Prof. Mauro Minelli

Prof. Mauro Minelli

Gentile Signor Tommaso,
mi risulterebbe facilissimo rispondere alla Sua inserzione semplicemente ribadendo il concetto basico che se io (ma non credo solo io) dovessi prevedere di rispondere alle non numerabili comunicazioni quotidiane via email, messanger, whatsapp, messaggistica ordinaria, ecc, con la sollecitudine richiesta ed attesa da ogni scrivente, dovrei esclusivamente dedicarmi a questa attività tralasciando il resto. E per "il resto" intendo le decine e decine di persone che quotidianamente pensano bene di non affidarsi alla comodità di una tastiera a distanza per esporre il problema di cui sono portatori, nè di utilizzare la stessa tastiera come strumento di rivalsa e di gratuito discredito nel momento in cui la loro pretesa dovesse non essere presa in considerazione con la solerzia del "mi devi tutto e subito", perché se non lo fai “peggio per te”. Pretesa davvero odiosa e insopportabile tanto più quando il quesito che vien posto - e che lei si è ben guardato dal ventilare nella sua inserzione - non è esattamente del tipo "cosa mi consiglia di prendere per un'unghia incarnita"?
Ma questo a chi legge l'inserzione può interessare molto poco, vero signor Tommaso? Chi legge l'inserzione deve solo comprendere che la vittima presa di mira dal leone da tastiera "non è professionale", perchè è questo che l'utente esperto di tastiere fumanti ha deciso di far emergere dalla sua pretesa rimasta insoddisfatta. Realtà triste e poco seria, purtroppo; ma che fa parte del gioco di chi, come me, alla Web Communication ha pensato bene di credere come strumento di informazione corretta e civile, quando non deviata da derive volutamente ostili e astiose.

Detto questo, se ancora lei lo riterrà fattibile, darò seguito (come – le assicuro – avevo in mente di fare) alla sua richiesta non appena mi sarà possibile soffermarmi sulla lunga, corposa e delicata comunicazione che, bontà sua, ha deciso di destinarmi, così ex abrupto, senza che io mai abbia avuto il piacere se non di incontrarla e di conoscerla. Ma questa mi accorgo essere per lei opzione del tutto trascurabile.
Con l’occasione, distinti saluti

Prof. Mauro Minelli

Egregia signora
in questo nuovo commento con il quale va consolando la sua collera iconoclasta ha solo “dimenticare” di aggiungere, come pure lei stessa ha precisato in altra sua inserzione, di essere stata dal sottoscritto “messa alla porta”. Ecco, essere “messa alla porta” da un operatore sanitario che, come me, in un anno serenamente incontra migliaia di persone le quali, puntualmente e ad ogni latitudine, ritornano per valutazioni e controlli più volte reiterati, ad una qualche spontanea riflessione avrebbe già dovuto portarla. Una riflessione che, beninteso, non ha poi bisogno di particolari doti speculative per essere pienamente compresa, nel momento in cui si esamina nella sua interezza il commento da lei pubblicato che conferma nei fatti l’approccio ancora una volta prevenuto e volutamente provocatorio di chi sa che tanto potrà sempre contare sulla malevola inserzione del giorno dopo.
Trattasi, ad onor del vero, di piccolezza perfino scontata; moneta fuori corso, insomma. Come moneta fuori corso mi paiono, in sincera onestà, le critiche random che ho letto nel suo commento a fronte di prestazioni delle quali tutti i pazienti, ma davvero proprio tutti, vengono debitamente informati fin nei dettagli più minimali, già in occasione della prima visita con specifico riferimento ai costi, alle procedure diagnostiche, ai protocolli di terapia, ai tempi possibili di risoluzione del problema trattato. A quelle informazioni, fornite con cura, segue necessariamente per prassi il consenso del paziente che avvia con la struttura un percorso di reciproca fiducia e di indispensabile rispetto formale e sostanziale. Quel rispetto che in tanti (perfino i pazienti che condividevano con lei le attese) hanno visto decisamente mancare da parte sua in una serie di circostanze e di approcci rivelatisi sempre sospettosi, diffidenti, impazienti, indisponenti e sempre tanto scortesi.
Allora, egregia signora, pur ritenendomi dispiaciuto per siffatta vicenda tanto incresciosa quanto surreale, le confermo che nessun commento avverso del giorno dopo potrà mai impedirmi di “mettere alla porta” del mio ambulatorio (che rimane sempre aperto a tanta e tanta gente), quegli individui (assai pochi in verità) che, in forza di una innata quanta gratuita maleducazione, deliberatamente si industriano ad alterare, in maniera impropria ed ingiusta, l’indispensabile rapporto di fiducia senza il quale ogni interazione paziente-medico finisce irrimediabilmente per diventare ostile, infruttuosa, sfavorevole e controproducente perché nociva.
Con sinceri auspici di buona vita, le auguro di poter trovare serenità, magari usufruendo nel tempo - quello giusto che, a completamento di ogni percorso diagnostico, serve a stabilizzare ogni quadro clinico – delle tante informazioni ricevute e che ha invece inteso occultare sotto una premeditata e sconveniente scortesia.