Buongiorno , sono stato in cura per 4 anni con eutimil per una ricaduta dello stato ansioso
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Buongiorno , sono stato in cura per 4 anni con eutimil per una ricaduta dello stato ansioso diagnosticatomi anni prima i e dopo un pò sono stato meglio. Lo scorso anno ho scalato dietro consiglio medico, tutto bene fino a questo Marzo 2023 in cui ho avuto nuovamente sintomi e il medico mi ha consigliato di aumentare nuovamente la dose. Rispetto agli altri episodi non sto malissimo e non viene compromesso molto il sonno notturno, e riesco a gestire abbastanza bene gli stati ansiosi, ma alcuni giorni mi lascio prendere troppo e vengo sopraffatto, non riuscendo a rilassarmi e fare le cose che più mi piacciono. Sono quasi tre settimane che ho aumentato la dose, avrei forse solo bisogno di un incoraggiamento, perché forse lo stato ansioso mi crea ansia stessa.
In questo stato mi capita di avere ansia di stare solo o di non sapere cosa fare quando sono a casa per distrarmi, girovagando e fumando molto. Cosa mi suggerite?
In questo stato mi capita di avere ansia di stare solo o di non sapere cosa fare quando sono a casa per distrarmi, girovagando e fumando molto. Cosa mi suggerite?
Salve, la ringrazio per aver utilizzato questo portale per porre la sua questione.
Il disagio che sta vivendo merita di approfondimento. Non è possibile dare risposte generiche, le difficoltà relazionali o i sintomi sono sempre collegati e nascono all’interno di una storia di vita del tutto personale e unica. Quello che le posso suggerire è di fare una scelta su di sé, cioè prendersi cura di ciò che le accade. La direzione l'ha già intravista, ovvero quello di farsi accompagnare in questo momento difficile da uno psicologo/a.
Un buon percorso di psicoterapia in genere migliora la condizione di disagio che ci ha descritto e permette di valutare come proseguire per rimettere in moto la propria esistenza in una direzione più soddisfacente.
Se ha necessità di approfondimento non esiti a contattarmi o scrivermi.
Qualora decidesse di fare un percorso psicologico le sedute possono avvenire anche online.
Un saluto
Dott.ssa Camilla Ballerini
Il disagio che sta vivendo merita di approfondimento. Non è possibile dare risposte generiche, le difficoltà relazionali o i sintomi sono sempre collegati e nascono all’interno di una storia di vita del tutto personale e unica. Quello che le posso suggerire è di fare una scelta su di sé, cioè prendersi cura di ciò che le accade. La direzione l'ha già intravista, ovvero quello di farsi accompagnare in questo momento difficile da uno psicologo/a.
Un buon percorso di psicoterapia in genere migliora la condizione di disagio che ci ha descritto e permette di valutare come proseguire per rimettere in moto la propria esistenza in una direzione più soddisfacente.
Se ha necessità di approfondimento non esiti a contattarmi o scrivermi.
Qualora decidesse di fare un percorso psicologico le sedute possono avvenire anche online.
Un saluto
Dott.ssa Camilla Ballerini
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Buonasera, mi sento di suggerirle di iniziare un percorso di psicoterapia di supporto alla cura farmacologica in modo da non intervenire solo sulle conseguenze del suo malessere ma anche sulle cause. Un caro saluto
Buonasera
grazie per averci scritto.
L'ansia è un sintomo che esprime una paura profonda. Gli attacchi di ansia possono essere facilmente gestibili con dei farmaci, come lei sa bene, ma per evitare di esserne sopraffatti occorre capire perché l'ansia arriva, cosa esattamente scatena e come passa.
Se lei prova ansia c'è una ragione. La invito pertanto a contattare uno specialista per capire con lei/lui il significato del sintomo e come gestirlo.
Rimango disponibile, eventualmente anche online.
Un caro saluto
D.ssa Torrente Simona - Torino
grazie per averci scritto.
L'ansia è un sintomo che esprime una paura profonda. Gli attacchi di ansia possono essere facilmente gestibili con dei farmaci, come lei sa bene, ma per evitare di esserne sopraffatti occorre capire perché l'ansia arriva, cosa esattamente scatena e come passa.
Se lei prova ansia c'è una ragione. La invito pertanto a contattare uno specialista per capire con lei/lui il significato del sintomo e come gestirlo.
Rimango disponibile, eventualmente anche online.
Un caro saluto
D.ssa Torrente Simona - Torino
Salve, ritengo utile esporre la questione al medico che ha prescritto i farmaci, figura professionale più competente in materia.
Tenga presente che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere l'efficacia dell'intervento combinato ossia costituito da farmaco più psicoterapia dunque la invito, qualora non lo avesse fatto, a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Tenga presente che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere l'efficacia dell'intervento combinato ossia costituito da farmaco più psicoterapia dunque la invito, qualora non lo avesse fatto, a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, immagino che la sintomatologia che ha sia fastidiosa e compromette il suo benessere psicologico. Oltre la terapia farmacologica, le sarebbe molto di aiuto intraprendere un percorso psicoterapeutico cognitivo-comportamentale per conoscere i fattori di mantenimento della sintomatologia ansiosa e per poi intervenire con specifiche tecniche cognitive, emotive e comportamentali. Studi scientifici hanno dimostrato che la psicoterapia CBT porta a cambiamenti significativi a breve e lungo termine (cioè una volta concluso il trattamento).
Le auguro buona giornata, se ha bisogno mi può contattare anche online
Dott.ssa Melania Filograna
Le auguro buona giornata, se ha bisogno mi può contattare anche online
Dott.ssa Melania Filograna
Salve, in merito al percorso farmacologico sarà il medico che ha prescritto il farmaco a monitorare efficacia ed eventuali variazioni da apportare alla posologia. Tuttavia le consiglio vivamente di affiancare al sostegno farmacologico una terapia al fine di scoprire i motivi che le creano ansia . Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Gentile Utente,
concordo con i colleghi che le hanno suggerito di integrare la terapia farmacologica con uno spazio psicoterapico utile a riflettere e comprendere meglio la natura e il significato di questo sintomo ansioso che si ripresenta.
C''è sempre un motivo per cui proviamo qualcosa, compresa l'ansia e potrebbe essere importante darsi l'occasione di conoscere il suo.
Cordiali saluti. Dott.ssa Camilla Raccosta
concordo con i colleghi che le hanno suggerito di integrare la terapia farmacologica con uno spazio psicoterapico utile a riflettere e comprendere meglio la natura e il significato di questo sintomo ansioso che si ripresenta.
C''è sempre un motivo per cui proviamo qualcosa, compresa l'ansia e potrebbe essere importante darsi l'occasione di conoscere il suo.
Cordiali saluti. Dott.ssa Camilla Raccosta
Salve, capisco il disagio che riferisce.
In questa fase le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale per lavorare sulla gestione dell’ansia.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott ssa Daniela Chieppa
In questa fase le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale per lavorare sulla gestione dell’ansia.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott ssa Daniela Chieppa
Buonasera, comprendo il disagio da lei espresso e la ringrazio per averlo condiviso qui con noi.
Mi trovo concordo con i colleghi che le hanno suggerito di integrare la terapia farmacologica con un percorso terapeutico.
La terapia in situazioni come la sua è sicuramente uno spazio utile per dare voce al vissuto ansioso e lavorare sulla simbolizzazione del suo malessere, poiché il sintomo è un messaggio che attende di essere letto e ascoltato al fine di comprendere il reale significato che vi si cela.
Per eventuali dubbi resto a disposizione.
Saluti.
Dottoressa Nicoletta Morrone
Mi trovo concordo con i colleghi che le hanno suggerito di integrare la terapia farmacologica con un percorso terapeutico.
La terapia in situazioni come la sua è sicuramente uno spazio utile per dare voce al vissuto ansioso e lavorare sulla simbolizzazione del suo malessere, poiché il sintomo è un messaggio che attende di essere letto e ascoltato al fine di comprendere il reale significato che vi si cela.
Per eventuali dubbi resto a disposizione.
Saluti.
Dottoressa Nicoletta Morrone
Buon pomeriggio, la persona può decidere di intraprendere due percorsi: scegliere di essere seguito e trattato farmacologicamente senza capire cosa l'ansia vuole dire alla persona stessa ma ciò comporterà il ritorno della sintomatologia, oppure utilizzare i farmaci come stampella per accompagnare la persona verso un percorso di consapevolezza e crescita personale. Comprendo il suo malessere e mi auguro che il suo psichiatra assieme alla prescrizione farmacologica abbia anche lavorato sulla ricerca di senso della sintomatologia.
In caso contrario Le consiglio di parlarne con il suo psichiatra per togliersi ogni dubbio a riguardo.
I farmaci non curano ma sono una stampella che certamente aiutano ma se non accompagnati da un percorso psicoterapico la persona resta imprigionato e dipendente non solo dalla sintomatologia ma anche dal farmaco stesso.
Mi farebbe piacere, nel caso in cui decidesse di parlarne con il suo psichiatra, sapere se tale confronto è stato chiarificatore per lei.
In attesa di una Vostra risposta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Federica Toma
In caso contrario Le consiglio di parlarne con il suo psichiatra per togliersi ogni dubbio a riguardo.
I farmaci non curano ma sono una stampella che certamente aiutano ma se non accompagnati da un percorso psicoterapico la persona resta imprigionato e dipendente non solo dalla sintomatologia ma anche dal farmaco stesso.
Mi farebbe piacere, nel caso in cui decidesse di parlarne con il suo psichiatra, sapere se tale confronto è stato chiarificatore per lei.
In attesa di una Vostra risposta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Federica Toma
Gentile utente,
il farmaco la aiuta a gestire i momenti di forte ansia ma non comunica il motivo per cui questi sintomi insorgono, come la punta di un iceberg.
Un percorso terapeutico la aiuterebbe a esplorare a fondo la sua storia, dare un significato alla sua ansia, individuare connessioni che, per usare le sue parole, potrebbero incoraggiarla a immettere nuovi movimenti e un nuovo equilibrio.
Rimango a disposizione, un caro saluto
il farmaco la aiuta a gestire i momenti di forte ansia ma non comunica il motivo per cui questi sintomi insorgono, come la punta di un iceberg.
Un percorso terapeutico la aiuterebbe a esplorare a fondo la sua storia, dare un significato alla sua ansia, individuare connessioni che, per usare le sue parole, potrebbero incoraggiarla a immettere nuovi movimenti e un nuovo equilibrio.
Rimango a disposizione, un caro saluto
Gentile utente, posso immaginare il suo disagio attuale. Assumere il farmaco aiuta certamente ad attenuare gli stati ansiosi, iniziare un percorso di psicoterapia serve per comprendere da dove ha origine la sua ansia e serve per poter lavorare sulla gestione di quest'ansia. Per qualsiasi cosa sono a sua disposizione.
Buona giornata,
Dafne Devetta
Buona giornata,
Dafne Devetta
Buonasera,
l'ansia è davvero una brutta compagna di viaggio. Il supporto farmacologico attenua i picchi, ma non può rimuovere le cause.
Affiancare una serie di incontri di psicoterapia, può portarla a capire la sorgente della sua ansia e aiutarla a risolvere il problema proprio nel punto in cui nasce.
Per qualunque chiarimento resto a totale disposizione.
Cordialmente,
dott.ssa Elena Rolfo
l'ansia è davvero una brutta compagna di viaggio. Il supporto farmacologico attenua i picchi, ma non può rimuovere le cause.
Affiancare una serie di incontri di psicoterapia, può portarla a capire la sorgente della sua ansia e aiutarla a risolvere il problema proprio nel punto in cui nasce.
Per qualunque chiarimento resto a totale disposizione.
Cordialmente,
dott.ssa Elena Rolfo
Buongiorno, il suggerimento che le posso dare e cercare di capire da dove si origina l'ansia. Quindi di provare a contattare uno psicoterapeuta che la posso accompagnare il questo percorso.
Resto a disposizione e un caro saluto
Dott.ssa Robertiello
Resto a disposizione e un caro saluto
Dott.ssa Robertiello
Gentilissimo, l'ansia è un sintomo che ci parla sempre di qualcosa.
Bene la terapia farmacologica, ma, se non lo sta già facendo, Le consiglio di prendere in considerazione l'idea di iniziare una psicoterapia individuale, ad indirizzo cognitivo comportamentale, per approfondire l'origine del sintomo e per apprendere strategia per gestirla.
Un caro saluto
Dott.ssa Andreoli
Bene la terapia farmacologica, ma, se non lo sta già facendo, Le consiglio di prendere in considerazione l'idea di iniziare una psicoterapia individuale, ad indirizzo cognitivo comportamentale, per approfondire l'origine del sintomo e per apprendere strategia per gestirla.
Un caro saluto
Dott.ssa Andreoli
Buonasera, potrebbe abbinare un percorso di psicoterapia a quello farmacologico. La combinazione dei due è ideale. Cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
Salve, il suo racconto parla solo di farmaci.
La dimensione ansiosa che la caratterizza non è solo un disagio da curare utilizzando compresse o gocce.
Spero che possa comprendere quanto sia importante che possa prendersi cura di sé ad un altro livello.
I farmaci tolgono il sintomo, ma non le cause del sintomo.
Le occorre perciò una psicoterapia che la possa aiutare ad elaborare le cause profonde della sua condizione.
Un saluto, dott.ssa Sandra Petralli
La dimensione ansiosa che la caratterizza non è solo un disagio da curare utilizzando compresse o gocce.
Spero che possa comprendere quanto sia importante che possa prendersi cura di sé ad un altro livello.
I farmaci tolgono il sintomo, ma non le cause del sintomo.
Le occorre perciò una psicoterapia che la possa aiutare ad elaborare le cause profonde della sua condizione.
Un saluto, dott.ssa Sandra Petralli
Buongiorno, capisco che stai attraversando una fase difficile, ma è positivo che tu stia seguendo il piano terapeutico consigliato dal medico. L’aumento della dose di eutimil richiede un po’ di tempo per fare effetto e, sebbene tu non stia malissimo, è normale sentirsi sopraffatto in alcuni giorni. Un buon passo è continuare a praticare attività che ti piacciono, anche se non sempre ti sembra di riuscirci, perché possono aiutarti a rilassarti e a distrarti. Inoltre, cerca di ridurre il fumo e di stabilire una routine quotidiana che ti aiuti a sentirti più in controllo, come esercizi di rilassamento o piccole passeggiate. Se senti che l'ansia cresce, non esitare a parlarne con il tuo medico per ulteriori supporti o aggiustamenti terapeutici. Sei sulla strada giusta per migliorare, continua a cercare di essere paziente con te stesso.
buongiorno,
sinceramente dal poco che scrive, non condivido la decisione di trattare i suoi stati d'ansia solo con un farmaco poiché come anche lei descrive, se le cause alla base del sintomo ansioso sono di natura psicologica/emotiva/relazionale il solo farmaco ha una funzione non risolutiva e quindi è costretto a prenderlo sempre senza scalaggio. La invierei a pensare di poter accedere ad una cura psicologica della sua ansia, che certamente non sostituisce al momento la terapia farmacologica, ma la affianca con la prospettiva di una futura diminuzione del dosaggio.
Saluti
sinceramente dal poco che scrive, non condivido la decisione di trattare i suoi stati d'ansia solo con un farmaco poiché come anche lei descrive, se le cause alla base del sintomo ansioso sono di natura psicologica/emotiva/relazionale il solo farmaco ha una funzione non risolutiva e quindi è costretto a prenderlo sempre senza scalaggio. La invierei a pensare di poter accedere ad una cura psicologica della sua ansia, che certamente non sostituisce al momento la terapia farmacologica, ma la affianca con la prospettiva di una futura diminuzione del dosaggio.
Saluti
Buonasera e grazie per aver condiviso con tanta chiarezza la sua esperienza. Nelle sue parole si avverte non solo il disagio, ma anche una notevole consapevolezza di sé e del percorso che ha intrapreso. Il fatto che riconosca di “gestire abbastanza bene gli stati ansiosi” e di riuscire a mantenere una certa funzionalità è già un segnale importante: mostra che la sua capacità di osservare e contenere l’ansia non è venuta meno, anche nei momenti di maggiore difficoltà.
È comprensibile che dopo aver sospeso la terapia farmacologica e aver sperimentato un periodo di stabilità, la ricomparsa di alcuni sintomi la faccia sentire frustrato o timoroso. Ma come spesso accade nei disturbi d’ansia, non è tanto l’ansia in sé a spaventare, quanto la paura di provarla — quell’“ansia dell’ansia” che tende a rinforzare il circolo del controllo e dell’allarme interno.
Da una prospettiva psicoanalitica, potremmo dire che l’ansia è il segnale di qualcosa che si muove dentro di lei, di un punto in cui il soggetto incontra un limite del proprio sapere o del proprio controllo. Lacan la definiva “senza oggetto”, cioè non legata a qualcosa di concreto, ma al fatto che qualcosa nel desiderio o nel corpo si disfa, eccede. E proprio per questo l’ansia può anche diventare — se ascoltata e non solo combattuta — un segnale che orienta, un invito a interrogarsi su ciò che oggi le appare minaccioso o incerto.
Sul piano pratico, è importante che continui a seguire le indicazioni del medico e a mantenere il contatto con chi la accompagna nel percorso terapeutico. I farmaci possono aiutare a contenere l’eccesso, ma il lavoro di parola — quello che si fa nello spazio dell’ascolto analitico o psicoterapeutico — è ciò che consente di dare un senso più profondo a questi ritorni dell’ansia.
Quando si sente “sopraffatto”, può provare, invece di combattere o distrarsi a tutti i costi, a fermarsi e osservare: dove sente l’ansia nel corpo? A cosa stava pensando un attimo prima? Quale immagine o ricordo l’ha attraversata? Questo piccolo esercizio di ascolto può trasformare la sensazione di impotenza in un primo gesto di curiosità verso sé stesso.
L’ansia non è un nemico, ma un segnale — a volte un po’ rumoroso — di qualcosa che chiede posto nella Sua esperienza. È comprensibile che desideri solo “un po’ di incoraggiamento”: e forse l’incoraggiamento più autentico è ricordarle che non sta regredendo, ma che sta attraversando una fase in cui il suo equilibrio si sta riorganizzando. sta imparando, a ogni ricaduta, qualcosa di nuovo sul Suo modo di affrontare la paura.
Continui, se può, a dare parola a ciò che sente: parlare dell’ansia è già un modo di farla respirare. Come scriveva Freud: il sintomo non è un errore da cancellare, ma “un tentativo di guarigione del soggetto stesso”.
È comprensibile che dopo aver sospeso la terapia farmacologica e aver sperimentato un periodo di stabilità, la ricomparsa di alcuni sintomi la faccia sentire frustrato o timoroso. Ma come spesso accade nei disturbi d’ansia, non è tanto l’ansia in sé a spaventare, quanto la paura di provarla — quell’“ansia dell’ansia” che tende a rinforzare il circolo del controllo e dell’allarme interno.
Da una prospettiva psicoanalitica, potremmo dire che l’ansia è il segnale di qualcosa che si muove dentro di lei, di un punto in cui il soggetto incontra un limite del proprio sapere o del proprio controllo. Lacan la definiva “senza oggetto”, cioè non legata a qualcosa di concreto, ma al fatto che qualcosa nel desiderio o nel corpo si disfa, eccede. E proprio per questo l’ansia può anche diventare — se ascoltata e non solo combattuta — un segnale che orienta, un invito a interrogarsi su ciò che oggi le appare minaccioso o incerto.
Sul piano pratico, è importante che continui a seguire le indicazioni del medico e a mantenere il contatto con chi la accompagna nel percorso terapeutico. I farmaci possono aiutare a contenere l’eccesso, ma il lavoro di parola — quello che si fa nello spazio dell’ascolto analitico o psicoterapeutico — è ciò che consente di dare un senso più profondo a questi ritorni dell’ansia.
Quando si sente “sopraffatto”, può provare, invece di combattere o distrarsi a tutti i costi, a fermarsi e osservare: dove sente l’ansia nel corpo? A cosa stava pensando un attimo prima? Quale immagine o ricordo l’ha attraversata? Questo piccolo esercizio di ascolto può trasformare la sensazione di impotenza in un primo gesto di curiosità verso sé stesso.
L’ansia non è un nemico, ma un segnale — a volte un po’ rumoroso — di qualcosa che chiede posto nella Sua esperienza. È comprensibile che desideri solo “un po’ di incoraggiamento”: e forse l’incoraggiamento più autentico è ricordarle che non sta regredendo, ma che sta attraversando una fase in cui il suo equilibrio si sta riorganizzando. sta imparando, a ogni ricaduta, qualcosa di nuovo sul Suo modo di affrontare la paura.
Continui, se può, a dare parola a ciò che sente: parlare dell’ansia è già un modo di farla respirare. Come scriveva Freud: il sintomo non è un errore da cancellare, ma “un tentativo di guarigione del soggetto stesso”.
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