Esperienze

Sono una Psicoanalista, membro ordinario ASP e IFPS (International Federation of Psychoanalytic Societies).
colloqui in italiano e in inglese per:
Adulti (individuale o in coppia)
Adolescenti (dai 15 ani)
Titoli professionali:
Psicologa - Psicoterapeuta,
specialista in Psicologia Clinica.
Mi avvalgo della Psicoanalisi e della Neuro-psicoanalisi; l'obiettivo delle mie terapie è di far conquistare alla persona una maggior comprensione di se stessa e una maggiore libertà di scelta rispetto al presente. Non curo tanto il sintomo quanto ciò che lo ha generato; la soluzione di problemi, una volta raggiunta, è definitiva.
La psicoanalisi tratta tutti gli aspetti della vita psichica della persona; il suo scopo è far migliorare il sentimento di sé, le relazioni con gli altri, accedere ad un lavoro più soddisfacente e, perché no, più remunerativo. Naturalmente tenendo conto delle richiesta della persona.
La specializzazione in psicologia clinica alla facoltà di medicina, mi consente di affrontare tutti i disturbi mentali, anche i più gravi. In questi ultimi casi, la collaborazione con lo psichiatra di riferimento è d'obbligo.

titoli accademici:
BSc in Psychology (OU University; Newcastle, UK);
Diploma in Sociology (OU University , Newcastle, UK);
Laurea con lode in psicologia (uniPR)
Specializzazione in Clinica A Bologna (Alma Mater) col massimo dei voti
Sono stata Consigliere dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna.
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Risposte ai pazienti

ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni, fatto percorsi di psicoterapia e presi psicofarmaci senza mai avere risultati duraturi.
Nel 2014 sto male tanto da non mangiare, non dormire, essere fotosensibile, derealizzazione, panico, dimagrimento veloce e abbondante, tachicardia, difficoltà di deglutizione, agorafobia. Vado da un neurologo mi da dei farmaci che però dopo qualche anno vanno in contrasto con la pillola contraccettiva e ho sintomi da sospensione molto forti. Decido di rivolgermi alla psichiatria dell'ospedale, mi danno i farmaci. Sto meglio ma cmq la parte mentale del problema rimane allora decido di fare psicoterapia e va molto bene. Mi viene diagnosticato un DOC, ansia generalizzata con picchi depressivi e agorafobia, disturbi dissociativi.
Dopo 11 mesi di psicoterapia , volendo cercare una gravidanza, chiedo di poter togliere i farmaci tanto stavo molto meglio. Tolgo i farmaci secondo modalità dei medici. Ho forti sintomi da sospensione:
- forte bruciore di stomaco e nausea
- derealizzazione
- dolore e spilli alla pelle
- agorafobia
- problemi di respirazione
-problemi a deglutire
- insonnia ecc
Aspetto che i sintomi passino pensando che fossero solo da sospensione.

Nel frattempo il mio psicoterapeuta dice che NON devo cercare una gravidanza e che devo assaporare il momento di rinascita e che se rimanessi incinta potrei andare incontro ad una depressione post partum e di aspettare qualche anno.
Decido di non cercare nessun bambino.
Mi riprendo e ricomincio a fare certe cose.

Dopo 4 mesi e mezzo però vedo che non sto avendo risultati ma che sto andando indietro, ho più sintomi e sto male anche quando faccio cose che ho sempre amato fare o che facevo. Per esempio mi sento svenire alla guida e lo psicoterapeuta dice che è impossibile che con l'ansia si possa svenire, che i sintomi non sono sintomi, che devo pensare che non c'è nessun problema perché davvero non c'è, che è solo la mia testa che crea cosa ma che in realtà non sto avendo nessun sintomo. Tra l'altro lui è contro gli psicofarmaci, dice che non servono a niente, che è la mia mente che fa tutto, che sono io che magari scambio una cosa di naturale per una cosa innaturale (non credo perché non mi lamento di un mal di testa, un giramento di testa o faccio di un dolore a un un unghia una tragedia ma vabbè). Se vado a piedi perché non me la sento di guidare fino ad un punto lui mi dice di andare con la macchina. Per due volte sono andata fuori strada e lui dice che la paura di andare a sbattere o ammazzare qualcuno è infondata e che a limite paga l'assicurazione.
Espongo le mie preoccupazioni, sintomi e paure ma pare che si spazientisce e si comporta in maniera un pò aggressiva che mi sembra un pò poco professionale. Ora mi sembra di andare in guerra invece che a terapia, dove verrà negato il mio stare male, mi verrà data la colpa dei sintomi che ho e vengo giudicata per non avere risultati.
Se prima, quando andava tutto bene, mi sembrava di avere un porto ora mi sento ancora più sola.

Cmq le cose che non riesco più a fare sono:
- guidare o affrontare viaggi in macchina anche se guidano altri
- andare in facoltà
- lavorare
- sostenere una gravidanza
- a volte uscire
- andare a mangiare fuori
- nei mezzi di trasporto è sempre più difficile
- fare delle cose che amo fare tipo andare in giro per negozi o in altre città
- stare seduta e ferma
- stare al centro dell'attenzione
-stare in mezzo alla gente o folla
- stare in situazioni caotiche o con molto rumore


I sintomi fisici che ho sono:

- tic forti che ti fanno vergognare davanti alle persone
- mancanza di respiro forte quasi come se soffocassi
-dolori e tensione muscolari
- bruciori e spilli a tutta la pelle
- reflusso e bruciori di stomaco
- insonnia a volte forte (giorni con 1 ora e mezzo di sonno a notte)
- tremori
- vampate di calore o di freddo
- difficoltà a rimanere ferma o seduta
- senso di svenimento/malore)
- senso di allarme (avere i nervi a fior di pelle)
- confusione mentale
- panico
- derealizzazione
- depersonalizzazione
-difficoltà di concentrazione
- abbondante salivazione
- giramenti di testa
- divento impacciatissima
- sento come se avessi l'ossigenazione sballata e il respiro cambia
- difficoltà a deglutire

Esami organici hanno rilevato:

- asma bronchiale per allergia, reflusso, ansia
- reflusso da ansia
- ipotensione nel periodo estivo (pressione 55-95 per tutto il periodo)
-2 soffi al cuore
- turbinati nasali ipertrofici che ostacolano la respirazione
Sto cercando di risolvere queste cose ma cmq l'ansia le alimenta.

Ho chiamato la mia psichiatra che però dice:

- necessario ricominciare farmaci
- si dice stupita per la posizione radicale dello psicoterapeuta verso la psichiatria a discapito del mio benessere
- lo stress fa male al corpo e aumenta la probabilità di ammalarsi ( per esempio mia madre ha diabete di tipo 2 e ho famigliarità)
- bisogna vedere il rischio/beneficio
- i medicinali fanno male quanto altri medicinali ma se necessari vanno presi
- abbiamo provato ma non ci siamo riusciti
- che non posso stare in queste condizioni

In casa mi viene detto:
- che non reagisco
-che dipende solo da me
- di pensare positivo
- di essere più forte
- che è una questione di volontà
- che io medicinali non servono
- "allora non la finiamo mai questa storia"
- che allora sarò schiava delle medicine per sempre
- che le medicine mi faranno ammalare perché intossicano
Tanto che per tanto tempo hanno sempre premuto molto sul fatto di togliere i farmaci.

Ora non so cosa fare perché:

- ho paura di tornare ai farmaci perché sarebbe come una sconfitta
- di avere bisogno per forza dei farmaci per vivere
- di intossicarmi con i farmaci veramente e di ammalarmi in futuro
- di essere di nuovo oggetto di stigma
- di essere davvero una che molla e che non si vuole impegnare
- della reazione del mio psicoterapeuta se gli dico che riprendo i farmaci

Le domande che vi voglio porre:
- Cosa dovrei fare?
- L'approccio dello psicoterapeuta è giusto e professionale?
- Gli psicofarmaci in questo caso servono o no?
- E' vero che esiste una componente organica dell'ansia (neutrotrasmettitori ecc) che è sbilanciata oppure è solo esclusivamente causata dalla mia mente?
- Ce la posso fare solo con le mie forze anche se mi sembra insostenibile la parte sintomatica?
- Sarei davvero una che non vuole guarire se accettassi i farmaci?
- Sarei una sorta di tossicodipendente se riprendessi i farmaci?
- Secondo voi quale sarebbe la differenza tra prenderli e non prenderli?
- Se li prendo e non lo dico allo psicoterapeuta è un fatto grave? (anche se non so mentire e non riuscirei mai a farlo)

Grazie mille

Buongiorno,
provo a riassumere quello che ha detto per vedere se ho compreso: tutti i sintomi iniziali - derealizzazione compresa - si erano risolti con la terapia farmacologica. Lei non la specifica ( e saperlo ci sarebbe di aiuto) ma immagino contenesse antidepressivi. Alcuni di questi, infatti, aiutano l'umore e calmano i pensieri intrusivi e ripetitivi del DOC. Li sospende per cercare una gravidanza, ma i sintomi si ripresentano. Viene da chiedersi che cosa lei, durante la psicoterapia, abbia compreso di se stessa. inc he cosa la ha aiutata. Per esempio, se è emerso che i sintomi fossero una simbolizzazione nel corpo di qualcosa di psichico. A mio avviso, credere che ' se è psicologico, allora non esiste' è un errore epistemologico. Mi spiego; se è psicologico esiste almeno in due forme: una che provoca un dolore psichico (per esempio ansia che poi porta a derealizzazione) e poi anche nella forma fisica-oggettiva perché, con la somatizzazione, il sintomo viene iscritto nel corpo. Direi che è molto reale.
il mio suggerimento è di provare a chiarire il fatto che lei sente di andare in guerra anziché in psicoterapia in modo da poter valutare poi se proseguire. ultima risposta alla sua domanda: prendere farmaci non è una sconfitta, piuttosto una tregua dai sintomi per poter guarire poi.

Dr. Giuliana Gibellini

Buona sera , sto male, mi sento una nullità, tutto mi rattrista. Non ho più voglia di vedere nessuno , e neanche di andare avanti con la mia vita , perché non ne vedo più il senso. Sento come se non avessi mai vissuto veramente, sento di non avere " ricordi " , momenti di condivisione , sento di non avere una storia , un'identità . Ho paura di tutto ciò , ho paura di non riuscire a realizzarmi ed avere un posto nel mondo , ho paura di non riuscire più a sollevarmi da questo stato di declino e di impoverimento spirituale e relazionale. Il problema é anche soprattutto relazionale, infatti non mi sono mai sentita veramente parte di qualcosa , tutte le mie amicizie non si sono mantenute nel tempo e a causa degli aspetti aggressivi e giudicanti del mio carattere gli altri non si sentivano a proprio agio con me. Adesso non sento di avere contatti significativi , mi sento sola e abbandonata ad un triste destino di solitudine. Non ce la faccio più, mi sento anche stupida e con scarse capacità intellettuali. Non so più cosa fare della mia vita , attualmente sono iscritta all'Università, ma ho dato pochi esami e sono Ancora molto indietro . Tutto questo mi spaventa e aumenta il mio senso di impotenza di fronte alla vita . Vorrei tornare a casa dei miei , per darmi il tempo di riflettere su tutto il mio vissuto e sulle emozioni che sto provando per capire il perché di tanta sofferenza . Ho già intrapreso un percorso di psicoterapia, ma nonostante ciò , le mie speranze in un cambiamento non sono alte . É una sensazione terribile quella che provo , é difficile vivere con questo vuoto che mi impedisce di incontrare gli altri , perché questo vuoto mi rende depressa e senza forze per poter tornare ad intessere rapporti umani. Vorrei capire il perché di tanta sofferenza e di tanta infelicità. La mia vita é disseminata di traumi che forse non ho mai veramente affrontato e superato. Mi sento disillusa ,afflitta ,. insoddisfatta e sofferente. Voglio aiutarmi ad uscire da questa situazione.

buongiorno,
leggendo le sue parole ho avuto l'impressione di entrare in un turbinìo di idee e sensazioni senza posa e soprattutto senza ordine. L'idea di scrivere su una piattaforma è senz'altro utile; forse non sarà sufficiente e occorrerà iniziare una psicoterapia o una psicoanalisi. Parlare - e non scrivere - ad una persona la aiuterà ad uscire dal vortice - di depressione?- in cui mi sembra immersa. Naturalmente non pretendo di fare una diagnosi on line e certo nella sua vita c'è molto altro rispetto a quello che ha detto. Il mio invito è a condividerlo in una psicoterapia che sia esclusivamente per lei.

Dr. Giuliana Gibellini

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