Buongiorno, ho una figlia che oggi ha compiuto 32 anni ed'ancora non riesce ad avere un lavoro stabi

11 risposte
Buongiorno, ho una figlia che oggi ha compiuto 32 anni ed'ancora non riesce ad avere un lavoro stabile, un'amicizia ed un fidanzato stabile. È una persona insicura, nessuna stima,, asociale, non è mai voluta andare da uno psicologo per essere aiutata perché dice che lei non è stupida... Quando nessuno lo ha mai detto.. Ha fatto degli stage ma poi non è stata mai assunta... Nei colloqui non viene mai presa ed io non so più cosa fare... Sicuramente c'è un problema di fondo che io non riesco a vedere e di cui lei forse non è consapevole. Potete darmi dei consigli affinché io possa aiutarla?. Grazie per quanto potete suggerirmi. Cordialmente
Dott. Andrea De Lise
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Napoli
Gentile, l'ideale sarebbe riuscire a parlarne direttamente con sua figlia, anche per approfondire meglio la situazione. Posso solo consigliarle di provare ad approcciarsi a sua figlia in modo non giudicante, riducendo la pressione familiare, sociale e lavorativa, e cercare il dialogo piuttosto che il confronto. Le faccia capire che c'è, che non vuole giudicarla e che non vuole forzarla, così da spingerla ad aprirsi in modo più sincero.
Se serve, sono a disposizione anche per un consulto online, per darle maggiori consigli o se sua figlia volesse provare un percorso psicologico
Saluti,
dott. Andrea de Lise

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Dott.ssa Ilaria Biasion
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Rovereto
Buongiorno,
quando parliamo delle difficoltà di un nostro caro non è mai semplice capire come intervenire, infatti se la difficoltà non riguarda direttamente noi risulta complesso poter "convincere" una persona a farsi aiutare. Chiaramente l'ideale sarebbe che sua figlia comprendesse l'importanza per se stessa e per la sua vita di iniziare un percorso psicologico, tuttavia qualora non fosse così la cosa che le posso consigliare è quella di richiedere lei stessa un aiuto per capire come approcciare in maniera adeguata a sua figlia, come eventualmente poterla aiutare e come poter vivere la situazione in maniera che non diventi eccessivamente invalidante anche per lei e per il suo benessere, del quale non deve dimenticarsi.
Resto a disposizione online per qualsiasi necessità
Buona giornata
Dott.ssa Ilaria Biasion
Dott.ssa Francesca Chiara Ignoni
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Mesagne
Buongiorno Genitore, intanto lo rassicuro, nell'attuale scenario sociale, avere 32 e non avere stabilità, è la piaga sociale comune a tutti i giovani del nostro territorio, ahimé... Dunque è lecito preoccuparsi ma, senza esagerare, per non incorrere nel problema contrario, ovvero, caricare eccessivamente di ansia una giovane donna che sta provando ad approcciarsi al suo futuro, cosa che, al momento, non sembra facile per nessuno. Probabilmente Sua figlia sentendosi supportata, sarebbe maggiormente motivata. Credo sia importante innanzitutto, riconoscere un interesse e da quello partire per costruire il proprio domani.
Resto a disposizione
Dr. Gianmarco Mellini
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Bibbiena
Carissima
Capisco la preoccupazione ma purtroppo noi giovani siamo nelle mani del Signore. Oggigiorno, l'affermazione della propria identità personale deve fare i conti con degli standard socio-economici che hanno dilatato le tempistiche in maniera praticamente brutale, creando un divario troppo grande con le proprie aspettative e con quelle di chi ci sta intorno. Questo provoca un disagio significativo. Cerchi di affrontare l'argomento con sua figlia in modo da alleggerire la pressione. Senza giudicare. Diventa estremamente complicato risolvere un problema che quasi sicuramente non dipende da noi. Magari migliorando la comunicazione è possibile spiegarsi. A tal proposito consiglio a lei un sostegno per migliorare la comunicazione con sua figlia.
Saluti
Dott.ssa Alessandra Palanga
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Tuscania
Buonasera, seppur è vero che nel contesto odierno è sempre più difficile per i giovani trovare un lavoro sia stabile che soddisfacente, è anche vero che la situazione di sua figlia sembrerebbe sottendere problematiche più profonde di un disagio sociale diffuso. Lei ritiene ci siano cause di fondo che non riesce ad inquadrare e, per fare ciò, bisognerebbe riflettere prima di tutto su 2 fattori fondamentali: la vostra storia familiare e il tipo di relazioni che si sono istaurate nel tempo. Questo perché la famiglia è il trampolino di lancio del nostro futuro ma, talvolta, per motivi non sempre coscienti, può diventare un’ancora che tira giù infondo. Se sua figlia rifiuta un aiuto posso consigliarle di iniziare lei un percorso di consapevolezza che la sostenga nell’approfondimento delle cause che hanno portato a tali dinamiche così da poter poi essere a sua volta un sostegno valido. Così facendo è anche probabile che sua figlia naturalmente accetti di buon grado un aiuto.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Giulia Zucchini
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Trieste
Salve, è abbastanza ovvio che sarebbe consigliatissima una psicoterapia.
Ma purtroppo se sua figlia non reputa opportuno andare in terapia a 32 anni nessuno può costringerla e di ciò mi dispiaccio molto.
Più di questo lei come madre non può fare, capisco la frustrazione. Ma lei è già un'ottima madre, glie lo assicuro.
Saluti.
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno,

Capisco la sua preoccupazione per sua figlia e il desiderio di aiutarla a superare le difficoltà che sta affrontando. La Terapia Breve Strategica potrebbe essere una soluzione efficace per affrontare insicurezze e problemi di autostima, migliorando la sua capacità di relazionarsi con il mondo esterno e di affrontare le sfide professionali e personali.

Le consiglio di incoraggiarla a considerare una consulenza psicologica come un'opportunità per esplorare e affrontare questi aspetti in modo costruttivo. Potrebbe essere utile anche una consulenza di orientamento professionale per migliorare le sue strategie di ricerca lavoro e gestione dei colloqui.

Resto a disposizione per una consulenza.

Un caro saluto,
Dott. Michele Scala
Dott. Dario Papa
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ferrara
A volte per un genitore è molto difficile vedere una figlia in difficoltà e sentirsi impotente nel poterla aiutare. Il problema principale sembra essere la sua insicurezza, che probabilmente influisce su tutti gli aspetti della sua vita: lavoro, amicizie e relazioni.
Spesso, chi rifiuta l’aiuto psicologico lo fa perché lo vive come una minaccia alla propria intelligenza o autonomia, ma il supporto di uno specialista non ha nulla a che vedere con il fatto di essere "stupidi" — è piuttosto un modo per conoscersi meglio e superare ostacoli che da soli sembrano insormontabili; guardarli magari con un occhio esterno, non giudicante come spesso lo siamo con noi stessi. Per abbattere questo stereotipo può ricordare a sua figlia che anche lo psicologo va dallo psicologo!
Provo a suggerirle alcuni modi in cui può aiutarla senza forzarla:
1. Provi a parlare con lei in modo aperto: "Mi sembra che tu stia vivendo un momento difficile, vorrei capire come posso aiutarti. Ti andrebbe di parlarne?". Mostrarsi disponibili all’ascolto spesso apre la porta a un confronto più profondo.
2. Aiuti sua figlia a vedere i suoi punti di forza – Se lei stessa si percepisce come "non all’altezza", probabilmente si svaluta costantemente. Provi a farle notare le sue qualità: "Hai fatto degli stage, significa che hai delle competenze! Cosa pensi ti abbia bloccata dopo?". Aiutandola a riflettere, potrebbe iniziare a vedere le cose sotto un'altra luce.
3. Provi a coinvolgerla in esperienze nuove – A volte, l’insicurezza e l’asocialità derivano dall’assenza di esperienze gratificanti. Magari potrebbe suggerirle un corso, un’attività di volontariato o un’esperienza di gruppo che possa farle scoprire nuovi interessi e interagire con persone diverse.
4. Non sottovaluti l’importanza del modello familiare – Se in casa c’è un clima di ansia o aspettative molto alte, potrebbe sentirsi schiacciata dalla paura di deludere. Mostrarsi accoglienti, senza giudizi o pressioni, potrebbe aiutarla a rilassarsi e a ritrovare fiducia.
5. Se rifiuta il supporto psicologico, potrebbe accettare un coaching o un supporto per il lavoro? – Spesso chi non vuole uno psicologo può essere più propenso a seguire un percorso di orientamento lavorativo o crescita personale. Potrebbe iniziare da qui per sbloccare la situazione.
Se vuole, possiamo approfondire insieme come aiutarla nel modo più efficace. Resto disponibile. Saluti.
Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Buongiorno,
comprendo bene il suo dolore e la frustrazione nel vedere sua figlia affrontare difficoltà che sembrano durare da tempo. Da un punto di vista neuropsicologico e psicologico, la situazione che descrive può avere diverse componenti: insicurezza, scarsa autostima, difficoltà relazionali e comportamenti evitanti possono avere radici emotive profonde, e talvolta non è facile che la persona ne sia consapevole o accetti aiuto.

È importante partire da un punto fondamentale: sua figlia non è “stupida” né incapace; le difficoltà che incontra spesso non dipendono da mancanza di intelligenza, ma da schemi di pensiero, paure o strategie di coping che bloccano la sua efficacia nel mondo lavorativo, sociale e affettivo. Questi schemi possono essere invisibili a chi li vive, e per questo lei ha la sensazione di non vedere “il problema di fondo”.

Come madre, il suo ruolo può essere di supporto e accompagnamento, non di pressione. Far sentire a sua figlia accettazione e ascolto senza giudizio è il primo passo. Può incoraggiarla a esplorare piccoli cambiamenti, ad esempio: cercare attività che le diano senso di competenza, corsi o gruppi di interesse, momenti sociali in contesti poco intimidatori. L’obiettivo è aumentare gradualmente la fiducia in se stessa, senza forzare scelte che lei rifiuta.

Dal punto di vista professionale, una valutazione psicologica o neuropsicologica, anche solo per comprendere le sue strategie cognitive, emotive e relazionali, può essere molto utile. Spesso quando le persone rifiutano lo psicologo perché “non sono stupide”, si tratta di un malinteso: il supporto non serve a giudicare l’intelligenza, ma a imparare strumenti pratici per affrontare ansie, insicurezze e blocchi.

Può essere utile anche considerare piccoli obiettivi concreti, come sessioni brevi di colloquio simulato, attività di gruppo per sviluppare competenze sociali, o esercizi di autoregolazione emotiva. L’approccio graduale e rispettoso dei tempi di sua figlia spesso è più efficace di tentativi di convincimento forzato.

In sintesi, il suo aiuto più potente consiste nell’essere accogliente, paziente e incoraggiante, nel valorizzare ogni piccolo progresso, e nel proporre strumenti e possibilità senza imporli, lasciando a sua figlia la scelta di sperimentarli. Con il supporto giusto e la possibilità di osservare progressi concreti, anche persone con grandi insicurezze possono sviluppare autonomia, relazioni e stabilità lavorativa.
Saluti
Dott.ssa Luna Brocco
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicologo
Carmagnola
Buongiorno, comprendo profondamente la sua preoccupazione: vedere un figlio adulto che fatica a trovare la propria strada lavorativa, relazionale o personale può essere molto doloroso, soprattutto quando si ha la sensazione che non riesca a valorizzarsi o a chiedere aiuto.
Da quanto racconta, sua figlia sembra vivere un circolo di insicurezza e autosvalutazione: sente di non valere abbastanza, quindi si ritrae dalle situazioni sociali o professionali, e questo, a sua volta, rafforza la sua convinzione di “non essere capace”. È un meccanismo comune in chi ha una bassa autostima o una paura profonda di fallire o del giudizio.
Il rifiuto di farsi aiutare non nasce quasi mai da orgoglio, ma da vergogna o timore di essere giudicata. Dire “non sono stupida” può essere una forma di difesa: per lei, andare dallo psicologo potrebbe equivalere a “riconoscere di avere qualcosa che non va”, mentre in realtà la psicologia non riguarda l’essere “malati”, ma imparare a conoscersi e sviluppare strumenti interiori.
Alcuni suggerimenti pratici per lei, come genitore:
- Eviti di insistere sul “devi farti aiutare”, perché potrebbe rafforzare la resistenza. Piuttosto, provi a condividere riflessioni in prima persona (“anch’io, a volte, mi sento bloccata o insicura… parlare con qualcuno mi ha aiutato”).
- Le mostri fiducia nelle sue capacità anche con piccoli gesti o frasi di incoraggiamento realistico (“so che non è facile, ma ho visto quanto impegno ci metti”).
- Cerchi di valorizzare ogni piccolo passo: una telefonata, un colloquio, un’uscita… tutto può diventare occasione per rinforzare la percezione di competenza.

Se non accetta l’idea di uno psicologo per sé, può iniziare lei un breve percorso di consulenza genitoriale, per capire come comunicare e sostenere meglio sua figlia senza alimentare conflitti o frustrazioni.

In certi momenti, il modo migliore per aiutare chi rifiuta l’aiuto è imparare noi stessi a modulare la vicinanza, il sostegno e le parole, così da creare il clima giusto perché l’altro, un giorno, possa aprirsi.
Dott.ssa Letizia Nobilia
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Roma
Gentile utente,
comprendo bene la sua preoccupazione e la fatica che può provare nel vedere sua figlia vivere un momento di difficoltà e di blocco. Da ciò che scrive emerge tutto il suo affetto, insieme al dispiacere di non riuscire a comprenderla o a sostenerla come vorrebbe.
Situazioni come questa possono essere molto dolorose per un genitore, soprattutto quando si percepisce che la persona amata sembra non riuscire a trovare la propria strada. È importante riconoscere anche quanto lei stia già facendo, cercando di capire e di essere presente, pur tra molte incertezze.
Potrebbe essere utile provare a parlarle in modo empatico, comunicandole la sua preoccupazione non come un giudizio ma come un desiderio sincero di vederla stare meglio. A volte la resistenza ad andare da uno psicologo nasce dal timore di sentirsi “etichettati” o “sbagliati”; per questo, può essere utile presentare la psicoterapia come un’occasione per conoscersi meglio e non come una cura a un problema. Un caro saluto

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