Ho iniziato a frequentarmi con un ragazzo, che faceva parte della compagnia di amici. Lui 34, io 31. Lui si è lasciato pochi mesi fa da una storia di 7 anni. Io vivo in Calabria, lui in Trentino. Lui è partito in quinta in questa prima frequentazione, è venuto a trovarmi due volte, mi ha invitata ad andare in viaggio con lui in Spagna e in Francia, dove ho conosciuto anche suoi amici cari. Era molto preso, si è fatto prendere dall'emozione e dai sentimenti esplosivi che ha sentito per me all'inizio. Dopo che si era lasciato aveva avuto un'altra piccola frequentazione con una ragazza da cui però non voleva niente di più che sesso, e ci si era poi distaccato. Con me a un certo punto ha parlato di sentimenti. Ci siamo confidati il fatto che entrambi avevamo iniziato a fare i classici pensieri-sviaggioni su un ipotetico futuro, per esempio sapendo che a me a dicembre sarebbe scaduto il contratto lui aveva pensato "chissa, potremmo almeno avvicinarci", e così anche io. Insomma, sono stata travolta da questo "amore" iniziale.
Fino al giorno in cui ha incominciato a dirmi (in realtà non voleva crearne un dramma) che nei momenti di distanza, quando riusciva a non stare in fissa con me con i pensieri, si rendeva conto che la sua necessità più profonda era stare solo, nel senso di "sentirsi solo", per via della relazione appena finita. Non che ci siano ancora possibilità con la sua ex, si tratta proprio di un'esigenza viscerale, che io tra l'altro comprendo bene perchè anni fa la provai anche io.
Questa esigenza ha preso il sopravvento fino alla chiamata finale, su cui continuo a rimuginare come un'ossessa, in cui lui con voce tremolante mi ha detto "io non so se ci riesco". Stando a discorsi precedenti, lui dice che avendo iniziato a sentire cose più forti, mettendosi le cose più serie, si è reso conto di non potercela fare, o meglio di non sapere se riuscirebbe a metterci energie in una nuova relazione. Ed è finita, sono passate due settimane e non è più tornato indietro.
Io mi sento distrutta, nonostante gli avessi detto che lo capivo dentro di me pensavo di essere l'eccezione a questo discorso, perchè lui me lo ha fatto "credere" in questi mesi di altissimo coinvolgimento.
Io mi sento distrutta. Continuo a pensare: avrà un'altra? Non gli piacevo più, è questa la verità, altrimenti il sentimento avrebbe prevalso su questa razionalità? E rimugino su tutte le parole dette cercando delle "prove" del fatto che davvero lui era preso di me, e che adesso anche lui starà soffrendo per questa perdita. Tuttavia, poi mi illumino tristemente e mi dico che lui ha voluto chiudere, punto, che lui ha deciso di prendere le distanze e che quindi lui starà bene nella sua scelta perchè è quello che voleva, e penso che l'ultimo periodo mi ha vissuta come un accollo, perchè anche io sentendo che lui aveva questi pensieri sono diventata più richiedente e lui si è sentito soffocare.
Nella nostra chiamata io gli ho detto quello che provavo: che mi mancava, che avevo voglia di stare con lui, che avevo voglia di fare l'amore con lui. Solo una volta l'ho detto, non so perchè, ma adesso mi sento anche così stupida e ridicola perchè lui non ricambia queste parole, lui ha solo saputo dire "io non lo so se posso, io non lo so se ci riesco". Mi sento ridicola, mi ha travolta lui in tutta questa situazione e poi mi ha esclusa brutalmente.