Mio suocero, 87 anni, si trova purtroppo ad un livello abbastanza avanzato di demenza. Vive ancora a
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Mio suocero, 87 anni, si trova purtroppo ad un livello abbastanza avanzato di demenza. Vive ancora a casa, cn mia suocera. La convivenza nn è facile, ormai è chiuso in se stesso ...nn esce quasi più. Da un paio di settimane sono ospiti in casa loro un nostro nipote cn la fidanzata. Ovviamente mio suocero ogni volte chiede chi siano. Domanda : la presenza di questi "estranei" peggiora il quadro clinico? Grazie. Silvia
Salve! La presenza degli estranei non aggrava il quadro clinico nei pazienti affetti da demenza avanzata. Purtroppo, questi pazienti, che non riescono più a registrare nella propria memoria gli eventi a breve termine, reagiscono come se vedessero queste persone per la prima volta anche dopo pochi minuti. Ahimè, fa parte del quadro clinico. Saluti.
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Buonasera, purtroppo, la demenza (in particolare, se complicata da disturbi comportamentali) non è una patologia che affligge solo il paziente ma anche il familiare che se ne prende cura. Ambienti di vita e persone non familiari non determinano un peggioramento del quadro di declino cognitivo, tuttavia, è bene precisare che un ambiente non familiare (banalmente anche il letto posizionato in modo differente all'interno della camera da letto) o l'incontro con sconosciuti potrebbe determinare un disorientamento momentaneo del paziente affetto da demenza. Infatti, esiste la cosiddetta "Sindrome del primo mese" (il termine un mese è puramente indicativo e variabile in base ai pazienti) che fa riferimento alla difficoltà da parte del paziente demente ad adattarsi ad una nuova residenza.
Cordialmente,
Dott.ssa Anna Fazzari
Cordialmente,
Dott.ssa Anna Fazzari
Buonasera Signora,
tutti gli anziani in generale e a prescindere della presenza o meno di disturbi cognitivi hanno bisogno costante di "punti di riferimento": date importanti e anniversari, luoghi usuali fissi, ambienti socialmente stabilizzati, movimenti programmati da tempo.
Quando subentra un qualunque stato di demenza, questo bisogno aumenta riflettendo la ridotta plasticità sinaptica (e di conseguenza mentale) che caratterizza questi malati, che diventano ancora più abitudinari. Spesso però la demenza si può associare a disturbi comportamentali (BPSD) di vario tipo che rendono questa loro necessità anche un po' "vulnerabile".
Nel caso di suo suocero, se non ci sono BPSD, la sola presenza di estranei non dovrebbe destabilizzare la sua routine più di tanto. Quindi la risposta è no, se diamo però per scontatto 1) l'assenza di BPSD e 2) la presenza di un supporto costante allo stato di demenza (nutrizionale, fisico, farmacologico) in aggiunta ad una buona educazione dei caregivers, per quel che riguarda l'accettazione di malattia ed un approccio corretto al malato. Quindi, tecnicamente dovrebbe succedere il contrario: la presenza di estranei che portano nuovi discorsi ed esperienze in una famiglia sono uno stimolo di plasticità cerebrale, che spronano il malato a contrastare la demenza, sotto forma di "palestra", di movimento mentale. Ma questo succede quando il malato è clinicamente stabile nella sua demenza.
I segni invece come la ripetitività delle domande o altri riflettono solo lo stato demenziale (e sono dunque attesi) e vanno semplicemente supportati con gli approcci menzionati sopra.
Per qualsiasi supporto mi può contattare privatamente.
Dott. Dionysios Xenos, Geriatra.
tutti gli anziani in generale e a prescindere della presenza o meno di disturbi cognitivi hanno bisogno costante di "punti di riferimento": date importanti e anniversari, luoghi usuali fissi, ambienti socialmente stabilizzati, movimenti programmati da tempo.
Quando subentra un qualunque stato di demenza, questo bisogno aumenta riflettendo la ridotta plasticità sinaptica (e di conseguenza mentale) che caratterizza questi malati, che diventano ancora più abitudinari. Spesso però la demenza si può associare a disturbi comportamentali (BPSD) di vario tipo che rendono questa loro necessità anche un po' "vulnerabile".
Nel caso di suo suocero, se non ci sono BPSD, la sola presenza di estranei non dovrebbe destabilizzare la sua routine più di tanto. Quindi la risposta è no, se diamo però per scontatto 1) l'assenza di BPSD e 2) la presenza di un supporto costante allo stato di demenza (nutrizionale, fisico, farmacologico) in aggiunta ad una buona educazione dei caregivers, per quel che riguarda l'accettazione di malattia ed un approccio corretto al malato. Quindi, tecnicamente dovrebbe succedere il contrario: la presenza di estranei che portano nuovi discorsi ed esperienze in una famiglia sono uno stimolo di plasticità cerebrale, che spronano il malato a contrastare la demenza, sotto forma di "palestra", di movimento mentale. Ma questo succede quando il malato è clinicamente stabile nella sua demenza.
I segni invece come la ripetitività delle domande o altri riflettono solo lo stato demenziale (e sono dunque attesi) e vanno semplicemente supportati con gli approcci menzionati sopra.
Per qualsiasi supporto mi può contattare privatamente.
Dott. Dionysios Xenos, Geriatra.
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