Salvesono di Rimini, ho 58 anni , giovanile, 1.88 cm, peso sui 84 Kg. 22 mesi fa subì trauma sch

6 risposte
Salve
sono di Rimini, ho 58 anni , giovanile, 1.88 cm, peso sui 84 Kg.
22 mesi fa subì trauma schiacciamento piede, su V°metatarso, con ematoma di ca 2 cm, poi riassorbito, mi dissero. Nel tempo effettuato Laser, Tecar, Ultrasuoni in baccinella, anche fanghi termali!
Avverto continuamente lo stimolo di “tirare” il piede, cioè dentro lo sento tirare come se fosse “legato”; e un pò sensazione di pelle "appiccicata", e fastidio all'appoggio, come ci fosse un sasso sotto. E male, a camminare!
Un paio di mesi fa ho fatto una elettroneurografia, il neurologo mi ha detto che i nervi sono nei limiti della norma, insomma che non ci sarebbero problematiche di nervi; il neurologo stesso mi ha parlato che nei traumi di questo tipo cioè nel mio caso da schiacciamento sono coinvolti i "tessuti molli" e ci vuole molto tempo a che questi tessuti molli si normalizzino.
Nel tempo ho eseguito una RMN e 2 ecografie, forse qui ora è lungo inserire i referti, già l'ho fatto c'è tutta la mia storia in "Medicitalia" inserimento "Schiacciamento piede metatarso" nella sezione "Medicina fisica e riabilitativa".
C'è qualche esame o terapia che potrei ancora effettuare, per migliorare la mia situazione? Vi ringrazio
Gentilissimo,
leggendo la sua mail, mi sono immaginata una persona attiva e abituata a non stare ferma. Immagino che il trauma e il dolore che lei sente la costringano a restare fermo o a "rallentare" le sue attività. In un approccio psicosomatico, seguendo la simbologia del sintomo e la sua significatività è come se il trauma e il dolore non le permettessero di andare avanti. Le suggererei di riflettere sulla "lentezza" su "l'immobiltà", ciò che rappresentano per lei e come s'inseriscono nella sua vita. Forse è necessario un cambiamento di paradigma e accogliere cosa " il fermarsi" può portare, a vedere e essere.
Cordiali saluti

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difficile rispondere al quesito con così pochi indizi. Sarebbe utile visionare tutti gli esami di imaging eseguiti e visitare il piede.
Buongiorno ciò che è possibile fare da un punto di vista psicologico è aiutarla a superare il trauma e sostenere le cure necessarie con pazienza e fiducia. Servirebbero maggiori informazioni sulla sua storia. Le consiglio di richiedere una valutazione psicologica se questo disturbo le crea un disagio significativo. Saluti
Dott.ssa Esposito Malara
Buonasera, ho letto attentamente la sua mail...
Penso che il neurologo abbia ragione sul fatto che ci voglia tempo prima di una piena ristabilizzazione del piede che, a seguito del trauma, e' più sensibile agli stimoli in generale..
Comunque potrebbe essere utile approfondire il significato che ha per Lei il fatto di non sentirsi più come prima dell'evento traumatico e le paure che alimentano i possibili pensieri negativi..
Tante volte la cosa migliore è accettate la propria condizione, conviverci se non è possibile altro e prendere tempo affinché la situazione possa con setenita' cambiare in positivo e in maniera naturale...
Laura Persiani
Buongiorno,
leggendo la sua storia mi immagino sia stato piuttosto difficile fermarsi improvvisamente e dover ridistribuire le priorità a causa di un reale e tangibile impedimento fisico.
Dal punto di vista psicologico o psicoterapico, quello che racconta, può rientrare perfettamente nella sfera del trauma: a volte, compromissioni sul versante fisico del nostro corpo, possono poi incidere notevolmente sulla nostra psiche, creando anche una certa influenza negativa direttamente sul corpo.
Quello che posso consigliarle, oltre ad un buon medico/ortopedico che possa visionare l'intera storia medica, potrebbe essere un percorso di sostegno che la accompagni nell'elaborazione di questo evento traumatico e dunque delle future situazioni che dovrà sostenere per riuscire a stare meglio.
Un caro augurio.
Dott.ssa Elisabetta Giuli
Carissimo,
mi pare di capire che il problema sia la gestione del fastidio derivante dal trauma meccanico subito e del dolore conseguente. La informo che le terapie psicologiche possono inserirsi come valido aiuto nelle situazioni mediche che pur curate non "guarsiscono" l'aspetto legato al "dolore restante".
Le consiglio pertanto un psicoterapia cognitivo comportamentale oppure una terapia Mindfulness, infatti: "Secondo una ricerca pubblicata di recente sulla rivista PAIN, la mindfulness, o meditazione in piena coscienza, può rivelarsi una strategia efficace per alleviare i dolori cronici. Diverse ricerche avevano già dimostrato che praticare la mindfulness allevia il dolore. La Mindfullnes e è stata associata a un’attività relativamente ridotta in una rete di aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione autoreferenziale, conosciuta come DMN (Default Mode Network). Le persone che meditano presentano un livello di attività minore rispetto a chi non lo fa."

Saluti,

Laura Bernardi

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