Mio figlio ha 19 anni lavora da un anno come metalmeccanico e ne và molto orgoglioso. Gli hanno appe

18 risposte
Mio figlio ha 19 anni lavora da un anno come metalmeccanico e ne và molto orgoglioso. Gli hanno appena diagnosticato la malattia di Stargadt una malattia rara della retina..Vuol prendere la patente auto e non è consapevole della gravitá ..Qual è il modo per spiegargli la situazione?
Buongiorno e grazie per la domanda che ha posto. Mi dispiace per il momento di particolare difficoltà che lei e suo figlio state vivendo.
Credo che in un caso di questo tipo sia importante chiedere informazioni più dettagliate circa i sintomi direttamente al medico che si è occupato della diagnosi. Sia lei che suo figlio potrete in questo modo avere maggiori informazioni circa la gravità della malattia e le conseguenze di questa.
Successivamente, una volta che le informazioni sono state comunicate e comprese, sarà possibile svolgere un lavoro di supporto psicologico o di psicoterapia se questo lo riterrete necessario.
Resto a sua disposizione e la saluto cordialmente.
Dr. Luca Barbieri

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che voi possiate richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarvi ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarlo a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, sono dispiaciuta per la sua situazione. Sicuramente non è una notizia facile da metabolizzare e affrontare, sopratutto per un ragazzo così giovane e volenteroso. Un percorso psicologico potrebbe aiutarvi a elaborare la notizia e piano piano accettarla muovendosi di conseguenza. Ritengo però fondamentale la comunicazione trasparente della situazione come punto di partenze per affrontare questa spiacevole circostanza. Restando a disposizione, cordialmente Dott.ssa Ponzoni.
Buongiorno Utente. Rispetto alla questione che porta, credo che sia necessario consapevolizzare suo figlio in merito alla situazione in cui è calato e con cui dovrà convivere. In tal senso mi sento di fornirle qualche spunto: scelga il momento adatto per parlarne, in modo tale che sia in grado di comprendere la situazione nella sua interezza, utilizzi una comunicazione quanto più empatia possibile, facendosi sentire vicina, utilizzi una comunicazione chiara e onesta, in modo da evitare possibili ambiguità, ragioni insieme a lui sulle possibilità e sulla progettualità futura. Spesso una diagnosi di malattia blocca le persone nel presente: esiste una progettualità futura e tante possibilità, che vanno vagliate e considerate insieme (in supporto alla sua scelta). Stia vicino a suo figlio, cercando di chiedersi di cosa abbia bisogno (se di un punto di vista alternativo o semplicemente di supporto). Infine, se lo ritenesse adeguato, si rivolga ad uno psicoterapeuta per iniziare un percorso di supporto e di sviluppo delle progettualità future. Un cordiale saluto
Signora, mi spiace molto per la malattia che hanno diagnosticato a suo figlio. Immagino che per una madre non deve essere semplice sentirsi con le mani legate, impotente. Le dico, però, che suo figlio è ormai maggiorenne, per cui cercare di spiegargli cosa è meglio per lui è controproducente. Il bene che si vuole non si può spiegare, si può solo far sentire: rimanendo accanto, dando supporto, sostenendo e rimanendo anche fermi e in silenzio, se necessario, fiduciosi nel guardare sempre e comunque le spalle a chi si ama.
Cara utente, mi dispiace profondamente per questa situazione.
Cerchi di comunicare con suo figlio con chiarezza e soprattutto con empatia. E' probabile che ora lui stia attraversando la fase della rabbia e/o della non accettazione, pertanto è necessario che le stia vicino senza "opprimerlo" (per quanto l'apprensione sia comprensibile). Se un domani lo riterrà necessario, suo figlio potrà intraprendere un percorso di sostegno psicologico.
Resto a disposizione e le auguro buon proseguimento.
Dott.ssa Francesca
Buongiorno, purtroppo non esiste un modo perfetto ed indolore di comunicare notizie del genere. Un modo potrebbe essere avvalersi dell'aiuto di un professionista per comunicargli le informazioni nel modo più preciso possibile e dargli la possibilità di esprimere i suoi dubbi.
Dott. Marco Cenci
Gentile utente, vista la comunicazione delicata credo possa essere importante per voi farvi aiutare del vostro medico curante, che possa spiegare a lei e a suo figlio tutto ciò che comporta tale patologia. In modo che anche il suo medico l'accompagni in questa comunicazione così delicata ed importante. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile utente, comprendo la sofferenza che sta provando in questo momento e la preoccupazione rispetto alla situazione di suo figlio. Le consiglio di confrontarsi con un medico specialista in modo da capire bene quali siano le conseguenze di questa patologia potendo quindi comprendere le difficoltà che suo figlio si troverà ad affrontare. Sicuramente suo figlio sta affrontando un momento molto doloroso, spesso si tende a non riconoscere il problema proprio per difendersi da una forte sofferenza. Ciò che può fare lei è stargli vicino, accoglierlo e fargli sentire la sua presenza e supporto. Qualora ritenesse utile confrontarsi con un terapeuta per essere supportata in questo momento delicato può contattarmi.
Le auguro il meglio per lei e per suo figlio.
Dott.ssa De Magistris Alessandra
Gentilissima, capisco che Lei stia vivendo un momento molto delicato con suo figlio, È comprensibile che comunicare una notizia così difficile possa essere un compito non facile.
In questo contesto, consiglio di adottare un approccio compassionevole e aperto. Potrebbe iniziare esprimendo il suo orgoglio per i successi di suo figlio nel suo lavoro, riconoscendo le sue reali capacità e realizzazioni.
Successivamente, quando si tratta di spiegare la sua malattia, potrebbe considerare un linguaggio semplice e chiaro, evitando termini medici troppo complessi. Sottolinei la realtà della situazione senza creare un eccessivo allarme, cercando di far emergere un senso di comprensione.
Importante è anche assicurare a suo figlio che Lei sarà lì per sostenerlo in ogni passo del percorso e che esistono risorse e organizzazioni che possono offrire aiuto e supporto.
Dopo la condivisione della notizia, è essenziale lasciare spazio per le sue emozioni e preoccupazioni. L'ascolto attento e l'apertura alla discussione delle prossime fasi possono contribuire a far emergere un senso di collaborazione e supporto reciproco.
Se ritenuto necessario, potrebbe essere utile coinvolgere uno psicologo per fornire ulteriore supporto emotivo a Lei e a suo figlio durante questo momento difficile. A sua disposizione. Un caro saluto. Dr.ssa Marina Lumento.





Gentile utente,
la complessità e la rarità della diagnosi possono aver destabilizzato degli equilibri interni ed esterni. È importante che suo figlio riesca a conoscere e comprendere le caratteristiche fisiche che comporta il disturbo. Pertanto è fondamentale chiedere un consulto medico specialistico (immagino abbiate un medico di riferimento in merito) per dissipare ogni dubbio. Una volta raccolti gli elementi esterni, suo figlio potrà provare ad esplorare, anche con un supporto se necessario, i suoi vissuti. Perdere delle funzioni o anche solo ridurne può assomigliare ad un lutto che va elaborato. Per quanto maggiorenne, suo figlio è in una fase in generale di delicata trasformazione dell'uomo che sarà, potrebbe non sentire di avere tutti gli strumenti e le risorse per affrontare il momento. Provando a non comunicare delle aspettative su come lei si aspetterebbe che lui possa affrontare la situazione, può provare a stare nel momento con lui. Anche se può significare che lui abbia un riscontro negativo dalla realtà esterna, che gli rimanderà un suo limite recentemente emerso.

Il momento è molto delicato. E sicuramente anche per lei ci sono dei risvolti emotivi e dei vissuti dolorosi.
Tutto molto comprensibile.

A volte un supporto professionale in momenti di transizione e di cambiamenti improvvisi può aiutare ad affrontare al meglio la situazione.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Maria Ciaramella
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Buongiorno, in primo luogo mi spiace per la situazione che state vivendo entrambi e che non è facile da affrontare in quanto comporta una persistenza della condizione. Credo che sia importante rendere consapevole suo figlio delle caratteristiche della sua situazione e suggerisco di chiedere aiuto al medico che ha effettuato la diagnosi in modo che possa meglio spiegargli la sintomatologia e i risvolti con cui dovrà convivere.
Prima di ciò, però, suggerisco di provare a parlare direttamente con lui in modo da permettergli di arrivare all'incontro con un assetto emotivo adatto e, nello specifico, suggerisco di trovare un momento tranquillo per parlarne, in modo che non ci sia fretta né motivo di distrazione. Suggerisco anche di mantenere una comunicazione positiva ma chiara, sottolineando anche gli aspetti che non subiranno modifiche e cercando di chiedere il più possibile come si sente in modo da dargli la possibilità di aprirsi mantenendo un ascolto empatico e sostenendolo.
Se lo ritenesse adeguato, suggerisca di iniziare un percorso di supporto psicologico con l'obiettivo di accettare la situazione presente e di guardare positivamente al futuro. Dott.ssa Marigo
Comprendo che questo che sta attraversando sia un momento difficile sia per lei che per suo figlio. Potreste provate ad esplorare insieme come affrontare la situazione, magari iniziando con una conversazione aperta sulla malattia di Stargardt e poi affrontando gradualmente i suoi desideri, come la patente auto, considerando la sicurezza e il benessere a lungo termine.
Con l'aiuto di un collega psicologo o psicoterapeuta potrebbe imparare ad elaborare le emozioni legate alla diagnosi, garantendo che abbia tutte le informazioni necessarie sulla malattia e sugli impatti che potrebbe avere sulla sua vita quotidiana. In questo modo, potrebbe essere più consapevole delle sfide future e aperto a discutere delle sue aspirazioni, compresa la patente auto, in un contesto più informato.
In sintesi l'approccio migliore secondo il mio parere sarebbe un approccio gradualmente informativo, volto a spiegare innanzitutto la malattia di Stargardt in modo chiaro e comprensibile. Successivamente, potremmo affrontare il desiderio di ottenere la patente auto, esplorando le implicazioni e le possibili alternative che potrebbero garantire la sua sicurezza e indipendenza.
Spero di esserle stata d'aiuto.
Buongiorno utente. Il suggerimento è quello di spiegare con parole semplici ma chiare ciò che è la malattia, il perchè, il come e ciò che comporta. Al contempo però è utile stimolare il figlio, giovane ma già adulto (maturo al punto di essere orgoglioso della propria occupazione e voler raggiungere maggiore autonomia con la patente), ad occuparsi in prima persona della propria salute. Spronarlo ad essere attore principale delle proprie cure (organizzarsi gli appuntamenti, le visite, gli esami, i controlli...). In futuro le auguro che farà un percorso per lavorare sulla sua salute bio-psico-sociale ma deve partire da lui, poichè solo lui sa cosa è il benessere per sè al di là dell'aspetto organico.
Può altresì provare a suggerirgli un colloqui conoscitivo con uno psicologo esperto in Psicologia della salute o in Psicologia ospedaliera che possa favorire un percorso di accettazione e contestualmente stimolare un empowerment delle risorse.
Inoltre, sul territorio, ci sono molte associazioni che possono fornire supporto; ad esempio a Genova la Fondazione Chiossone si occupa con grande impegno ed efficacia a fornire sostegno a ragazzi e giovani adulti che hanno ricevuto una diagnosi di malattia degenerativa del campo visivo. Anche a Roma vi sono realtà simili; probabilmente vi sono associazioni affini in ogniprincipale città italiana.
Resto a disposizione per dubbi o ulteriori domande.
Un saluto
Luca Frumento
Buongiorno, immagino i rischi dati dalla situazione, immagino che se gli sia stata diagnosticata tale patologia abbia fatto visite e tali dovrà fare per prendere la patente, sicuramente lei può fargli presenti i rischi, e in concomitanza degli esperti lo aiuteranno a comprendere meglio i rischi. Se vuole poi per superare al meglio tutto questo aspetto, volendo si può pensare ad un supporto psicologico. Se vuole rimango disponibile.
Gentile utente, sicuramente è impossibile rispondere in modo esaustivo ad una domanda così complessa attraverso messaggistica online.
Quello che mi viene da dirle è che può provare a spiegare la situazione dapprima restando su un piano cognitivo partendo dai dati oggettivi per poi scendere ad un livello più emotivo.
Resto a disposizione attraverso consulenza online sia per lei che per suo figlio.
Dott. Luca Rochdi
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Gentile utente,
non conosco la malattia che è stata diagnosticata a suo figlio, ma dopo aver fatto tutti i controlli medici necessari, sentite che cosa ne pensano i dottori competenti a riguardo. Se dovesse risultare che suo figlio non può guidare, è possibile affrontare questo fatto, insieme a tutti gli altri possibili dispiaceri correlati a questa malattia, con una buona psicoterapia. Se i dottori dovessero concludere che attraverso appositi strumenti compensativi suo figlio può guidare, potrebbe essere comunque d'aiuto, a lei e/o a suo figlio, confrontarsi con uno psicologo per consentirle/vi di affrontare da un punto di vista psicologico i timori e le preoccupazioni connesse a questa diagnosi.
Se vuole parlarne, sono disponibile.

Cordialmente,
Dott.ssa Cecilia Bagnoli
Buonasera, cosa comporta la malattia di suo figlio? È possibile prendere la patente con una diagnosi di questo tipo? Quanto c'è di malessere e non accettazione della malattia, oltre alla richiesta di voler prendere ugualmente la patente?

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