Ciao a tutti, a seguito di una frattura al terzo metacarpo della mano trattata con gesso e dito stec
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Ciao a tutti, a seguito di una frattura al terzo metacarpo della mano trattata con gesso e dito steccato in trazione e flessione mi ritrovo il dito medio ancora gonfio a livello della prima falange e dell'articolazione tra prima e seconda falange, cosa che impedisce la completa flessione ma soprattutto l'estensione totale (anche passivamente, se non forzando tantissimo ma meglio di no) in quanto l'articolazione ad un certo punto risulta bloccata. Sto facendo fisioterapia da un paio di settimane con mobilizzazione passiva della mano e del dito in questione oltre che altre terapie come ultrasuoni in acqua, farmaci antinfiammatori etc. Se la mano post frattura è migliorata tanto adesso il problema sembrerebbe essere il dito, dove il processo di guarigione sembra essere più lento anche se intravedo qualche piccolo miglioramento. Tralasciando la decisione iniziale (discutibile?) dell'ortopedico nel procedere in quel determinato modo, secondo voi c'è qualcosa che posso fare? Pensavo ad un possibile utilizzo notturno di un estensore del dito che possa in qualche modo accelerare lo sbloccamento e favorire un'azione passiva costante. Potrebbe essere utile? Qualsiasi suggerimento è ben accetto. Grazie
Buongiorno gentile paziente,
Sono molto comuni le problematiche da lei elencate (gonfiore, fastidi, ipomobilità), durante la riabilitazione nelle fratture metacarpali. E' consigliabile continuare con la fisioterapia giornaliera ed utilizzare del ghiaccio per gestire il gonfiore. In questa fase sono sconsigliati tutori statici, meglio lasciare l'articolazione libera ed avere fiducia nei professionisti che la seguono.
Cordiali saluti
Dr. Giuseppe Costanzo
Sono molto comuni le problematiche da lei elencate (gonfiore, fastidi, ipomobilità), durante la riabilitazione nelle fratture metacarpali. E' consigliabile continuare con la fisioterapia giornaliera ed utilizzare del ghiaccio per gestire il gonfiore. In questa fase sono sconsigliati tutori statici, meglio lasciare l'articolazione libera ed avere fiducia nei professionisti che la seguono.
Cordiali saluti
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Ciao e grazie per aver condiviso la tua situazione. Il decorso che stai affrontando, con rigidità e limitazione funzionale residua dopo una frattura al terzo metacarpo e immobilizzazione, è abbastanza comune, soprattutto quando l’articolazione viene mantenuta in posizione non neutra a lungo.
Da quanto descrivi, il miglioramento generale è incoraggiante, ma il blocco articolare e l’edema residuo indicano che il dito è ancora in una fase sub-acuta che richiede continuità e precisione nella riabilitazione.
È importante continuare con mobilizzazioni manuali e con esercizi graduali. Forzare troppo rischia di infiammare ulteriormente i tessuti, mentre un lavoro costante e guidato può portare risultati. Le terapie strumentali come laser e tecar possono accelerare la riduzione dell’edema e migliorare l’elasticità dei tessuti molli. Il tutore notturno per l’estensione passiva può essere utile, ma solo se costruito su misura e sotto consiglio di uno specialista, per evitare peggioramenti.
Nel mio studio affronto casi simili con fisioterapia per il recupero progressivo, osteopatia per riequilibrare le tensioni meccaniche dell’arto, tecar terapia e laser per ridurre infiammazione e stimolare la guarigione, chinesiterapia per recuperare la mobilità articolare e prevenire le aderenze, e fibrolisi per sciogliere eventuali ispessimenti tissutali.
Se vuoi approfondire o iniziare un percorso mirato, puoi prenotare un appuntamento in studio o una consulenza online. Sono il Dott. Riccardo Bianucci, fisioterapista e osteopata, e metto a tua disposizione la mia esperienza per aiutarti al meglio.
Da quanto descrivi, il miglioramento generale è incoraggiante, ma il blocco articolare e l’edema residuo indicano che il dito è ancora in una fase sub-acuta che richiede continuità e precisione nella riabilitazione.
È importante continuare con mobilizzazioni manuali e con esercizi graduali. Forzare troppo rischia di infiammare ulteriormente i tessuti, mentre un lavoro costante e guidato può portare risultati. Le terapie strumentali come laser e tecar possono accelerare la riduzione dell’edema e migliorare l’elasticità dei tessuti molli. Il tutore notturno per l’estensione passiva può essere utile, ma solo se costruito su misura e sotto consiglio di uno specialista, per evitare peggioramenti.
Nel mio studio affronto casi simili con fisioterapia per il recupero progressivo, osteopatia per riequilibrare le tensioni meccaniche dell’arto, tecar terapia e laser per ridurre infiammazione e stimolare la guarigione, chinesiterapia per recuperare la mobilità articolare e prevenire le aderenze, e fibrolisi per sciogliere eventuali ispessimenti tissutali.
Se vuoi approfondire o iniziare un percorso mirato, puoi prenotare un appuntamento in studio o una consulenza online. Sono il Dott. Riccardo Bianucci, fisioterapista e osteopata, e metto a tua disposizione la mia esperienza per aiutarti al meglio.
Buongiorno,
In generale, proseguirei seguendo i tempi dettati dal fisioterapista e dall'ortopedico. Due settimane di fisioterapia sono un buon inizio, ma spesso non sono sufficienti per risolvere completamente problematiche complesse come una rigidità articolare post-traumatica. I "piccoli miglioramenti" che nota sono comunque un segnale positivo e indicano che il tessuto sta rispondendo, seppur lentamente. La pazienza e la costanza sono davvero molto importanti!
Poi, riguardo alla rigidità: è molto comune che dopo un periodo di immobilizzazione, soprattutto se ha coinvolto una steccatura in una posizione specifica come quella descritta, si verifichino gonfiore residuo e rigidità articolare. L'articolazione interfalangea prossimale (quella tra prima e seconda falange) del dito medio è particolarmente incline a sviluppare rigidità, specialmente in estensione. Il gonfiore stesso contribuisce alla limitazione del movimento.
La sua idea di utilizzare un tutore notturno per mantenere l'articolazione in estensione si basa sul principio del "Low Load Prolonged Stretch", potrebbe essere utile, ma assolutamente NON E' una cosa da fare in modalitá fai-da-te. Provi a parlarne con il suo fisioterapista, così lei/lui potrà valutare se abbia senso in questo caso e lo potrà effettuare il professionista in questione.
In generale, proseguirei seguendo i tempi dettati dal fisioterapista e dall'ortopedico. Due settimane di fisioterapia sono un buon inizio, ma spesso non sono sufficienti per risolvere completamente problematiche complesse come una rigidità articolare post-traumatica. I "piccoli miglioramenti" che nota sono comunque un segnale positivo e indicano che il tessuto sta rispondendo, seppur lentamente. La pazienza e la costanza sono davvero molto importanti!
Poi, riguardo alla rigidità: è molto comune che dopo un periodo di immobilizzazione, soprattutto se ha coinvolto una steccatura in una posizione specifica come quella descritta, si verifichino gonfiore residuo e rigidità articolare. L'articolazione interfalangea prossimale (quella tra prima e seconda falange) del dito medio è particolarmente incline a sviluppare rigidità, specialmente in estensione. Il gonfiore stesso contribuisce alla limitazione del movimento.
La sua idea di utilizzare un tutore notturno per mantenere l'articolazione in estensione si basa sul principio del "Low Load Prolonged Stretch", potrebbe essere utile, ma assolutamente NON E' una cosa da fare in modalitá fai-da-te. Provi a parlarne con il suo fisioterapista, così lei/lui potrà valutare se abbia senso in questo caso e lo potrà effettuare il professionista in questione.
Buongiorno, se il periodo di immobilizzazione della mano e del dito è stato prolungato (lei non lo specifica ma suppongo circa tre settimane), può essere giustificabile un deficit articolare a due settimane dalla rimozione del gesso. Il percorso riabilitativo è ancora agli inizi e se lei vede dei miglioramenti, seppur minimi, è un segnale che continuando su questa strada probabilmente recupererà i gradi articolari mancanti. In aggiunta alla mobilizzazione articolare passiva, che ritengo molto valida in questa fase, le consiglierei di iniziare un programma di esercizi che vadano a stimolare l'attivazione dei muscoli estensori e flessori delle dita. Sempre in quest'ottica le consiglio di usare il più possibile la mano fratturata durante le attività della vita quotidiana.
Per quanto riguarda il tutore notturno non ritengo possa modificare sensibilmente la situazione ma può provare in quanto non presenta effetti avversi. Ovviamente per risponderle sono partito dal presupposto che la frattura sia ben consolidata e che non presenti altre complicazioni.
La ringrazio e porgo cordiali saluti.
Per quanto riguarda il tutore notturno non ritengo possa modificare sensibilmente la situazione ma può provare in quanto non presenta effetti avversi. Ovviamente per risponderle sono partito dal presupposto che la frattura sia ben consolidata e che non presenti altre complicazioni.
La ringrazio e porgo cordiali saluti.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua situazione in modo così dettagliato. Quello che descrivi è abbastanza comune dopo un’immobilizzazione prolungata per una frattura, soprattutto in una zona articolare così complessa come il terzo dito. Il gonfiore e la limitazione articolare sono spesso legati a rigidità capsulare, aderenze tissutali e possibile edema residuo.
Stai già facendo un ottimo lavoro con la mobilizzazione passiva e le terapie strumentali, e il piccolo miglioramento che hai notato è un buon segnale.
Riguardo alla tua idea di utilizzare un estensore notturno, posso confermare che è una strategia molto valida. Lo splinting in estensione aiuta a mantenere un allungamento costante e delicato dei tessuti, contrastando la retrazione che limita l’estensione del dito. Questo può accelerare lo “sbloccamento” articolare e migliorare progressivamente la mobilità.
Ti consiglio però di:
Fare realizzare o adattare il tutore da un professionista esperto, in modo che mantenga il dito in una posizione funzionale e non forzi troppo, per evitare infiammazioni o peggioramenti.
Usare il tutore solo durante la notte o per periodi limitati, alternando sempre con le sedute di fisioterapia e gli esercizi di mobilizzazione attiva e passiva durante il giorno.
Continuare a monitorare attentamente la situazione e segnalare qualsiasi aumento di dolore o gonfiore.
Infine, il lavoro sul controllo del gonfiore e sul drenaggio linfatico può essere utile per ridurre il volume del dito e facilitare la mobilità.
Stai già facendo un ottimo lavoro con la mobilizzazione passiva e le terapie strumentali, e il piccolo miglioramento che hai notato è un buon segnale.
Riguardo alla tua idea di utilizzare un estensore notturno, posso confermare che è una strategia molto valida. Lo splinting in estensione aiuta a mantenere un allungamento costante e delicato dei tessuti, contrastando la retrazione che limita l’estensione del dito. Questo può accelerare lo “sbloccamento” articolare e migliorare progressivamente la mobilità.
Ti consiglio però di:
Fare realizzare o adattare il tutore da un professionista esperto, in modo che mantenga il dito in una posizione funzionale e non forzi troppo, per evitare infiammazioni o peggioramenti.
Usare il tutore solo durante la notte o per periodi limitati, alternando sempre con le sedute di fisioterapia e gli esercizi di mobilizzazione attiva e passiva durante il giorno.
Continuare a monitorare attentamente la situazione e segnalare qualsiasi aumento di dolore o gonfiore.
Infine, il lavoro sul controllo del gonfiore e sul drenaggio linfatico può essere utile per ridurre il volume del dito e facilitare la mobilità.
Ciao! il mio consiglio è quello di affidarsi ad un fisioterapista specializzato nel trattamento della mano. Questa può essere abbastanza ostica e spesso va incontro a rigidità. Mi faccia sapere se posso consigliarle qualcuno nella sua zona. A presto. Matteo
Buonasera,
quello che lei descrive pare sia un irrigidimento capsulare post immobilizzazione prolungata. La terapia manuale con trazione e scivolamenti potrà sicuramente tornarle utile soprattutto se la sensazione finale di fine corsa è dura tipo " blocco". Le sconsiglio la mobilizzazione passiva che le provoca dolore perche non porterà a nessun risultato, così come il tutore in estensione notturno. Con tanta pazienza e degli esercizi mirati oltre alla mobilizzazione su descritta e conseguente addestramento all'automobilizzazione vedrà che andrà meglio.
buona serata
quello che lei descrive pare sia un irrigidimento capsulare post immobilizzazione prolungata. La terapia manuale con trazione e scivolamenti potrà sicuramente tornarle utile soprattutto se la sensazione finale di fine corsa è dura tipo " blocco". Le sconsiglio la mobilizzazione passiva che le provoca dolore perche non porterà a nessun risultato, così come il tutore in estensione notturno. Con tanta pazienza e degli esercizi mirati oltre alla mobilizzazione su descritta e conseguente addestramento all'automobilizzazione vedrà che andrà meglio.
buona serata
Buongiorno, ipotizzando che il deficit di estensione della articolazione interfalangea sia dovuto a retrazioni tissutali ( e non da una compromissione articolare in senso stretto ), chiederei di inserire nel trattamento riabilitativo una micromanipolazione in diastasi della articolazione compresa la tecnica di Mc Mennel, nel tentativo di recuperare escursione articolare senza procurarle molto dolore. Anche un massaggio profondo dei muscoli flessori di tutta la mano potrebbe giovare. L' utilizzo di un estensore notturno mi suscita qualche perplessità perchè potrebbe essere difficile da tollerare; però si può sempre provare.
affidandosi ad un fisioterapista della mano vedrà che le darà il consiglio giusto,un tutore spint potrebbe essere la soluzione corretta.
buongiorno,
sicuramente un tutore di posizionamento notturno può favorire il recupero dei tessuti molli in estensione durante la notte, anche se tenga presente che tenere un dito fermo tutta notte lo renderà poi rigido alla flessione al risveglio.
Un aiuto può venire dall'esercizio in acqua. Il movimento in acqua, sgravato del peso ma con effetto della pressione idrostatica aiuta a sgonfiare più rapidamente e il movimento aiuta nel ritorno dei liquidi presenti per effetto dell'infiammazione.
In oltre piccoli movimenti continui durante il giorno (stretching e mobilizzazione auto-assistita) potrebbero giovare più di una singola seduta di un'ora che non può contrastare gli effetti delle altre 23.
In ogni caso si rivolga al suo medico e al suo fisioterapista per avere informazioni più precise riguardo il suo caso e provi a notare gli effetti della rigidità come variano durante la giornata.
buon lavoro
sicuramente un tutore di posizionamento notturno può favorire il recupero dei tessuti molli in estensione durante la notte, anche se tenga presente che tenere un dito fermo tutta notte lo renderà poi rigido alla flessione al risveglio.
Un aiuto può venire dall'esercizio in acqua. Il movimento in acqua, sgravato del peso ma con effetto della pressione idrostatica aiuta a sgonfiare più rapidamente e il movimento aiuta nel ritorno dei liquidi presenti per effetto dell'infiammazione.
In oltre piccoli movimenti continui durante il giorno (stretching e mobilizzazione auto-assistita) potrebbero giovare più di una singola seduta di un'ora che non può contrastare gli effetti delle altre 23.
In ogni caso si rivolga al suo medico e al suo fisioterapista per avere informazioni più precise riguardo il suo caso e provi a notare gli effetti della rigidità come variano durante la giornata.
buon lavoro
Buongiorno
Avrei bisogno di avere maggiori informazioni Mi invii il suo numero di telefono su questo sito Senza impegno economico Grazie
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