Dott.ssa Valentina Coletta

Psicologa · Altro

4 recensioni
Tempo medio di risposta:
Logo
Dott.ssa Valentina Coletta

Via Anghiari 5, Roma 00176

Per info e prenotazioni chiamare o inviare whatsapp al numero 329 388 2202

Visita il sito https://www.compassionpsy.it/ per scoprirne di più sul mio percorso e sul mio metodo.

16/12/2025

Esperienze

Dottoressa Valentina Coletta – Psicologa

Ti aiuto ad affrontare ferite profonde e a ritrovare te stess*

Mi occupo di persone che hanno vissuto traumi, abusi, relazioni difficili o che vivono una sofferenza emotiva intensa. Lavoro con approccio junghiano su disturbi della personalità (in particolare borderline), disturbi dell'umore, ADHD, ansia e questioni legate a identità, migrazioni e spiritualità.

Come lavoro

Adotto un approccio che considera la persona nella sua interezza, valorizzando l'inconscio come luogo di risorse e possibilità di cambiamento. Attraverso il dialogo con sogni, immagini interiori e dinamiche relazionali, ti accompagno in un percorso graduale di consapevolezza e integrazione.

Mi occupo di:

  • Trauma e violenza di genere

  • Abuso psicologico, emotivo e spirituale

  • Disturbi della personalità (borderline, narcisistico, evitante)

  • Disturbi dell'umore e regolazione emotiva

  • Disturbo Bipolare

  • ADHD e disturbi del comportamento

  • Dipendenze e uso di sostanze

  • Supporto transculturale per persone migranti

  • Ansia e crisi identitarie

Per chi Adulti, adolescenti e bambini (dai 6 anni in su)

Dove Studio a Roma (zona Prenestino Labicano) e online

Sono specializzanda al quarto anno presso la Scuola di Specializzazione AIPA (Associazione Italiana di Psicologia Analitica).

Prenota un primo colloquio conoscitivo per capire insieme come posso aiutarti telefonando o inviando un massaggio via whatsapp al 329 388 2202

Altro Su di me

Approccio terapeutico

Psicologia clinica-dinamica
Psicoanalisi
Psicoterapia psicoanalitica

Aree di competenza principali:

  • Psicologia dell'età evolutiva

Presso questo indirizzo visito

Adulti
Bambini (Solo in alcuni indirizzi)

Tipologia di visite

Consulenza online

Foto e video

Indirizzi (2)

Vedi mappa si apre in una nuova scheda
Studio di Psicoterapia

Via Anghiari 5, Roma 00176

Disponibilità

Pagamento online

Accettato

Telefono

06 9763...

Pazienti accettati

  • Pazienti senza assicurazione sanitaria
Vedi mappa si apre in una nuova scheda

Consulenza online

Pagamento dopo la consulenza

Consulenza online

Pagamento dopo la consulenza

Disponibilità

Pagamento online

Accettato

Telefono

06 9763...

Pazienti accettati

  • Pazienti senza assicurazione sanitaria

Prestazioni e prezzi

  • Colloquio psicologico

    70 €

  • Primo colloquio adolescente

    70 €

  • Psicoanalisi

    70 €

  • Psicoterapia individuale

    70 €

  • Colloquio psicologico clinico

    70 €

4 recensioni

Tutte le recensioni contano e non possono essere rimosse o modificate dai dottori a proprio piacimento. Scopri come funziona il processo di moderazione delle recensioni. Per saperne di più sulle opinioni
  • A

    Non pensavo che qualcuno potesse capire veramente quello che avevo dentro. Ma poi ho incontrato la dottoressa Coletta e qualcosa è cambiato.

    Con lei non mi sono sentito un numero, né un “caso”. Mi ha ascoltato con rispetto, pazienza e cuore aperto. Mi ha aiutato a rimettere insieme i pezzi, a capire che anche dentro le ferite può nascere qualcosa di nuovo. Mi ha fatto sentire meno solo, anche quando le parole erano poche.

    Oggi vivo meglio, con più forza e speranza. Non dimentico il passato, ma ora lo guardo con occhi diversi. E tutto questo lo devo anche al suo lavoro e alla sua umanità. Le sarò sempre grato.

     • Consulenza online consulenza online  • 

    Dott.ssa Valentina Coletta

    La sua testimonianza mi emoziona profondamente. Il fatto che oggi riesca a guardare il passato con occhi nuovi e a trovare forza dentro le difficoltà è il risultato più bello che potessi sperare dal nostro lavoro insieme.
    La ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e per aver condiviso con me questo importante viaggio di rinascita.
    Con affetto e stima,
    Dott.ssa Valentina Coletta


  • M

    Ho avuto la fortuna di incontrare la Dott.ssa Valentina Coletta in un momento delicato della mia vita, e da subito ho percepito una professionalità rara, unita a una profonda cultura e sensibilità umana. Il suo approccio si distingue per una competenza straordinaria nelle tematiche legate alle identità — di genere, sessuali, culturali e religiose — che affronta con rispetto e apertura, in modo mai superficiale.

    Ciò che rende i suoi percorsi terapeutici ancora più coinvolgenti è l’approccio junghiano all’analisi dei sogni: uno spazio ricco di significati simbolici, che permette di esplorare il proprio inconscio in modo profondo e autentico, aprendo porte su mondi interiori complessi ma ricchi di possibilità di trasformazione.

    Consiglio vivamente il supporto della dott.ssa Coletta a chiunque stia cercando non solo una professionista, ma una vera guida nel proprio cammino di crescita personale e consapevolezza.

     • Studio di Psicoterapia  • 

    Dott.ssa Valentina Coletta

    La ringrazio profondamente per queste parole così toccanti. È una grande soddisfazione sapere che il nostro percorso insieme le ha offerto uno spazio di crescita autentica e che l'approccio alle tematiche identitarie e l'analisi dei sogni si siano rivelati strumenti preziosi per la sua esplorazione interiore.
    La sua fiducia e il coraggio dimostrato nel cammino di consapevolezza sono stati fondamentali. È stato un onore accompagnarla in questo percorso di trasformazione.
    Con sincera gratitudine,
    Dr.ssa Valentina Coletta


  • J

    Mi chiamo Jamal e sono il padre di Amir, un ragazzo nato in Italia da genitori nordafricani. Come tanti genitori di seconda generazione, ho vissuto la paura che mio figlio si sentisse diviso, che non sapesse dove appartenere davvero: né pienamente italiano, né completamente legato alle nostre radici.

    L’incontro con la dottoressa è stato un punto di svolta. Con delicatezza e intelligenza ha aiutato mio figlio a fare pace con le sue due anime. Non gli ha mai detto chi doveva essere, ma gli ha dato gli strumenti per scoprirlo da solo. Lo ha ascoltato, capito, accompagnato, e noi genitori abbiamo sentito subito che potevamo fidarci.

    Oggi Amir cammina con fierezza, senza rinnegare nulla di ciò che è. E noi con lui. Come padre, non potrei essere più grato.

     • Studio di Psicoterapia colloquio psicologico clinico  • 

    Dott.ssa Valentina Coletta

    La ringrazio per la sua recensione


  • R

    Ho conosciuto la dottoressa Coletta in un corso da oepac dove lei era una delle docenti.
    Sono rimasta affascinata dalla sua bravura e dal suo percorso di vita. L ho voluta come mia psicoanalista, lo è da un anno, mi sta aiutando tanto!

     • Studio di Psicoterapia colloquio psicologico  • 

    Dott.ssa Valentina Coletta

    Grazie per la sua recensione!


Si è verificato un errore, riprova

Risposte ai pazienti

ha risposto a 18 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buonasera dottori, vivo con mia mamma e mio fratello che é affetto da psicosi (diagnosticata dagli psichiatri del csm di zona), ma lui rifiuta qualsiasi tipo di terapia in quanto pensa di non avere alcun problema, tant’é che per portarlo a visita ho dovuto convincerlo inventando mille storie. A breve io andrò a vivere da sola e il che non mi preoccupa in quanto ha sì questa patologia, ma la maggior parte del tempo é gestibile e si riesce a convivere in casa senza alcun problema. Mi affligge il fatto che mia mamma (ha avuto una vita alquanto triste) dovrà comunque sopportato i suoi scatti d’ira quando gli verranno, certamente io le staró vicina, ma il mio cuore soffre molto per questa cosa Non ho soluzione al problema. Mia mamma la amo tanto e farei di tutto per vederla felice quindi il fatto che mio fratello possa farla stare male mi rattrista molto. Ammetto che negli anni (ne ho 30) sono arrivata al punto da dire con certezza che non voglio bene da sorella a mio fratello, non lo odio, ma non posso nemmeno dire di amarlo come dovrebbe una sorella… anzi molte volte penso che se lui non esistesse la mia vita ad oggi sarebbe veramente normale, ma lui rovina la mia (e quella di mia madre) tranquillità mentale. In Italia PURTROPPO il malato di mente, ma sopratutto le famiglie, non sono tutelate in nessun modo e in nessun contesto. Mi viene detto che mio fratello deve decidere autonomamente se farsi curare o meno il che mi sembra veramente un’eresia in quanta una persona malata (non tutte) nella maggior parte delle volte, non pensano assolutamente di avere un problema quindi non sono nemmeno in grado di decidere autonomamente se farsi curare o meno. Mi rattristata molto questa situazione perché siamo costretti a vivere in questa situazione senza avere soluzioni alternative. Perdonatelo gli errori, ma sono a lavoro e ho voluto giusto sfogarmi un attimo. Buona serata.

Grazie per aver condiviso questo peso. Quello che descrive non è uno sfogo da poco: è il racconto di chi ha dovuto portare per anni un fardello che non ha scelto, e che ora si prepara a un passaggio importante — andare a vivere da sola — con il cuore diviso tra il sollievo legittimo e il senso di colpa per ciò che lascia.
Mi colpisce la sua onestà quando dice che non riesce ad amare suo fratello "come dovrebbe una sorella". Questo "dovrebbe" pesa, vero? Eppure l'amore non è un dovere morale che si può imporre a sé stessi. Quello che lei prova — o non prova — non è una colpa: è il risultato di anni in cui la malattia di suo fratello ha occupato lo spazio psichico della famiglia, erodendo quella normalità che ogni bambina, e poi ogni donna, avrebbe diritto di vivere.
C'è un'immagine che mi viene in mente leggendola: quella di chi è cresciuta in una casa dove c'era sempre un ospite inquietante, imprevedibile — non suo fratello come persona, ma la sua malattia. E questo ospite ha preteso attenzioni, ha generato paura, ha reso instabile il terreno sotto i piedi. È difficile amare qualcuno quando la sua presenza è stata così intrecciata con la minaccia.
Lei scrive che sua madre "ha avuto una vita alquanto triste". Mi chiedo: e la sua? Chi si è preso cura della bambina che lei era, mentre tutti erano impegnati a gestire la crisi? A volte i figli che non danno problemi diventano invisibili, e imparano presto a mettere da parte i propri bisogni.
Andare a vivere da sola non è un abbandono. È un atto di sopravvivenza psichica, e forse anche il primo vero gesto d'amore verso sé stessa. La vicinanza a sua madre non si misura in metri quadri condivisi.
Quanto al sistema italiano e ai suoi limiti — ha ragione, il paradosso dell'autodeterminazione di chi non ha consapevolezza di malattia è un nodo tragico e irrisolto. Ma questo è un problema che non può risolvere lei da sola, e non è giusto che ne porti il peso come se fosse una sua mancanza.
Mi permetta una domanda, se vuole rifletterci: in tutto questo prendersi cura, c'è uno spazio in cui qualcuno si prende cura di lei?
Un caro saluto.

Dott.ssa Valentina Coletta

Sono un ragazzo di 26 anni e questa estate (fine luglio-inizi agosto) ho attraversato quello che credo sia stato un vero e proprio burnout accademico. Tutto è iniziato con un periodo di studio intensissimo: preparazione costante per test e esami, quiz quotidiani, schemi per studiare ecc. All’inizio riuscivo a gestire il carico, anche se con qualche stanchezza, ma con il passare del tempo, e soprattutto durante l’estate, la situazione è peggiorata. Ho avuto parecchi impegni che mi costringevano ad alzarmi presto e la paura di non passare il test mi assaliva e quindi andavo molto sul perfezionismo.

Ho cominciato a notare sintomi fisici e mentali: stanchezza costante, tensioni cervicali, sensazione di stare per svenire, mal di testa leggeri ma ricorrenti, episodi di ansia intensa e derealizzazione momentanea. C’erano giorni in cui riuscivo a studiare bene e altri in cui ero un po’ svogliato e facevo solo quiz. La cosa più difficile da gestire era la paura di sforzarmi, di ricadere in quegli stati, e la sensazione che la mia mente non fosse più completamente sotto controllo.

Una volta passato il test, ho passato il mese di pausa restante a non fare nulla ma i segni miglioravano poco e niente.

Il recupero é stato così e così: ci sono stati giorni migliori, altri peggiori, momenti di normalità alternati a brevi ricadute. Ho avuto anche degli episodi di ansia notturna per via di un sovvracarico mentale.

Oggi sto meglio, anche se mi sento ancora leggermente stanco mentalmente. Riesco a studiare senza panico, la percezione della realtà è più stabile e le tensioni fisiche sono ridotte. Solo che il recupero sembra abbastanza lento. Ho diminuito i caffè e non sto più toccando neanche una birra, poiché può peggiorare il tutto. Grazie per i vostri pareri.

Quello che descrivi ha i contorni di un'esperienza psichica significativa — non semplicemente "stanchezza", ma qualcosa che ha toccato il tuo equilibrio più profondo.
Dal punto di vista analitico, ciò che chiami burnout potrebbe essere letto come un momento in cui l'Io ha perso temporaneamente la sua posizione di centro regolatore. Hai descritto derealizzazione, la sensazione che la mente non fosse "sotto controllo", ansia intensa: sono tutti segnali che l'Io era stato sopraffatto — probabilmente da richieste che venivano sia dall'esterno (esami, test) sia dall'interno (perfezionismo, paura del fallimento).
Il perfezionismo che menzioni è particolarmente interessante: spesso funziona come una difesa contro l'angoscia, ma quando diventa troppo rigido, finisce per alimentare proprio ciò da cui cerca di proteggerci.
Noto che usi questa parola — lento — con una sfumatura di impazienza o preoccupazione. Ma considera: il tuo sistema psichico e fisico sta cercando di ricostruire un equilibrio che è stato profondamente scosso. La psiche ha i suoi tempi, che raramente coincidono con quelli che vorremmo.
Il fatto che tu abbia attraversato un mese "a non fare nulla" senza miglioramenti significativi suggerisce qualcosa di importante: il riposo passivo non basta. Il recupero non è solo assenza di sforzo — è anche elaborazione, integrazione di ciò che è successo.
Alcune domande da portarti dentro:
Cosa ti stava chiedendo quel perfezionismo? Da quale paura più profonda ti stava proteggendo?
C'è qualcosa che questa crisi ti ha mostrato su come stavi vivendo — sui tuoi limiti, sui tuoi bisogni?
La "mente sotto controllo" che hai perso: era davvero controllo, o forse era una forma di sovra-controllo?
Hai fatto scelte sagge (ridurre caffeina, eliminare alcol). Ma se i sintomi persistono ,anche in forma attenuata, considera di parlare con qualcuno/a. Non perché ci sia qualcosa di "rotto" da aggiustare, ma perché certe esperienze meritano uno spazio per essere comprese, non solo superate.
Quello che hai attraversato ti ha insegnato qualcosa sul tuo funzionamento. La domanda è se vuoi semplicemente tornare a prima, o se c'è un modo diverso di stare nel mondo che puoi scoprire. Parliamone ;)

Dott.ssa Valentina Coletta
Vedi tutte le risposte

Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.