Buon pomeriggio, sono una ragazza di quasi 20 anni e vivo in provincia di Bari. Oggi sono qui a scr

15 risposte
Buon pomeriggio, sono una ragazza di quasi 20 anni e vivo in provincia di Bari.
Oggi sono qui a scrivervi perché è da un po’ di tempo che dentro di me sento la necessità di farmi ascoltare e aiutare.
Ho parlato in parte ad un mio amico di cosa mi succede e di come mi sento e ho apprezzato il fatto che mi abbia ascoltato e dato anche dei consigli però è come se una parte di me fosse rimasta inascoltata ancora dato che non mi sono raccontata a lui in toto, cosa che mi sentirei di fare di più con qualcuno più competente in questo ambito che potrebbe analizzarmi interiormente in modo più dettagliato.
Nell’ultimo anno ho notato quanto tutto mi sia pian piano diventato indifferente, anche cose che prima erano le poche a farmi stare serena, ora di rado riescono a rassicurarmi. Io sono già di mio una persona abbastanza ansiosa però ho notato che nell’ultimo anno/periodo mi sento in colpa e in ansia per qualsiasi cosa, anche quando non c’è ne il motivo e naturalmente non riesco a vivere bene.
Per non parlare di quando ogni volta che inizio un qualcosa di nuovo con entusiasmo e voglia di fare, puntualmente inizio a perdere interesse fino ad arrivare ad un punto in cui procrastino oppure in casi più “estremi” ci rinuncio. Così è stato con l’università che ho abbandonato perché non avevo più stimoli e lo stesso interesse che avevo all’inizio, ciò mi da fastidio perché magari le persone, i miei stessi genitori pensano che io sia pigra e che non voglia fare nulla ma in realtà c’è qualcosa che dopo un po’ mi fa stancare di tutto. Come se non ne valesse la pena.
In realtà io credo che una persona possa avere a che fare con tutto ciò.
Io e questa persona eravamo compagne di classe al liceo, non siamo mai state più di tanto legate però quando capitava, il dialogo si instaurava. Poi 2 anni fa, quando frequentavo il quarto liceo, in modo spontaneo ci siamo avvicinate un po’ di più dato che avevamo scoperto di condividere alcuni interessi e pian piano abbiamo iniziato a parlare durante le ore di scuola. Ero felice, sentivo come se qualcuno per la prima volta avesse interesse nell’ascoltarmi, mi sentivo come se per la prima volta contassi per qualcuno. Era anche una delle poche persone che mi stavano accanto che mi capiva o almeno sembrava ci tenesse a farlo. Credo di aver riposto tutta la felicità che provavo in quella persona e proprio per questo che quando non ha ricambiato i miei sentimenti e sono iniziati i primi litigi io pian piano sono crollata dentro, soprattutto quando si è fidanzata.
Abbiamo iniziato a parlare sempre di meno, fino a non parlare più anche perché io ero troppo triste e arrabbiata quindi ogni volta che provava a parlarmi io le rispondevo male.
Una volta ero così ferita e arrabbiata che le ho detto delle cose che non ho mai pensato, forse le ho dette solo perché volevo capisse quanto stessi soffrendo. Penso di averla ferita molto anche se non me lo ha mai detto, ha sempre fatto finta che non gliene importasse.
La batosta definitivamente l’ho ricevuta a gennaio di quest’anno, quando ha deciso di troncare definitivamente i rapporti senza avere un confronto di persona, bloccandomi da tutti i social per evitare che la cercassi nuovamente. Ad oggi la situazione è rimasta invariata, dolore che provo incluso.
Dopo questo avvenimento penso che nulla abbia mai contato più di tanto. Non voglio incolpare lei perché alla fine ho sbagliato più io di sicuro però avevo davvero bisogno mi ascoltasse e magari che le cose si sistemassero. Comprendo però che non sono ancora matura emotivamente per ritornare a parlarle come se non provassi più nulla, nel caso succedesse.
Oltre a stare davvero male, sono tanto arrabbiata e non posso indirizzare questa rabbia alla diretta interessata quindi, o rimane in me oppure e verso persone che non sempre c’entrano, come un tornado arriva e spezza via tutto. Lì per li non mi accorgo che le parole da arrabbiata che dico e che penso possono davvero fare stare male.
Non so come accettare che questa persona che mi sta ancora tanto a cuore, non voglia più parlarmi. Penso che dopo tanto tempo non ci pensi più.
Avrei tanto voluto essere più razionale quando ci sono di mezzo certe situazioni invece di farmi travolgere dai sentimenti così forse a quest’ora non mi considererebbe una persona che è meglio allontanare. Io credo che se imparerò ad accettare che alla fine è ciò che merito in parte, per essermi comportata male con lei, potrò finalmente andare avanti e forse stare meglio con me stessa. Avrei davvero bisogno di andare in terapia ma non sono ancora indipendente dal punto di vista economico e poi sinceramente ho vergogna e paura di come possano reagire i miei genitori se nel caso dovessi chiedere il loro supporto sia psicologico che economico.
Spero di essere stata più concisa possibile anche se non è stato molto facile.
Anche solo una vostra risposta mi sarà di grande aiuto davvero, grazie per il tempo che mi dedicherete.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Salve come lei stessa accenna alla fine della sua nota contattare uno psicoterapeuta potrebbe essere una buona opportunità. Sicuramente i suoi genitori sapranno ascoltarla e come probabilmente avranno già fatto in passato le daranno quello che sono in grado di mettere a disposizione. Sta anche a lei negoziare con loro questa sua esigenza. Purtroppo le strutture pubbliche che possono fornire anche questo servizio solitamente hanno poche disponibilità. Ora perché non parlare con i suoi familiari di questo suo bisogno. Sicuramente il suo modo di vivere le relazioni emotivamente importanti va approfondito e quindi anche parlare di questioni economiche e affettive con i suo genitori è per lei un fatto complesso ma comunque in questo momento non può essere evitato. Provi ad immaginare come impostare questa suo discorso e pensi a come verrà vissuto anche a livello emotivo dai suoi genitori poi provi a rimodularlo sulla base di questa nuove idee. Non è sicuramente una cosa semplice me è comunque possibile. Ora la decisione sta a lei. Un cordiale saluto
Gentile Utente,
Ritengo anche io che sia molto importante per lei poter comunicare ai suoi genitori come si sente. Il fil rouge di tutto ciò che ci ha generosamente raccontato, sembra risiedere proprio nella fiducia (quanto riesco a (af)fidarmi?). Perché non cominciare proprio dal dare fiducia ai suoi genitori? A volte mamma e papà possono capirci e stupirci più di quanto pensiamo.
Un caro saluto,
Luisa
Gentile Utente, ha descritto in modo davvero dettagliato la sua esperienza interna, e si capisce quanto senta di essere influenzata da qualcosa sul quale non ha il potere che vorrebbe. I temi sono tanti: ansia e senso di colpa, una vitalità nell’iniziare progetti che sembra spegnersi a stretto giro, vergogna e attesa del rifiuto nella relazione con i suoi genitori, desiderio di essere ascoltata e accolta nei suoi vissuti e rabbia dolorosa quando ciò non avviene più.
Sono temi importanti che troverebbero significato in un percorso di terapia, per il quale occorrerà fare qualche sacrificio economico, fermo restando che il/la suo/a terapeuta saprà concordare con lei le condizioni che le consentano di frequentare lo spazio di terapia nel modo meno faticoso possibile.
Lei sembra avere una consapevolezza molto sofisticata di ciò che le attraversa la mente, ma forse manca di agganciarsi davvero ai vissuti, e questo si traduce di un’autocritica velata ma comunque tale (come quando dice di meritarsi il rifiuto della sua amica perché ha commesso troppi errori). Merita, piuttosto, di poter riflettere serenamente su ciò che prova, ascoltarsi con interesse lei per prima, e solo allora capire come comportarsi, scegliendolo davvero. Le auguro la migliore fortuna
Salve, mi dispiace per ciò che sta vivendo, si percepisce la sua sofferenza da come scrive. Credo che in questo periodo possa aiutarla un percorso psicologico, uno spazio tutto suo dove elaborare il vissuto emotivo. Ci rifletta.
Rimango a disposizione, anche online.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Gentile Utente, il vissuto di isolamento che emerge dalle sue parole mi sembra una questione importante da cui partire, sembrerebbe che lei faccia fatica a costruire e manutenere rapporti significativi. L'apparente suo disinvestimento relativo ad alcune dimensioni della sua vita sembra celare un grande desiderio di sviluppare rapporti, unito ad una paura di non riuscire a farlo. In terapia si può provare a dare senso a questa sua difficoltà contestualizzandola in rapporto alle esperienze che ha vissuto e che vive ancora. Uno spazio per recuperare un pensiero sul senso della sua rabbia, sui suoi vissuti di impotenza, può aiutarla ad attivare risorse e adesso non vede. Un saluto
Gentile utente, quello che mi arriva è un grande stato di preoccupazione e di solitudine interiore. Con la sua descrizione ha sicuramente aperto una finestra sul suo mondo interiore ma ci son troppi pochi elementi per poterle offrire una risposta che possa restituirle una visione più chiara di quanto stia accadendo in lei, ed in ogni caso, non potrebbe mai essere esaustiva. Come lei stessa ha valutato, la strada migliore da prendere sarebbe quella di iniziare un percorso con un professionista, mi rendo conto della difficoltà nel parlare di questo ai suoi genitori ma può essere un punto di partenza. Sembra ci sia un problema di comunicazione tra voi che la porta ad evitare di parlare chiaramente perché teme una reazione che però non conosce realmente, beh forse provare ad aprirsi con loro rendendoli partecipi del ragionamento che sta facendo su se stessa può dare il là ad un nuovo canale di comunicazione, può provare a coinvolgerli spiegando che forse fare un percorso può essere il modo per ritrovare la serenità che non sente più di avere, chieda anche il loro parere ma gli faccia capire quanto è importante per lei. Non sempre le reazioni che temiamo sono quelle che si verificano. Così avrà modo di capire cosa la preoccupa realmente così tanto (per cui sente il bisogno di essere rassicurata) e che ruolo ha avuto il rapporto con questa ragazza che, mi sembra essere stato caricato di tantissime "cose", cose che forse hanno un'origine molto più lontana e profonda, e per questo, così intense e difficili da estinguere.
Resto a disposizione.
Un saluto, Giulia
Gentilissima emerge il grande dolore, la delusione e il senso di colpa che lei sta vivendo, questi sentimenti sono cosi' intensi da far si' che il mondo intorno a lei perda di significato. Tuttavia nonostante tutto questo lei ha compiuto due passi importantissimi… il primo è stato quello di parlare con un suo amico e il secondo di raccontare su questa pagina il suo vissuto. Fortunatamente il suo racconto non è affatto succinto e sembra che lei si stia dando la possibilità di dare spazio e parole al suo dolore. Sono d'accordo con lei sull'importanza di un percorso terapeutico e non essendo ancora autonoma dal punto di vista economico può pensare di rivolgersi ad una struttura pubblica come un consultorio. Ritengo inoltre importante poterne discutere con i suoi genitori; credo infatti che ciò che vive sia anche una opportunità per provare a condividere e incrementare il dialogo con la sua famiglia, giacchè può essere stato proprio un sentimento di solitudine e non condivisione a portarla a legarsi molto alla sua amica. Detto questo le faccio i miei migliori auguri e rimango a disposizione per ogni domanda.
Dott.ssa Chiara Bevilacqua
Gent.le utente,
con quanto scrive ci offre uno spaccato della sua esperienza interiore da cui mi arriva molta solitudine e preoccupazione per la sua situazione, che descrive anche molto dettagliatamente. In certi punti mi pare di cogliere anche una certa disistima nei suoi stessi confronti.
Come i colleghi, concordo sul fatto che chiedere consulto ad uno Psicologo e/o Psicoterapeuta sia una buona mossa, per poter approfondire quanto le sta accadendo.
Rimango a sua disposizione.
Saluti
GR
Buongiorno,
alla luce di quanto ha raccontato, credo che un percorso psicoterapeutico al fine di poter elaborare quanto è successo con la sua amica, insieme ad alcuni aspetti profondi che sembrano in qualche modo essersi attivati. Non c'è nulla di cui vergognarsi quando ci si prende cura di sé stessi, provi a parlarne con i suoi genitori, confrontatevi su questo.
Cordialmente, EP
Buonasera, al fine di esprimere un parere o fornirle un consiglio avrei bisogno di conoscere alcuni elementi in più.
In ogni caso sarebbe utile un percorso di psicoterapia a orientamento sistemico al fine di prendere in considerazione anche il contesto in cui si manifesta il suo disagio.
Probabilmente i suoi malesseri hanno un ruolo ben preciso all'interno del suo sistema familiare.
Buona serata
Dott. Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Salve, credo che la risposta migliore che posso darle è di rivolgersi a uno psicologo per analizzare con la giusta attenzione ciò che la mette a disagio. Vista la sua giovane età sarebbe utile affrontare subito le questioni di cui ci parla per non sedimentarle e renderle più complicate da affrontare. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
La cosa più importante di un percorso psicoterapeutico è la possibilità di poter parlare ed essere ascoltati senza alcun timore del giudizio, con la certezza che le sue emozioni e sentimenti rimarranno tra lei e il terapeuta. Il mio orientamento, psicoanalitico, può suggerirle intanto che il suo timore e il suo isolamento sono difese psicologiche. Analizzandole, data anche la sua giovane età, potrà finalmente sentirsi meglio, comprendersi e guardare al futuro con più serenità. Auguri!
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza. Il suo senso di colpa e la paura di dare una delusione agli altri si traduce anche nel non concedersi la possibilità di parlare ai suoi genitori di come si sente. A volte potrebbe essere sorprendente scoprire quanto la propria famiglia possa sostenerci e comprenderci. Perché non provare approfondendo così la conoscenza di sé e degli altri?
A sua disposizione
Dott.ssa Veronica Guidi
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