Dott.ssa Marina Montuori

si tratta di uno o più incontri di persona effettuati in studio che comportano una valutazione approfondita del sintomo o della questione portata dal paziente. Si distingue dal colloquio psicologico in quanto a seconda della gravità del problema può esaurirsi in un singolo incontro ripetibile (solitamente per tre volte al massimo) e non necessariamente ne segue una presa in carico psicologica, psicoterapeutica e ancor meno psicoanalitica. Ricorda le visite mediche, in quanto ci si focalizza sulla definizione del problema con la raccolta anamnestica e di tutti i dati necessari per un eventuale primo inquadramento diagnostico. Tale consulenza prende spunto dalla psicologia delle cure primarie in cui il paziente viene aiutato a comprendere se il sintomo o la sofferenza lamentata è dovuta a una componente reattiva (legata cioè alle particolari circostanze di vita del momento ad esempio lutti, fattori stressogeni sul lavoro o nella vita familiare e di coppia, l'attuale emergenza sanitaria, ecc.) o meno. Nel primo caso la consulenza ha il compito di esaurire la questione portata dal paziente e di avere un effetto disangosciante puntando per quanto possibile ad una risoluzione e alla gestione delle situazioni ansiogene e dolorose. Il numero di consulenze dipende dalla gravità della sofferenza e della compromissione di vita lamentata. In alternativa qualora il paziente, invece,riportasse sintomi o un disagio riconducibili a disturbi di una certa entità verrebbe caldamente consigliato a fine consulenza di intraprendere un percorso di psicoanalisi o di psicoterapia a seconda delle preferenze del paziente e del tipo di domanda.

si tratta di una prima serie di colloqui introduttivi (detti anche colloqui preliminari) che hanno un numero variabile a seconda della complessità del caso e lo scopo di approfondire la questione portata dal paziente, conoscere la sua sofferenza e iniziare comprendere le ragioni dei suoi sintomi. Durante questi primi incontri avviene la raccolta dati per una prima anamnesi, un primo inquadramento diagnostico che ha lo scopo di dirigere il percorso di cura successivo e si stabilisce una relazione di cura tra terapeuta e paziente basata innanzitutto sulla fiducia e sulla credibilità del terapeuta e sull'impegno e la responsabilità del paziente.

lo scopo è quello di trattare la causa della sofferenza, permettendo al sintomo di placarsi e di costruire un modo più sereno e proprio dello stare al mondo. L’attività è soprattutto quella di “separazione” di aiutare cioè a staccarsi dalle aspettative e dalle richieste altrui che risultano incatenanti e che spesso sono motivo di sofferenza per accedere ad un proprio modo di essere. Le sedute sono indicativamente settimanali o in caso di bisogno due volte a settimana. Riguardo i costi ne ragiono assieme con il paziente per capire quali sono realisticamente le sue possibilità e venire incontro alle sue esigenze. Il diritto alla salute psichica per quanto mi riguarda è importante quanto quella fisica, quindi è necessario che tutti possano accedere alla psicoterapia.

si tratta di una prima serie di colloqui (preliminari) nel caso di una domanda di cura di un genitore o di entrambi i genitori riguardo il proprio figlio. Durante questi primi incontri avviene innanzitutto la regolarizzazione del percorso a seconda delle normative riguardo il consenso genitoriale al percorso di cura. Avviene poi l'inquadramento della questione portata dal genitore o dai genitori per comprendere se si tratti di una manifestazione di un disagio riconducibile a difficoltà del rapporto genitori-figli o se si ha a che fare con una comprovata patologia infantile.Questo avviene attraverso colloqui con i genitori, conoscenza diretta del bambino e osservazione, approfondimento diagnostico.

è il percorso di cura più approfondito e oggettivamente più impegnativo, ma anche quello più efficace a mio parere. L’utilizzo del lettino non è obbligatorio ma è ben predisponente perché permette al paziente quando è utile di liberarsi dello sguardo dell’altro per accedere con più libertà alla propria parola. La cura psicoanalitica si basa infatti sulla regola delle libere associazioni, cioè dell’esprimersi in maniera non condizionata dicendo tutto ciò che si ha in mente. In questo modo si recupera la propria libertà di dire e di essere e quindi la propria essenza e con il tempo ci si ritrova per quello che si è. È molto utile per quelle persone che oltre a lamentare sintomi o malessere hanno difficoltà nel capire chi sono veramente, si chiedono chi siano in realtà o si pongano la classica domanda “cosa ci faccio a questo mondo?”. I tempi in questo caso si allungano. Una psicoanalisi richiede l’impiego di diversi anni, non precisamente identificabili all’inizio. Questo perché si tratta di una forma di intervento molto precisa e dettagliata che agisce su tutti gli aspetti della vita, passati, presenti e di conseguenza futuri.

è il percorso di cura più approfondito e oggettivamente più impegnativo, ma anche quello più efficace a mio parere. L’utilizzo del lettino non è obbligatorio ma è ben predisponente perché permette al paziente quando è utile di liberarsi dello sguardo dell’altro per accedere con più libertà alla propria parola. La cura psicoanalitica si basa infatti sulla regola delle libere associazioni, cioè dell’esprimersi in maniera non condizionata dicendo tutto ciò che si ha in mente. In questo modo si recupera la propria libertà di dire e di essere e quindi la propria essenza e con il tempo ci si ritrova per quello che si è. È molto utile per quelle persone che oltre a lamentare sintomi o malessere hanno difficoltà nel capire chi sono veramente, si chiedono chi siano in realtà o si pongano la classica domanda “cosa ci faccio a questo mondo?”. I tempi in questo caso si allungano. Una psicoanalisi richiede l’impiego di diversi anni, non precisamente identificabili all’inizio. Questo perché si tratta di una forma di intervento molto precisa e dettagliata che agisce su tutti gli aspetti della vita, passati, presenti e di conseguenza futuri. Lacan in particolare ha concentrato la sua teoria sull'importanza del linguaggio e della parola in relazione al desiderio (ciò che orienta il cammino di ognuno di noi in base a ciò che ha perso e che può recuperare sotto altre forme) e il godimento (la parte acefala e autodistruttiva che è fuori da qualsiasi tipo di simbolizzazione, cioè di riduzione in parole, che continua a sfuggire dal linguaggio e da ciò che siamo capaci di controllare e per questo ci angoscia.

si tratta di un percorso di cura che ha lo scopo di trattare le patologie e il disagio infantile a seconda della gravità. Può utilizzare strumenti di diverso tipo in base alle capacità e alle possibilità del bambino (gioco, disegno, parola, movimenti, imitazione, ecc.). Si basa molto anche sull'osservazione e sull'individuazione dei bisogni e della domanda del bambino su di un piano diverso dalla questione e dalla domanda dei genitori con la quale si entra in dialogo. I genitori sono infatti diretti protagonisti del percorso nella consapevolezza di come il bambino esista in relazione a loro e soltanto progressivamente in relazione a se stesso.

è un tipo di intervento che non ha la finalità di intraprendere una cura o una presa in carico del paziente, a partire da un suo sintomo o una sua sofferenza di carattere patologico, ma ha lo scopo di garantire una presenza e un ascolto attento in momenti di particolari difficoltà, quali ad esempio un lutto, una grave malattia, la necessità di assistere un proprio caro malato, ecc. Ha di solito una durata contenuta (di qualche mese) e ha come tema l'accompagnare e sostenere il paziente permettendogli di ritrovare le risorse ele capacità di affronatare la situazione problematica.