Viale delle Medaglie d'Oro 295, Roma 00136
> Primo colloquio conoscitivo gratuito!
Leggi di più23/10/2025
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Sono la Dott.ssa Cecilia Giobbe, psicologa clinica e del lavoro.
Ho scelto questa professione perché credo profondamente che ogni persona, nei momenti di difficoltà, abbia bisogno di uno spazio sicuro in cui sentirsi accolta, ascoltata e accompagnata verso un cambiamento possibile.
Durante il mio percorso formativo e professionale ho avuto la possibilità di lavorare in contesti diversi e questo mi ha permesso di incontrare persone con storie molto differenti, imparando che non esiste un percorso uguale all’altro: ognuno ha il proprio ritmo e i propri bisogni.
Nel mio lavoro metto al centro la relazione terapeutica: credo che sia proprio l’incontro autentico tra terapeuta e paziente a favorire la crescita, il sollievo e la possibilità di guardare la vita con occhi nuovi.
Mi occupo in particolare di:
difficoltà legate all’ansia e agli stati depressivi
problemi relazionali e affettivi
autostima e crescita personale
sostegno nei momenti di cambiamento (lavorativo, familiare, di vita)
supporto psicologico ad adolescenti, adulti e coppie
Ogni colloquio è uno spazio protetto, dove non c’è giudizio ma solo ascolto e rispetto.
Ricevo nel mio studio a Roma Balduina e offro anche sedute online, per chi preferisce o ha difficoltà a spostarsi.
Accettato
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7 recensioni
In poco tempo ha conquistato la mia fiducia
In tanti anni non avevo mai riscontrato risultati eccellenti come con lei.
Davvero brava e competente.
Grazie Cecilia del tuo lavoro impagabile
Dott.ssa Cecilia Giobbe
Grazie Marta per il suo feedback e per averlo condiviso qui !
La Dott.ssa Giobbe mi ha aiutata ad avere degli strumenti per dare un senso a molte situazioni che non mi erano chiare ed a gestire le mie emozioni in momenti critici. Mi ha fatta sentire ascoltata sin dal primo incontro!
Dott.ssa Cecilia Giobbe
Grazie per la preziosa condivisione :)
Esperienza molto positiva: la Dottoressa è accogliente e capace nell’ascoltare e comprendere le problematiche, e riesce a guidarti con delicatezza e competenza nel trovare il tuo modo personale per affrontarle e superarle.
Dott.ssa Cecilia Giobbe
La ringrazio molto per il suo feedback!
La mia esperienza con la dott.ssa Giobbe è stata preziosa, la cura, l'empatia e l'approccio proposto sono stati di grande aiuto per superare un brutto momento di difficoltà
Dott.ssa Cecilia Giobbe
Grazie per la fiducia e per la condivisione :)
Dott.ssa attenta e professionale. Sa ascoltare con il cuore. Mi sono sentita accolta e capita. Consiglio vivamente.
Dott.ssa Cecilia Giobbe
Grazie per la fiducia dimostrata e per aver condiviso la sua esperienza!
La dottoressa è stata in grado di farmi sentire a mio agio sin da subito: accogliente e allo stesso tempo professionale. Non mi sono mai sentita giudicata con lei e questo mi ha dato la possibilità di aprirmi in maniera autentica.
Dott.ssa Cecilia Giobbe
Grazie molte per il suo feedback !
Con la Dott.ssa Giobbe mi sono sentita accolta fin dal primo incontro. La sua attenzione, sensibilità ed empatia hanno permesso di creare e farmi sentire in uno spazio sicuro ed accogliente. Consiglio la dottoressa per la sua professionalità e disponibilità.
Dott.ssa Cecilia Giobbe
La ringrazio molto per le sue parole e per la fiducia che mi accordato
ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore
Da circa 3 mesi la mia ragazza ha iniziato un nuovo lavoro. Fin da subito, già durante il periodo di formazione si ê creato un rapporto di amicizia con un suo collega SINGLE (anche lui assunto nello stesso periodo e della stessa età 25/27 a).
Fin qui nulla di incredibile, anche se vedendo che si scrivessere di tanto in tanto qualche messaggio dava fastidio , ma tutto sommato ok, poiché si trattava principalmente di lavoro o formazione.
Dopo questo corso iniziano a lavorare e diventano sempre piu amici, iniziano a scriversi costantemente, non c'ê mai un giorno di stop, inizia la mattina fino a sera e si ricontinua la conversazione, con l'unica cosa che non si scambiano il buongiorno e la buonanotte. Durante questi due mesi di lavoro vanno piu volte a cena insieme ad altri colleghi a pizzate o cene ( con tutto il gruppo di lavoro, non soli). Nel frattempo per tutti i due mesi continuano a scriversi.
Premessa la mia ragazza si ê trasferita fuori città affittando una casa per iniziare questo lavoro.
Finiti questi 2 mesi di lavoro (lavoro stagionale) torna in città, ma loro continuano a scriversi costantemente. A circa un mese dalla fine del lavoro la mia ragazza va a dormire due volte a casa di una sua amica/collega (so per certo che sia stata con l'amica) ma in questi giorni escono insieme ql gruppo di colleghi e ovviamente si rivedono. Stessa cosa pochi giorni fa, sempre a dormire dalla sua amica e escono praticamente con l'amica, il suo ragazzo, la mia ragazza e questo nuovo collega. Cosa che sembrebbe proprio un'uscita a 4.
Lei dice che ê un semplice rapporto di amicizia, che ê una persona con cui si trova, che non devo preoccuparmi, che ama solo me. Io sono terrorizzato dalla cosa e sono quasi convinto che ci sia dell interesse da parte di entrambi e che magari vogliano nasconderlo o nascondermelo.
Sto insieme alla mia compagna da 9 anni e circa 6 anni fa ê già capitato un episodio di tradimento, seppur lieve e non "portato a termine" e superato nel corso degli anni.
Nonostante questo lei continua a dire di amarmi, di volere solo me e mi racconta cosa quando esce con i suoi colleghi (dove c'ê anche lui)
Secondo voi ê campanello d'allarme e mi sta nascondendo qualcosa? Magari anche indirettamente? (Un interessamento frenato dal fatto di essere fidanzata e comunque felice con me) ?
AIUTO!
Capisco bene la sua preoccupazione: quando una vecchia ferita legata alla fiducia si riattiva, anche situazioni apparentemente innocue possono risultare difficili da gestire. Da un punto di vista più ampio,, ciò che sta accadendo non riguarda solo la sua ragazza e il collega, ma anche il modo in cui la vostra relazione sta reagendo a un cambiamento importante: un nuovo lavoro, la distanza, nuovi legami. È naturale che questo generi insicurezza.
La sua paura può essere vista come un segnale di bisogno di sicurezza e di vicinanza, più che come una prova di tradimento. Invece di concentrarsi sul sospetto, potrebbe essere utile condividere con la sua ragazza come si sente, senza accusarla: ad esempio, “mi accorgo che faccio fatica a fidarmi e ho paura di perderti, mi piacerebbe capire insieme come ritrovare equilibrio”. In questo modo sposta il dialogo dal controllo alla relazione, favorendo un confronto più autentico. Anche il fatto che la sua ragazza le racconti cosa fa può essere letto come un tentativo di rassicurarla. Forse questo momento può diventare un’occasione per ridefinire i vostri confini e i modi di sentirvi più uniti.
Gentilissimi, non so se la mia domanda sta in realtà cercando una risposta filosofica, ma vorrei comunque provare a porvela.
Sono donna e ho 31 anni. Premetto che so di essere una persona molto ansiosa, estremamente pensierosa, con tendenze seppur "sotto controllo" all'overthinking. Seguo già una psicologa.
Io credo di avere un problema (forse generazionale) con il tempo. Il tempo, o meglio la mancanza di tempo, sono certa che sia il filo conduttore che accompagna tutte le mie ansie.
Cerco di spiegarvi portando in sintesi e all'estremo i pensieri che faccio, volutamente per trasmettervi la sensazione della mia ansia su questo tema.
Se mi agito per questioni lavorative (il lavoro che faccio mi piace ma è precario, non so fare nient'altro che questo e ormai è troppo tardi per buttarmi in qualcosa di nuovo, non ho studi abbastanza specialistici per fare "carriera") sento che il problema principale è che non ho già più tempo, che ormai ho 31 anni e devo capire immediatamente come uscire da questa situazione perchè poi sarà troppo tardi. Perchè poi non avrò più alternative.
Se mi agito per questioni amorose (sono single, ho 31 anni, ormai è troppo tardi, o conosco qualcuno adesso o sarà troppo tardi per tutto) è sempre una questione di tempo. Considerato che è difficilissimo, per me, trovare qualcuno con cui io mi senta pronta a costruire qualcosa, devo calcolare una media di 3 anni per conoscere qualcuno... ne avrò 34! e se poi andrà male? sarà ancora più tardi per tutto, irrimediabilmente tardi!
E quando mi agito perchè (a causa del mio lavoro che mi porta a spostarmi spesso) sento che devo sbrigarmi a capire dove voglio vivere per avere il tempo di costruirmi una situazione, un luogo che posso chiamare casa, perchè poi sarà troppo tardi, perchè non lo posso fare a 40 anni, perchè poi fare amicizie è più difficile, perchè poi saranno già tutti sposati con figli... e qui si ricollega la questione amorosa: devo sbrigarmi, sbrigarmi perchè non c'è più tempo!!
Voglio dire, se io avessi 20 anni, cioè dieci anni in meno, non avrei modo di sentirmi così preoccupata. Mi sento sempre vigile, in tensione, faccio calcoli matematici assurdi che nulla hanno a che vedere con l'imprevedibilità del nostro destino, concetto che grazie alla mia esperienza avrei in teoria già dovuto apprendere, ma che invece rimane lontanissimo da me. Certamente l'ansia mi porta anche ad assumere un arrogante pretesa di "controllo".
La domanda che voglio farvi quindi è: esiste questo tempo? è vero che dopo sarà tutto irrimediabilmente più difficile? perchè "i grandi" che considero saggi proprio per via della loro età e del loro vissuto, spesso partecipano a questo discorso ("fallo ora che poi non potrai più")?
Certamente possiamo parlare di ansie sociali, un discorso silenzioso che ci dice come dovremmo essere e in quale momento esatto della nostra vita. Ma siamo sicuri che sia così sbagliato, se tutti intorno a te effettivamente adempiono a quello schema? La presenza degli altri e di quello che fanno gli altri è un altro grande tema. Immaginiamo un mondo dove tutti sono single alla mia età, e in cui tutti hanno un lavoro precario senza certezze; o un mondo in cui le donne possano fare figli solo dai 35 anni in su: cambierebbe tutta la mia prospettiva!
Il tempo, il tempo, vi assicuro che è il mio più grande problema! E nel frattempo lo vedo passare sotto al mio sguardo, gli anni corrono velocissimi e io comunque non mi sento "dentro" in nulla.
Se non lo pensassi in questi termini, potrei essere felice di quello che ho, di dove sono, del lavoro che faccio, del fatto che sono sola e non ho un compagno. Mentre scrivo si chiariscono anche alcune cose, questo è ciò che si intende con "vivere il presente". Ma mi è così impossibile! Faccio così tanti pensieri sulla mancanza di tempo, che non utilizzo lo spazio che il presente mi mette a disposizione. Sembra una condanna! Ed è tutta una grande contraddizione: io perdo in realtà tantissimo tempo a farmi questi pensieri, quando lo potrei utilizzare per fare altre cose.
Vi ringrazio per lo spazio di sfogo e aspetto con molto interesse le vostre risposte e riflessioni!
Buongiorno, le sue parole descrivono con grande lucidità quanto il tempo possa diventare un tema centrale e fonte di ansia nella vita di molti, soprattutto in una società che ci invita costantemente a misurarci con traguardi, scadenze e confronti.
Da una prospettiva sistemica, potremmo dire che il suo rapporto con il tempo non è solo personale, ma si costruisce dentro una rete di significati condivisi: familiari, culturali, generazionali. Spesso ci viene trasmessa l’idea che esista “il momento giusto” per fare certe cose, e che oltre quella finestra tutto diventi più difficile o addirittura impossibile. È comprensibile quindi che si senta in tensione: sta cercando di corrispondere non solo alle proprie aspettative, ma anche a quelle di un contesto che tende a dare valore alla rapidità e alla produttività. Forse allora non si tratta tanto di “avere o non avere tempo”, quanto di chiedersi a quale tempo sta cercando di appartenere. Esiste un tempo sociale, quello delle tappe e dei paragoni, e un tempo personale, più interno, che parla dei propri desideri, dei propri ritmi, e delle proprie priorità. Trovare un modo per riconoscere e abitare il proprio tempo, senza viverlo come una corsa contro qualcosa, può essere un passaggio prezioso per restituire senso e spazio al presente.
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