maladattivi precostituiti, la DBT sempre per l'area personologica, in un quadro d'intervento cognitivo emotivo e comportamentale. In questo contesto non può essere esaustiva la concettualizzazione del caso poiché questa poggia su base teorica, circa le sue cause e i suoi fattori di mantenimento al fine di progettare interventi psicoterapici specifici.
Stimo la sua disponibilità al confronto e penso che suo supporto alla diretta interessata sia ammirevole.
Cordialità,
Dott.ssa S.Zito
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Come lei ha scritto, la relazione si è interrotta non appena lei ha cercato di sostenerla e di accompagnarla in un processo di progressiva crescita e separazione dal nucleo familiare d'origine. A volte le posture antalgiche sono le più difficili da abbandonare, seppur dolorose. Nel caso rientri in contatto con questa ragazza potrebbe invitarla a seguire un percorso di coppia anche solo per definire e riconoscere che cosa ha condotto ognuno di voi a cercare un'interazione e che cosa vi ha allontanato. Da qui poi ognuno potrà progressivamente scegliere un percorso di approfondimento individuale o chissà... magari scoprire che alcuni ruoli si possono lasciare per trovare una verità più autentica
Gentile, comprendo bene che la situazione da lei vissuta sia complessa e soprattutto dolorosa e comprendo anche il suo desiderio, legittimo, di comprendere e di trovare risposte alle sue domande. Ovviamente una situazione complessa di questo tipo richiederebbe un approfondimento dettagliato: quello che mi sento di dirle, soprattutto rispetto alla sua ultima domanda, è che è possibile intraprendere un percorso terapeutico per comprendere il senso profondo di questa condizione e acquisire consapevolezze che consentano di modificare dinamiche familiari disfunzionali che sicuramente creano malessere e disagio alla ragazza in questione. Punto da sottolineare è il fatto che lei sia già consapevole della sofferenza che questa situazione genera e questo è già un buon punto di partenza per un percorso di psicoterapia che senza dubbio potrà giovarle. Ovviamente non è mai semplice affrontare le dinamiche familiari, soprattutto in casi in cui vi è uno sconfinamento di ruoli (la figlia che fa da moglie/madre), ma la possibilità di cambiare queste dinamiche lavorando su di sè c'è sempre. Vedrà che lavorando su di sè si comprenderà anche il senso del sintomo patito (afefobia) e potrà giungere ad una più ampia consapevolezza del tutto. Mi auguro di esserle stata d'aiuto, un caro saluto
C'è un problema strutturale dovuto alle esperienze vissute dalla sua ragazza. Il suo vissuto le renderà, verosimilmente, molto difficile ed improbabile la ricerca attiva di un percorso personale che possa aiutarla a vedere con maggiore obiettività la situazione e lavorare sulle sue problematiche che, ripeto, essendo strutturali necessitano di una forte motivazione. Lei potrebbe cercare di sensibilizzarla su questo per capire se è disposta ad iniziare un percorso terapeutico che sarà indubbiamente molto faticoso, visto che si tratterà di mettere in discussione tutto il sistema di attaccamento, ma potrebbe dare risultati notevoli.
Buongiorno,
comprendo il dolore per la situazione ma penso sia utile che lei inizi da se stesso e porti lo sguardo dentro di sè. Il suo dolore parte dal fatto che è totalmente spostato su di lei e ha perso di vista tutto ciò che la riguarda. Quali sono i suoi vantaggi nell'investire sulla situazione complessa di questa ragazza?Torni all'origine e ricominci da sè. Le suggerisco di intraprendere un percorso per portare consapevolezza sulle sue dinamiche interiori e comprendere cosa la tiene legato lì.
Dhiraj
Buongiorno,
attraverso quanto scritto è evidente la sofferenza che la situazione vissuta le ha comportato, soprattutto considerato l'affetto nei confronti di questa ragazza.
Credo però che sia la ragazza a dover strutturare una sua volontà nell'intraprendere un percorso psicoterapico, la motivazione nel 'curare' alcune parti di sé credo sia fondamentale. Credo inoltre che anche per lei sia importante ritagliarsi uno spazio, in cui poter esprimere il disagio provato in questo momento delicato relazionale con la ragazza in questione, che potrebbe portare confusione e sofferenza.
Un cordiale saluto

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