Riguardo i problemi/disturbi della mente, chi fa le diagnosi? La diagnosi dev'essere rivelata al pa

20 risposte
Riguardo i problemi/disturbi della mente, chi fa le diagnosi?
La diagnosi dev'essere rivelata al paziente o no?
Se no, il paziente come capisce a chi deve rivolgersi se non sa dare un nome al suo problema?
Gentile Utente,
la diagnosi può essere effettuata sia dallo psicologo/psicoterapeuta che dallo psichiatra. Il primo può poi eventualmente intervenire secondo l'approccio teorico che segue (psicoanalisi, terapia cognitivo-comportamentale, sistemica ecc.), mentre l'altro è l'unico che può prescrivere una terapia farmacologica. La rivelazione della diagnosi è questione spinosa: è bene comunicare l'etichetta diagnostica laddove la conoscenza del problema non apra ad una demonizzazione da parte del paziente. Comunicare una diagnosi di depressione o disturbo di panico è differente da quella di un Disturbo di personalità, quindi è bene dosare il tecnicismo. Non per nascondere, ma per non innescare una patologizzazione secondaria, e per questo almeno io tendo a privilegiare il funzionamento (parlare di sensibilità nelle relazioni è diverso da dire "lei è ha un disturbo paranoide"), piuttosto che la diagnosi nuda e cruda che poco aggiunge alla comprensione del problema. In entrambi i casi, è cura dello specialista indirizzare i passi successivi del paziente in termini di intervento. Un caro saluto

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Buongiorno. Credo ci sia un refuso e abbia scritto due volte
Buongiorno, le diagnosi posso essere fatte da uno psichiatra o da uno psicologo/psicoterapeuta: ciò può dipendere dal tipo di disagio che si sta vivendo oppure da una scelta individuale. Per quanto riguarda il comunicare la diagnosi al paziente i diversi approcci si muovono secondo proprie linee guida, dunque differentemente.
Personalmente ritengo poco utile tale comunicazione, che serve al clinico per tracciare nella propria mente le linee guida del trattamento considerandola comunque una diagnosi in progress, mentre nel comunicarla alla persona che si ha di fronte si potrebbero creare degli effetti boomerang che, più di tutto, la definirebbero attraverso dei sintomi e meno in tutta la sua complessità e unicità di persona. Un cordiale saluto Dottsa Elisa Galantini
Salve, a mio avviso il modo più veloce e migliore per fare una diagnosi è quello di somministrare dei test specifici, che uniti ad un colloquio psicologico, possono dare una precisa fotografia dei punti di forza e dei punti di debolezza della personalità. Se ha bisogno d chiarimenti mi chieda pure.
Dott.ssa Federica Leonardi
Gentile utente,
La diagnosi per quelli che lei definisce come disturbi mentali, può essere fatta da uno psicologo/psicoterapeuta o da uno psichiatra, dopo circa 2-3 colloqui di valutazione, i quali possono essere accompagnati dalla somministrazione di test psicodiagnostici.
Per quanto riguarda la comunicazione della diagnosi, dopo la valutazione iniziale, di norma c’è una restituzione da parte del professionista di quanto emerso; il modo ed il tipo di comunicazione che viene data al paziente, ossia la scelta del tipo di terminologia da utilizzare (più o meno diretta o esplicita), può dipendere dallo stile terapeutico del professionista, dal tipo di diagnosi emersa, da quale paziente si ha di fronte. Questo viene fatto sulla base di scelte terapeutiche.
Infine, per rispondere alla sua ultima domanda, Il paziente viene comunque Informato sul percorso che il professionista ritiene più idoneo al suo benessere. Le mando i miei saluti. Dr.ssa Marta Fuscà
Gentile utente, una diagnosi sullo stato mentale può essere fatta da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra. Quest'ultimo può prescrivere, a differenza del primo, un trattamento farmacologico. A volte entrambe le figure possono lavorare in collaborazione perché una psicoterapia può giovare dell'uso contemporaneo di farmaci (a seconda della valutazione fatta). Per quanto riguarda la comunicazione al paziente, è preferibile non dare delle etichette diagnostiche che a poco servono; quanto piuttosto riferire all'interessato quale sia il suo funzionamento o le aree problematiche da affrontare e che impatto possano avere sulla sua vita quotidiana.
Spero di essere stata chiara. Rimango a sua disposizione per eventuali dubbi o chiarimenti ulteriori.
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, credo che per un errore tecnico tale domanda sia già stata pubblicata.
Buongiorno, la diagnosi di disturbo mentale viene fatta dopo una serie di colloqui di valutazione da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra. Solitamente è auspicabile che queste due figure lavorino insieme perché un approccio congiunto di psicoterapia e terapia farmacologica ottiene risultati efficaci per i disturbi mentali.
Se dovesse avere altre domande in merito non esiti a contattarmi.
Cordiali saluti

Dott.ssa Elisa Paterlini
Buon giorno la psicodiagnosi clinica può essere svolta vuoi dallo psicologo abilitato purchè in possesso di tale competenza oppure da uno psicoterapeuta. Il risultato emerso dalla diagnosi viene restituito alla persona allo scopo di impostare con essa un progetto terapeutico adeguato al rinforzo delle sue risorse psicologiche interne.
Gentile utente di miodottore,

Una psicodiagbosi adeguata può esser richiesta presso un dipartimento di salute mentale. Potranno effettuare dei test e somministrarle dei questionari. A questo di aggiungono dei colloqui psicologici, solitamente quattro incontri per una valutazione clinica più approfondita. Tutto questo potrebbe rivelarsi utile al fine di poter orientare il paziente rispetto alla domanda che ha portato, sia da un punto di vista psichiatrico che da un punto di vista prettamente psicologico.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno,
Alle prime domande i colleghi hanno già risposto in maniera esaustiva.
Alla Sua domanda: "Il paziente come capisce a chi deve rivolgersi se non sa dare un nome al suo problema?", aggiungo una considerazione che forse le può essere utile.
I nomi delle diagnosi sono categorie che servono più a noi Professionisti che al paziente. Lei ha già compreso che il disagio che prova è di natura psicologica considerato che ha posto la domanda in questo portale. Ciò che, a questo punto, le può servire è descrivere il più precisamente possibile i sintomi del suo disagio usando tranquillamente il suo proprio linguaggio. al resto ci pensa il clinico.
Buona giornata
Buongiorno.
la diagnosi può essere effettuata sia dallo psicologo/psicoterapeuta che dallo psichiatra. Deve esser un professionista abilitato. E l'abilitazione può esser verificata tramite elenco pubblico del sito ordine psicologi nazionale.
Lo psicoterapeuta dopo la diagnosi svolgerà la terapia secondo l'approccio teorico che segue.
Gent. le,
la diagnosi è una fase di un percorso di Psicoterapia svolta con lo Psicoterapeuta (psicologa/o) o con uno Psichiatra ( medico specialistico). Essa viene condotta inizialmente con delle domande (analisi della domanda: chiede aiuto per...?) e l'ascolto del paziente rispetto al suo malessere, ai suoi sintomi, alla storia personale e familiare, ovvero quali sono le esperienze traumatiche vissute dalla comparsa dei sintomi?, cosa sta succedendo nella sua vita nel "qui et ora"?, in che modo il suo passato sta influenzando il suo presente?. In seguito dopo 6 mesi dalla prima diagnosi è necessario rivedere quali sono stati i miglioramenti del paziente con la Psicoterapia o con la cura farmacologica ( psichiatra). Se il percorso è con lo Psicoterapeuta si consiglia un incontro settimanale di 60 minuti. Dopo sei mesi si cominciano a verificare i primi miglioramenti della psicoterapia e si comincia a verificare se la prima diagnosi sia confermata o meno. A tal punto si può informare il paziente di quale sia il disturbo o la problematica psichica che interferisce con la sua vita quotidiana. Come psicoterapeuta tengo alla prudenza nel fare diagnosi, ma di poter verbalizzare al paziente in un momento opportuno del percorso ed in un certo modo evitando atteggiamenti che possono condurre la persona ad avere paura, spaventarsi o entrare in ansia.
Cordiali saluti
Dr. ssa Iolanda Lo Bue
Gentile Utente,
non esiste una risposta semplice a questo suo quesito.
A mio modo di vedere, fare una valutazione del problema di cui il paziente soffre è una fase importantissima per ogni inizio di psicoterapia. La valutazione non dovrebbe solamente approfondire eventuali sintomi, e quindi avere la forma di una diagnosi, ma cercare di inquadrare il funzionamento della persona nel suo complesso, comprese le risorse e le capacità.
Tale valutazione dovrebbe essere co-costruita e condivisa da paziente e terapeuta essendo il percorso terapeutico un processo che il paziente non subisce passivamente ma nel quale ha un ruolo fondamentale e attivo tanto quanto il terapeuta.
Spero di esserle stato utile.
Cordiali Saluti
Gentile utente, la diagnosi può essere effettuata sia da uno psichiatra che da uno psicologo. In merito al riferirla o meno al paziente, dipende dall'utilità per il paziente: personalmente, lo ritengo utile in alcuni casi e in altri superfluo in base alla tipologia di disagio e di paziente. Qualora avesse dubbi può sempre chiedere in modo esplicito a chi la ha in cura. Un caro saluto
Gentile utente, nell'ambito del disagio psichico possono formulare una diagnosi lo psicilogo/psicoterapeuta e lo psichiatra. Alla diagnosi si arriva attraverso il colloquio clinico, la raccolta della storia del paziente, la forma del disagio e la sua manifestazione nel tempo. Uno strumento molto valido e rapito a tal proposito possono essere anche i test di tipo psicologico, sia questionari specifici che test di personalità proiettivi. Io condivido sempre l'esito di tali indagini utilizzando una terminologia e la sensibilità necessaria affinché la persona possa comprendere quanto emerso e ritrovarsi nella descrizione della sua modalità di approcciarsi al mondo esterno e interno. La diagnosi pertanto è di tipo funzionale, una fotografia di come è la persona in questo momento con particolare attenzione ai punti di forza e di debolezza. Le diagnosi più tecniche servono al terapeuta per avere in mente il quadro della persona e nel caso sia necessario confrontarsi con i colleghi che possono occuparsi della situazione. Al di là dell'etichetta quello che conta veramente per avviare un percorso terapeutico è avere in mente come funziona quella persona in particolare, con le sue specificità e i suoi bisogni. Un caro saluto saluto.
Dott.ssa Piantelli
Buonasera, per quanto riguarda la diagnosi è importante che ad averla chiara sia il medico o lo psicoterapeuta, come del resto per tutte le patologie. Il nome delle malattia non è un aiuto per nessun paziente. Se ha un disagio di tipo psichico, emozionale, esistenziale sarà naturale rivolgersi a uno psicoterapeuta, che se riterrà opportuno una terapia farmacologica lo invierà da uno psichiatra. Le diagnosi sono di vario tipo e dipendono dal tipo di orientamento teorico-clinico seguito dallo psicoterapeuta e dallo psichiatra. La sintomatologia va inquadrata nella particolare situazione del paziente e trattata di conseguenza. Dunque si affidi, se prova un disagio, a un professionista che lo saprà orientare per il meglio. Cordiali saluti- PG
Si è già stata mandata questa domanda, cmq la diagnosi la deve fare lo psichiatra che spiegherà tutto al paziente, cordiali saluti dott. Eugenia Cardilli.
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Buongiorno a lei,
il primo tempo della psicoterapia comprende qualche colloquio di valutazione clinica, al termine dei quali il professionista fa al paziente una restituzione in cui può indicargli la diagnosi ed in base ad essa il tipo di percorso più indicato alla risoluzione del problema. A sua disposizione per eventuali chiarimenti, dott.ssa Margherita Maggioni.
Gentile Signore, non è necessario che sappia dare un nome al suo problema per rivolgersi e chiedere aiuto. Scrivendo qui ha già in qualche modo individuato specialisti che possono esserle di supporto. Ciò che lei sente essere un problema può sottoporlo in primis al suo medico di fiducia, o ai tanti colleghi specialisti psicoterapeuti e non, a cui chiedere un consulto privatamente per comprendere le sue difficoltà. Le diagnosi relative ai disturbi psichici sono effettuate da psichiatri e psicoterapaeuti, dietro visita specialistica. Un caro saluto

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