Mi hanno diagnosticato il morbo di Parkinson. Posso condurre una vita normale?
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Mi hanno diagnosticato il morbo di Parkinson. Posso condurre una vita normale?
la malattia di Parkinson ha una lenta evoluzione e permette a lungo una vita normale. Il trattamento farmacologico deve essere impostato correttamente secondo le linee guida che tengono in considerazione sia l'età del paziente che le sue esigenze funzionali per determinare il tipo di trattamento farmacologico necessario. Il fenomeno di decremento di fine dose e successivamente le discinesie sono legate alla evoluzione della malattia per progressiva perdita dei terminali dopaminergici e concomitanti alterazioni recettoriali post sinaptiche. I dopamino agonisti soprattutto ad emivita lunga non accelerano questo processo che può essere invece reso più precoce dall'uso della levo dopa a dosi elevate.
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L'utilizzo della L-Dopa, nelle sue varie formulazioni farmacologiche, ha rappresentato la prima e fondamentale conquista per la terapia del Morbo di Parkinson. Tuttora questo farmaco, se opportunamente usato e dosato, resta uno dei principali mezzi terapeutici per la malattia. Ulteriori miglioramenti nell'approccio terapeutico sono stati ottenuti con l' uso dei farmaci dopaminergici, che negli ultimi anni, "a rilascio prolungato", permettono, almeno nelle fasi iniziali della malattia, di migliorare molto i disturbi con un unico dosaggio giornaliero. Altre molecole utilizzate sono l'Entacapone, da solo o in associazione con L-Dopa, e la Melevodopa (Sirio). Attualmente un così vasto bagaglio terapeutico permette di eseguire cure mirate, che se ben adattate ai singoli casi, permette ai pazienti di condurre a lungo una vita sostanzialmente normale
Dipende dal tipo di Parkinson, quello ipercinetico è più difficile da gestire (tremori) ma è generalmente meno grave e può permettere una vita autonoma molto a lungo. Quello ipocinetico, in cui prevalgono la rigidità e l'ipocinesia, è più grave e generalmente progredisce piuttosto in fretta. Importante è utilizzare i farmaci, soprattutto l- dopa a bassissimi dosaggi per prevenire gli effetti on-off che normalmente si accompagnano alla terapia dopo circa 5 anni.
Buongiorno,
sorrido all’idea che possa esistere una vita “normale”, ma posso capire cosa vuole dire.
Dal punto di vista psicologico, quando ad una persona viene diagnosticato il Parkinson, la prima difficoltà che ci si trova ad affrontare è proprio l’accettazione della malattia stessa.
Nel momento in cui si riceve la diagnosi si è colti da mille emozioni e spesso il primo istinto è fare finta che la malattia non esista, negarla. Sebbene questo atteggiamento faccia apparentemente “stare meglio” , si rivela in realtà contro-producete poiché rallenta l’inizio delle cure.
Attenzione però, con "imparare ad accettare la malattia" non intendo dire rassegnarsi, ma cercare di conoscere quello che sta succedendo e riorganizzare la propria vita tenendone conto. Accettare la malattia è un processo, un percorso per arrivare a reagire alla malattia in modo attivo e consapevole.
Lungo questo percorso, è possibile sperimentare disagio emotivo, di diversa entità, che può interferire con la capacità di far fronte efficacemente alla malattia, ai suoi sintomi fisici e al trattamento. In questi momenti è importante prendersi cura di sé, anche chiedendo aiuto a parenti, amici o specialisti.
Questa credo sia la sfida maggiore da vincere, giorno dopo giorno, per condurre una vita “normale” e riuscire a VIVERE con la malattia, gestendola al meglio.
Rimango a disposizione se ha piacere di approfondire il discorso.
La saluto
sorrido all’idea che possa esistere una vita “normale”, ma posso capire cosa vuole dire.
Dal punto di vista psicologico, quando ad una persona viene diagnosticato il Parkinson, la prima difficoltà che ci si trova ad affrontare è proprio l’accettazione della malattia stessa.
Nel momento in cui si riceve la diagnosi si è colti da mille emozioni e spesso il primo istinto è fare finta che la malattia non esista, negarla. Sebbene questo atteggiamento faccia apparentemente “stare meglio” , si rivela in realtà contro-producete poiché rallenta l’inizio delle cure.
Attenzione però, con "imparare ad accettare la malattia" non intendo dire rassegnarsi, ma cercare di conoscere quello che sta succedendo e riorganizzare la propria vita tenendone conto. Accettare la malattia è un processo, un percorso per arrivare a reagire alla malattia in modo attivo e consapevole.
Lungo questo percorso, è possibile sperimentare disagio emotivo, di diversa entità, che può interferire con la capacità di far fronte efficacemente alla malattia, ai suoi sintomi fisici e al trattamento. In questi momenti è importante prendersi cura di sé, anche chiedendo aiuto a parenti, amici o specialisti.
Questa credo sia la sfida maggiore da vincere, giorno dopo giorno, per condurre una vita “normale” e riuscire a VIVERE con la malattia, gestendola al meglio.
Rimango a disposizione se ha piacere di approfondire il discorso.
La saluto
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