Buongiorno mio padre di 85 anni soffre di BPCO da circa 20 anni e di altri periodici acciacchi dell’

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Buongiorno mio padre di 85 anni soffre di BPCO da circa 20 anni e di altri periodici acciacchi dell’età. Tiene l’ossigeno a 2 durante tutta la giornata ( ma solitamente respira con la bocca aperta, quindi ho sempre pensato che non proprio tutto l’ossigeno che esce dalla bombola finisca veramente nei polmoni), mantiene una saturazione compresa tra 90 e 92 salvo eccezioni in cui sale magari a 94 o scende a 88, e battito a 75bpm. Ho attivo un servizio domiciliare di fisioterapia blanda ma comunque per lo più attiva che viene svolta a letto, quando mio padre se la sente viene anche aiutato a deambulare con il deambulatore per brevi distanze, sempre tenendo controllati i livelli di saturazione prima, durante e dopo lo svolgimento. Recentemente però un operatore sanitario venuto per una medicazione ha ritenuto che in queste condizioni mio padre dovesse attivare le cure palliative al domicilio e mi è stato consigliato di sospendere la fisioterapia ( a cui mio papà ha sempre partecipato con motivazione) perché ritenuta da questi operatori e dal medico palliativista un’attività eccessiva per le sue condizioni visto quanto si affatica a fare anche poco sforzo. Ritengono che anche farlo scendere dal letto per metterlo seduto a mangiare, portarlo in bagno con la sedia a rotelle quando ne ha bisogno e in generale fargli fare un qualsiasi sforzo anche minimo non vada bene. Dall’altra parte ho il fisioterapista che mi dice che se fosse per lui e se mio papà continua a collaborare come ha sempre fatto e se la sua saturazione mantiene un livello tale da consentirgli di fare attività per lui ha molto senso intervenire perché dice che i danni da immobilità sono anche peggiori di quelli di uno sforzo fisico controllato. È vero, come penso per tutti gli affetti da BPCO, che un’attività anche leggera porta a una frequenza respiratoria maggiore, ad affaticamento ecc ma terminato lo sforzo si riassesta tutto per quanto riguarda mio papà. io ho sempre pensato che fare attività fisica di un livello chiaramente adatto alla situazione e solo quando saturazione e condizioni del soggetto lo consentono facesse bene e fosse una cosa utile, adesso non so cosa fare anche perché mio papà non è diverso dal solito e continua a voler partecipare all’attività che fa da ormai quasi un anno 1/2 volte a settimana… sospenderla per me vorrebbe dire lasciar andare e non cercare di far stare meglio mio papà , come abbandonarlo, e anche l’attivazione di queste cure palliative mi sembra come se dovessi pensare per forza “mi affido a loro perché non c’è più niente da fare” ma anche se questo è il parere di un medico io non riesco a vederla così. Se do retta alle mie sensazioni e alle sue volontà e gli faccio fare anche un po’ di ginnastica con un fisioterapista rischio di farlo stare peggio? Dovrei affidarmi completamente al parere di questo medico o posso fare altro? Qual è il limite oltre cui non ha più senso intervenire per voi medici?
Dr. Rosaria Sodo
Internista, Nefrologo, Pneumologo
Roma
Non dice il motivo per il quale si è rivolto alle cure palliative.
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