Salve ho l'epicondilite al gomito destro da circa 5 mesi. Ho fatto agli albori del disturbo 6 sedut

14 risposte
Salve ho l'epicondilite al gomito destro da circa 5 mesi.
Ho fatto agli albori del disturbo 6 sedute di tecar ma niente.
Per fortuna al lavoro non lo sforzo anche se uso sempre il braccio destro.
Noto che ho dolore con sforzi a presa larga con la mano, quindi evito. Di usare il braccio destro per questi movimenti.
Dopo un mese dall esordio della malattia ho cominciato ad usare il tutore.
A dire il vero la sintomatologia negli ultimi due mesi è molto migliorata amche se non risolta.
Settimana prossima provo con le onde d'urto. Il disturbo mi è venuto con degli esercizi in palestra per i bicipiti.
Non nascondo di voler tornare al piu presto a fare pesi dopo mesi di inattività.
La mia domanda è la seguente.: se non dovessero esserci calcificazioni, possono essere risolutive queste onde d'urto? L'ortopedico non mi ha presceitto nessun esame. Solo onde durto ed eventualmente infiltrazioni.
Sento molte persone che mi raccontano che l'epicondilite è passata da sola. Io senza fare niente noto dei lenti miglioramenti con il tutore e riposo articolare anche se non assoluto.
Mi conviene continuare a tenerlo a riposo e basta senza accanimeti terapeutici?
Dott.ssa Marzia Arcidiacono
Fisioterapista, Posturologo
Roma
Buongiorno
L’epicondilite è un disturbo che a riposo può attenuarsi ma purtroppo alla ripresa delle attività fisiche potrebbe ricominciare.
È un’infiammazione che porta dolore al gomito ma sicuramente è dovuta ad uno scompenso di tutta la fascia cervicale, spalla, gomito e polso (perché ricordiamoci il gomito non è scisso dal resto). Consiglierei quindi di prendere in considerazione anche un tipo di terapia manuale, sicuramente meno traumatica delle onde d’urto, ma che andando a lavorare su tutta la fascia permette di poter migliorare la sintomatologia ed evitare recidive.

Buona giornata

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Dott. Christian Tonanzi
Osteopata, Chiropratico, Fisioterapista
Roma
Salve concordo pienamente con quanto scritto dalla collega in precedenza. La terapia manuale infatti in questi casi è necessario per intervenire sulla causa del problema e non solo sul sintomo ovvero il dolore nella zona dell'epicondilo. Infiltrazioni e onde d'urto lavoro proprio ed esclusivamente sul dolore ma il problema vero sta in una eccessiva tensione muscolare su tutta la catena muscolare estensoria. Importante è anche lavorare sulla postura delle spalle in quanto potrebbe accentuare la tensione su tale catena. Saluti
Dr. Adriano Zenobi
Fisioterapista, Osteopata
Senigallia
Salve, anche io condivido le considerazione dei miei colleghi.
La medicina classica tende a classificare questo tipo di disturbi come conseguenza di stati infiammatori (non a caso il suffiso -ite) perché non prende in considerazione le problematiche fasciali. Queste sono alla base delle rigidità dei micromovimenti responsabili poi degli stati dolorosi. Il dolore infatti è la risultante di una MINIMA componente flogistica e di una grande componente MECCANICA. Nell'epicondilite i movimenti di micro-adattamento del capitello radiale con l'ulna e con l'omero nei movimenti di flesso estensione del polso, delle dita in combinazione con la prono-supinazione sono fortemente compromessi e rallentati e non esistono esami strumentali in grado di evidenziarlo.
Il terapista manuale esperto, invece, sa individuarli ed è per questo che risulta il professionista più indicato a trattarli.
E' anche vero che in alcuni pazienti il disturbo passa spontaneamente a distanza di tempo, ma purtroppo questo che può sembrare la guarigione dal disturbo è in realtà il risultato di uno sforzo dell'organismo ad organizzare un compenso posturale ancora più profondo che liberando le articolazioni del gomito produce un nuovo sintomo, anche lontano (ginocchia, caviglie, piedi, ...), con un prezzo da pagare in termini di dolore e di perdita di funzionalità ancora maggiore.
Risulta necessario quindi intervenire non trascurando la mobilità di altri distretti corporei. Una regola non scritta dice che maggiore è la resistenza alle cure di un sintomo
doloroso, più lontana nel corpo andrà ricercata la liberazione miofasciale.
Volendo dare indicazioni un po' più precise sulle strutture in cui vanno ricercati eventuali "blocchi" su cui intervenire per avere maggiori chance di successo le dico che generalmente dietro questi disturbi ci sono storie di dolori cronici in distretti abbastanza vicini a quello sofferente, o di "traumi passati" apparentemente risolti anche lontani e nella parte superiore e nella parte inferiore che a metà strada sviluppano la maggiore azione di "distorsione posturale".
E quindi anche un trauma del complesso bacino o arti inferiori come una distorsione di ginocchio o di caviglia di pareccchi anni addietro in aggiunta ad un evento traumatico cranio-cervicale possono generare un disturbo simile al suo.
Cordiali saluti
Dott. Fabrizio Isaia
Fisioterapista, Osteopata
Cuneo
Buongiorno, condivido pienamente le risposte dei miei colleghi precedentemente esposte. Aggiungerei, in seguito alla diminuzione del sintomo doloroso per mezzo di terapia manuale che ripristini una corretta biomeccanica del movimento, un rinforzo muscolare progressivo mirato e specifico alla sua tipologia di epicondilite per avere una soglia di tollerabilità al carico maggiore e prevenire eventuali recidive.
Dott. Salvatore Faraci
Fisioterapista
Saluzzo
Salve, dalla sua descrizione mi pare di dedurre che il suo lavoro sia basato su delle prese o movimenti ripetuti per cui al di la del trattamento mediante terapia fisica (onde d'urto) non necessariamente risolutiva se applicata in modo isolato, mi sento di proporle degli accorgimenti da attenzionare al lavoro come sta già facendo. Continui pure ad usare il tutore ed a salvaguardare i movimenti più dolorosi onde esacerbare il sintomo. Contestualmente direi che sarebbe opportuno abbandonare almeno temporaneamente gli esercizi in palestra legati al rinforzo muscolare, soprattutto se è presente dolore acuto in atto o eventualmente infiammazione. La prima cosa sarebbe quella di effettuare una valutazione in toto dell'arto superiore in esame e di agire manualmente sulle strutture più rigide (molto utile eventualmente delle indicazioni sull'autotrattamento). Solo quando le tensioni ed il dolore saranno diminuite, si potrà riparlare di ricominciare gli esercizi in palestra in quanto il rinforzo deve essere effettuato in condizioni ottimali dell'arto superiore al fine anche di prevenire recidive come accennato dal collega sopra. Si potrebbe anche provare lo svezzamento dal tutore. Sulla risoluzione spontanea, credo sia un fatto relativo; occorrono comunque degli accorgimenti da fare e non lasciare soltanto un decorso spontaneo di risoluzione del sintomo.
Saluti
Dott. Fulvio Riccitelli
Fisioterapista, Posturologo, Massofisioterapista
Roma
Salve.
Questo tipo di problema deriva in genere da un lavoro ripetitivo che lei deve sostenere che prepara la struttura all'infiammazione, che si manifesta con un'attività come dice lei in palestra, che la scatena. Quindi se comunque deve per lavoro stressare il gomito e i muscoli eviti di aumentarne il carico in palestra. Quindi riposo dai rinforzi muscolari in palestra, attenzione sul lavoro, uso del ghiaccio, uso della ginnastica vascolare in acqua, shiatsu dell'arto superiore e della cervicale, streaching dei muscoli e dei tendini interessati.
A sua disposizione.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Ambra Cesarini
Fisioterapista, Posturologo
Roma
Buonasera, l'epicondilite è un problema generato da un continuo uso dei tendini estensori del gomito. Di questo carico spesso ne risentono, oltre che la zona da lei indicata, anche le strutture adiacenti come polso e spalla quindi dovrebbe effettuare una terapia globale dell'arto superiore per ridurre l'infiammazione e ripristinare una corretta meccanica di movimento.
A disposizione.
Cordiali saluti.
Dr. Fabio Scalone
Osteopata, Fisioterapista, Posturologo
Roma
Buongiorno, oltre al riposo, necessario per sfiammare le strutture, consiglierei un pò di terapia manuale per allentarele tensioni muscolari e per risolvere la causa che sta alla base del suo problema.
Un caro saluto
Dott. Luca Sgalla
Fisioterapista, Osteopata
Ancona
Buongiorno, il dolore al gomito è solo la valvola di sfogo del corpo che probabilmente sta lavorando "male" e generando sovraccarico sulla zona dolente.
Il riposo aiuta nella misura in cui coinvolge la reale causa del problema, ma non toglie la possibilità che il problema si ripresenti se la causa a monte è un utilizzo del corpo che genera sovraccarico sul gomito.
Le sconsiglio di smettere di essere trattato, piuttosto di rivolgersi a un trattamento diverso da quello che le è stato proposto, di solo alleviamento del sintomo, in favore di una terapia volta a capire come mai è sorta quell'epicondilite.
Saluti e buona guarigione!
Dr. Luciano Brigandi
Fisioterapista, Osteopata, Posturologo
Meda
Buongiorno
Avrei necessità di avere maggiori informazioni, potrebbe inviarmi un messaggio con il suo contatto telefonico? senza impegno. Grazie
Dott. Leonardo Manente
Fisioterapista, Massofisioterapista, Posturologo
Marcon
Buongiorno,

L’epicondilite è un disturbo che può attenuarsi a riposo, ma è importante considerare che alla ripresa delle attività fisiche potrebbe manifestarsi nuovamente. Si tratta di un’infiammazione che causa dolore al gomito, ma spesso è legata a uno scompenso che coinvolge l’intera fascia cervicale, la spalla, il gomito e il polso. È importante ricordare che il gomito non opera in isolamento dal resto del corpo.

Per questo motivo, consiglierei di valutare anche un approccio di terapia manuale. Questo tipo di trattamento, decisamente meno invasivo rispetto alle onde d’urto, consente di lavorare su tutta la fascia coinvolta, migliorando la sintomatologia e riducendo il rischio di recidive.

Buona giornata.
Salve, capisco la sua preoccupazione e la sua voglia di riprendere l'attività fisica. L'epicondilite è una patologia che può evolversi in modo variabile: in alcuni casi, i miglioramenti sono lenti ma costanti, come sembra nel suo caso, mentre in altri possono essere necessari trattamenti più mirati per accelerare il recupero.

Riguardo alla sua domanda sulle onde d'urto, queste possono essere efficaci, soprattutto nei casi in cui non siano presenti calcificazioni. L'onda d'urto agisce stimolando la guarigione del tessuto tendineo attraverso il miglioramento della circolazione locale e della rigenerazione cellulare. Tuttavia, non sempre è risolutiva in tutti i casi: dipende dalla gravità del danno tendineo e dalla risposta individuale al trattamento.

Se non ci sono calcificazioni evidenti e la sintomatologia è migliorata in modo progressivo, è possibile che continui a migliorare anche con un approccio conservativo, come il riposo, l'uso del tutore e l'evitamento dei movimenti che causano dolore. L’uso del tutore, come ha notato, può alleviare il carico sul tendine, permettendo una guarigione graduale, ma è importante che non si trasformi in una “compensazione” eccessiva che limiti troppo l'articolazione.

L'assenza di esami diagnostici potrebbe essere dovuta al fatto che l'ortopedico ha ritenuto la diagnosi clinica sufficiente, soprattutto se il miglioramento c'è stato. Le infiltrazioni sono un’opzione se la sintomatologia persiste, ma potrebbero non essere sempre necessarie se i miglioramenti sono continui.

Infine, se sta vedendo miglioramenti senza trattamenti invasivi, potrebbe continuare con l'approccio conservativo, evitando sforzi eccessivi sul braccio e mantenendo il riposo. Quando si sentirà pronta a riprendere gli esercizi in palestra, le consiglio di farlo gradualmente e sotto la supervisione di un professionista per evitare recidive.

Se avesse dubbi o se i miglioramenti dovessero rallentare, sarebbe utile consultare di nuovo il medico per valutare se altri trattamenti possano essere più efficaci.
Dr. Matteo Tonino
Fisioterapista, Posturologo
Roma
Troppo riposo peggiora la situazione perchè i tendini come tessuto rispondono positivamente al carico e quando tornerai a fare gli sforzi fatti in precedenza sarà indebolito e decondizionato. Affidati ad un fisioterapista esperto di esercizio terapeutico. Gestione del carico, esercizio progressivo ( fondamentale) onde d'urto, tutore e terapia manuale sono le strategie consigliate.
Ciao! Nella gestione dell’epicondilalgia non esiste un approccio universale valido per tutti i pazienti, ma la riabilitazione dovrebbe essere personalizzata in base alla presentazione clinica della patologia. Per questo, la conoscenza dei fattori determinanti della malattia è di fondamentale importanza per i clinici nella gestione e cura dei pazienti con dolore laterale del gomito.
Tra la opzioni di trattamenti conservativi proposti in ambito clinico troviamo:
-educazione del dolore durante le quali vengono spiegate nel dettaglio i processi di elaborazione del dolore; l’obiettivo primario è quello di modificare le credenze del paziente;
-modifiche delle attività e dei carichi di lavoro/allenamento, gestendo i parametri di volume, frequenza e intensità dell’allenamento;
-terapia manuale; esistono moderate evidenze per l’utilizzo della terapia manuale nel breve termine se utilizzate in combinazione all’esercizio graduato.
-L’esercizio terapeutico è fondamentale nella gestione della tendinopatia laterale del gomito. Esso ha mostrato una rapida regressione del dolore e una maggiore capacità lavorativa soprattutto negli stadi cronici della patologia.
-L’utilizzo del tutore per l’avambraccio può offrire supporto durante le attività, anche se ci sono prove di bassa qualità che sostengono miglioramenti nell’utilizzo.
-L’utilizzo del Taping diamantato nella gestione del dolore nei pazienti con elevata irritabilità.
In letteratura c’è un numero crescente di prove che dimostrano la mancanza di effetti a breve e a lungo termine con l'utilizzo delle sole onde d'urto come trattamento.
Ti consiglio una valutazione fisioterapica più completa!

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